«Siamo al fianco della Russia contro le prepotenze egemoniche: le nostre relazioni sono più sicure, più stabili e più resilienti». Parole che superano gli accordi, una ventina in tutto, firmati al vertice di ieri, e forse anche le aspettative di Vladimir Putin, che si è rivolto a Xi Jinping chiamandolo «caro amico», ma ha mostrato nel complesso più moderazione: il nostro rapporto, ha voluto precisare nel corso dell’incontro, «non è rivolto contro alcuno».
INSIEME i due leader hanno ribadito la ferma opposizione al «doppio contenimento» con cui l’occidente cerca di combattere le loro ambizioni. Il documento conclusivo parla apertamente del «rischio strategico» legato «all’espansione di alleanze militari nuove e già esistenti» che «potenze nucleari portano avanti ai confini di altre potenze nucleari». Un riferimento evidente al conflitto in Ucraina. Ma la medesima tesi può essere usata per le tensioni sempre più forti nei mari del Sudest asiatico. Come dire: l’alleanza tra Russia e Cina corre politicamente dal confine più orientale dell’Europa alle coste del Pacifico.
