[O.T.] I cazzi dei forumisti

Scatta il fluido erotico...

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danny_the_dog
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Re: [O.T.] I cazzi dei forumisti

#109501 Messaggio da danny_the_dog »

El Diablo ha scritto:
16/05/2023, 13:15
Ti lamenti che squirta quando meno te lo aspetti?
Dovresti essere contento.
Le lenzuola si lavano, stai sereno.
Oppure fate come abbiamo fatto noi, una traversa impermeabile tra lenzuolo copriletto e materasso e via.
Anche perché mia moglie squirta parecchio, il materasso sarebbe buttare ogni mese :DDD
Per ora traversina messa e asciugamani. Il materasso è messo bene, fodera lavata un paio di volte, però abbiamo macchiato il parquet (pavimento non verniciato). :DDD
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Vinz Clortho
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Re: [O.T.] I cazzi dei forumisti

#109502 Messaggio da Vinz Clortho »

Ma con chi cazzo scopi con Alien che ti macchia il legno con lo squirt?
Quando non si ha uno stile, si puó avere qualsiasi stile.
- Bruce Lee

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cicciuzzo
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Re: [O.T.] I cazzi dei forumisti

#109503 Messaggio da cicciuzzo »

i racconti di danny tra dental dam, kit degli attrezzi e squirt oceanico sanno tanto di onirico...... :-)
Il sentimento più sincero rimane sempre l'erezione

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danny_the_dog
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Re: [O.T.] I cazzi dei forumisti

#109504 Messaggio da danny_the_dog »

Vinz Clortho ha scritto:
16/05/2023, 15:46
Ma con chi cazzo scopi con Alien che ti macchia il legno con lo squirt?
Si macchia con qualsiasi cosa, non è verniciato. Però è bellissimo. 8)
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marziano
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Re: [O.T.] I cazzi dei forumisti

#109505 Messaggio da marziano »

Vinz Clortho ha scritto:
16/05/2023, 15:46
Ma con chi cazzo scopi con Alien che ti macchia il legno con lo squirt?
:-D :-D :-D
La verginità è un ottima cosa perché capisci meglio cosa è vero e cosa invece è falso.

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Salieri D'Amato
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Re: [O.T.] I cazzi dei forumisti

#109506 Messaggio da Salieri D'Amato »

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La via più breve tra due cuori è il pene

legionofdoom
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Re: [O.T.] I cazzi dei forumisti

#109507 Messaggio da legionofdoom »

Quante paranoie, Danny. :DDD

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Pensate a divertirvi, Danny.
Finché non è qualcosa di marrone-verdastro e acquoso (come una scarica di diarrea), non mi preoccuperei più di tanto, se la lei squirta da tutte le parti. 8) :lol:

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pan
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Re: [O.T.] I cazzi dei forumisti

#109508 Messaggio da pan »

ziggy7 ha scritto:
16/05/2023, 13:49
Anche un paio di grondaie intorno al materasso visto che ci sei
Creativo. :wink:
Non seguire le orme degli antichi, ma quello che essi cercarono. (Matsuo Basho,1685) - fa caldo l'Italia è sull'orlo di un baratro e non scopo da mesi (cimmeno 2009) - ...stai su un forum di segaioli; dove pensavi di stare, grande uomo? (sunday silence,2012)

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pan
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Re: [O.T.] I cazzi dei forumisti

#109509 Messaggio da pan »

hermafroditos ha scritto:
15/05/2023, 22:16
pan ha scritto:
15/05/2023, 21:37
[Scopri]Spoiler
OSCAR VENEZIA ha scritto:
15/05/2023, 1:31
pan ha scritto:
14/05/2023, 23:29


La giuria era composta da una donna e due uomini che appena li ho visti ho capito che gente come me e Fabio (che veniva a scuola con il cane Fausto) era necessariamente out. Perché essi appartengono a una sinistra manierista-schleinista, che dallo scritto pretende innanzitutto un dolore mainstream
Pure la gara di letteratura e’ lottizzata ?
E poi cosa sarebbe questo dolore mainstream che hanno solo alcune correnti ?
I temi di grande attualità trattati nelle trasmissioni televisive. Nel nostro caso la violenza di genere e i suicidi scolastici, la seconda classificata ha scritto di vecchiaia abbandonata. Grandi problemi e grandi tragedie, mancavano i migranti a dire il vero. Tutti quelli che non hanno scritto su queste cose out a prescindere. La presidente di giuria vestiva alla Schlein prima dell'armocromizzazione. :-D
Nondimeno rendo omaggio ai vincitori che nel solco della tendenza hanno comunque composto lavori impeccabili. Credo che riparteciperò a una gara solo quando la giuria sarà composta da algoritmi.
Raccomandazioni in senso stretto nessuna, perché non ve ne era motivo: nessuna pubblicazione, premi consistenti in un libro, ma avendo fatto parte di giurie, vi dico che per un premio di 500 euro nel 2006 mi chiamarono politici, prof universitari e anche un finalista di Nobel, quest'ultimo per segnalarmi una che era di gran lunga la migliore e, sapendola lunga, il finalista Nobel volle evitare lo scandalo che perdesse.
Povero dolce, piccolo Pan. Ti coccolerei.
Che poi sono pure sfigato: nel 2000 partecipai a un concorso del Lyon's di Milano con un racconto di una storia capitatami a Salvador de Bahia che avrebbe fatto impazzire la giuria schleiniana di sabato scorso, mentre i lionisti postcraxiani e berlusconiani di allora mi bollarono per "sentimentalismo". Già che ci sono la posto.

A SALVADOR




A Salvador cercavo il dolore. Non la spaventosa povertà economica e sociale delle troppe favelas. Avevo tre giorni e mezzo per trovarlo.

Non mi ero documentato bene prima della partenza, ma sapevo dell’immenso mercato di schiavi negri che fu la città baiana. Dei milioni di uomini, donne, bambini, re, sacerdoti, principi dell’Africa nera venduti come bestie al termine dell’atroce viaggio.

Ovunque a Salvador cercavo questo dolore senza trovarlo, nemmeno in tracce.

La mattina nelle spiagge della città, fino a Itapoà, il piacere delle partitelle sulla sabbia o delle cavalcate sulle alte onde dell’oceano senza barriera corallina. Le famiglie sotto gli ombrelloni e pochi passanti sull’Avenida Oceanica. Tanta birra e qualche lattina di succo di guaranà.

Verso sera, con la luce distesa, il protagonismo delle coppie. In spiaggia, in strada, ai tavoli, ovunque toccavo la gioia (da noi ormai tralasciata) che un uomo e una donna traggono dal gusto di stare insieme. Mai questa sensazione avevo potuto constatare così evidente, così concreta, così addirittura scontata.

Dovevo trovarla, ero certo che da qualche parte doveva nascondersi quella sofferenza antica e violenta in un Paese non razzista, ma nemmeno integrato.

Ho tentato nella notte in un gran posto di musica e ballo con ristorante. Niente: le coppie che ballavano Faròl irradiavano una sensualità così florida da sbattermi in faccia l’essenza naturale del desiderio e dell’eccitazione. Una coppia, la più bella, non si fermò nemmeno sotto lo scroscio dell’acquazzone tropicale, anzi, l’abito bianco, lungo, leggero e fasciante di lei inzuppandosi esaltava ancor meglio le forme, culminanti nel famoso culo baiano, che nel Faròl diventa un qualcosa che posso tentare di descrivere solo alludendo a quello strasepolto concetto del nostro sindacalismo che fu la “variabile indipendente”.

Anche le puttane, giovanissime e belle, erano allegre; con i cellulari spianati aspettavano i clienti ridendo e bevendo, fumando e ballando alla grande.

Su, nella città vecchia, raggiunta per mezzo del brutto e suggestivo Elevador Lacerda, guardando negli occhi dei vecchi mendicanti, degli storpi, delle donne incinte piene di bambini che legano i nastrini del Bonfim per pochi svalutati reais, ho trovato affanno, miseria, fatica autentica di vivere, rassegnazione, ma mai, mai, nemmeno una volta, il dolore.

Durante la cena in quei luoghi percorsi tante volte nelle storie di Amado, ne faccio cenno a Franco che non mi risponde.

Forse lo cerco nella direzione sbagliata…

Non posso insistere con Franco perché al rumore di fondo della sala si somma un suono indistinto ma forte di tamburi proveniente dall’esterno. Finita la moqueca di gamberoni usciamo. Il Pelourinho brulica di residenti e visitatori del primo mondo. Per inerzia andiamo a vedere i tamburi, che a giudicare dal capannello di nostri consimili all’imbocco del vicolo lastricato di pietre grossolane e limitato dai muri colorati, lascia presagire il solito spettacolo per turisti. Si tratta invece di una prova all’aperto della “Banda dos meninos do Pelò” come si legge sulle spalle della maglietta bianca del maestro, un uomo simile a una scimmia: tozzo, basso, grosso ma agile, con lunghi capelli ispidi, tutto di un nero assoluto.

Lungo il viottolo, in forte discesa, stanno poco più di una decina di bambini negri dai quattro ai dodici anni, ben vestiti e curati. Ciascuno con un tamburo di diversa dimensione: più piccoli quelli avanti e man mano più grandi quelli dietro. Anche la disposizione dei suonatori in base alla stazza ricalca lo stesso schema, ma con maggiore variabilità poiché a volte i bambini si scambiano di posto con l’assenso o per ordine del maestro.

Picchiano forte sui tamburi con insolite bacchette in plastica cava semirigida. Sul ritmo basale, costruito dai grandi tamburi dietro, profondo, cupo, arcaico, ossessivo, selvaggio, si innestano improvvise le accelerazioni dei rullanti, mentre i due più maturi, ai lati, uno nerissimo e uno quasi bianco, sono capaci di tutte le variazioni, sempre nel rispetto rigoroso della divisione dei tempi.

Il maestro è elastico proprio come il suo corpo. E’ ovunque. Tenero e giocoso con l’indimenticabile piccolino che indietreggia quando sbadiglia, più severo e ancora più tenero con i grandicelli. Insegna con i gesti, con lo sguardo, con il corpo, con le urla, con l’esempio, con le mani, con i piedi. Con tutto ciò che non è parola.

L’attuazione cresce di tono e d’intensità. Seduto per terra in prima fila sento e penso. Dietro me il silenzio assoluto dei turisti, rotto solo dagli scatti delle macchine fotografiche, mi rinforza quello che sto provando. Con la coda dell’occhio destro vedo Franco paralizzato.

Penso e sento.

Penso che se non avessi lasciato a casa la videocamera avrei filmato un evento memorabile che avrebbe impressionato gli amici.

Sento che il Maestro senza parole sta infondendo ai bambini la Tradizione di mamma Africa, gli spiriti delle savane e delle spiagge sconfinate, delle foreste e delle montagne, dei laghi e dei fiumi, degli alberi di jacaranda e dei possenti leoni.

Per questo egli non parla.

E infine la Storia, la febbrile angustia delle stive, i morti buttati a mare, il lavoro di bordo sotto la sferza, gli spari delle esecuzioni sommarie, gli impiccati agli alberi delle navi e tutto l’avvenire dei sopravvissuti: la quarantena in catene nei porti d’America e poi i mercati, le contrattazioni, i padroni e gli svariati e casuali destini delle separazioni.

Per tutto questo egli non può parlare.

A tratti, improvvisamente, si mettono a ballare con balzi armoniosi in avanti, senza mai smettere i tamburi.

- Tu non capirai mai cosa succede dentro un negro quando sente un tamburo - mi folgora il ricordo di questa confidenza fattami una sera di dieci anni prima da Victor, in un altro grande epicentro emotivo della negritudine a La Havana.

Non mi distraggono più ormai nemmeno il ciccione un po’ moccioso e simpatico, né l’unica femminuccia deliziosamente fanatica e brava. Sono stato preso.

Adesso so molto di più, ma pur avendolo di fronte non lo vedo ancora. Non penso più alla video dimenticata. La commozione mi gonfia cuore e occhi. Trattengo le lacrime per non sembrare banale, trattengo le lacrime per un’educazione europea, trattengo le lacrime perché non ho più la generosità di donarle.

La prova è finita. Da dietro applausi e lampi di flash. La piccola banda ringrazia. Un anziano turista si butta sull’indimenticabile piccolino e lo bacia.

Solo allora mi volto e vedo molti occhi chiari con i lucciconi; una giovane tedesca appoggiata al muro, sfinita, contratta, ha due rivoletti sulle gote scarlatte. Altri si fanno schermo con macchinette e video, altri ostentano sorrisi impietriti.

Ecco dov’era il dolore a Salvador de Bahia!

Solo l’avevo cercato nella direzione sbagliata.
Non seguire le orme degli antichi, ma quello che essi cercarono. (Matsuo Basho,1685) - fa caldo l'Italia è sull'orlo di un baratro e non scopo da mesi (cimmeno 2009) - ...stai su un forum di segaioli; dove pensavi di stare, grande uomo? (sunday silence,2012)

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Re: [O.T.] I cazzi dei forumisti

#109510 Messaggio da GeishaBalls »

Ehi, Pan, grazie. Mi riservo di restituirti dei commenti ma a caldo solo “grazie”

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Re: [O.T.] I cazzi dei forumisti

#109511 Messaggio da danny_the_dog »

legionofdoom ha scritto:
16/05/2023, 21:00
Quante paranoie, Danny. :DDD

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Pensate a divertirvi, Danny.
Finché non è qualcosa di marrone-verdastro e acquoso (come una scarica di diarrea), non mi preoccuperei più di tanto, se la lei squirta da tutte le parti. 8) :lol:
:DDD :DDD :DDD
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Salieri D'Amato
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Re: [O.T.] I cazzi dei forumisti

#109512 Messaggio da Salieri D'Amato »

pan ha scritto:
17/05/2023, 5:31
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hermafroditos ha scritto:
15/05/2023, 22:16
pan ha scritto:
15/05/2023, 21:37
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OSCAR VENEZIA ha scritto:
15/05/2023, 1:31

Pure la gara di letteratura e’ lottizzata ?
E poi cosa sarebbe questo dolore mainstream che hanno solo alcune correnti ?
I temi di grande attualità trattati nelle trasmissioni televisive. Nel nostro caso la violenza di genere e i suicidi scolastici, la seconda classificata ha scritto di vecchiaia abbandonata. Grandi problemi e grandi tragedie, mancavano i migranti a dire il vero. Tutti quelli che non hanno scritto su queste cose out a prescindere. La presidente di giuria vestiva alla Schlein prima dell'armocromizzazione. :-D
Nondimeno rendo omaggio ai vincitori che nel solco della tendenza hanno comunque composto lavori impeccabili. Credo che riparteciperò a una gara solo quando la giuria sarà composta da algoritmi.
Raccomandazioni in senso stretto nessuna, perché non ve ne era motivo: nessuna pubblicazione, premi consistenti in un libro, ma avendo fatto parte di giurie, vi dico che per un premio di 500 euro nel 2006 mi chiamarono politici, prof universitari e anche un finalista di Nobel, quest'ultimo per segnalarmi una che era di gran lunga la migliore e, sapendola lunga, il finalista Nobel volle evitare lo scandalo che perdesse.
Povero dolce, piccolo Pan. Ti coccolerei.
Che poi sono pure sfigato: nel 2000 partecipai a un concorso del Lyon's di Milano con un racconto di una storia capitatami a Salvador de Bahia che avrebbe fatto impazzire la giuria schleiniana di sabato scorso, mentre i lionisti postcraxiani e berlusconiani di allora mi bollarono per "sentimentalismo". Già che ci sono la posto.

A SALVADOR




A Salvador cercavo il dolore. Non la spaventosa povertà economica e sociale delle troppe favelas. Avevo tre giorni e mezzo per trovarlo.

Non mi ero documentato bene prima della partenza, ma sapevo dell’immenso mercato di schiavi negri che fu la città baiana. Dei milioni di uomini, donne, bambini, re, sacerdoti, principi dell’Africa nera venduti come bestie al termine dell’atroce viaggio.

Ovunque a Salvador cercavo questo dolore senza trovarlo, nemmeno in tracce.

La mattina nelle spiagge della città, fino a Itapoà, il piacere delle partitelle sulla sabbia o delle cavalcate sulle alte onde dell’oceano senza barriera corallina. Le famiglie sotto gli ombrelloni e pochi passanti sull’Avenida Oceanica. Tanta birra e qualche lattina di succo di guaranà.

Verso sera, con la luce distesa, il protagonismo delle coppie. In spiaggia, in strada, ai tavoli, ovunque toccavo la gioia (da noi ormai tralasciata) che un uomo e una donna traggono dal gusto di stare insieme. Mai questa sensazione avevo potuto constatare così evidente, così concreta, così addirittura scontata.

Dovevo trovarla, ero certo che da qualche parte doveva nascondersi quella sofferenza antica e violenta in un Paese non razzista, ma nemmeno integrato.

Ho tentato nella notte in un gran posto di musica e ballo con ristorante. Niente: le coppie che ballavano Faròl irradiavano una sensualità così florida da sbattermi in faccia l’essenza naturale del desiderio e dell’eccitazione. Una coppia, la più bella, non si fermò nemmeno sotto lo scroscio dell’acquazzone tropicale, anzi, l’abito bianco, lungo, leggero e fasciante di lei inzuppandosi esaltava ancor meglio le forme, culminanti nel famoso culo baiano, che nel Faròl diventa un qualcosa che posso tentare di descrivere solo alludendo a quello strasepolto concetto del nostro sindacalismo che fu la “variabile indipendente”.

Anche le puttane, giovanissime e belle, erano allegre; con i cellulari spianati aspettavano i clienti ridendo e bevendo, fumando e ballando alla grande.

Su, nella città vecchia, raggiunta per mezzo del brutto e suggestivo Elevador Lacerda, guardando negli occhi dei vecchi mendicanti, degli storpi, delle donne incinte piene di bambini che legano i nastrini del Bonfim per pochi svalutati reais, ho trovato affanno, miseria, fatica autentica di vivere, rassegnazione, ma mai, mai, nemmeno una volta, il dolore.

Durante la cena in quei luoghi percorsi tante volte nelle storie di Amado, ne faccio cenno a Franco che non mi risponde.

Forse lo cerco nella direzione sbagliata…

Non posso insistere con Franco perché al rumore di fondo della sala si somma un suono indistinto ma forte di tamburi proveniente dall’esterno. Finita la moqueca di gamberoni usciamo. Il Pelourinho brulica di residenti e visitatori del primo mondo. Per inerzia andiamo a vedere i tamburi, che a giudicare dal capannello di nostri consimili all’imbocco del vicolo lastricato di pietre grossolane e limitato dai muri colorati, lascia presagire il solito spettacolo per turisti. Si tratta invece di una prova all’aperto della “Banda dos meninos do Pelò” come si legge sulle spalle della maglietta bianca del maestro, un uomo simile a una scimmia: tozzo, basso, grosso ma agile, con lunghi capelli ispidi, tutto di un nero assoluto.

Lungo il viottolo, in forte discesa, stanno poco più di una decina di bambini negri dai quattro ai dodici anni, ben vestiti e curati. Ciascuno con un tamburo di diversa dimensione: più piccoli quelli avanti e man mano più grandi quelli dietro. Anche la disposizione dei suonatori in base alla stazza ricalca lo stesso schema, ma con maggiore variabilità poiché a volte i bambini si scambiano di posto con l’assenso o per ordine del maestro.

Picchiano forte sui tamburi con insolite bacchette in plastica cava semirigida. Sul ritmo basale, costruito dai grandi tamburi dietro, profondo, cupo, arcaico, ossessivo, selvaggio, si innestano improvvise le accelerazioni dei rullanti, mentre i due più maturi, ai lati, uno nerissimo e uno quasi bianco, sono capaci di tutte le variazioni, sempre nel rispetto rigoroso della divisione dei tempi.

Il maestro è elastico proprio come il suo corpo. E’ ovunque. Tenero e giocoso con l’indimenticabile piccolino che indietreggia quando sbadiglia, più severo e ancora più tenero con i grandicelli. Insegna con i gesti, con lo sguardo, con il corpo, con le urla, con l’esempio, con le mani, con i piedi. Con tutto ciò che non è parola.

L’attuazione cresce di tono e d’intensità. Seduto per terra in prima fila sento e penso. Dietro me il silenzio assoluto dei turisti, rotto solo dagli scatti delle macchine fotografiche, mi rinforza quello che sto provando. Con la coda dell’occhio destro vedo Franco paralizzato.

Penso e sento.

Penso che se non avessi lasciato a casa la videocamera avrei filmato un evento memorabile che avrebbe impressionato gli amici.

Sento che il Maestro senza parole sta infondendo ai bambini la Tradizione di mamma Africa, gli spiriti delle savane e delle spiagge sconfinate, delle foreste e delle montagne, dei laghi e dei fiumi, degli alberi di jacaranda e dei possenti leoni.

Per questo egli non parla.

E infine la Storia, la febbrile angustia delle stive, i morti buttati a mare, il lavoro di bordo sotto la sferza, gli spari delle esecuzioni sommarie, gli impiccati agli alberi delle navi e tutto l’avvenire dei sopravvissuti: la quarantena in catene nei porti d’America e poi i mercati, le contrattazioni, i padroni e gli svariati e casuali destini delle separazioni.

Per tutto questo egli non può parlare.

A tratti, improvvisamente, si mettono a ballare con balzi armoniosi in avanti, senza mai smettere i tamburi.

- Tu non capirai mai cosa succede dentro un negro quando sente un tamburo - mi folgora il ricordo di questa confidenza fattami una sera di dieci anni prima da Victor, in un altro grande epicentro emotivo della negritudine a La Havana.

Non mi distraggono più ormai nemmeno il ciccione un po’ moccioso e simpatico, né l’unica femminuccia deliziosamente fanatica e brava. Sono stato preso.

Adesso so molto di più, ma pur avendolo di fronte non lo vedo ancora. Non penso più alla video dimenticata. La commozione mi gonfia cuore e occhi. Trattengo le lacrime per non sembrare banale, trattengo le lacrime per un’educazione europea, trattengo le lacrime perché non ho più la generosità di donarle.

La prova è finita. Da dietro applausi e lampi di flash. La piccola banda ringrazia. Un anziano turista si butta sull’indimenticabile piccolino e lo bacia.

Solo allora mi volto e vedo molti occhi chiari con i lucciconi; una giovane tedesca appoggiata al muro, sfinita, contratta, ha due rivoletti sulle gote scarlatte. Altri si fanno schermo con macchinette e video, altri ostentano sorrisi impietriti.

Ecco dov’era il dolore a Salvador de Bahia!

Solo l’avevo cercato nella direzione sbagliata.
Bello. Apparentemente essenziale, senza troppi fronzoli e orpelli stilistici, ma ricco ed esaustivo nelle descrizioni di vita e sentimenti.
La tua visione mi ha ricordato molto le atmosfere e il modo di affrontare la vita descritti da Sergio Bonelli nei fumetti di MIster No.
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Re: [O.T.] I cazzi dei forumisti

#109513 Messaggio da ziggy7 »

Io lo ho letto volentieri.
Sa di Pan più giovane

Quella cosa dei neri (non posso usare la g perché ormai mi processano per direttissima) e i tamburi mi ha fatto un bell effetto. Sarebbe bello approfondirla, sto leggendo uno che dice che l atmosfera influenza i viventi e il contrario, anche come vibrazioni dell' aria
c è sempre tanta musica nell' aria -- a cup of tea would restore my normality-- “Non vi è alcuna strada che porta alla pace: la pace è la via” nulla contro l'utente Tenz

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Re: [O.T.] I cazzi dei forumisti

#109514 Messaggio da hermafroditos »

ziggy7 ha scritto:
17/05/2023, 20:06
Io lo ho letto volentieri.
Sa di Pan più giovane

Quella cosa dei neri (non posso usare la g perché ormai mi processano per direttissima) e i tamburi mi ha fatto un bell effetto. Sarebbe bello approfondirla, sto leggendo uno che dice che l atmosfera influenza i viventi e il contrario, anche come vibrazioni dell' aria
Chi sarebbe questo uno? :D

Comunque a me il racconto ha ricordato le estetiche di Orchidea Selvaggia, tra i film responsabili della mia awakening sessuale.

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Re: [O.T.] I cazzi dei forumisti

#109515 Messaggio da Drogato_ di_porno »

hermafroditos ha scritto:
17/05/2023, 20:20
Comunque a me il racconto ha ricordato le estetiche di Orchidea Selvaggia, tra i film responsabili della mia awakening sessuale.
di selvaggio ricordo le seghe adolescenziali su quel film...carrè otis era una figa assurda...e pensare che rourke la tradiva facendole trovare le mutandine delle amanti in mezzo alla sua biancheria intima...così raccontò lei
"Non devo essere io ad insegnarvi che avete nemici ed in gran numero, che non sanno perché lo siano, ma che come cani bastardi di villaggio, si mettono ad abbaiare quando i loro simili lo fanno" (Shakespeare, Enrico VIII)

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