[O.T.] Tra i due litiganti, il terzo COVID
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Re: [O.T.] Tra i due litiganti, il terzo COVID
E quindi è stato solo culo?
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Re: [O.T.] Tra i due litiganti, il terzo COVID
La trasparenza:
55 anni per leggere le motivazioni che hanno approvato in vaccino che è stato iniettato a mezzo mondo
https://www.reuters.com/legal/governmen ... 021-11-18/
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"Usare questo o quello studio come bandiera per sostenere una tesi piuttosto che l'altra è sbagliato."
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Oscar: Quello che i miei studi non mi hanno ancora detto con certezza e’ se sono gli italiani a generare PD (senza articolo davanti come sinonimo di sostanza di scarto) o se e’ il PD a generare gli italiani.
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Re: [O.T.] Tra i due litiganti, il terzo COVID
Al 17.11.21, i tassi di infezione nel Regno Unito tra i completamente VACClNATl dai 30 anni rimangono più alti rispetto ai non VACClNATl
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Re: [O.T.] Tra i due litiganti, il terzo COVID
Magari un vaccino che “funzionicchia”, a certe latitudini dove per ragione climatiche l’influenza è meno incisiva, basta per limitare i danni.Markster ha scritto: ↑19/11/2021, 10:41Sul boom di contagi in Europa, soprattutto Germania ed Austria, secondo me è vero quello che dici.giorgiograndi ha scritto: ↑19/11/2021, 8:48
Io fallimento europeo è frutto di vari fattori compreso quello climatico, ma anche fattori politici/ideologici (la buona fede dei viaggiatori che non vengono mai controllati) e di vaccini poco efficaci.
AZ in uk è evidentemente più efficace di Pfizer per i climi freddi.
I controlli sono zero e soprattutto in questi due paesi i comportamenti delle persone, dei gestori dei luoghi a rischio, ecc... è sempre stata parecchio menefreghista (esperienza personale)
Sul discorso clima e vaccini... mah!
Onestamente che ci possa essere un vaccino che funziona meglio col freddo rispetto ad un altro, mi pare un'ipotesi poco plausibile.
Ad ogni modo non mi pare che AZ faccia faville in UK. Hanno più dell'80% delle persone vaccinate. Quasi il 90% ha fatto almeno la prima dose..... quasi il 25% ha fatto la terza.
Nonostante questo viaggiano a 200 morti al giorno e contagi quotidiani che oscillano stabilmente tra 35 e 50 mila
Uk con AZ, con zero restrizioni, clima sfavorevole, mi sembra che regga meglio di Germania ed Austria che hanno greenpass ecc.
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Re: [O.T.] Tra i due litiganti, il terzo COVID
Non sapevo che i vaccini dovessero proteggere dai contagi, io credevo proteggessero dalle ospedalizzazionigiorgiograndi ha scritto: ↑19/11/2021, 11:34Al 17.11.21, i tassi di infezione nel Regno Unito tra i completamente VACClNATl dai 30 anni rimangono più alti rispetto ai non VACClNATl
è sempre amore!
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Re: [O.T.] Tra i due litiganti, il terzo COVID
Bah. L'ho letta perchè l'hai segnalata tu, nonostante la lunghezza. Mi pare un pistolotto che si aggroviglia e attorciglia su sè stesso. Non ho capito dove voglia arrivare, a quale conclusione, se non al suo assunto, utilizzando la pandemia. Non parte dalla concezione politica-eonomica per mettere in risalto le contraddizioni, come dici tu, a mio parere, fa esattamente il contrari, cioè sviluppa le contraddizioni per arrivare ad esaltare la sua concezione politica-economica.Salieri D'Amato ha scritto: ↑19/11/2021, 9:39Ho dato un'occhiata al topic dopo un po', scrollando quasi integralmente le ultime 30/40 pagine, poi mi sono soffermato su questo articolo, che leggendolo mi sono accorto che descrive tutte le contraddizioni della maggioranza che scrive su questo thread, un'analisi lucida ed equilibrata, magari partendo da concezioni politiche-economiche non proprio uguali alle mie, ma in gran parte condivisibili.
Ma ho paura che venga saltato a piè pari, troppo lungo. Credo che neppure dostum che lo ha pubblicato ne abbia inteso l'intera estesa portata, dato che la sua posizione, da quello che ho potuto capire, è molto integralista. Felice di sbagliarmi, invito comunque a leggerlo. Per chi è in grado di codificare l'intero assunto, senza limitarsi a considerare solo la frase che fa gioco alla propria idea/fazione, può essere una lettura interessante, di critica ragionata.[Scopri]Spoilerdostum ha scritto: ↑19/11/2021, 2:59Il virus e la nudità del dominio II /2021
di Sebastiano Isaia
priv«Io, d’altra parte, vorrei cogliere l’occasione per chiedere espressamente svantaggi sociali per tutti coloro che rinunciano volontariamente alla vaccinazione. Che l’intera Repubblica punti il dito contro di loro» (Nikolaus Blome, Der Spiegel).
«Il senso comunitario delle masse abbisogna, per essere compiuto, dell’ostilità contro una minoranza estranea, e la debolezza numerica di questi esclusi invita all’opprimerli» (S. Freud, Mosè, il suo popolo e la religione monoteistica, 1938).
Tanto per esser chiari!
Non sono né un anti No Vax né un anti Sì Vax: sono un anticapitalista. Sono cioè soprattutto un nemico di questa Società-Mondo che ha generato la crisi sociale che chiamiamo Pandemia e che ha creato le condizioni perché divampasse la miserabile guerra tra No Vax e Sì Vax (due facce della stessa disumana medaglia), tra malati e non malati, tra giovani e vecchi, tra lavoratori del pubblico impiego (“garantiti” per definizione) e lavoratori delle aziende private, tra chi lavora e chi non lavora, e così via lungo faglie e micro faglie sociali e generazionali. È la guerra di tutti contro tutti. Da questa prospettiva chi spara a palle incatenate contro i No Vax piuttosto che contro i Sì Vax mi appare politicamente, intellettualmente e umanamente inconsistente e per molti versi anche ridicolo. In conclusione, il mio nemico è il rapporto sociale capitalistico di dominio e di sfruttamento, non il No Vax o il Sì Vax, vittime entrambi di condizioni sociali altamente disumane, ostili (anche alla nostra salute fisica e psichica) e irrazionali – nonostante il gran uso che questa società fa della tecnoscienza.
Personalmente mi sono vaccinato non per il bene di un’astratta (e dunque inesistente) umanità, e, ancor meno, per il bene del Paese (cioè delle classi dominanti), ma per non ammalarmi e per non contagiare, almeno in forma grave, gli altri, a cominciare dalle persone a me care.
Ovviamente facendo questo mi sono mosso “oggettivamente” nel senso voluto dal governo e dal “sistema”, ma la stessa cosa faccio quando vado al lavoro, quando compro un bene o un servizio (ossia quando acquisto una qualsiasi merce), quando pago una bolletta e via di seguito: potrei fare altrimenti? Per uscire da questa contraddizione “oggettiva” non basta essere – o sentirsi – anticapitalisti: bisogna uscire dal capitalismo. Per questo è infantile e ridicolo accusare chi si vaccina di foraggiare le multinazionali dei farmaci, come se non foraggiassimo tutti i santi giorni le altre multinazionali quando acquistiamo un qualsiasi bene (ad esempio, un’aspirina) o servizio. Altrettanto infantile e ridicolo è chi esalta la scienza e approva le misure di “politica sanitaria” adottate dal governo per contrastare la pandemia, sorvolando bellamente sul fatto, per me dirimente, che la scienza e la politica sono al servizio di quel dominio di classe che ha generato la crisi sociale epidemica e al quale va attribuita per intero la responsabilità dei morti e dei feriti «per Covid» e a causa delle molte patologie che la crisi sanitaria (crisi sociale tout court) non ha permesso di curare nel modo corretto negli ultimi due anni. Che spettacolo miserabile ha offerto chi è andato alla ricerca dell’untore di turno: prima i giovani dediti alla “movida”, poi gli amanti delle discoteche, per finire con i No Vax e i No Pass, peraltro ignobilmente accomunati in una sola poltiglia “negazionista”!
Secondo una recentissima ricerca, la maggior parte dei giovani avrebbe una grande fiducia nella scienza in quanto istituzione sociale interessata solo al bene comune: beata ingenuità! Il problema è che la stessa ingenuità si riscontra nella massa dell’opinione pubblica e in larghissima parte della cosiddetta intellighenzia, la quale in teoria dovrebbe esercitare la sua puntuta critica su tutti gli aspetti della prassi sociale, anche su quelli afferenti alla ricerca scientifica e ai suoi “risvolti” tecnologici. Non ho alcun dubbio sul fatto che molti lettori bolleranno come “antiscientifica” questa mia riflessione: pazienza! In ogni caso rimando chi legge ai miei scritti dedicati alla funzione sociale della scienza e della tecnica (3).
Da un telegiornale apprendo che «Il Governo vorrebbe risparmiare misure più restrittive a chi ha creduto nella scienza e nello Stato»: per i non credenti e per gli infedeli si preparano tempi assai “interessanti”…
«Dobbiamo attaccare il virus, non gli strumenti che lo combattono». Così il Presidente della Repubblica Mattarella. Per me si tratta, all’opposto, di attaccare politicamente la causa che ha scatenato la crisi sociale pandemica, ossia la società capitalistica colta nella sua dimensione mondiale e globale. La citazione presidenziale mi serve solo per illustrare il concetto di governativo, opposto a quello di critico-negativo – o rivoluzionario, come può esserlo una posizione politica che agisce in questi calamitosi tempi che vedono le classi subalterne essere del tutto incapaci di una risposta all’altezza della situazione. Definisco governativo il punto di vista di chi si mette acriticamente dal punto di vista di chi governa, da diverse posizioni istituzionali e con diverse funzioni sociali (si va dai politici agli scienziati, dai sindacalisti collaborazionisti, pardon: “responsabili”, ai giornalisti, dagli intellettuali agli artisti di regime, ecc.), le contraddizioni sociali, credendo che sia questo il solo punto di vista universalmente realistico nella contingenza. Il termine governativo non si riferisce quindi al governo in carica ma, appunto, a un “atteggiamento mentale”, a un riflesso condizionato – abbastanza diffuso, come ha rivelato la crisi pandemica, anche tra chi rivendica una concezione “anticapitalista”, a dimostrazione che lo scientismo e il pensiero autoritario suscitano un notevole fascino anche tra molti “compagni”.
Detto in estrema sintesi: per me essere contro l’obbligo vaccinale e contro l’uso discriminatorio del cosiddetto Green Pass equivale ad esprimere il “minimo sindacale” (ripeto e sottolineo: il minimo) di una posizione politicamente e umanamente accettabile per chi dice di essere un anticapitalista. Io sono sempre stato contro l’obbligo vaccinale stabilito per legge, nonostante personalmente nel corso della mia vita “ho fatto” diversi vaccini per ragioni di lavoro, e per fortuna non ho mai avuto problemi; ma non per questo sostengo l’obbligo vaccinale per tutti o solo per alcune categorie professionali o di altro genere. Ovviamente questa posizione politica e umana non ha nulla a che fare con le corbellerie che possono dire e scrivere i No Vax o i “negazionisti” del Coronavirus, in quanto si tratta di una posizione di principio basata su una peculiare concezione del processo sociale capitalistico. Il mio antiproibizionismo su tutte le cosiddette droghe (da quelle più “leggere” a quelle più “pesanti”) non discrimina tra consumatori “intelligenti” e consumatori “cretini”, e la stessa cosa vale per la “problematica” carceraria, e così via. Chi si lascia condizionare dal timore di venir assimilato a posizioni ultrareazionarie mostra di non avere salde convinzioni e di concepire un conflitto sociale liscio, pulito, lineare, privo di complessità e di contraddizioni.
Scrive Luca Ricolfi: «La possibilità di una “discussione seria” non interessa granché neppure i cosiddetti scienziati, troppo spesso prede di faziosità (e di conflitti di interessi), figuriamoci la grande stampa e i talk show. La scienza dice di coltivare il dubbio e la discussione critica, ma questo avviene solo finché il dubbio e la discussione critica non urtano contro interessi economici o politici soverchianti. Quando questo accade, il dubbio si può esprimere solo a condizione che gli utenti che possono accedervi siano pochi, come nei giornali a bassa tiratura e nelle riviste. La realtà è che tutta la comunicazione pubblica risente del clima di guerra che si è instaurato dopo l’arrivo del vaccino. E in guerra chi solleva dubbi è trattato come un disertore. Penso che il governo abbia il problema di trovare un capro espiatorio in caso di fallimento della campagna vaccinale: e i critici del green pass sono un colpevole quasi perfetto, come l’uomo bianco nel bel libro di Pascal Bruckner» (La Verità, 14/11/2021). Non c’è dubbio.
A proposito di «clima di guerra» e di disertori! A differenza dei più, trovo estremamente calzante la metafora bellica usata per dar conto della crisi pandemica; ma non si tratta, per me, della guerra che ci avrebbe dichiarato un invisibile quanto aggressivo virus, ma della guerra che tutti i giorni questa società dichiara “agli ultimi”, in particolare, e all’umanità in generale. Ed esattamente come accade nella guerra imperialista condotta con le armi (più o meno “convenzionali”), l’anticapitalista dichiara oggi la propria indisponibilità a collaborare «per il bene del Paese» e pratica il disfattismo rivoluzionario come sa (poco, nel caso di specie) e come può (i tempi non sono certo favorevoli al punto di vista rivoluzionario, tutt’altro). Spero che da questa crisi sociale il punto di vista anticapitalista possa uscire più forte, più maturo e meno isolato, almeno tra le persone umanamente più sensibili: visti i pessimi tempi questo sarebbe a mio avviso già un grande successo. Lavorare in questa direzione significa impegnarsi a non sprecare una straordinaria occasione di crescita politica, teorica e umana. Nella loro «critica politico-giuridica del “green pass”, Giorgio Agamben, Massimo Cacciari e Giuliano Scarselli scrivono: «Piero Calamandrei, sulla rivista Il Ponte nel 1945 scriveva: “La giustizia sociale non è pensabile se non in funzione della libertà individuale”; e v’è da chiedersi se noi ancora viviamo in una società in cui l’uomo e la sua libertà sono messi al centro del sistema» (1). Ancora? Ma quando, in questa società (capitalistica), l’uomo e la sua libertà sono stati messi «al centro del sistema» (capitalistico)? La risposta non potrebbe essere più facile e scontata: mai e in nessun luogo del mondo, per il semplice motivo che questa società ha sempre negato all’umanità un’autentica esistenza umana e una vera libertà. Per dirla con Adorno, «Non si dà vera vita nella falsa», dove per «vera vita» bisogna appunto intendere la vita adeguata «all’uomo in quanto uomo», all’uomo concepito «al suo più alto livello» (Arthur Schopenhauer), come «un’umanità socialmente sviluppata» (Karl Marx).
La «libertà individuale» nell’ambito della società dominata dai rapporti sociali capitalistici è pura ideologia, è una menzogna intesa a celare la dittatura del Capitale, il dominio totalitario degli interessi economici sugli individui – perfino sui singoli capitalisti, i quali sono costretti a muoversi lungo il sentiero tracciato dalle leggi della massima profittabilità degli investimenti. L’ingenuità di quegli intellettuali mostra, per un verso, quanto superficiale sia la loro critica della cosiddetta “dittatura sanitaria”, la quale è davvero poca cosa se posta a confronto con la dittatura sociale fondata sullo sfruttamento del lavoro salariato – vedi l’Articolo 1 della Costituzione Italiana; e per altro verso, quanto miserabile sia il loro concetto di “umanità” e “libertà”, cosa che peraltro non deve sorprendere alla luce della loro concezione borghese del processo sociale.
Con questo discorso intendo forse negare valore politico alla lotta contro l’autoritaria “politica sanitaria” praticata dal Governo e sostenuta dalla stragrande maggioranza dei politici, degli intellettuali, degli scienziati, degli artisti e della stessa opinione pubblica? Certo che no! Attribuisco a questa lotta un grande significato, ed è per questo che in tutti questi mesi ho cercato di dare il mio modesto contributo (ognuno secondo le sue capacità!) alla crescita di un punto di vista anticapitalista sulla crisi pandemica e sulla “dittatura sanitaria”, contro la quale a mio avviso non si deve scagliare la Costituzione (che peraltro è sufficientemente “elastica” da poter supportare senza strappi gli stati di emergenza e le leggi eccezionali) ma, appunto, una coscienza critico-rivoluzionaria. Le “insufficienze” e i “limiti”, tanto per rimanere sul terreno dell’eufemismo, di «una critica politico-giuridica al green pass» mi sembrano evidenti, e comunque lo sono agli occhi di chi scrive.
È per tutte queste ragioni che trovo del tutto privo di fondamento ogni discorso pro o anti vaccinazione, pro o anti Green Pass imperniato sulla difesa della libertà (del singolo come della collettività) e sul cosiddetto libero arbitrio. Soprattutto l’etica della responsabilità individuale boccheggia a contatto con la disumana e totalitaria realtà sociale che nel XXI secolo ha una dimensione planetaria. Totalitaria, beninteso, nell’accezione squisitamente sociale, e non meramente politologica, sopra delineata.
Un cartello esibito in una manifestazione progressista Pro Vax riportava l’agghiacciante slogan che segue: «Più sanità pubblica, meno libertà individuale». Questo concetto la dice lunga su quanto sia robusto, radicato e diffuso il pensiero autoritario anche – ma forse dovrei scrivere soprattutto – tra coloro che danno del fascista a chiunque osi avanzare un pur timido dubbio intorno alla bontà della vaccinazione di massa, alla neutralità politico-sociale della scienza e alla “politica sanitaria” governativa – a cominciare dall’uso del Green Pass. Un analogo concetto di stampo autoritario lo si trova anche nella riflessione di Massimo Recalcati.
Il principio di realtà secondo il noto psicoanalista (spesso incline alla psicobanalisi illustrata magistralmente da Maurizio Crozza): «La scienza è un’istituzione e quindi è bersaglio del populismo, così come le competenze. Quello che stiamo vedendo è l’idea balorda di queste persone che contrappongono la vita alle istituzioni. Non bisogna contrapporre la vita alle istituzioni, e tra queste segnalo soprattutto la scienza e la famiglia che in questa crisi hanno fatto da argine. Vita e istituzioni sono due facce della stessa medaglia. Se non recuperiamo la fiducia nelle istituzioni noi siamo persi. È chiaro che, in maniera infantile, tutti vorremmo essere già fuori dall’emergenza, ma evidentemente ci vuole pazienza, ci vuole senso di realismo. La libertà non è una proprietà dell’io e non coincide con la possibilità di fare ciò che si vuole. La minoranza scesa in piazza in queste settimane rivendica una visione libertina, puberale e narcisistica della libertà. Noi invece sappiamo che la salvezza sarà collettiva oppure non ci sarà. La libertà non è una proprietà della volontà, bensì qualcosa che senza solidarietà e pensiero del vincolo è una pura impostura. La crisi poteva essere gestita in modo diverso e gli errori ci sono stati, ma ciò non deve compromettere la fiducia nelle istituzioni. Essa deve essere recuperata soprattutto nei confronti della scienza come ricerca, competenza e sapere che si impegna per il bene della comunità. Pasolini diceva che c’è una poesia delle istituzioni; noi dobbiamo recuperare questa poesia, per non darla vinta al populismo anti-istituzionale» (2). Ma di quali istituzioni e di quale comunità parla il nostro psicoanalista? Delle sole istituzioni e della sola comunità oggi esistenti, ossia quelle capitalistiche.
Imputare al “populismo” la sfiducia che molte persone nutrono anche nei confronti della scienza, significa non aver compreso la natura e la dinamica del processo sociale capitalistico, il quale ha nella scienza e nella tecnica due potentissimi motori. La sola Civiltà che Recalcati conosce è, appunto, quella capitalistica, e quindi, sulla scia di Sigmund Freud (vedi, ad esempio, Il disagio della civiltà), egli vede con orrore ogni suo indebolimento, ogni sua crisi, ogni movimento politico-sociale che possa metterne in questione la continuità: O Capitalismo o Barbarie! Recalcati esprime alla perfezione ciò che ho definito punto di vista governativo, e il suo principio di realtà non potrebbe essere più apologetico nei confronti di questa catastrofica società.
Purtroppo io sono molto terra terra su questi argomenti, ed è per questo motivo che raramente ne scrivo. Penso che la filosofia c'entri poco con ciò che stiamo passando, e che una visione più pragmatica sarebbe estremamente opportuna.
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Re: [O.T.] Tra i due litiganti, il terzo COVID
Io al contrario di Ronzinante non ho superato il terzo paragrafo. Mi è sembrato un pippone inutile - di quelli che posta dostum per l'appunto.
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Re: [O.T.] Tra i due litiganti, il terzo COVID
Io la interpreto diversamente. In sintesi dice che si può, anzi si devono, criticare certe scelte politiche economiche, ma per determinati motivi, non per cose a suo avviso assurde (e ne fa gli esempi); tenendo sempre presente che le scelte fatte sulla vaccinazione sono ovviamente a tutela della popolazione e per molti versi imprescindibili. Dalla filosofia passa dunque al concreto, avallando la parte pragmatica dell'azione di governo, pur trovando delle criticità concettuali, lesivi di principi per lui libertari su certi orientamenti.Ronzinante ha scritto: ↑19/11/2021, 11:45Bah. L'ho letta perchè l'hai segnalata tu, nonostante la lunghezza. Mi pare un pistolotto che si aggroviglia e attorciglia su sè stesso. Non ho capito dove voglia arrivare, a quale conclusione, se non al suo assunto, utilizzando la pandemia. Non parte dalla concezione politica-eonomica per mettere in risalto le contraddizioni, come dici tu, a mio parere, fa esattamente il contrari, cioè sviluppa le contraddizioni per arrivare ad esaltare la sua concezione politica-economica.Salieri D'Amato ha scritto: ↑19/11/2021, 9:39Ho dato un'occhiata al topic dopo un po', scrollando quasi integralmente le ultime 30/40 pagine, poi mi sono soffermato su questo articolo, che leggendolo mi sono accorto che descrive tutte le contraddizioni della maggioranza che scrive su questo thread, un'analisi lucida ed equilibrata, magari partendo da concezioni politiche-economiche non proprio uguali alle mie, ma in gran parte condivisibili.
Ma ho paura che venga saltato a piè pari, troppo lungo. Credo che neppure dostum che lo ha pubblicato ne abbia inteso l'intera estesa portata, dato che la sua posizione, da quello che ho potuto capire, è molto integralista. Felice di sbagliarmi, invito comunque a leggerlo. Per chi è in grado di codificare l'intero assunto, senza limitarsi a considerare solo la frase che fa gioco alla propria idea/fazione, può essere una lettura interessante, di critica ragionata.[Scopri]Spoilerdostum ha scritto: ↑19/11/2021, 2:59Il virus e la nudità del dominio II /2021
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priv«Io, d’altra parte, vorrei cogliere l’occasione per chiedere espressamente svantaggi sociali per tutti coloro che rinunciano volontariamente alla vaccinazione. Che l’intera Repubblica punti il dito contro di loro» (Nikolaus Blome, Der Spiegel).
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Tanto per esser chiari!
Non sono né un anti No Vax né un anti Sì Vax: sono un anticapitalista. Sono cioè soprattutto un nemico di questa Società-Mondo che ha generato la crisi sociale che chiamiamo Pandemia e che ha creato le condizioni perché divampasse la miserabile guerra tra No Vax e Sì Vax (due facce della stessa disumana medaglia), tra malati e non malati, tra giovani e vecchi, tra lavoratori del pubblico impiego (“garantiti” per definizione) e lavoratori delle aziende private, tra chi lavora e chi non lavora, e così via lungo faglie e micro faglie sociali e generazionali. È la guerra di tutti contro tutti. Da questa prospettiva chi spara a palle incatenate contro i No Vax piuttosto che contro i Sì Vax mi appare politicamente, intellettualmente e umanamente inconsistente e per molti versi anche ridicolo. In conclusione, il mio nemico è il rapporto sociale capitalistico di dominio e di sfruttamento, non il No Vax o il Sì Vax, vittime entrambi di condizioni sociali altamente disumane, ostili (anche alla nostra salute fisica e psichica) e irrazionali – nonostante il gran uso che questa società fa della tecnoscienza.
Personalmente mi sono vaccinato non per il bene di un’astratta (e dunque inesistente) umanità, e, ancor meno, per il bene del Paese (cioè delle classi dominanti), ma per non ammalarmi e per non contagiare, almeno in forma grave, gli altri, a cominciare dalle persone a me care.
Ovviamente facendo questo mi sono mosso “oggettivamente” nel senso voluto dal governo e dal “sistema”, ma la stessa cosa faccio quando vado al lavoro, quando compro un bene o un servizio (ossia quando acquisto una qualsiasi merce), quando pago una bolletta e via di seguito: potrei fare altrimenti? Per uscire da questa contraddizione “oggettiva” non basta essere – o sentirsi – anticapitalisti: bisogna uscire dal capitalismo. Per questo è infantile e ridicolo accusare chi si vaccina di foraggiare le multinazionali dei farmaci, come se non foraggiassimo tutti i santi giorni le altre multinazionali quando acquistiamo un qualsiasi bene (ad esempio, un’aspirina) o servizio. Altrettanto infantile e ridicolo è chi esalta la scienza e approva le misure di “politica sanitaria” adottate dal governo per contrastare la pandemia, sorvolando bellamente sul fatto, per me dirimente, che la scienza e la politica sono al servizio di quel dominio di classe che ha generato la crisi sociale epidemica e al quale va attribuita per intero la responsabilità dei morti e dei feriti «per Covid» e a causa delle molte patologie che la crisi sanitaria (crisi sociale tout court) non ha permesso di curare nel modo corretto negli ultimi due anni. Che spettacolo miserabile ha offerto chi è andato alla ricerca dell’untore di turno: prima i giovani dediti alla “movida”, poi gli amanti delle discoteche, per finire con i No Vax e i No Pass, peraltro ignobilmente accomunati in una sola poltiglia “negazionista”!
Secondo una recentissima ricerca, la maggior parte dei giovani avrebbe una grande fiducia nella scienza in quanto istituzione sociale interessata solo al bene comune: beata ingenuità! Il problema è che la stessa ingenuità si riscontra nella massa dell’opinione pubblica e in larghissima parte della cosiddetta intellighenzia, la quale in teoria dovrebbe esercitare la sua puntuta critica su tutti gli aspetti della prassi sociale, anche su quelli afferenti alla ricerca scientifica e ai suoi “risvolti” tecnologici. Non ho alcun dubbio sul fatto che molti lettori bolleranno come “antiscientifica” questa mia riflessione: pazienza! In ogni caso rimando chi legge ai miei scritti dedicati alla funzione sociale della scienza e della tecnica (3).
Da un telegiornale apprendo che «Il Governo vorrebbe risparmiare misure più restrittive a chi ha creduto nella scienza e nello Stato»: per i non credenti e per gli infedeli si preparano tempi assai “interessanti”…
«Dobbiamo attaccare il virus, non gli strumenti che lo combattono». Così il Presidente della Repubblica Mattarella. Per me si tratta, all’opposto, di attaccare politicamente la causa che ha scatenato la crisi sociale pandemica, ossia la società capitalistica colta nella sua dimensione mondiale e globale. La citazione presidenziale mi serve solo per illustrare il concetto di governativo, opposto a quello di critico-negativo – o rivoluzionario, come può esserlo una posizione politica che agisce in questi calamitosi tempi che vedono le classi subalterne essere del tutto incapaci di una risposta all’altezza della situazione. Definisco governativo il punto di vista di chi si mette acriticamente dal punto di vista di chi governa, da diverse posizioni istituzionali e con diverse funzioni sociali (si va dai politici agli scienziati, dai sindacalisti collaborazionisti, pardon: “responsabili”, ai giornalisti, dagli intellettuali agli artisti di regime, ecc.), le contraddizioni sociali, credendo che sia questo il solo punto di vista universalmente realistico nella contingenza. Il termine governativo non si riferisce quindi al governo in carica ma, appunto, a un “atteggiamento mentale”, a un riflesso condizionato – abbastanza diffuso, come ha rivelato la crisi pandemica, anche tra chi rivendica una concezione “anticapitalista”, a dimostrazione che lo scientismo e il pensiero autoritario suscitano un notevole fascino anche tra molti “compagni”.
Detto in estrema sintesi: per me essere contro l’obbligo vaccinale e contro l’uso discriminatorio del cosiddetto Green Pass equivale ad esprimere il “minimo sindacale” (ripeto e sottolineo: il minimo) di una posizione politicamente e umanamente accettabile per chi dice di essere un anticapitalista. Io sono sempre stato contro l’obbligo vaccinale stabilito per legge, nonostante personalmente nel corso della mia vita “ho fatto” diversi vaccini per ragioni di lavoro, e per fortuna non ho mai avuto problemi; ma non per questo sostengo l’obbligo vaccinale per tutti o solo per alcune categorie professionali o di altro genere. Ovviamente questa posizione politica e umana non ha nulla a che fare con le corbellerie che possono dire e scrivere i No Vax o i “negazionisti” del Coronavirus, in quanto si tratta di una posizione di principio basata su una peculiare concezione del processo sociale capitalistico. Il mio antiproibizionismo su tutte le cosiddette droghe (da quelle più “leggere” a quelle più “pesanti”) non discrimina tra consumatori “intelligenti” e consumatori “cretini”, e la stessa cosa vale per la “problematica” carceraria, e così via. Chi si lascia condizionare dal timore di venir assimilato a posizioni ultrareazionarie mostra di non avere salde convinzioni e di concepire un conflitto sociale liscio, pulito, lineare, privo di complessità e di contraddizioni.
Scrive Luca Ricolfi: «La possibilità di una “discussione seria” non interessa granché neppure i cosiddetti scienziati, troppo spesso prede di faziosità (e di conflitti di interessi), figuriamoci la grande stampa e i talk show. La scienza dice di coltivare il dubbio e la discussione critica, ma questo avviene solo finché il dubbio e la discussione critica non urtano contro interessi economici o politici soverchianti. Quando questo accade, il dubbio si può esprimere solo a condizione che gli utenti che possono accedervi siano pochi, come nei giornali a bassa tiratura e nelle riviste. La realtà è che tutta la comunicazione pubblica risente del clima di guerra che si è instaurato dopo l’arrivo del vaccino. E in guerra chi solleva dubbi è trattato come un disertore. Penso che il governo abbia il problema di trovare un capro espiatorio in caso di fallimento della campagna vaccinale: e i critici del green pass sono un colpevole quasi perfetto, come l’uomo bianco nel bel libro di Pascal Bruckner» (La Verità, 14/11/2021). Non c’è dubbio.
A proposito di «clima di guerra» e di disertori! A differenza dei più, trovo estremamente calzante la metafora bellica usata per dar conto della crisi pandemica; ma non si tratta, per me, della guerra che ci avrebbe dichiarato un invisibile quanto aggressivo virus, ma della guerra che tutti i giorni questa società dichiara “agli ultimi”, in particolare, e all’umanità in generale. Ed esattamente come accade nella guerra imperialista condotta con le armi (più o meno “convenzionali”), l’anticapitalista dichiara oggi la propria indisponibilità a collaborare «per il bene del Paese» e pratica il disfattismo rivoluzionario come sa (poco, nel caso di specie) e come può (i tempi non sono certo favorevoli al punto di vista rivoluzionario, tutt’altro). Spero che da questa crisi sociale il punto di vista anticapitalista possa uscire più forte, più maturo e meno isolato, almeno tra le persone umanamente più sensibili: visti i pessimi tempi questo sarebbe a mio avviso già un grande successo. Lavorare in questa direzione significa impegnarsi a non sprecare una straordinaria occasione di crescita politica, teorica e umana. Nella loro «critica politico-giuridica del “green pass”, Giorgio Agamben, Massimo Cacciari e Giuliano Scarselli scrivono: «Piero Calamandrei, sulla rivista Il Ponte nel 1945 scriveva: “La giustizia sociale non è pensabile se non in funzione della libertà individuale”; e v’è da chiedersi se noi ancora viviamo in una società in cui l’uomo e la sua libertà sono messi al centro del sistema» (1). Ancora? Ma quando, in questa società (capitalistica), l’uomo e la sua libertà sono stati messi «al centro del sistema» (capitalistico)? La risposta non potrebbe essere più facile e scontata: mai e in nessun luogo del mondo, per il semplice motivo che questa società ha sempre negato all’umanità un’autentica esistenza umana e una vera libertà. Per dirla con Adorno, «Non si dà vera vita nella falsa», dove per «vera vita» bisogna appunto intendere la vita adeguata «all’uomo in quanto uomo», all’uomo concepito «al suo più alto livello» (Arthur Schopenhauer), come «un’umanità socialmente sviluppata» (Karl Marx).
La «libertà individuale» nell’ambito della società dominata dai rapporti sociali capitalistici è pura ideologia, è una menzogna intesa a celare la dittatura del Capitale, il dominio totalitario degli interessi economici sugli individui – perfino sui singoli capitalisti, i quali sono costretti a muoversi lungo il sentiero tracciato dalle leggi della massima profittabilità degli investimenti. L’ingenuità di quegli intellettuali mostra, per un verso, quanto superficiale sia la loro critica della cosiddetta “dittatura sanitaria”, la quale è davvero poca cosa se posta a confronto con la dittatura sociale fondata sullo sfruttamento del lavoro salariato – vedi l’Articolo 1 della Costituzione Italiana; e per altro verso, quanto miserabile sia il loro concetto di “umanità” e “libertà”, cosa che peraltro non deve sorprendere alla luce della loro concezione borghese del processo sociale.
Con questo discorso intendo forse negare valore politico alla lotta contro l’autoritaria “politica sanitaria” praticata dal Governo e sostenuta dalla stragrande maggioranza dei politici, degli intellettuali, degli scienziati, degli artisti e della stessa opinione pubblica? Certo che no! Attribuisco a questa lotta un grande significato, ed è per questo che in tutti questi mesi ho cercato di dare il mio modesto contributo (ognuno secondo le sue capacità!) alla crescita di un punto di vista anticapitalista sulla crisi pandemica e sulla “dittatura sanitaria”, contro la quale a mio avviso non si deve scagliare la Costituzione (che peraltro è sufficientemente “elastica” da poter supportare senza strappi gli stati di emergenza e le leggi eccezionali) ma, appunto, una coscienza critico-rivoluzionaria. Le “insufficienze” e i “limiti”, tanto per rimanere sul terreno dell’eufemismo, di «una critica politico-giuridica al green pass» mi sembrano evidenti, e comunque lo sono agli occhi di chi scrive.
È per tutte queste ragioni che trovo del tutto privo di fondamento ogni discorso pro o anti vaccinazione, pro o anti Green Pass imperniato sulla difesa della libertà (del singolo come della collettività) e sul cosiddetto libero arbitrio. Soprattutto l’etica della responsabilità individuale boccheggia a contatto con la disumana e totalitaria realtà sociale che nel XXI secolo ha una dimensione planetaria. Totalitaria, beninteso, nell’accezione squisitamente sociale, e non meramente politologica, sopra delineata.
Un cartello esibito in una manifestazione progressista Pro Vax riportava l’agghiacciante slogan che segue: «Più sanità pubblica, meno libertà individuale». Questo concetto la dice lunga su quanto sia robusto, radicato e diffuso il pensiero autoritario anche – ma forse dovrei scrivere soprattutto – tra coloro che danno del fascista a chiunque osi avanzare un pur timido dubbio intorno alla bontà della vaccinazione di massa, alla neutralità politico-sociale della scienza e alla “politica sanitaria” governativa – a cominciare dall’uso del Green Pass. Un analogo concetto di stampo autoritario lo si trova anche nella riflessione di Massimo Recalcati.
Il principio di realtà secondo il noto psicoanalista (spesso incline alla psicobanalisi illustrata magistralmente da Maurizio Crozza): «La scienza è un’istituzione e quindi è bersaglio del populismo, così come le competenze. Quello che stiamo vedendo è l’idea balorda di queste persone che contrappongono la vita alle istituzioni. Non bisogna contrapporre la vita alle istituzioni, e tra queste segnalo soprattutto la scienza e la famiglia che in questa crisi hanno fatto da argine. Vita e istituzioni sono due facce della stessa medaglia. Se non recuperiamo la fiducia nelle istituzioni noi siamo persi. È chiaro che, in maniera infantile, tutti vorremmo essere già fuori dall’emergenza, ma evidentemente ci vuole pazienza, ci vuole senso di realismo. La libertà non è una proprietà dell’io e non coincide con la possibilità di fare ciò che si vuole. La minoranza scesa in piazza in queste settimane rivendica una visione libertina, puberale e narcisistica della libertà. Noi invece sappiamo che la salvezza sarà collettiva oppure non ci sarà. La libertà non è una proprietà della volontà, bensì qualcosa che senza solidarietà e pensiero del vincolo è una pura impostura. La crisi poteva essere gestita in modo diverso e gli errori ci sono stati, ma ciò non deve compromettere la fiducia nelle istituzioni. Essa deve essere recuperata soprattutto nei confronti della scienza come ricerca, competenza e sapere che si impegna per il bene della comunità. Pasolini diceva che c’è una poesia delle istituzioni; noi dobbiamo recuperare questa poesia, per non darla vinta al populismo anti-istituzionale» (2). Ma di quali istituzioni e di quale comunità parla il nostro psicoanalista? Delle sole istituzioni e della sola comunità oggi esistenti, ossia quelle capitalistiche.
Imputare al “populismo” la sfiducia che molte persone nutrono anche nei confronti della scienza, significa non aver compreso la natura e la dinamica del processo sociale capitalistico, il quale ha nella scienza e nella tecnica due potentissimi motori. La sola Civiltà che Recalcati conosce è, appunto, quella capitalistica, e quindi, sulla scia di Sigmund Freud (vedi, ad esempio, Il disagio della civiltà), egli vede con orrore ogni suo indebolimento, ogni sua crisi, ogni movimento politico-sociale che possa metterne in questione la continuità: O Capitalismo o Barbarie! Recalcati esprime alla perfezione ciò che ho definito punto di vista governativo, e il suo principio di realtà non potrebbe essere più apologetico nei confronti di questa catastrofica società.
Purtroppo io sono molto terra terra su questi argomenti, ed è per questo motivo che raramente ne scrivo. Penso che la filosofia c'entri poco con ciò che stiamo passando, e che una visione più pragmatica sarebbe estremamente opportuna.
Io nell'analisi e negli esempi che fa, ci ho ritrovato tutte le fasce forumistiche che discutono continuamente su questo topic, cosa che volevo evidenziare. Tanto per fare una discussione su qualcosa di diverso dall'interpretazione dei numeretti prese dal testo Matematica e statistica in tempo di covid, come usarle creativamente a proprio vantaggio
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Re: [O.T.] Tra i due litiganti, il terzo COVID
Un po' pippone lo è in effetti.Rand Al'Thor ha scritto: ↑19/11/2021, 12:10Io al contrario di Ronzinante non ho superato il terzo paragrafo. Mi è sembrato un pippone inutile - di quelli che posta dostum per l'appunto.

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Re: [O.T.] Tra i due litiganti, il terzo COVID
Non l'avesse sponsorizzato Sal, mi sarei fermato al secondo, credo ...Rand Al'Thor ha scritto: ↑19/11/2021, 12:10Io al contrario di Ronzinante non ho superato il terzo paragrafo. Mi è sembrato un pippone inutile - di quelli che posta dostum per l'appunto.
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Re: [O.T.] Tra i due litiganti, il terzo COVID
Quindi, se le scelte sono imprescindibili, ma ledono principi di libertà, allora vuole andare a messa e stare a casa, come diceva mio nonno.Salieri D'Amato ha scritto: ↑19/11/2021, 12:19Io la interpreto diversamente. In sintesi dice che si può, anzi si devono, criticare certe scelte politiche economiche, ma per determinati motivi, non per cose a suo avviso assurde (e ne fa gli esempi); tenendo sempre presente che le scelte fatte sulla vaccinazione sono ovviamente a tutela della popolazione e per molti versi imprescindibili. Dalla filosofia passa dunque al concreto, avallando la parte pragmatica dell'azione di governo, pur trovando delle criticità concettuali, lesivi di principi per lui libertari su certi orientamenti.Ronzinante ha scritto: ↑19/11/2021, 11:45Bah. L'ho letta perchè l'hai segnalata tu, nonostante la lunghezza. Mi pare un pistolotto che si aggroviglia e attorciglia su sè stesso. Non ho capito dove voglia arrivare, a quale conclusione, se non al suo assunto, utilizzando la pandemia. Non parte dalla concezione politica-eonomica per mettere in risalto le contraddizioni, come dici tu, a mio parere, fa esattamente il contrari, cioè sviluppa le contraddizioni per arrivare ad esaltare la sua concezione politica-economica.Salieri D'Amato ha scritto: ↑19/11/2021, 9:39Ho dato un'occhiata al topic dopo un po', scrollando quasi integralmente le ultime 30/40 pagine, poi mi sono soffermato su questo articolo, che leggendolo mi sono accorto che descrive tutte le contraddizioni della maggioranza che scrive su questo thread, un'analisi lucida ed equilibrata, magari partendo da concezioni politiche-economiche non proprio uguali alle mie, ma in gran parte condivisibili.
Ma ho paura che venga saltato a piè pari, troppo lungo. Credo che neppure dostum che lo ha pubblicato ne abbia inteso l'intera estesa portata, dato che la sua posizione, da quello che ho potuto capire, è molto integralista. Felice di sbagliarmi, invito comunque a leggerlo. Per chi è in grado di codificare l'intero assunto, senza limitarsi a considerare solo la frase che fa gioco alla propria idea/fazione, può essere una lettura interessante, di critica ragionata.[Scopri]Spoilerdostum ha scritto: ↑19/11/2021, 2:59Il virus e la nudità del dominio II /2021
di Sebastiano Isaia
priv«Io, d’altra parte, vorrei cogliere l’occasione per chiedere espressamente svantaggi sociali per tutti coloro che rinunciano volontariamente alla vaccinazione. Che l’intera Repubblica punti il dito contro di loro» (Nikolaus Blome, Der Spiegel).
«Il senso comunitario delle masse abbisogna, per essere compiuto, dell’ostilità contro una minoranza estranea, e la debolezza numerica di questi esclusi invita all’opprimerli» (S. Freud, Mosè, il suo popolo e la religione monoteistica, 1938).
Tanto per esser chiari!
Non sono né un anti No Vax né un anti Sì Vax: sono un anticapitalista. Sono cioè soprattutto un nemico di questa Società-Mondo che ha generato la crisi sociale che chiamiamo Pandemia e che ha creato le condizioni perché divampasse la miserabile guerra tra No Vax e Sì Vax (due facce della stessa disumana medaglia), tra malati e non malati, tra giovani e vecchi, tra lavoratori del pubblico impiego (“garantiti” per definizione) e lavoratori delle aziende private, tra chi lavora e chi non lavora, e così via lungo faglie e micro faglie sociali e generazionali. È la guerra di tutti contro tutti. Da questa prospettiva chi spara a palle incatenate contro i No Vax piuttosto che contro i Sì Vax mi appare politicamente, intellettualmente e umanamente inconsistente e per molti versi anche ridicolo. In conclusione, il mio nemico è il rapporto sociale capitalistico di dominio e di sfruttamento, non il No Vax o il Sì Vax, vittime entrambi di condizioni sociali altamente disumane, ostili (anche alla nostra salute fisica e psichica) e irrazionali – nonostante il gran uso che questa società fa della tecnoscienza.
Personalmente mi sono vaccinato non per il bene di un’astratta (e dunque inesistente) umanità, e, ancor meno, per il bene del Paese (cioè delle classi dominanti), ma per non ammalarmi e per non contagiare, almeno in forma grave, gli altri, a cominciare dalle persone a me care.
Ovviamente facendo questo mi sono mosso “oggettivamente” nel senso voluto dal governo e dal “sistema”, ma la stessa cosa faccio quando vado al lavoro, quando compro un bene o un servizio (ossia quando acquisto una qualsiasi merce), quando pago una bolletta e via di seguito: potrei fare altrimenti? Per uscire da questa contraddizione “oggettiva” non basta essere – o sentirsi – anticapitalisti: bisogna uscire dal capitalismo. Per questo è infantile e ridicolo accusare chi si vaccina di foraggiare le multinazionali dei farmaci, come se non foraggiassimo tutti i santi giorni le altre multinazionali quando acquistiamo un qualsiasi bene (ad esempio, un’aspirina) o servizio. Altrettanto infantile e ridicolo è chi esalta la scienza e approva le misure di “politica sanitaria” adottate dal governo per contrastare la pandemia, sorvolando bellamente sul fatto, per me dirimente, che la scienza e la politica sono al servizio di quel dominio di classe che ha generato la crisi sociale epidemica e al quale va attribuita per intero la responsabilità dei morti e dei feriti «per Covid» e a causa delle molte patologie che la crisi sanitaria (crisi sociale tout court) non ha permesso di curare nel modo corretto negli ultimi due anni. Che spettacolo miserabile ha offerto chi è andato alla ricerca dell’untore di turno: prima i giovani dediti alla “movida”, poi gli amanti delle discoteche, per finire con i No Vax e i No Pass, peraltro ignobilmente accomunati in una sola poltiglia “negazionista”!
Secondo una recentissima ricerca, la maggior parte dei giovani avrebbe una grande fiducia nella scienza in quanto istituzione sociale interessata solo al bene comune: beata ingenuità! Il problema è che la stessa ingenuità si riscontra nella massa dell’opinione pubblica e in larghissima parte della cosiddetta intellighenzia, la quale in teoria dovrebbe esercitare la sua puntuta critica su tutti gli aspetti della prassi sociale, anche su quelli afferenti alla ricerca scientifica e ai suoi “risvolti” tecnologici. Non ho alcun dubbio sul fatto che molti lettori bolleranno come “antiscientifica” questa mia riflessione: pazienza! In ogni caso rimando chi legge ai miei scritti dedicati alla funzione sociale della scienza e della tecnica (3).
Da un telegiornale apprendo che «Il Governo vorrebbe risparmiare misure più restrittive a chi ha creduto nella scienza e nello Stato»: per i non credenti e per gli infedeli si preparano tempi assai “interessanti”…
«Dobbiamo attaccare il virus, non gli strumenti che lo combattono». Così il Presidente della Repubblica Mattarella. Per me si tratta, all’opposto, di attaccare politicamente la causa che ha scatenato la crisi sociale pandemica, ossia la società capitalistica colta nella sua dimensione mondiale e globale. La citazione presidenziale mi serve solo per illustrare il concetto di governativo, opposto a quello di critico-negativo – o rivoluzionario, come può esserlo una posizione politica che agisce in questi calamitosi tempi che vedono le classi subalterne essere del tutto incapaci di una risposta all’altezza della situazione. Definisco governativo il punto di vista di chi si mette acriticamente dal punto di vista di chi governa, da diverse posizioni istituzionali e con diverse funzioni sociali (si va dai politici agli scienziati, dai sindacalisti collaborazionisti, pardon: “responsabili”, ai giornalisti, dagli intellettuali agli artisti di regime, ecc.), le contraddizioni sociali, credendo che sia questo il solo punto di vista universalmente realistico nella contingenza. Il termine governativo non si riferisce quindi al governo in carica ma, appunto, a un “atteggiamento mentale”, a un riflesso condizionato – abbastanza diffuso, come ha rivelato la crisi pandemica, anche tra chi rivendica una concezione “anticapitalista”, a dimostrazione che lo scientismo e il pensiero autoritario suscitano un notevole fascino anche tra molti “compagni”.
Detto in estrema sintesi: per me essere contro l’obbligo vaccinale e contro l’uso discriminatorio del cosiddetto Green Pass equivale ad esprimere il “minimo sindacale” (ripeto e sottolineo: il minimo) di una posizione politicamente e umanamente accettabile per chi dice di essere un anticapitalista. Io sono sempre stato contro l’obbligo vaccinale stabilito per legge, nonostante personalmente nel corso della mia vita “ho fatto” diversi vaccini per ragioni di lavoro, e per fortuna non ho mai avuto problemi; ma non per questo sostengo l’obbligo vaccinale per tutti o solo per alcune categorie professionali o di altro genere. Ovviamente questa posizione politica e umana non ha nulla a che fare con le corbellerie che possono dire e scrivere i No Vax o i “negazionisti” del Coronavirus, in quanto si tratta di una posizione di principio basata su una peculiare concezione del processo sociale capitalistico. Il mio antiproibizionismo su tutte le cosiddette droghe (da quelle più “leggere” a quelle più “pesanti”) non discrimina tra consumatori “intelligenti” e consumatori “cretini”, e la stessa cosa vale per la “problematica” carceraria, e così via. Chi si lascia condizionare dal timore di venir assimilato a posizioni ultrareazionarie mostra di non avere salde convinzioni e di concepire un conflitto sociale liscio, pulito, lineare, privo di complessità e di contraddizioni.
Scrive Luca Ricolfi: «La possibilità di una “discussione seria” non interessa granché neppure i cosiddetti scienziati, troppo spesso prede di faziosità (e di conflitti di interessi), figuriamoci la grande stampa e i talk show. La scienza dice di coltivare il dubbio e la discussione critica, ma questo avviene solo finché il dubbio e la discussione critica non urtano contro interessi economici o politici soverchianti. Quando questo accade, il dubbio si può esprimere solo a condizione che gli utenti che possono accedervi siano pochi, come nei giornali a bassa tiratura e nelle riviste. La realtà è che tutta la comunicazione pubblica risente del clima di guerra che si è instaurato dopo l’arrivo del vaccino. E in guerra chi solleva dubbi è trattato come un disertore. Penso che il governo abbia il problema di trovare un capro espiatorio in caso di fallimento della campagna vaccinale: e i critici del green pass sono un colpevole quasi perfetto, come l’uomo bianco nel bel libro di Pascal Bruckner» (La Verità, 14/11/2021). Non c’è dubbio.
A proposito di «clima di guerra» e di disertori! A differenza dei più, trovo estremamente calzante la metafora bellica usata per dar conto della crisi pandemica; ma non si tratta, per me, della guerra che ci avrebbe dichiarato un invisibile quanto aggressivo virus, ma della guerra che tutti i giorni questa società dichiara “agli ultimi”, in particolare, e all’umanità in generale. Ed esattamente come accade nella guerra imperialista condotta con le armi (più o meno “convenzionali”), l’anticapitalista dichiara oggi la propria indisponibilità a collaborare «per il bene del Paese» e pratica il disfattismo rivoluzionario come sa (poco, nel caso di specie) e come può (i tempi non sono certo favorevoli al punto di vista rivoluzionario, tutt’altro). Spero che da questa crisi sociale il punto di vista anticapitalista possa uscire più forte, più maturo e meno isolato, almeno tra le persone umanamente più sensibili: visti i pessimi tempi questo sarebbe a mio avviso già un grande successo. Lavorare in questa direzione significa impegnarsi a non sprecare una straordinaria occasione di crescita politica, teorica e umana. Nella loro «critica politico-giuridica del “green pass”, Giorgio Agamben, Massimo Cacciari e Giuliano Scarselli scrivono: «Piero Calamandrei, sulla rivista Il Ponte nel 1945 scriveva: “La giustizia sociale non è pensabile se non in funzione della libertà individuale”; e v’è da chiedersi se noi ancora viviamo in una società in cui l’uomo e la sua libertà sono messi al centro del sistema» (1). Ancora? Ma quando, in questa società (capitalistica), l’uomo e la sua libertà sono stati messi «al centro del sistema» (capitalistico)? La risposta non potrebbe essere più facile e scontata: mai e in nessun luogo del mondo, per il semplice motivo che questa società ha sempre negato all’umanità un’autentica esistenza umana e una vera libertà. Per dirla con Adorno, «Non si dà vera vita nella falsa», dove per «vera vita» bisogna appunto intendere la vita adeguata «all’uomo in quanto uomo», all’uomo concepito «al suo più alto livello» (Arthur Schopenhauer), come «un’umanità socialmente sviluppata» (Karl Marx).
La «libertà individuale» nell’ambito della società dominata dai rapporti sociali capitalistici è pura ideologia, è una menzogna intesa a celare la dittatura del Capitale, il dominio totalitario degli interessi economici sugli individui – perfino sui singoli capitalisti, i quali sono costretti a muoversi lungo il sentiero tracciato dalle leggi della massima profittabilità degli investimenti. L’ingenuità di quegli intellettuali mostra, per un verso, quanto superficiale sia la loro critica della cosiddetta “dittatura sanitaria”, la quale è davvero poca cosa se posta a confronto con la dittatura sociale fondata sullo sfruttamento del lavoro salariato – vedi l’Articolo 1 della Costituzione Italiana; e per altro verso, quanto miserabile sia il loro concetto di “umanità” e “libertà”, cosa che peraltro non deve sorprendere alla luce della loro concezione borghese del processo sociale.
Con questo discorso intendo forse negare valore politico alla lotta contro l’autoritaria “politica sanitaria” praticata dal Governo e sostenuta dalla stragrande maggioranza dei politici, degli intellettuali, degli scienziati, degli artisti e della stessa opinione pubblica? Certo che no! Attribuisco a questa lotta un grande significato, ed è per questo che in tutti questi mesi ho cercato di dare il mio modesto contributo (ognuno secondo le sue capacità!) alla crescita di un punto di vista anticapitalista sulla crisi pandemica e sulla “dittatura sanitaria”, contro la quale a mio avviso non si deve scagliare la Costituzione (che peraltro è sufficientemente “elastica” da poter supportare senza strappi gli stati di emergenza e le leggi eccezionali) ma, appunto, una coscienza critico-rivoluzionaria. Le “insufficienze” e i “limiti”, tanto per rimanere sul terreno dell’eufemismo, di «una critica politico-giuridica al green pass» mi sembrano evidenti, e comunque lo sono agli occhi di chi scrive.
È per tutte queste ragioni che trovo del tutto privo di fondamento ogni discorso pro o anti vaccinazione, pro o anti Green Pass imperniato sulla difesa della libertà (del singolo come della collettività) e sul cosiddetto libero arbitrio. Soprattutto l’etica della responsabilità individuale boccheggia a contatto con la disumana e totalitaria realtà sociale che nel XXI secolo ha una dimensione planetaria. Totalitaria, beninteso, nell’accezione squisitamente sociale, e non meramente politologica, sopra delineata.
Un cartello esibito in una manifestazione progressista Pro Vax riportava l’agghiacciante slogan che segue: «Più sanità pubblica, meno libertà individuale». Questo concetto la dice lunga su quanto sia robusto, radicato e diffuso il pensiero autoritario anche – ma forse dovrei scrivere soprattutto – tra coloro che danno del fascista a chiunque osi avanzare un pur timido dubbio intorno alla bontà della vaccinazione di massa, alla neutralità politico-sociale della scienza e alla “politica sanitaria” governativa – a cominciare dall’uso del Green Pass. Un analogo concetto di stampo autoritario lo si trova anche nella riflessione di Massimo Recalcati.
Il principio di realtà secondo il noto psicoanalista (spesso incline alla psicobanalisi illustrata magistralmente da Maurizio Crozza): «La scienza è un’istituzione e quindi è bersaglio del populismo, così come le competenze. Quello che stiamo vedendo è l’idea balorda di queste persone che contrappongono la vita alle istituzioni. Non bisogna contrapporre la vita alle istituzioni, e tra queste segnalo soprattutto la scienza e la famiglia che in questa crisi hanno fatto da argine. Vita e istituzioni sono due facce della stessa medaglia. Se non recuperiamo la fiducia nelle istituzioni noi siamo persi. È chiaro che, in maniera infantile, tutti vorremmo essere già fuori dall’emergenza, ma evidentemente ci vuole pazienza, ci vuole senso di realismo. La libertà non è una proprietà dell’io e non coincide con la possibilità di fare ciò che si vuole. La minoranza scesa in piazza in queste settimane rivendica una visione libertina, puberale e narcisistica della libertà. Noi invece sappiamo che la salvezza sarà collettiva oppure non ci sarà. La libertà non è una proprietà della volontà, bensì qualcosa che senza solidarietà e pensiero del vincolo è una pura impostura. La crisi poteva essere gestita in modo diverso e gli errori ci sono stati, ma ciò non deve compromettere la fiducia nelle istituzioni. Essa deve essere recuperata soprattutto nei confronti della scienza come ricerca, competenza e sapere che si impegna per il bene della comunità. Pasolini diceva che c’è una poesia delle istituzioni; noi dobbiamo recuperare questa poesia, per non darla vinta al populismo anti-istituzionale» (2). Ma di quali istituzioni e di quale comunità parla il nostro psicoanalista? Delle sole istituzioni e della sola comunità oggi esistenti, ossia quelle capitalistiche.
Imputare al “populismo” la sfiducia che molte persone nutrono anche nei confronti della scienza, significa non aver compreso la natura e la dinamica del processo sociale capitalistico, il quale ha nella scienza e nella tecnica due potentissimi motori. La sola Civiltà che Recalcati conosce è, appunto, quella capitalistica, e quindi, sulla scia di Sigmund Freud (vedi, ad esempio, Il disagio della civiltà), egli vede con orrore ogni suo indebolimento, ogni sua crisi, ogni movimento politico-sociale che possa metterne in questione la continuità: O Capitalismo o Barbarie! Recalcati esprime alla perfezione ciò che ho definito punto di vista governativo, e il suo principio di realtà non potrebbe essere più apologetico nei confronti di questa catastrofica società.
Purtroppo io sono molto terra terra su questi argomenti, ed è per questo motivo che raramente ne scrivo. Penso che la filosofia c'entri poco con ciò che stiamo passando, e che una visione più pragmatica sarebbe estremamente opportuna.
Io nell'analisi e negli esempi che fa, ci ho ritrovato tutte le fasce forumistiche che discutono continuamente su questo topic, cosa che volevo evidenziare. Tanto per fare una discussione su qualcosa di diverso dall'interpretazione dei numeretti prese dal testo Matematica e statistica in tempo di covid, come usarle creativamente a proprio vantaggio
Sulle fasce forumistiche non mi esprimo: fosse dipeso da me questo topic arrivava forse alla terza pagina. Ma ovviamente ognuno scrive di quel che vuole e lo fa portando a supporto delle sue tesi quel che ritiene più opportuno.
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Re: [O.T.] Tra i due litiganti, il terzo COVID
Ok, quindi c'è qualcuno che legge i copia e incolla di Dostum.
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Re: [O.T.] Tra i due litiganti, il terzo COVID
Ed ora per colpa di Salieri anche qualcuno in più.
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Re: [O.T.] Tra i due litiganti, il terzo COVID
https://www.ons.gov.uk/peoplepopulation ... tember2021Enrico Pallazzo ha scritto: ↑19/11/2021, 11:38Non sapevo che i vaccini dovessero proteggere dai contagi, io credevo proteggessero dalle ospedalizzazionigiorgiograndi ha scritto: ↑19/11/2021, 11:34Al 17.11.21, i tassi di infezione nel Regno Unito tra i completamente VACClNATl dai 30 anni rimangono più alti rispetto ai non VACClNATl
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Linegoco: "...e se anche fosse (il fallimento della produzione pornografica) chi se ne importa? Nessuno sano di mente si mette a pagare qualcuno solo perché altrimenti fallisce...è ridicolo, ci si dovrebbe impoverire per arricchire altri?"
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"Usare questo o quello studio come bandiera per sostenere una tesi piuttosto che l'altra è sbagliato."
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Oscar: Quello che i miei studi non mi hanno ancora detto con certezza e’ se sono gli italiani a generare PD (senza articolo davanti come sinonimo di sostanza di scarto) o se e’ il PD a generare gli italiani.
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