Per quanto possa essere una domanda circondata potenzialmente più da punti interrogativi che riscontri certi, rimane comunque parte cruciale del lavoro di uno scienziato. Ovviamente questo vale per ogni tipo di studio.Drogato_ di_porno ha scritto:ma non è una domanda (quella riguardante il senso dell'esistenza delle cose) metafisica, destinata a non avere risposta? se i fatti della scienza sono parte e non soluzione del problema (mistico?) dell'esistenza delle cose, qualsiasi spiegazione scientifica che dai è passibile di ulteriore spiegazione. la vera"risposta" dovrebbe essere l'assenza di domanda, quando la domanda non è più necessaria. o esiste una spiegazione scientifica del perché l'universo esista che non si presti ad ulteriori domande? difficile da concepire.
E' ovvio che la vera risposta per uno scienziato è una domanda che non ci si pone, ma per non porsela, bisogna domandarsela, inevitabilmente.
Qualsiasi spiegazione scientifica che si da è passibile di ulteriori spiegazioni. Esatto, come nel caso dell'eliocentrismo e il geocentrismo.
Fa parte dell'essere umano il voler capire o spiegare un determinato fenomeno: il filone greco capitanato da Aristotele e Platone, dinnanzi alla concezione del centro di ogni cosa esistente, finiva per essere influenzata da quel misticismo filosofico misto al divinismo miscelato alle armonie matematiche e geometriche. Per loro la Terra era il centro di tutto. E questa presa di posizione venne appoggiata anche nel medioevo da precetti teoretici legati ai testi sacri che fecero proprio questo tipo di pensiero; una posizione privilegiata della Terra al centro dell'universo rendeva naturale la considerazione dell'uomo come apice e fine della creazione.
E per fortuna la curiosità o la semplice voglia di sapere ha portato l'uomo a rinnovarsi costantemente.

E' grazie agli studi di un fervente credente (e la storia è disseminata da studiosi credenti che con il loro apporto hanno aiutato la scienza, come il presbitero Georges Lemaitre) come Copernico se oggi sappiamo ciò che sappiamo, egli stesso prese spunto dagli studi condotti da studiosi arabi, greci e pitagorici di ideologia pseudo-eliocentristica (come ad esempio un mio conterraneo, Iceta di Siracusa).
Altri dopo Copernico hanno contribuito più significativamente, ma dilungarsi risulterebbe fin troppo prolisso, alla fine il succo del discorso è questo.
Probabilmente c'è del fermo teologismo dietro al convinto ateismo della comunità scientifica, non un tipo di teologismo verso a chissà quale figura mistica, ma più semplicemente un tipo di teologismo basato sul credo di non sapere abbastanza da doverne sapere di più.
Hawking dice che il più grande nemico della conoscenza non è l'ignoranza, ma l'illusione della conoscenza. Se ci si illude, se si da per scontato qualunque tipo di cosa, si finirà per non comprenderla mai del tutto. E' per questo motivo che spesso si cade nel contraddittorio nel mondo della scienza e in special modo nell'astronomia, ma l'importante è continuare a porsi domande, è soltanto con questo atteggiamento che si potrà affinare la propria conoscenza di ciò che ci circonda. E' vero, ci saranno domande a cui sarà impossibile rispondere, come ad esempio la questione del perché esistiamo, che non per forza deve essere vista come una domanda a sfondo mistico, ma più semplicemente come l'innata e primordiale curiosità umana difronte all'ignoto, basti pensare alle semplici quanto disarmanti domande che spesso ci vengono poste dai bambini.