L'ANGOLO DELLA POESIA
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- pan
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Re: L'ANGOLO DELLA POESIA
E' giusto. A un socialista e a un comunista non va risparmiato nulla.
Non seguire le orme degli antichi, ma quello che essi cercarono. (Matsuo Basho,1685) - fa caldo l'Italia è sull'orlo di un baratro e non scopo da mesi (cimmeno 2009) - ...stai su un forum di segaioli; dove pensavi di stare, grande uomo? (sunday silence,2012)
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Re: L'ANGOLO DELLA POESIA
per chi vuole sapere un pò di più di questa canzone di Faber
La domenica delle salme
https://www.antiwarsongs.org/canzone.ph ... 09&lang=it
Le Nuvole è uno dei miei preferiti di Faber, questa canzone la sapevo a memoria
E tra i responsabili di questa "pace terrificante", gli stessi cantautori: "voi che avete cantato sui trampoli e in ginocchio / coi pianoforti a tracolla vestiti da Pinocchio / voi che avete cantato per i longobardi e i centralisti / per l'Amazzonia e per la pecunia / nei palastilisti / e dai padri Maristi / voi avevate voci potenti / lingue allenate a battere il tamburo / voi avevate voci potenti / adatte per il vaffanculo".
come manca un Faber
La domenica delle salme
https://www.antiwarsongs.org/canzone.ph ... 09&lang=it
Le Nuvole è uno dei miei preferiti di Faber, questa canzone la sapevo a memoria
E tra i responsabili di questa "pace terrificante", gli stessi cantautori: "voi che avete cantato sui trampoli e in ginocchio / coi pianoforti a tracolla vestiti da Pinocchio / voi che avete cantato per i longobardi e i centralisti / per l'Amazzonia e per la pecunia / nei palastilisti / e dai padri Maristi / voi avevate voci potenti / lingue allenate a battere il tamburo / voi avevate voci potenti / adatte per il vaffanculo".
come manca un Faber
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Re: L'ANGOLO DELLA POESIA
Bob Dylan è il De Andrè americano e non viceversa (e Faber doveva vincere il nobel)
non lo dice la Pivano, lo dico io
non lo dice la Pivano, lo dico io

non so niente, non mi importa niente, non mi occupo di niente, non credo niente e non voglio niente
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Re: L'ANGOLO DELLA POESIA
e hai ragione da vendere.
"gioir nei prati o fra i muri di calce, come crescere il grano guarda il villano affinchè sia maturo per la falce"
Tutti morimmo a stento...che album!
"gioir nei prati o fra i muri di calce, come crescere il grano guarda il villano affinchè sia maturo per la falce"
Tutti morimmo a stento...che album!
- bellavista
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Re: L'ANGOLO DELLA POESIA
Questa è da Nobel per la letteraturamanigliasferica ha scritto:e hai ragione da vendere.
"gioir nei prati o fra i muri di calce, come crescere il grano guarda il villano affinchè sia maturo per la falce"
Tutti morimmo a stento...che album!
"è mai possibile o porco di un cane, che le avventure in questo reame debban concludersi tutte con grandi puttane!
Carlo Martello

Qui habet, dabitur ei. E comunque: Stikazzi
Re: L'ANGOLO DELLA POESIA
C'è chi dice che sia tornato.manigliasferica ha scritto:come manca un Faber

Ille ego, Blif, ductus Minervæ sorte sacerdos (ბლუფ)
Re: L'ANGOLO DELLA POESIA
la mia solita precisazione (ricordando che sono deandreano pure io...)
guardate che la grandissima parte delle canzoni non le ha scritte de andrè, ma qualcun altro, che di solito non compare neanche fra i crediti
ad esempio, volume ottavo è stato scritto in larghissima parte da de gregori (salvo amico fragile)
massimo bubola ha scritto quasi tutto rimini e l'indiano (come pure don raffaè)
anime salve è scritto da fossati
etc etc
questo ovviamente non toglie nulla alla grandezza assoluta di de andrè, solo occorre ricordare anche chi lo ha aiutato a costruirla
guardate che la grandissima parte delle canzoni non le ha scritte de andrè, ma qualcun altro, che di solito non compare neanche fra i crediti
ad esempio, volume ottavo è stato scritto in larghissima parte da de gregori (salvo amico fragile)
massimo bubola ha scritto quasi tutto rimini e l'indiano (come pure don raffaè)
anime salve è scritto da fossati
etc etc
questo ovviamente non toglie nulla alla grandezza assoluta di de andrè, solo occorre ricordare anche chi lo ha aiutato a costruirla
E sorridi! (Earl J. Hickey)
Di regole io ne conosco una sola: bisogna essere buoni, cazzo (K. Vonnegut)
Chi è senza peccato non ha un cazzo da raccontare (V. Costantino)
Di regole io ne conosco una sola: bisogna essere buoni, cazzo (K. Vonnegut)
Chi è senza peccato non ha un cazzo da raccontare (V. Costantino)
Re: L'ANGOLO DELLA POESIA
poetico, nonostante i probabili anni di brigantaggio avvvocatizio per sopravvivere al mondo, questo intonso senso di giustizia e merito
ruffia...rufesco
ruffia...rufesco
c è sempre tanta musica nell' aria -- a cup of tea would restore my normality-- “Non vi è alcuna strada che porta alla pace: la pace è la via” nulla contro l'utente Tenz
Re: L'ANGOLO DELLA POESIA
la montagna dove muore l’amore
C’è sempre qualche malfunzionamento In certe grandi case popolari
Di solito è la luce delle scale
La serratura oppure un ascensore
O tutte queste cose in una volta
Entra chi vuole e allora vi entro anch’io
Confuso tra inquilini di ogni dove
Dai nomi che riecheggiano sapori
D’atlante o di romanzo d’avventura
Di trattorie gestite da cinesi
Di trafiletti da cronaca nera.
Usando un ascensore di servizio
Arrivo indisturbato sul terrazzo
Da dove guardo verso l’orizzonte
Come se stessi in vetta a una montagna Ma il suolo è solo a trenta metri appena Intorno non ho pini resinosi
Ma antenne paraboliche e camini
In basso non si estende alcuna valle
Ma un tratto urbano della tangenziale.
Compiendo un alpinismo alla rovescia
Discendo lentamente per le scale
E ascolto ad ogni piano, ad ogni porta
L’amore che agonizza in questo monte.
Decimo piano
Frammento di diatriba familiare
Lo schiaffo e dopo un grido di dolore
Un cellulare suona inascoltato
Nono piano
I pianti di bambini proletari
Voci stizzite in turco o in albanese
Il fischio di una pentola a pressione
Ottavo piano
Cozzare di stoviglie scompaiate
“Ma dove credi che li trovo, i soldi?”
Le sedie trascinate per dispetto
Settimo piano
Applausi in qualche quiz per milionari
La lite con la figlia adolescente
Sei nomi slavi accanto a un campanello
Sesto piano
Rimbombi esagerati di un home theatre
L’odore di pietanze misteriose
“Non tornerai alle quattro anche stanotte?”
Quinto piano
Offese orrende in calabrese stretto
Silenzio: ed è la cosa più inquietante
“Lavoro tutto il giorno ed ecco il grazie”
Quarto piano
Il disco hip hop di un figlio solo a casa
“Sia maledetto il giorno che son nata”
Il vento che fa sbattere una porta
Terzo piano
Abdoul che prende a schiaffi la sua Amina
Un rutto e lei che dice “Sei un maiale”
La sigla tronfia di un telegiornale
Secondo piano
“Sei stata in giro tutto il giorno, troia”
Un vecchio sordo grida contro il gatto
“Ma quando ti decidi a lavorare?”
Primo piano
“In questa casa non funziona niente”
“E questa merda tu la chiami cena?”
“Un giorno o l’altro compirò una strage”
Ecco il portone e l’atrio senza luce
Esco correndo e non mi volto indietro. Finché non giungo in un parcheggio oscuro. Mi trovo circondato dalle auto
In cui stanno nascendo nuovi amori.
Vorrei bussare a quei cristalli oscuri
Vorrei mettere fine a quegli amplessi
Vorrei gridare a quelle coppie ingenue
“Non date fede a Céline Dion, mendace
Che canta del respiro degli amanti
Che nel mattino dormono abbracciati.”
Indicherei la torre minacciosa...
“Ogni montagna chiede il suo tributo
E questa è più crudele d’ogni altra.
La sveglia, gli OGM, i palinsesti
Vi spegneranno un po’ alla volta il cuore.”
(tommaso labranca)
C’è sempre qualche malfunzionamento In certe grandi case popolari
Di solito è la luce delle scale
La serratura oppure un ascensore
O tutte queste cose in una volta
Entra chi vuole e allora vi entro anch’io
Confuso tra inquilini di ogni dove
Dai nomi che riecheggiano sapori
D’atlante o di romanzo d’avventura
Di trattorie gestite da cinesi
Di trafiletti da cronaca nera.
Usando un ascensore di servizio
Arrivo indisturbato sul terrazzo
Da dove guardo verso l’orizzonte
Come se stessi in vetta a una montagna Ma il suolo è solo a trenta metri appena Intorno non ho pini resinosi
Ma antenne paraboliche e camini
In basso non si estende alcuna valle
Ma un tratto urbano della tangenziale.
Compiendo un alpinismo alla rovescia
Discendo lentamente per le scale
E ascolto ad ogni piano, ad ogni porta
L’amore che agonizza in questo monte.
Decimo piano
Frammento di diatriba familiare
Lo schiaffo e dopo un grido di dolore
Un cellulare suona inascoltato
Nono piano
I pianti di bambini proletari
Voci stizzite in turco o in albanese
Il fischio di una pentola a pressione
Ottavo piano
Cozzare di stoviglie scompaiate
“Ma dove credi che li trovo, i soldi?”
Le sedie trascinate per dispetto
Settimo piano
Applausi in qualche quiz per milionari
La lite con la figlia adolescente
Sei nomi slavi accanto a un campanello
Sesto piano
Rimbombi esagerati di un home theatre
L’odore di pietanze misteriose
“Non tornerai alle quattro anche stanotte?”
Quinto piano
Offese orrende in calabrese stretto
Silenzio: ed è la cosa più inquietante
“Lavoro tutto il giorno ed ecco il grazie”
Quarto piano
Il disco hip hop di un figlio solo a casa
“Sia maledetto il giorno che son nata”
Il vento che fa sbattere una porta
Terzo piano
Abdoul che prende a schiaffi la sua Amina
Un rutto e lei che dice “Sei un maiale”
La sigla tronfia di un telegiornale
Secondo piano
“Sei stata in giro tutto il giorno, troia”
Un vecchio sordo grida contro il gatto
“Ma quando ti decidi a lavorare?”
Primo piano
“In questa casa non funziona niente”
“E questa merda tu la chiami cena?”
“Un giorno o l’altro compirò una strage”
Ecco il portone e l’atrio senza luce
Esco correndo e non mi volto indietro. Finché non giungo in un parcheggio oscuro. Mi trovo circondato dalle auto
In cui stanno nascendo nuovi amori.
Vorrei bussare a quei cristalli oscuri
Vorrei mettere fine a quegli amplessi
Vorrei gridare a quelle coppie ingenue
“Non date fede a Céline Dion, mendace
Che canta del respiro degli amanti
Che nel mattino dormono abbracciati.”
Indicherei la torre minacciosa...
“Ogni montagna chiede il suo tributo
E questa è più crudele d’ogni altra.
La sveglia, gli OGM, i palinsesti
Vi spegneranno un po’ alla volta il cuore.”
(tommaso labranca)
La verginità è un ottima cosa perché capisci meglio cosa è vero e cosa invece è falso.
Re: L'ANGOLO DELLA POESIA
e una delle mie preferite. con citazione da un noto brano disco anni 2000.
crain @ de discotek
I
Amore spento
Fuoco già estinto
Durò soltanto
Per quel momento
Che mi parve incanto
Un portento
Dal cielo giunto
Si mutò in vento
Che mi prosciuga dentro
E fa di me un torrente
Che non ha più fonte
Non ha più la sua corrente
E l’inverno attende.
II
Discoteca scadente
Sulle rive del Brenta
Finta estate caliente
Grasse in autoreggenti
Qualche triste studente
Io casuale cliente
Tu improvviso frammento
Di un prezioso diamante.
Sguardo che è rapimento
Di Cupido instrumento.
Mi colpisce violento
Il sorriso convinto
Come spada da kendo.
Come zefiro aulente
Che discende da un monte
Sulla pista tra gli unti
Si avvicina sospinto
Il tuo corpo discinto.
Ora giunti
Or disgiunti
Alla fine ti arrendi
Alla fine ti accendi
Non son baci, ma accenti
Di un amore impaziente
Di una attesa urticante.
Quando si placa l’onda
Mi sbilancio e domando:
“Il tuo numero?” e attendo...
Tu ci pensi un secondo
Poi mi dici “C’ho un Wind
Tre due otto sei venti...”
Gesto da adolescente
Uno squillo soltanto
Per sentirti dir “Pronto?”
Per mostrarmi presente
Ma la voce è gelante:
“Numero inesistente”.
III
Di neve
Un manto
Discende
D’argento
Pesante
Sul sogno si posò.
Sul cuore un guanto
Nero distendo
Fatto è d’amianto
Spegne all’istante
Ogni accenno al sentimento
Che mi fa spavento
Che mai più in me riaccendo
Ti passo accanto
Freddezza ostento
Or saldo il conto
Poi me ne andrò.
IV
Amore spento Fuoco già estinto.
Le quattro e trenta...
Mentre l’oriente
S’accende
Il buio resta in me.
crain @ de discotek
I
Amore spento
Fuoco già estinto
Durò soltanto
Per quel momento
Che mi parve incanto
Un portento
Dal cielo giunto
Si mutò in vento
Che mi prosciuga dentro
E fa di me un torrente
Che non ha più fonte
Non ha più la sua corrente
E l’inverno attende.
II
Discoteca scadente
Sulle rive del Brenta
Finta estate caliente
Grasse in autoreggenti
Qualche triste studente
Io casuale cliente
Tu improvviso frammento
Di un prezioso diamante.
Sguardo che è rapimento
Di Cupido instrumento.
Mi colpisce violento
Il sorriso convinto
Come spada da kendo.
Come zefiro aulente
Che discende da un monte
Sulla pista tra gli unti
Si avvicina sospinto
Il tuo corpo discinto.
Ora giunti
Or disgiunti
Alla fine ti arrendi
Alla fine ti accendi
Non son baci, ma accenti
Di un amore impaziente
Di una attesa urticante.
Quando si placa l’onda
Mi sbilancio e domando:
“Il tuo numero?” e attendo...
Tu ci pensi un secondo
Poi mi dici “C’ho un Wind
Tre due otto sei venti...”
Gesto da adolescente
Uno squillo soltanto
Per sentirti dir “Pronto?”
Per mostrarmi presente
Ma la voce è gelante:
“Numero inesistente”.
III
Di neve
Un manto
Discende
D’argento
Pesante
Sul sogno si posò.
Sul cuore un guanto
Nero distendo
Fatto è d’amianto
Spegne all’istante
Ogni accenno al sentimento
Che mi fa spavento
Che mai più in me riaccendo
Ti passo accanto
Freddezza ostento
Or saldo il conto
Poi me ne andrò.
IV
Amore spento Fuoco già estinto.
Le quattro e trenta...
Mentre l’oriente
S’accende
Il buio resta in me.
La verginità è un ottima cosa perché capisci meglio cosa è vero e cosa invece è falso.
Re: L'ANGOLO DELLA POESIA
San Martino
La nebbia agli irti colli
Piovigginando sale,
E sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;
Ma per le vie del borgo
Dal ribollir dè tini
Va l'aspro odor de i vini
L'anime a rallegrar.
Gira sù ceppi accesi
Lo spiedo scoppiettando:
Sta il cacciator fischiando
Su l'uscio a rimirar
Tra le rossastre nubi
Stormi d'uccelli neri,
Com'esuli pensieri,
Nel vespero migrar.
Giosuè Carducci
La nebbia agli irti colli
Piovigginando sale,
E sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;
Ma per le vie del borgo
Dal ribollir dè tini
Va l'aspro odor de i vini
L'anime a rallegrar.
Gira sù ceppi accesi
Lo spiedo scoppiettando:
Sta il cacciator fischiando
Su l'uscio a rimirar
Tra le rossastre nubi
Stormi d'uccelli neri,
Com'esuli pensieri,
Nel vespero migrar.
Giosuè Carducci
- bellavista
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Re: L'ANGOLO DELLA POESIA
questa è poco conosciuta ma assolutamente magnifica, leggete il testo prima di ascoltarla
-Vuoi davvero lasciare ai tuoi occhi
solo i sogni che non fanno svegliare.-
-Sì, Vostro Onore, ma li voglio più grandi.-
-C'è lì un posto, lo ha lasciato tuo padre.
Non dovrai che restare sul ponte
e guardare le altre navi passare
le più piccole dirigile al fiume
le più grandi sanno già dove andare.-
Così son diventato mio padre
ucciso in un sogno precedente
il tribunale mi ha dato fiducia
assoluzione e delitto lo stesso movente.
E ora Berto, figlio della lavandaia,
compagno di scuola, preferisce imparare
a contare sulle antenne dei grilli
non usa mai bolle di sapone per giocare;
seppelliva sua madre in un cimitero di lavatrici
avvolta in un lenzuolo quasi come gli eroi;
si fermò un attimo per suggerire a dio
di continuare a farsi i fatti suoi
e scappò via con la paura di arrugginire
il giornale di ieri lo dà morto arrugginito,
i becchini ne raccolgono spesso
fra la gente che si lascia piovere addosso.
Ho investito il denaro e gli affetti
banca e famiglia danno rendite sicure,
con mia moglie si discute l'amore
ci sono distanze, non ci sono paure,
ma ogni notte lei mi si arrende più tardi
vengono uomini, ce n'è uno più magro,
ha una valigia e due passaporti,
lei ha gli occhi di una donna che pago.
Commissario io ti pago per questo,
lei ha gli occhi di una donna che è mia,
l'uomo magro ha le mani occupate,
una valigia di ciondoli, un foglio di via.
Non ha più la faccia del suo primo hashish
è il mio ultimo figlio, il meno voluto,
ha pochi stracci dove inciampare
non gli importa di alzarsi, neppure quando è caduto:
e i miei alibi prendono fuoco
il Guttuso ancora da autenticare
adesso le fiamme mi avvolgono il letto
questi i sogni che non fanno svegliare.
Vostro Onore, sei un figlio di troia,
mi sveglio ancora e mi sveglio sudato,
ora aspettami fuori dal sogno
ci vedremo davvero,
io ricomincio da capo.
-Vuoi davvero lasciare ai tuoi occhi
solo i sogni che non fanno svegliare.-
-Sì, Vostro Onore, ma li voglio più grandi.-
-C'è lì un posto, lo ha lasciato tuo padre.
Non dovrai che restare sul ponte
e guardare le altre navi passare
le più piccole dirigile al fiume
le più grandi sanno già dove andare.-
Così son diventato mio padre
ucciso in un sogno precedente
il tribunale mi ha dato fiducia
assoluzione e delitto lo stesso movente.
E ora Berto, figlio della lavandaia,
compagno di scuola, preferisce imparare
a contare sulle antenne dei grilli
non usa mai bolle di sapone per giocare;
seppelliva sua madre in un cimitero di lavatrici
avvolta in un lenzuolo quasi come gli eroi;
si fermò un attimo per suggerire a dio
di continuare a farsi i fatti suoi
e scappò via con la paura di arrugginire
il giornale di ieri lo dà morto arrugginito,
i becchini ne raccolgono spesso
fra la gente che si lascia piovere addosso.
Ho investito il denaro e gli affetti
banca e famiglia danno rendite sicure,
con mia moglie si discute l'amore
ci sono distanze, non ci sono paure,
ma ogni notte lei mi si arrende più tardi
vengono uomini, ce n'è uno più magro,
ha una valigia e due passaporti,
lei ha gli occhi di una donna che pago.
Commissario io ti pago per questo,
lei ha gli occhi di una donna che è mia,
l'uomo magro ha le mani occupate,
una valigia di ciondoli, un foglio di via.
Non ha più la faccia del suo primo hashish
è il mio ultimo figlio, il meno voluto,
ha pochi stracci dove inciampare
non gli importa di alzarsi, neppure quando è caduto:
e i miei alibi prendono fuoco
il Guttuso ancora da autenticare
adesso le fiamme mi avvolgono il letto
questi i sogni che non fanno svegliare.
Vostro Onore, sei un figlio di troia,
mi sveglio ancora e mi sveglio sudato,
ora aspettami fuori dal sogno
ci vedremo davvero,
io ricomincio da capo.
Qui habet, dabitur ei. E comunque: Stikazzi
Re: L'ANGOLO DELLA POESIA
Mi scusi Presidente
non è per colpa mia
ma questa nostra Patria
non so che cosa sia.
Può darsi che mi sbagli
che sia una bella idea
ma temo che diventi
una brutta poesia.
Mi scusi Presidente
non sento un gran bisogno
dell'inno nazionale
di cui un po' mi vergogno.
In quanto ai calciatori
non voglio giudicare
i nostri non lo sanno
o hanno più pudore.
Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.
Mi scusi Presidente
se arrivo all'impudenza
di dire che non sento
alcuna appartenenza.
E tranne Garibaldi
e altri eroi gloriosi
non vedo alcun motivo
per essere orgogliosi.
Mi scusi Presidente
ma ho in mente il fanatismo
delle camicie nere
al tempo del fascismo.
Da cui un bel giorno nacque
questa democrazia
che a farle i complimenti
ci vuole fantasia.
Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.
Questo bel Paese
pieno di poesia
ha tante pretese
ma nel nostro mondo occidentale
è la periferia.
Mi scusi Presidente
ma questo nostro Stato
che voi rappresentate
mi sembra un po' sfasciato.
E' anche troppo chiaro
agli occhi della gente
che tutto è calcolato
e non funziona niente.
Sarà che gli italiani
per lunga tradizione
son troppo appassionati
di ogni discussione.
Persino in parlamento
c'è un'aria incandescente
si scannano su tutto
e poi non cambia niente.
Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.
Mi scusi Presidente
dovete convenire
che i limiti che abbiamo
ce li dobbiamo dire.
Ma a parte il disfattismo
noi siamo quel che siamo
e abbiamo anche un passato
che non dimentichiamo.
Mi scusi Presidente
ma forse noi italiani
per gli altri siamo solo
spaghetti e mandolini.
Allora qui mi incazzo
son fiero e me ne vanto
gli sbatto sulla faccia
cos'è il Rinascimento.
Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.
Questo bel Paese
forse è poco saggio
ha le idee confuse
ma se fossi nato in altri luoghi
poteva andarmi peggio.
Mi scusi Presidente
ormai ne ho dette tante
c'è un'altra osservazione
che credo sia importante.
Rispetto agli stranieri
noi ci crediamo meno
ma forse abbiam capito
che il mondo è un teatrino.
Mi scusi Presidente
lo so che non gioite
se il grido "Italia, Italia"
c'è solo alle partite.
Ma un po' per non morire
o forse un po' per celia
abbiam fatto l'Europa
facciamo anche l'Italia.
Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.
Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo
per fortuna o purtroppo
per fortuna
per fortuna lo sono.
non è per colpa mia
ma questa nostra Patria
non so che cosa sia.
Può darsi che mi sbagli
che sia una bella idea
ma temo che diventi
una brutta poesia.
Mi scusi Presidente
non sento un gran bisogno
dell'inno nazionale
di cui un po' mi vergogno.
In quanto ai calciatori
non voglio giudicare
i nostri non lo sanno
o hanno più pudore.
Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.
Mi scusi Presidente
se arrivo all'impudenza
di dire che non sento
alcuna appartenenza.
E tranne Garibaldi
e altri eroi gloriosi
non vedo alcun motivo
per essere orgogliosi.
Mi scusi Presidente
ma ho in mente il fanatismo
delle camicie nere
al tempo del fascismo.
Da cui un bel giorno nacque
questa democrazia
che a farle i complimenti
ci vuole fantasia.
Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.
Questo bel Paese
pieno di poesia
ha tante pretese
ma nel nostro mondo occidentale
è la periferia.
Mi scusi Presidente
ma questo nostro Stato
che voi rappresentate
mi sembra un po' sfasciato.
E' anche troppo chiaro
agli occhi della gente
che tutto è calcolato
e non funziona niente.
Sarà che gli italiani
per lunga tradizione
son troppo appassionati
di ogni discussione.
Persino in parlamento
c'è un'aria incandescente
si scannano su tutto
e poi non cambia niente.
Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.
Mi scusi Presidente
dovete convenire
che i limiti che abbiamo
ce li dobbiamo dire.
Ma a parte il disfattismo
noi siamo quel che siamo
e abbiamo anche un passato
che non dimentichiamo.
Mi scusi Presidente
ma forse noi italiani
per gli altri siamo solo
spaghetti e mandolini.
Allora qui mi incazzo
son fiero e me ne vanto
gli sbatto sulla faccia
cos'è il Rinascimento.
Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.
Questo bel Paese
forse è poco saggio
ha le idee confuse
ma se fossi nato in altri luoghi
poteva andarmi peggio.
Mi scusi Presidente
ormai ne ho dette tante
c'è un'altra osservazione
che credo sia importante.
Rispetto agli stranieri
noi ci crediamo meno
ma forse abbiam capito
che il mondo è un teatrino.
Mi scusi Presidente
lo so che non gioite
se il grido "Italia, Italia"
c'è solo alle partite.
Ma un po' per non morire
o forse un po' per celia
abbiam fatto l'Europa
facciamo anche l'Italia.
Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.
Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo
per fortuna o purtroppo
per fortuna
per fortuna lo sono.
"L'importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa. Ecco, il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio, ma incoscienza".
"Non è grave il clamore chiassoso dei violenti, bensì il silenzio spaventoso delle persone oneste".
"Questo è quasi peggio del sottoscritto" - [Paperinik]
"Non è grave il clamore chiassoso dei violenti, bensì il silenzio spaventoso delle persone oneste".
"Questo è quasi peggio del sottoscritto" - [Paperinik]
- pan
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Re: L'ANGOLO DELLA POESIA
Cosa che fa pensare alla bottega di un artista rinascimentale.rufus t ha scritto:la mia solita precisazione (ricordando che sono deandreano pure io...)
guardate che la grandissima parte delle canzoni non le ha scritte de andrè, ma qualcun altro, che di solito non compare neanche fra i crediti
ad esempio, volume ottavo è stato scritto in larghissima parte da de gregori (salvo amico fragile)
massimo bubola ha scritto quasi tutto rimini e l'indiano (come pure don raffaè)
anime salve è scritto da fossati
etc etc
questo ovviamente non toglie nulla alla grandezza assoluta di de andrè, solo occorre ricordare anche chi lo ha aiutato a costruirla
Non seguire le orme degli antichi, ma quello che essi cercarono. (Matsuo Basho,1685) - fa caldo l'Italia è sull'orlo di un baratro e non scopo da mesi (cimmeno 2009) - ...stai su un forum di segaioli; dove pensavi di stare, grande uomo? (sunday silence,2012)
Re: L'ANGOLO DELLA POESIA
Il suo sperma.
(Da: Clinica dell’abbandono)
Il suo sperma bevuto dalle mie labbra
era la comunione con la terra.
Bevevo con la mia magnifica
esultanza
guardando i suoi occhi neri
che fuggivano come gazzelle.
E mai coltre fu più calda e lontana
e mai fu più feroce
il piacere dentro la carne.
Ci spezzavamo in due
come il timone di una nave
che si era aperta per un lungo viaggio.
Avevamo con noi i viveri
per molti anni ancora
i baci e le speranze
e non credevamo più in Dio
perché eravamo felici.
ALDA MERINI
ce stà, ce sta.
(Da: Clinica dell’abbandono)
Il suo sperma bevuto dalle mie labbra
era la comunione con la terra.
Bevevo con la mia magnifica
esultanza
guardando i suoi occhi neri
che fuggivano come gazzelle.
E mai coltre fu più calda e lontana
e mai fu più feroce
il piacere dentro la carne.
Ci spezzavamo in due
come il timone di una nave
che si era aperta per un lungo viaggio.
Avevamo con noi i viveri
per molti anni ancora
i baci e le speranze
e non credevamo più in Dio
perché eravamo felici.
ALDA MERINI
ce stà, ce sta.