greco Polibio dall'analisi della storia della Repubblica romana esposta nei 40 libri delle sue Storie, arrivò a formulare la teoria dell'anaciclosi.
Secondo lo storico le tre costituzioni fondamentali si possono sdoppiare in una benigna e in una maligna che si succedono involutivamente dalla migliore alla peggiore, come avviene nel ciclo biologico e in ottemperanza al principio di decadimento, per il quale ogni cosa prodotta dall'uomo è destinata a degenerare.[4]
Secondo Polibio l'ordine dell'evoluzione dei sei tipi di governo è il seguente:
Monarchia;
Tirannia;
Aristocrazia;
Oligarchia;
Democrazia;
Oclocrazia.
Lo Stato inizia con una forma di monarchia primitiva che progressivamente progredisce sotto la guida di un re autorevole e saggio, che agisce nell'interesse e a difesa dei suoi sudditi, dando vita alla virtù politica della "regalità", .
Quando il potere politico passa per successione ereditaria ai figli del re, questi, abusando dell'autorità per loro tornaconto, fanno sì che la monarchia degeneri in tirannide.
Alcuni degli uomini più influenti e potenti (aristoi) dello Stato si stancheranno alla fine degli abusi dei tiranni e li rovesceranno instaurando il regime della aristocrazia.
Proprio come è avvenuto per i successori dei re, quando il potere passerà ai discendenti degli aristocratici, questi inizieranno ad abusare della loro influenza, come i tiranni prima di loro, causando il declino dell'aristocrazia e l'inizio della "oligarchia". Ci sarà non più la "legge di uno" ma l'inizio della "leggi da parte di pochi" che approfitteranno a loro vantaggio del potere.
Gli oligarchi saranno quindi abbattuti dal popolo che instaurerà la democrazia destinata anch'essa a degenerare quando curerà con "leggi alla rinfusa", solo gli interessi delle masse, trasformandosi in oclocrazia.
Durante l'oclocrazia il popolo, danneggiato dal disordine politico e dalla corruzione, svilupperà il sentimento della giustizia e sarà spinto a credere nel populismo dei demagoghi che porteranno lo Stato al caos da cui si uscirà quando emergerà un unico, e a volte virtuoso, demagogo che instaurerà il potere assoluto dittatoriale riportando lo Stato alla monarchia
teoria dell'anaciclosi «enorme fortuna [...] conobbe nel mondo antico e in età umanistico-rinascimentale»[7] con Machiavelli che conferma la visione circolare polibiana dei regimi politici ma vi introduce un elemento nuovo. Le variazioni infatti delle forme di governo avvengono «a caso tra gli uomini»[8]
Mentre allora il ciclo storico polibiano si svolgeva con la stessa necessità naturale di una legge biologica nella concezione di Machiavelli il caso permette di concepire una storia non rigidamente predeterminata.
Infatti nonostante la forza e l'astuzia del Principe nel mantenere saldo il suo Stato, Niccolò Machiavelli ritiene che, per la teoria dell'anaciclosi, questi sia sì destinato a corrompersi: «sogliono le province, il più delle volte, nel variare che le fanno, dall'ordine venire al disordine e di nuovo poi dal disordine all'ordine trapassare... e così sempre da il bene si scende al male, e da il male si sale al bene. Perché la virtù partorisce quiete, la quiete ozio, l'ozio disordine, il disordine rovina; e similmente dalla rovina nasce l'ordine, dall'ordine virtù, da questa gloria e buona fortuna.» [9] ma il cerchio della storia può interrompersi: «questo è il cerchio nel quale girando tutte le republiche si sono governate e si governano: ma rade volte ritornano ne' governi medesimi; perché quasi nessuna republica può essere di tanta vita, che possa passare molte volte per queste mutazioni, e rimanere in piede. Ma bene interviene che, nel travagliare, una republica, mancandole sempre consiglio e forze, diventa suddita d'uno stato propinquo, che sia meglio ordinato di lei: ma, posto che questo non fusse, sarebbe atta una republica a rigirarsi infinito tempo in questi governi.»[10]
