L'autore è un Papa (piacerà a Ratzinger?)
La celebre storia dei due amanti ambientata a Siena durante il passaggio dell’imperatore Sigismondo (1432) fu redatta da Piccolomini, futuro Pio II , nel 1444: composta sotto forma di lettera indirizzata a Mariano Sozzini, insigne giurista e maestro dell’autore, l’Historia rappresenta un fortunato connubio fra una concezione patetico-amorosa di derivazione boccaccesca e la tradizione dell’ exemplum ("esempio") inserito all’interno di un trattato umanistico. L’Historia fu stampata a Colonia per la prima volta nel 1468 da Ulrich Zell; in seguito fu pubblicata a Roma nel 1476. Tuttavia, l’edizione più conosciuta è senza dubbio quella uscita nel 1483 a Venezia, presso Stagnino. La diffusione della novella fu immediata, grazie all’argomento di carattere amoroso e alla notorietà del pontefice-letterato: trenta sono le edizioni uscite fra il 1483 e il 1500, più di quaranta quelle apparse nel secolo decimosesto. Nel 1551 fu data alle stampe a Basilea l’opera completa di Piccolomini: nell’Epistularum liber è riportata l’Historia de duobus amantibus. L’edizione critica moderna dell’epistolario, curata da R. Wolkan, risale agli inizi del secolo: Der briefwechsel des Eneas Silvius Piccolomini (Privatbriefe, Wien, 1909) contiene altresì le due missive indirizzate rispettivamente a Sigismondo d’Austria e al cancelliere Schlick, poste all’inizio e alla fine dell’Historia.
Protagonisti della vicenda sono Lucrezia, gentildonna senese descritta secondo la maniera petrarchesca, ed Eurialo, giovane cavaliere tedesco al seguito dell’imperatore Sigismondo: l’amore nasce tra i due grazie a un incontro casuale, che diventa l’inizio di una passione travolgente e sensuale, nella cui descrizione Piccolomini dà prova di sottile capacità introspettiva. L’impianto retorico della lettera, che prevede passaggi temporali dal passato della narrazione al presente degli interventi dell’autore, si costruisce attraverso una serie di piani stilistici differenziati: al racconto dei fatti relativi al repentino innamoramento dei due, segue infatti uno scambio di lettere fra Lucrezia ed Eurialo che introduce non solo una nuova modalità narrativa, ma anche un ricco campionario di formule di scrittura epistolare amorosa.
I tempi della novella sono scanditi secondo i moduli tipici della tradizione che fa capo a Boccaccio: all’interno delle situazioni comiche che segnano l’evolversi della storia si puó facilmente reperire il gusto per l’intrigo derivato dalla casistica comica di Plauto e Terenzio. Alla vicenda tragica dei due amanti fa inoltre da controcanto il personaggio di Menelao, marito di Lucrezia, protagonista di una serie di reiterate beffe che introducono l’elemento del riso all’interno di una vicenda imperniata tematicamente sul binomio amore-morte. Si susseguono gli incontri clandestini, culminanti nella decisione della separazione che segna la fine della vicenda: Lucrezia, unica vera eroina tragica della novella, dopo la partenza dell’amante, morirà prostrata dal dolore; Eurialo, personaggio più tiepido nei confronti della passione e decisamente più sensibile ai doveri del proprio stato, sposerà in patria una fanciulla destinatagli dall’imperatore.
L’intenzione dell’autore si palesa all’interno di una narrazione che è alto esercizio retorico ed insieme raffinata indagine psicologica: il linguaggio, capace di amalgamare insieme classiche eleganze e concreto senso di realtà , si fa diretto corrispettivo di uno schema perfetto sul quale si regge l’intero scritto. La vicenda dei due amanti è raccontata come un fatto vero: eppure il dato oggettivo viene trasfigurato attraverso i numerosi rimandi letterari che contribuiscono a dare alla novella una patina di esemplarità . L’Historia fu volgarizzata nel 1489 da Alessandro Bracci e fu ristampata più volte; a questa traduzione si affianca quella di Alamanno Donati dedicata a Lorenzo de’ Medici.
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