
L'erotismo e l'epica dei Balcani
nell'arte di Marina Abramovic
MILANO - Marina Abramovic torna a scavare nelle sue radici montenegrine con performance e videoinstallazioni che raccontano un'inedita epica dei Balcani. "Balkan Epic" è infatti il titolo della mostra che dal 20 gennaio sarà ospitata nell'Hangar Bicocca: un allestimento spettacolare, con multischermi di ultima tecnologia nelle navate dell'ex capannone industriale.
Un percorso attraverso sei opere dell'artista performativa, tra le quali spicca il nuovo lavoro "Balkan Erotic Epic", che ruota attorno all'uso dell'erotismo nella cultura balcanica. "E' credenza popolare che attraverso l'erotismo l'uomo potesse conservare il segreto delle energie creative, ed entrare in contatto con le forze cosmiche indistruttibili", spiega la Abramovic. "La gente pensava all'erotismo come a qualcosa di sovraumano, che rendesse simili agli dei".
L'opera - una installazione video su multischermo e un filmato di dodici minuti - non ha niente a che vedere con la pornografia ("ripetitiva e noiosa"): è piuttosto una riflessione sull'idea di sesso, un tentativo di mostrare come viene vissuto e percepito dalle popolazioni balcaniche.
Nella sua ricerca, la Abramovic ha consultato manoscritti antichi, analizzato riti pagani radicati fin dal Medioevo nella cultura slava. Poi, grazie alla collaborazione di una casa cinematografica serba, ha riunito un cast di gente comune, che ricreasse, sotto lo sguardo della macchina da presa, quegli antichi rituali: "Gli oggetti osceni e i genitali maschili e femminili hanno una funzione molto importante, legata soprattutto ai riti naturali, come quelli per la fertilità della terra e l'interruzione delle piogge. Gli uomini non si vergognavano di esibire il pene in erezione o durante l'eiaculazione; allo stesso modo le donne mostravano la vagina, il sedere, il seno, persino il sangue mestruale."
Immagini forti, toccanti, che vogliono comunicare l'essenza della vita, l'origine del mondo, la sua materialità e insieme la sua spiritualità , un senso di interiorità e di riflessione. "La cultura occidentale", dice la Abramovic, "ha reso il sesso vile, banale, volgare, spogliandolo della sua componente trascendente. Considero queste mie opere come una conferenza educativa: sarebbe meglio tornare indietro nel tempo, e recuperare i valori della nostra cultura."
In esposizione all'Hangar anche altre cinque video-opere: "The Hero", "Count on Us", "Tesla Urn", "Nude with Skeleton", e "Balkan Baroque", con cui l'artista di fama internazionale ha vinto il Leone d'oro alla Biennale di Venezia nel 1997.
tratto da Repubblica.it




