Riporto come citazione l'esperienza (che lei riporta in un post pubblico) di una ragazza che conosco, scrittrice, persona che ritengo assennata e per nulla fanatica o prevenuta.
Si parla di burocrazia e di gestione umana di determinate situazioni
Riporto qui la mia esperienza (non ancora conclusa) relativa all'esenzione dal vaccino, nel caso potesse essere utile a qualcuno.
Verso la fine di giugno mi confronto con il mio medico: soffro di allergie gravi (tra le reazioni: angioedema, shock anafilattico) nei confronti di allergeni che purtroppo i test non sono mai riusciti a rilevare pienamente (ho avuto reazioni mangiando cose che avevo sempre mangiato, stando magari a casa, tanto che i medici sono riusciti solo a proporre ipotesi: "il problema sono le allergie crociate", a volte le allergie aumentano in caso di stress", "certi allergeni si attivano durante l'esercizio fisico" ecc.) per cui il medico mi consiglia di comportarmi con cautela e di avviare un processo di richiesta di esenzione.
A partire da allora, due mesi kafkiani.
Il medico mi propone di scrivere alla ASL, che dopo una settimana - su mio sollecito - risponde di ripetere i test allergologici per avere informazioni più aggiornate sulle mie allergie. Mi richiamano però dopo qualche giorno dicendomi che ci sono possibilità di accelerare il processo di richiesta di esenzione, l'importante è rispondere ad alcune domande.
"Soffro di allergie gravi o si tratta di lievi allergie, come per esempio riniti allergiche causate da pollini in primavera?"
"Allergie gravi, sono stata in rianimazione, sono stata fibrillante il giorno del ricovero al Cardarelli di Napoli - era il giorno di Natale."
"Ha mai avuto uno shock anafilattico?"
"Sì."
"Quali sono i suoi allergeni?"
"Purtroppo non sono mai riuscita a stabilirlo. Giro con Bentelan e Kestine in borsa proprio perché non so mai cosa potrebbe farmi allergia."
Bene. Vengo considerata idonea a un colloquio di approfondimento con la dott.ssa Soldato, referente degli allergici nella provincia di Pescara. Mi dicono: "Poi, dopo il colloquio, potrà fare finalmente il vaccino". Rispondo che valuterò tutti i rischi e le modalità che mi verranno proposte - dato che il mio medico non si è mostrato così tranquillo; dato che ci sono poche cose che mi fanno più paura di una crisi allergica - e poi si vedrà.
Ricevo un appuntamento: 3 settembre, ore 12.
Stamattina mi presento una quindicina di minuti prima presso l'hub vaccinale, spiego che sono presente nelle liste della ASL come allergica grave, attendo più di un'ora e mezza. In questo tempo mi viene dato il modulo da compilare per il consenso informato (indico, barrando le crocette, le mie problematiche; non firmo), poi una volontaria viene a darci indicazioni.
"Chi è qui per la dott.ssa Soldato?"
Alziamo le mani in una quindicina.
"Farete il vaccino?"
Risponde una ragazza per tutti: "Dipende dalle informazioni che ci verranno date, siamo qui per questo."
Infine, entro. Sono in due, la dott.ssa Soldato e un suo collega: fanno alcune domande, mostro la cartella del ricovero al Cardarelli (l'unica, mea culpa, conservata), spiego la problematica delle allergie non rilevate, racconto le ipotesi fatte dai medici (allergie crociate, allergie da stress ecc.).
La dott.ssa mi ascolta per una decina di minuti, poi segna il mio nome e mi spiega che verrò ricontattata da un allergologo entro la settimana per approfondimenti: lui mi dirà se seguire delle terapie, se fare il vaccino o se ricevere l'esenzione.
Sono passati più di due mesi dal mio primo confronto con il medico, e ancora non ho risposte. Ringrazio di non essere un'insegnante della scuola pubblica né una studentessa universitaria, altrimenti non potrei lavorare o dare esami (in assenza di tampone) mentre vengo rimbalzata da un referente all'altro - perché, sappiatelo, mentre venite rimbalzati da un esperto all'altro non vi viene rilasciato nemmeno lo straccio di un'esenzione provvisoria.
E intanto, nelle percentuali che ogni giorno propone la stampa, faccio parte della fetta di torta che porta su di sé il nome di "novax".