Il rapporto debito/PIL è salito al 133%. Quel pochissimo di diminuzione che c'è stata (decimali) è dovuta esclusivamente ai tassi bassi di Draghi che non saranno eterni. lo stesso per il deficit. nel 2016, le aste di titoli di stato sono state effettuate con un rendimento medio delle emissioni dello 0,55%, che è il minimo storico di tutti tempi.
Padoan ha tentato un'altra carta per neutralizzare la clausole di salvaguardia, la ridefinizione di PIL potenziale ma ovviamente non è stata accettata.
Ora si torna a mercanteggiare sui decimali del deficit per nascondere per l'ennesima volta la merda (clausole di salvaguardia) sotto il tappeto. ma la verità è che comprandosi il voto con gli 80 euro e altra finanza elettorale il nostro debito è riesploso e rischia di tornare fuori controllo.
questa è anche la prova che in Italia non c'è stata nessuna "austerità", è un po' difficile conciliare l'austerità con spese del genere.
come la panzana siderale dell'abbassamento delle tasse. restiamo al massimo storico del 43,5% nonostante le promesse del Guitto:
http://www.firenzepost.it/2016/06/13/ta ... ndo-rosso/
La "renzinomics" si riduce a questo. mance e voti comprati mercanteggiando sui decimali del deficit (con francia e germania alla vigilia di elezioni e paura generale per i partiti euroscettici alimentata dal brexit), sfruttando i fattori esogeni (costo del petrolio più basso e deprezzamento dell'euro nel 2015 a 1,1 sul dollaro anziché 1,3 degli anni precedenti).
Il tutto coperto da una poderosa coltre di propaganda ed "effetto annuncio". un mix di politica democrista in economia e berlusconiana nell'informazione. tralasciamo il settore bancario.
Poi c'è qualche buontempone che pensa che il debito possa salire all'infinito citando il Giappone (che naviga in brutte acque dopo il fallimento della "Abenomics" osannata dai citrulli italici). senza capire che ogni euro pagato in più sul servizio del debito è un euro in meno sottratto alla collettività.
e prima o poi, statene certi, i nodi verranno al pettine. il QE di Draghi finisce a marzo 2017 e la mitica soglia dell'inflazione al 2% è una chimera.