Democratici e progressisti, Carbone (Pd): “Quel nome è nostro, ci hanno copiato”
Il nome è stato depositato alla Camera nel 2014, con tanto di simbolo, dai deputati del Pd Aiello e Carbone, insieme al consigliere regionale Giudiceandrea che valutano un'azione legale.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/02 ... o/3418046/
[O.T.] La peggiore sinistra del mondo
Moderatori: Super Zeta, AlexSmith, Pim, Moderatore1
- Drogato_ di_porno
- Storico dell'impulso
- Messaggi: 77610
- Iscritto il: 20/06/2002, 2:00
Re: [O.T.] La peggiore sinistra del mondo
sti derelitti rottami hanno pure copiato
"Non devo essere io ad insegnarvi che avete nemici ed in gran numero, che non sanno perché lo siano, ma che come cani bastardi di villaggio, si mettono ad abbaiare quando i loro simili lo fanno" (Shakespeare, Enrico VIII)
- OSCAR VENEZIA
- Storico dell'impulso
- Messaggi: 14434
- Iscritto il: 12/02/2009, 15:54
Re: [O.T.] La peggiore sinistra del mondo
La sinistra quando usa i colori della bandiera vira sempre su un orribile verde pisello.
Vedi anche simbolo del Pd. Gli deve sembrare piu' annaquato ed accettabile.
Vedi anche simbolo del Pd. Gli deve sembrare piu' annaquato ed accettabile.
- Drogato_ di_porno
- Storico dell'impulso
- Messaggi: 77610
- Iscritto il: 20/06/2002, 2:00
Re: [O.T.] La peggiore sinistra del mondo
la confusione ideologica è anche musicale.
manca un faro ideologico canoro, c'è bisogno spasmodico di identità
(bandiera rossa era mazziniana)
manca un faro ideologico canoro, c'è bisogno spasmodico di identità
(bandiera rossa era mazziniana)
La sinistra e quell'eterna ricerca di una identità canora
Gli scissionisti del Pd recuperano Bandiera rossa. Renzi girovaga tra pop e rock. Un po' come fece Veltroni. Nulla a che vedere con la ritualità dei raduni post-Pci. Breve storia delle colonne sonore in casa dem.
La politica non ha perso per strada solo le ideologie, ma anche gli inni. Le canzoni di battaglia fanno ormai parte del repertorio d’antiquariato. Paradossalmente proprio l’inventore del partito-leggero, Silvio Berlusconi, ha rilanciato l’inno di partito, pur se sulle strofe di Apicella. Sul versante opposto, da quando il Pci ha ammainato le bandiere, è tutto un girovagare canoro, pescando tra brani rock e musica pop, finché non sono arrivati gli scissionisti del Pd a rimettere le cose a posto, rilanciando Bandiera rossa, uno degli inni più cantati dal Partito comunista fin dal 1921. Tuttavia le radici di Bandiera rossa vanno ricercate assai prima. Come annota Stefano Pivato nel suo Bella ciao, canto e politica nella storia d’Italia (Laterza) la «canzone affonda le sue origini nella cultura politica degli ambienti mazziniani». E da lì la bandiera rossa passa nelle mani dei comunisti prima di essere destrutturata da Zucchero con le sue strofe irridenti: «E allora avanti o popolo, con la chitarra rossa, che intanto il tempo passa e lei non torna più» (Per colpa di chi, 1995). L’inno, in ogni caso, deve avere fatto rabbrividire Matteo Renzi che ha replicato: «Non canto Bandiera rossa, ma sono di sinistra». Una sinistra liquida, così come i suoi gusti musicali sono eclettici.
RENZI DAI COLDPLAY A O' SOLE MIO. Come lo stesso ex premier ha confessato ascolta di tutto, da Mika alla musica classica. E fin qui ci muoviamo nella sfera privata. Più interessante considerare come Renzi ha adattato ai vari passaggi politici le tante colonne sonore che hanno scandito l’evoluzione della sinistra. Alla Leopolda nel 2010 fu scelta una canzone dei Coldplay, Viva la vida, due anni dopo Renzi se ne andò a cena con Bruce Springsteen dopo il concerto della star a Firenze. Per il suo primo discorso da segretario a Milano, nel 2013, optò per un brano dei Negrita, La tua canzone, e venne sconfessato dal gruppo. La parabola si è chiusa con O’ sole mio al comizio per il "Sì" al referendum in piazza del Popolo, note più confacenti al vagheggiato partito della nazione.
Mai si è azzardato Renzi a rovistare nel repertorio di Lucio Battisti, ritenuto appannaggio della destra ma sdoganato da Massimo D’Alema che alla morte del cantautore ne diede una definizione fulminante: «È stato la colonna sonora della nostra giovinezza». Va detto che Renzi si richiama a una tradizione canora inaugurata da Walter Veltroni, che sfruttò i successi del momento per dare allure alla sua carriera politica. Con lui la sinistra spaziò dagli U2 ai Nomadi, da Jovanotti a Lucio Dalla.
DA DE GREGORI A FOSSATI. La ritualità politica dei raduni post-Pci aveva avuto uno spartito più ordinato ai tempi di Achille Occhetto, quando era Viva l’Italia di Francesco De Gregori a fare da ouverture a comizi e convention. Un testo più politico, con l’accenno alla liberazione, a piazza Fontana, e con quel verbo - «l’Italia che resiste» - che è così assiduo e presente nell’immaginario degli eredi del Pci. Poi, l’Ulivo di Romano Prodi adottò La canzone popolare di Ivano Fossati, con quell’esortazione ormai quasi mesta a rimettersi in cammino, nonostante tutto: «Alzati che sta passando la canzone popolare, se c’è qualcosa da dire ancora, ce lo dirà, se c’è qualcosa da capire ancora, ce lo dirà».
L'INFLAZIONATA IMAGINE DI FASSINO. L’elezione di Piero Fassino a segretario del Ds, nel 2001, fu invece salutata da Imagine di John Lennon, l’inno del pacifismo globale, troppo conosciuta per caratterizzarsi come legata a un solo partito e al tempo stesso priva di quell’afflato battagliero, di quelle parole d’ordine che sono così necessarie per un canto che sia universale e identitario al tempo stesso.
Lo spasmodico bisogno di identità che percorre da sempre la sinistra italiana si rispecchia dunque nelle scelte musicali, senza mai un approdo fisso a un testo, a un autore, a una strofa. Operazione difficile già negli Anni 80 e 90, figuriamoci ora che le canzoni ideologiche sono quelle che trionfano a Sanremo e non quelle che introducono i comizi di partito. E non è priva di una certa goffaggine l’incursione della politica nel mondo mutevole della musica leggera, che già dai tempi di Rino Gaetano trattava con sufficiente disprezzo la retorica di palazzo: «Abbasso e alè, nun te reggae più. Dc Pci, nun te reggae più». E correva l’anno 1978.
E CUPERLO CITÒ EROS. Per i discorsi dei leader non restano che brandelli di citazioni, come quando Gianni Cuperlo, in una delle ultime tormentate riunioni della direzione Pd, ha citato addirittura un verso di Eros Ramazzotti rivolto a Renzi: «Matteo, fermati un istante…». E la canzone prosegue del resto così: «Parla chiaro, come non hai fatto mai, dimmi un po’ chi sei…». Una canzone d’amore, dunque, come metafora dell’incomunicabilità dentro il partito del tutti contro tutti.
In definitiva non è riuscito alla sinistra il recupero all’immaginario popolare di inni capaci di suscitare emozioni. Fratelli d’Italia, l’inno italiano, è tornato in auge grazie a Carlo Azeglio Ciampi e ha avuto anche una sua importante funzione in chiave patriottica contro lo sbandierato secessionismo della Lega di Umberto Bossi. Bella ciao è tornata alla ribalta grazie a Michele Santoro, che la intonò nel 2002 in apertura della trasmissione Sciuscià in polemica con Berlusconi. Nessuno dei due canti, tuttavia, è capace di galvanizzare gli animi della sinistra: per via di un passato internazionalista nel caso dell’Inno di Mameli e per la concorrenza delle piazze no global nel caso di Bella ciao.
LA MACARENA DI BONDI-BIANCO. Così non è restato ai nostalgici che recuperare Bandiera rossa. Mentre i renziani, per essere al passo coi tempi, continueranno nel loro randagismo canoro. Atteggiamento che peraltro ha illustri precedenti: pochi ricordano che Rosy Bindi e Gerardo Bianco, alla Festa dell’amicizia del 1996, accennarono assieme al pubblico qualche movenza della Macarena. E due anni fa Angelino Alfano ballò con i suoi a chiusura di un incontro di Ncd sulle note del tormentone Happy di Pharrell Williams. E così la politica trasforma i suoi linguaggi: dagli inni alle canzonette ai balli di gruppo.
"Non devo essere io ad insegnarvi che avete nemici ed in gran numero, che non sanno perché lo siano, ma che come cani bastardi di villaggio, si mettono ad abbaiare quando i loro simili lo fanno" (Shakespeare, Enrico VIII)
- Tasman
- Storico dell'impulso
- Messaggi: 13021
- Iscritto il: 19/01/2009, 18:57
- Località: milano
- Contatta:
Re: [O.T.] La peggiore sinistra del mondo

♫E penso..quanti affanni abbiamo tutti i giorni,e che fatica la serenità. ♪
Fabio Concato.
Fabio Concato.
Re: [O.T.] La peggiore sinistra del mondo
Questo è adattoDrogato_ di_porno ha scritto:la confusione ideologica è anche musicale.
manca un faro ideologico canoro, c'è bisogno spasmodico di identità
(bandiera rossa era mazziniana)
La sinistra e quell'eterna ricerca di una identità canora
Gli scissionisti del Pd recuperano Bandiera rossa. Renzi girovaga tra pop e rock. Un po' come fece Veltroni. Nulla a che vedere con la ritualità dei raduni post-Pci. Breve storia delle colonne sonore in casa dem.
La politica non ha perso per strada solo le ideologie, ma anche gli inni. Le canzoni di battaglia fanno ormai parte del repertorio d’antiquariato. Paradossalmente proprio l’inventore del partito-leggero, Silvio Berlusconi, ha rilanciato l’inno di partito, pur se sulle strofe di Apicella. Sul versante opposto, da quando il Pci ha ammainato le bandiere, è tutto un girovagare canoro, pescando tra brani rock e musica pop, finché non sono arrivati gli scissionisti del Pd a rimettere le cose a posto, rilanciando Bandiera rossa, uno degli inni più cantati dal Partito comunista fin dal 1921. Tuttavia le radici di Bandiera rossa vanno ricercate assai prima. Come annota Stefano Pivato nel suo Bella ciao, canto e politica nella storia d’Italia (Laterza) la «canzone affonda le sue origini nella cultura politica degli ambienti mazziniani». E da lì la bandiera rossa passa nelle mani dei comunisti prima di essere destrutturata da Zucchero con le sue strofe irridenti: «E allora avanti o popolo, con la chitarra rossa, che intanto il tempo passa e lei non torna più» (Per colpa di chi, 1995). L’inno, in ogni caso, deve avere fatto rabbrividire Matteo Renzi che ha replicato: «Non canto Bandiera rossa, ma sono di sinistra». Una sinistra liquida, così come i suoi gusti musicali sono eclettici.
RENZI DAI COLDPLAY A O' SOLE MIO. Come lo stesso ex premier ha confessato ascolta di tutto, da Mika alla musica classica. E fin qui ci muoviamo nella sfera privata. Più interessante considerare come Renzi ha adattato ai vari passaggi politici le tante colonne sonore che hanno scandito l’evoluzione della sinistra. Alla Leopolda nel 2010 fu scelta una canzone dei Coldplay, Viva la vida, due anni dopo Renzi se ne andò a cena con Bruce Springsteen dopo il concerto della star a Firenze. Per il suo primo discorso da segretario a Milano, nel 2013, optò per un brano dei Negrita, La tua canzone, e venne sconfessato dal gruppo. La parabola si è chiusa con O’ sole mio al comizio per il "Sì" al referendum in piazza del Popolo, note più confacenti al vagheggiato partito della nazione.
Mai si è azzardato Renzi a rovistare nel repertorio di Lucio Battisti, ritenuto appannaggio della destra ma sdoganato da Massimo D’Alema che alla morte del cantautore ne diede una definizione fulminante: «È stato la colonna sonora della nostra giovinezza». Va detto che Renzi si richiama a una tradizione canora inaugurata da Walter Veltroni, che sfruttò i successi del momento per dare allure alla sua carriera politica. Con lui la sinistra spaziò dagli U2 ai Nomadi, da Jovanotti a Lucio Dalla.
DA DE GREGORI A FOSSATI. La ritualità politica dei raduni post-Pci aveva avuto uno spartito più ordinato ai tempi di Achille Occhetto, quando era Viva l’Italia di Francesco De Gregori a fare da ouverture a comizi e convention. Un testo più politico, con l’accenno alla liberazione, a piazza Fontana, e con quel verbo - «l’Italia che resiste» - che è così assiduo e presente nell’immaginario degli eredi del Pci. Poi, l’Ulivo di Romano Prodi adottò La canzone popolare di Ivano Fossati, con quell’esortazione ormai quasi mesta a rimettersi in cammino, nonostante tutto: «Alzati che sta passando la canzone popolare, se c’è qualcosa da dire ancora, ce lo dirà, se c’è qualcosa da capire ancora, ce lo dirà».
L'INFLAZIONATA IMAGINE DI FASSINO. L’elezione di Piero Fassino a segretario del Ds, nel 2001, fu invece salutata da Imagine di John Lennon, l’inno del pacifismo globale, troppo conosciuta per caratterizzarsi come legata a un solo partito e al tempo stesso priva di quell’afflato battagliero, di quelle parole d’ordine che sono così necessarie per un canto che sia universale e identitario al tempo stesso.
Lo spasmodico bisogno di identità che percorre da sempre la sinistra italiana si rispecchia dunque nelle scelte musicali, senza mai un approdo fisso a un testo, a un autore, a una strofa. Operazione difficile già negli Anni 80 e 90, figuriamoci ora che le canzoni ideologiche sono quelle che trionfano a Sanremo e non quelle che introducono i comizi di partito. E non è priva di una certa goffaggine l’incursione della politica nel mondo mutevole della musica leggera, che già dai tempi di Rino Gaetano trattava con sufficiente disprezzo la retorica di palazzo: «Abbasso e alè, nun te reggae più. Dc Pci, nun te reggae più». E correva l’anno 1978.
E CUPERLO CITÒ EROS. Per i discorsi dei leader non restano che brandelli di citazioni, come quando Gianni Cuperlo, in una delle ultime tormentate riunioni della direzione Pd, ha citato addirittura un verso di Eros Ramazzotti rivolto a Renzi: «Matteo, fermati un istante…». E la canzone prosegue del resto così: «Parla chiaro, come non hai fatto mai, dimmi un po’ chi sei…». Una canzone d’amore, dunque, come metafora dell’incomunicabilità dentro il partito del tutti contro tutti.
In definitiva non è riuscito alla sinistra il recupero all’immaginario popolare di inni capaci di suscitare emozioni. Fratelli d’Italia, l’inno italiano, è tornato in auge grazie a Carlo Azeglio Ciampi e ha avuto anche una sua importante funzione in chiave patriottica contro lo sbandierato secessionismo della Lega di Umberto Bossi. Bella ciao è tornata alla ribalta grazie a Michele Santoro, che la intonò nel 2002 in apertura della trasmissione Sciuscià in polemica con Berlusconi. Nessuno dei due canti, tuttavia, è capace di galvanizzare gli animi della sinistra: per via di un passato internazionalista nel caso dell’Inno di Mameli e per la concorrenza delle piazze no global nel caso di Bella ciao.
LA MACARENA DI BONDI-BIANCO. Così non è restato ai nostalgici che recuperare Bandiera rossa. Mentre i renziani, per essere al passo coi tempi, continueranno nel loro randagismo canoro. Atteggiamento che peraltro ha illustri precedenti: pochi ricordano che Rosy Bindi e Gerardo Bianco, alla Festa dell’amicizia del 1996, accennarono assieme al pubblico qualche movenza della Macarena. E due anni fa Angelino Alfano ballò con i suoi a chiusura di un incontro di Ncd sulle note del tormentone Happy di Pharrell Williams. E così la politica trasforma i suoi linguaggi: dagli inni alle canzonette ai balli di gruppo.
MEGLIO LICANTROPI CHE FILANTROPI
Baalkaan hai la machina targata Sassari?
VE LA MERITATE GEGGIA
Baalkaan hai la machina targata Sassari?
VE LA MERITATE GEGGIA
- D.A.Siqueiros
- Veterano dell'impulso
- Messaggi: 3405
- Iscritto il: 22/05/2016, 21:08
- Località: Milano
Re: [O.T.] La peggiore sinistra del mondo
Il caffè, Massimo Gramellini, stamane:
«Lasciare il Pd? Come strappare un cerotto: fa male, però dopo si sta meglio» dichiara con noncuranza D’Alema, la vasta mente già proiettata sulle prossime disfatte. E a chi lo ascolta cascano i cerotti e magari non solo quelli. Ma come? Avete occupato per anni la scena mediatica con la cronaca dei vostri bisticci da cortile spacciati per questioni di principio. Avete bloccato per almeno un anno i lavori del Parlamento con la disfida dei Sì e dei No, le leggi elettorali perennemente interrotte, le paccottiglie tattiche su primarie aperte, chiuse o cabriolet. Poi le correnti, gli spifferi, le scissioni agitate come clave di pastafrolla, le elezioni anticipabili, i governi a scadenza tipo yogurt. E tutto questo, dicevate, perché il Pd era il centro pulsante del sistema. L’architrave della democrazia. Avete creato intorno alla sua disgregazione un clima solenne da tragedia nazionale. E adesso che il dramma è finalmente compiuto, il capo dei congiurati minimizza il suo stesso operato e celebra il distacco con un’alzata di spalle? Se ne deduce che il primo a non avere mai creduto fin dall’inizio che il Pd fosse una cosa seria è stato lui, con buona pace dei militanti che invece ci avevano investito tempo e passione, e oggi si sentono sconfitti come coniugi alle prese con un fallimento matrimoniale. Si è strappato il cerotto, dice. Il guaio è che, prima di strapparselo, se l’era messo, indossandolo per anni come una medaglia. Perché a questo ormai si è ridotta la politica. A un mettere e togliere cerotti sopra ferite che non guariscono mai.>>
«Lasciare il Pd? Come strappare un cerotto: fa male, però dopo si sta meglio» dichiara con noncuranza D’Alema, la vasta mente già proiettata sulle prossime disfatte. E a chi lo ascolta cascano i cerotti e magari non solo quelli. Ma come? Avete occupato per anni la scena mediatica con la cronaca dei vostri bisticci da cortile spacciati per questioni di principio. Avete bloccato per almeno un anno i lavori del Parlamento con la disfida dei Sì e dei No, le leggi elettorali perennemente interrotte, le paccottiglie tattiche su primarie aperte, chiuse o cabriolet. Poi le correnti, gli spifferi, le scissioni agitate come clave di pastafrolla, le elezioni anticipabili, i governi a scadenza tipo yogurt. E tutto questo, dicevate, perché il Pd era il centro pulsante del sistema. L’architrave della democrazia. Avete creato intorno alla sua disgregazione un clima solenne da tragedia nazionale. E adesso che il dramma è finalmente compiuto, il capo dei congiurati minimizza il suo stesso operato e celebra il distacco con un’alzata di spalle? Se ne deduce che il primo a non avere mai creduto fin dall’inizio che il Pd fosse una cosa seria è stato lui, con buona pace dei militanti che invece ci avevano investito tempo e passione, e oggi si sentono sconfitti come coniugi alle prese con un fallimento matrimoniale. Si è strappato il cerotto, dice. Il guaio è che, prima di strapparselo, se l’era messo, indossandolo per anni come una medaglia. Perché a questo ormai si è ridotta la politica. A un mettere e togliere cerotti sopra ferite che non guariscono mai.>>
-
- Nuovi Impulsi
- Messaggi: 375
- Iscritto il: 07/03/2017, 13:08
Re: [O.T.] La peggiore sinistra del mondo
Ma insomma, una volta che avevano trovato una sigla bella e universalmente apprezzata come DP ( ai tempi di Democrazia Proletaria l'altra DP non era così conosciuta ), che rovinano tutto aggiungendo una M.
- Drogato_ di_porno
- Storico dell'impulso
- Messaggi: 77610
- Iscritto il: 20/06/2002, 2:00
Re: [O.T.] La peggiore sinistra del mondo
dos siamo in pieno revisionismo
1. BARBARA COSTA: ‘KARL MARX ERA UN MANTENUTO. LUI, MOGLIE, FIGLI, PURE L’AMANTE, VIVEVANO SULLE SPALLE DI ENGELS, COMUNISTA E RICCO RAMPOLLO DI FACOLTOSI INDUSTRIALI
2. IN NOME DEL PROLETARIATO, MARX NON HA LAVORATO IN VITA SUA. SDEGNAVA I PROLETARI, NON NE HA MAI FREQUENTATO UNO. TRANNE LE PROSTITUTE CHE ENGELS PAGAVA PER ENTRAMBI
3. MARX SPOSÒ UNA BARONESSA ANGLO-TEDESCA E SI RIVELÒ UN MARITO EGOISTA, DEDITO SOLO A TEORIZZARE QUEL COMUNISMO CHE NEL ‘900 ROVINÒ LA VITA A POPOLI INTERI
4. LE FIGLIE MORTE SUICIDE, LA CAMERIERA SCOPATA IN STRADA, MESSA INCINTA E IL FIGLIO FATTO RICONOSCERE DA ENGELS. NON SI LAVAVA, ODIAVA I BORGHESI PERCHÉ LI INVIDIAVA
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 143775.htm
"Non devo essere io ad insegnarvi che avete nemici ed in gran numero, che non sanno perché lo siano, ma che come cani bastardi di villaggio, si mettono ad abbaiare quando i loro simili lo fanno" (Shakespeare, Enrico VIII)
Re: [O.T.] La peggiore sinistra del mondo
Non ho rapporti con i proletari
soltanto a tarda notte lungo i viali
(Das Kapital und das Antikapital)

soltanto a tarda notte lungo i viali
(Das Kapital und das Antikapital)

Ille ego, Blif, ductus Minervæ sorte sacerdos (ბლუფ)
Re: [O.T.] La peggiore sinistra del mondo
Contano le idee non i fatti
Il sentimento più sincero rimane sempre l'erezione
Re: [O.T.] La peggiore sinistra del mondo
http://www.repubblica.it/politica/2017/ ... P4-S1.4-T1
antivaccinisti anche nei bersaniani..... questi nascono proprio male....
antivaccinisti anche nei bersaniani..... questi nascono proprio male....
Il sentimento più sincero rimane sempre l'erezione
- lingerie_lover
- Veterano dell'impulso
- Messaggi: 2621
- Iscritto il: 01/12/2015, 9:12
- Località: isola bisentina
Re: [O.T.] La peggiore sinistra del mondo
s'è visto in romania che è successo con questa storia dei vaccini.
- Drogato_ di_porno
- Storico dell'impulso
- Messaggi: 77610
- Iscritto il: 20/06/2002, 2:00
Re: [O.T.] La peggiore sinistra del mondo
Spero abbiate visto la puntata di Report sul cinema italiano
Benigni ha scaricato 5 mln di perdite sui contribuenti con il solito giro di intrallazzi
così ha querelato la trasmissione, lui che nel 2011 l'aveva difesa dalla censura di Silvio
http://www.dagospia.com/rubrica-29/cron ... 145967.htm
Benigni ha scaricato 5 mln di perdite sui contribuenti con il solito giro di intrallazzi
così ha querelato la trasmissione, lui che nel 2011 l'aveva difesa dalla censura di Silvio
http://www.dagospia.com/rubrica-29/cron ... 145967.htm
"Non devo essere io ad insegnarvi che avete nemici ed in gran numero, che non sanno perché lo siano, ma che come cani bastardi di villaggio, si mettono ad abbaiare quando i loro simili lo fanno" (Shakespeare, Enrico VIII)
Re: [O.T.] La peggiore sinistra del mondo
Renzi vuol far rimpiangere Berlusconi (voglio scappare a Fortaleza)Drogato_ di_porno ha scritto:Spero abbiate visto la puntata di Report sul cinema italiano
Benigni ha scaricato 5 mln di perdite sui contribuenti con il solito giro di intrallazzi
così ha querelato la trasmissione, lui che nel 2011 l'aveva difesa dalla censura di Silvio
http://www.dagospia.com/rubrica-29/cron ... 145967.htm

MEGLIO LICANTROPI CHE FILANTROPI
Baalkaan hai la machina targata Sassari?
VE LA MERITATE GEGGIA
Baalkaan hai la machina targata Sassari?
VE LA MERITATE GEGGIA
- pan
- Storico dell'impulso
- Messaggi: 19130
- Iscritto il: 22/01/2005, 3:12
- Località: Terronia settentrionale
Re: [O.T.] La peggiore sinistra del mondo
Gramellini è un sentimentalista spicciolo, Michela Marzano invece è una genietta della filosofia. Consiglio vivamente la lettura di questo libro, almeno delle prime pagine :D.A.Siqueiros ha scritto:Il caffè, Massimo Gramellini, stamane:
«Lasciare il Pd? Come strappare un cerotto: fa male, però dopo si sta meglio» dichiara con noncuranza D’Alema, la vasta mente già proiettata sulle prossime disfatte. E a chi lo ascolta cascano i cerotti e magari non solo quelli. Ma come? Avete occupato per anni la scena mediatica con la cronaca dei vostri bisticci da cortile spacciati per questioni di principio. Avete bloccato per almeno un anno i lavori del Parlamento con la disfida dei Sì e dei No, le leggi elettorali perennemente interrotte, le paccottiglie tattiche su primarie aperte, chiuse o cabriolet. Poi le correnti, gli spifferi, le scissioni agitate come clave di pastafrolla, le elezioni anticipabili, i governi a scadenza tipo yogurt. E tutto questo, dicevate, perché il Pd era il centro pulsante del sistema. L’architrave della democrazia. Avete creato intorno alla sua disgregazione un clima solenne da tragedia nazionale. E adesso che il dramma è finalmente compiuto, il capo dei congiurati minimizza il suo stesso operato e celebra il distacco con un’alzata di spalle? Se ne deduce che il primo a non avere mai creduto fin dall’inizio che il Pd fosse una cosa seria è stato lui, con buona pace dei militanti che invece ci avevano investito tempo e passione, e oggi si sentono sconfitti come coniugi alle prese con un fallimento matrimoniale. Si è strappato il cerotto, dice. Il guaio è che, prima di strapparselo, se l’era messo, indossandolo per anni come una medaglia. Perché a questo ormai si è ridotta la politica. A un mettere e togliere cerotti sopra ferite che non guariscono mai.>>
https://www.ibs.it/non-seguire-mondo-co ... 8851126889
Vi è tutta la buona fede di voler restare rappresentante del popolo italiano come richiestole dal partito in cui aveva creduto. Il libro è del 2015 e termina con una sospensione. Il 12 maggio 2016 lascia il gruppo PD.
Aggiungo che conosco da vicino il suo travaglio di quel periodo. Piccola grande Michelina.
Non seguire le orme degli antichi, ma quello che essi cercarono. (Matsuo Basho,1685) - fa caldo l'Italia è sull'orlo di un baratro e non scopo da mesi (cimmeno 2009) - ...stai su un forum di segaioli; dove pensavi di stare, grande uomo? (sunday silence,2012)