donegal ha scritto:
Ho conosciuto un numero altissimo di figli di papà che, nonostante le loro tre settimane all'anno di corso fluent english a Londra e Dublino, parlano inglese peggio di Toro Seduto e il colloquiare con una persona madrelingua al di fuori della scuola è per loro esperienza misteriosa e terrorizzante...
ne sono consapevole...ho infatti detto che lavorare all'estero , come tu dici magari una stagione alberghiera, è indubbiamente un'esperienza di vita....ah per tutti non solo per i figli di papà
donegal ha scritto:L'esperienza lavorativa umile e allo sbaraglio in terra straniera non serve per il curriculum ma per darti una svegliata non indifferente e farti superare lo choc linguistico (ho forse scritto che se vuoi lavorare nelle risorse umane devi segnalare nel CV che hai fatto il gelataio ad Hannover o il recptionist a Edinburgo ?)
vero , ma riguardo all'esperienza di lavoro umile , mi raccomando non troppo....come dice giustamente il papero
Paperinik ha scritto:
Lo só, preferivo uno stipendio più alto...peró operaio/manovale
è proprio terra/terra, da barboni 
...

donegal ha scritto:Quanto ai neolaureati, possiamo sempre discutere dell'enorme numero di spocchiosi ignorantoni privi di curiosità e spirito di iniziativa sfornano gli atenei, soprattutto le facoltà umanistiche...
quelli li trovi dappertutto..
donegal ha scritto:Per dare al mondo dell'impresa una brillante Pimpipessa, sai anche tu quanti idioti ci rifili in cambio Giurisprudenza...

su questo ti do ragione senza riserve
a parte tutto reputo lo stage un buon compromesso (non l'unico e non meglio di un'esperienza all'estero, solo diverso) in mancanza di un lavoro a tempo indeterminato, certo non deve essere considerato come parcheggio ma come un investimento per il futuro: per assaggiare il mondo del lavoro o come dice il papero per mettersi alla prova.