Normalmente sarebbe così, ma in questo caso la questione diventa controversa in quanto opera sostanzialmente ideologica, il fulcro "materiale" dell'opera non è stato modellato dall'artista ma trattasi di bene fungibile, cioè rimpiazzabile all'occorrenza.hermafroditos ha scritto: ↑02/05/2023, 15:33Esatto. Non importa che l'opera sia il risultato di particolari abilità tecniche proprie dell'artista o una banana presa così com'è dal supermercato, ciò che importa è che l'autore la semantizzi come tale.SoTTO di nove ha scritto: ↑02/05/2023, 14:43Il valore di quell'opera rovinata è stato recuperato attaccando una nuova banana da 50 centesimi?
Ovviamente ciò non significa che io, Hermafroditos, possa svegliarmi una mattina, prendere una banana dal frigo e chiedere al primo gallerista amatoriale di esporla e di darle un valore analogo a quello dell'opera di Cattelan. Al pari del suddetto, il mio nome deve rappresentare un brand affinché un'operazione simile abbia un senso.
Per dire, io a casa posso crearmi una copia e sarebbe indistinguibile dall'originale. Se vogliamo dargli un valore per l'opera certificata lo possiamo fare, ma chiedere questo valore a chi si mangia la banana mi sembra una forzatura.
Il ragazzo potrebbe metterci un'altra banana e troverebbe esperti che certifichino il perfetto restauro dell'opera, praticamente identico all'originale.

Un po' come i graffi di Fontana, anche se in teoria in quelli potrebbe essere riconoscibile la mano dell'artista, in quanto fatti di proprio pugno su tela e non destinati ad essere rimpiazzati come la banana.
Sofismi da cazzeggio.
