Qualcosa non mi tornava, Leone in alcuni post sembra un bambino delle elementari e poi mi scrive questi post (pallosissimi invero) ma che denotano un bagaglio culturale e tecnico notevoleLeone ha scritto:Forse il vero problema dell'economia e della origine di questa crisi economica è un altro. L'economia, che dovrebbe essere quello della massima razionalità, per come viene trattato dal pensiero dominante è a tutti gli effetti una pseudo-scienza che si basa su due presupposti impliciti, non dichiarati e assolutamente falsi, che esista qualcosa di definibile come l’interesse globale della società e che le vicissitudini economiche, l’andamento dei mercati, siano qualcosa di imprevedibile e indipendente dai comportamenti umani, come se parlassimo di meteorologia.
E’ invece vero che all’interno di qualsiasi società esistono interessi in conflitto, che una ristretta minoranza di persone appartenenti allo strato più alto del capitalismo bancario e finanziario può agire e di fatto agisce per il proprio personale tornaconto a danno dell’interesse, del benessere, del futuro di tutti gli altri, e che le crisi sono provocate e manipolate allo scopo di impadronirsi delle risorse prodotte dalla società, di trasformare il lavoro di molti nella ricchezza di pochi.
Ad avviare la società italiana e quelle del resto dell’Europa sulla strada di quella che ormai dal 2008 non è più una crisi ma, a meno di radicali cambiamenti, un declino irreversibile, a creare le premesse di questo declino, i “compagni”, i marxisti, quella sinistra verso la quale per atavica abitudine una parte dei ceti lavoratori da ancora il proprio appoggio ignara del fatto che essa ha smesso di tutelare da gran tempo i loro interessi, ha dato e continua a dare un contributo non disprezzabile. Per decenni hanno fatto una guerra senza quartiere agli imprenditori, ignorando o facendo finta di ignorare che il tessuto produttivo italiano è composto principalmente di piccola industria, e che ogni ditta che fallisce significa decine o centinaia di lavoratori sul lastrico, permettendo così ai grossi gruppi industriali, alle grandi catene di distribuzione, alle banche, alla finanza di acquisire più facilmente le aziende, e oggi che il grande capitalismo bancario e finanziario mascherato dietro le istituzioni “europee” con cui sono sempre stati complici, sferra il suo attacco decisivo alla proprietà, al benessere al futuro di tutti, fanno finta di non vedere e proclamano per bocca del loro guru Walter Veltroni che “la lotta di classe non esiste”.
Il dominio dell’economia che dovrebbe essere quello della massima razionalità, è invece dominato da componenti irrazionali, scaramantiche, superstiziose, stregonesche. Prendiamo quello che ha tutta l’apparenza di un dato oggettivo, il famoso (o famigerato) PIL. Oggi che siamo in recessione, il nostro PIL è regredito, è tornato – ci dicono – al livello di vent’anni fa. La nostra situazione economica è uguale a quella di allora? Ne siamo sicuri? Prendiamo una famiglia tipica, chiamiamola così: quattro persone e due redditi da lavoro. Venti-venticinque anni fa si avevano figli piccoli, si pagavano la baby sitter e il mutuo e si riusciva a mettere qualcosa da parte. Oggi si stenta ad arrivare a fine mese. Io credo che chiunque abbia più di trent’anni non fatichi a ricordare situazioni dello stesso genere.
Il PIL di alcuni Paesi del Terzo Mondo come il Brasile o l’India registra – ci dicono – incrementi tra il 5 e il 10% l’anno. Se il dato fosse reale, costoro dovrebbero aver ormai raggiunto il livello di benessere dei Paesi industrializzati. Mah! Se andate a vedere alla periferia di Rio De Janeiro o a quella di Calcutta, trovate le stesse favelas, le stesse bidonville miserabili che c’erano venti, cinquanta, settanta anni fa, dove vive un’umanità in condizioni di degrado ai limiti della sopravvivenza, e sia chiaro che – come nel passato – ci entrate a vostro rischio e pericolo.
Io ho l’impressione che questo famigerato PIL sia un indice fittizio o per meglio dire manipolato, la cui esistenza serve a veicolare l’essenza dell’ideologia progressista: sono possibili occasionali e temporanei ritorni all’indietro, come sta avvenendo in Europa dal 2008, ma la tendenza globale sul lungo periodo è ascendente: se le cose oggi non vanno meglio di ieri, vanno pur sempre meglio dell’altro ieri e domani saranno ancora migliori.
Io mi domando come sia possibile pensare che in un mondo che non aumenta certo di dimensioni, ma ogni giorno è come se si riducesse, sempre più sfruttato, inquinato, devastato, impoverito, e dove la specie umana continua la sua espansione demografica, sia possibile una crescita della disponibilità di risorse pro capite. La logica e il semplice buon senso ci dicono che se si deve dividere una torta fra più persone, aumentando il numero dei commensali, si ridurrà la fetta di ciascuno. Ma la logica e il buon senso non sembrano avere corso tra i “maghi” dell’economia.

Rapida ricerca su google et voilà:
http://www.centrostudilaruna.it/il-pensiero-unico.html
Dalla metà del secondo capoverso il buon Leone ha copiaincollato un pezzo di tale Fabio Calabrese, praticamente solo il primo rigo è farina del suo sacco, infatti si nota che ha sbagliato pure a scrivere: l'economia (sing. femm.) non si lega al resto della frase, che richiede un soggetto sing.masch.

Presumo che anche gli altri pamplet del neoforumista Leone siano frutto di manipolazione. Il dubbio amletico è a che pro?! Ai contemporanei l'ardua sentenza.
Leone Leone, non si fa così!
