GeishaBalls ha scritto:Mister Dick ha scritto:Ma è anche vero che, nella conversione italiota, i prezzi sono "aumentati" mentre gli stipendi sono rimasti gli stessi.
L'esempio classico, la pizza al ristorante: prima 10000 lire, adesso 10 euro.
Come quando diminuì l'IVA sulla carne e non diminuì il prezzo al consumatore. Però queste sono storie che funzionano sul breve e sui consumatori finali.
Il pizzaiolo di cui sopra al momento della conversione all'euro non ha pagato la farina al doppio perché ha dimenticato di fare le conversioni giuste. Ed il molino che ha venduto la farina al pizzaiolo ha comprato il grano al prezzo convertito correttamente.
Se il consumatore paga il doppio, qualcuno incassa il doppio e diventa ricco.
Oppure queste esagerazioni ci sono state per un po' e poi sono state riassorbite dal mercato, e di nuovo diamo la colpa all'euro di cose che non c'entrano, ad esempio potremmo scoprire che è il normale effetto del l'inflazione. Dico cifre indicative, magari:
- nel 1991 la pizza era 5.000 lire
- nel 2001 era 10.0000 lire
- nel 2011 era 10 euro
Troppo semplice?
Diciamo che all'atto della conversione ci furono degli squilibri, e in molti si approfittarono per aumentare di fatto i prezzi. Ma l'euro in se niente c'entra.
Per molti dirò una cazzata, ma a mio avviso la nostra economia è stata penalizzata delle politiche dell'Unione Europea, o meglio da come ci siamo noi inseriti in queste politiche, non certo dall'euro. E questo perchè chi ci ha rappresentato in certe sedi si è dimostrato un incapace a voler essere buoni; da Prodi in poi solo rappresentanti leccaculo, che perseguivano propri scopi politici o personali e mai l'interesse nazionale.
Abbiamo subito la concorrenza di altri paesi per le nostre eccellenze agricole, con regolamenti assurdi che permettevano a questi di farci concorrenza con prodotti di infimo valore, quote di produzione subite passivamente, salvo poi fare scenate o cercare di non pagare sanzioni.
Abbiamo smantellato la nostra maggior risorsa, l'industria di base siderurgica e petrolchimica, riconosciuta e apprezzata in tutto il mondo, per cui eravamo tra i maggiori paesi industrializzati pur senza avere materie prime.
Noi stessi abbiamo auspicato e favorito l'entrata nell'UE di Paesi nostri competitor agricoli e non solo, nonostante essi non avessero i requisiti e ci facessero poi una concorrenza sleale avendo regimi e standard di produzione inferiori ai nostri.
Abbiamo abdicato in toto parte della nostra sovranità finanziaria, ma anche politica a favore del sistema bancario, al contrario di altri Paesi che ne risultano meno influenzati o che comunque mantengono un pieno controllo.
E si portrebbe continuare all'infinito.
Io non sono un mago, non so cosa l'uscita dall'euro comporterebbe realmente, così ad occhio la vedo irrealizzabile, ma finchè non cambiamo mentalità, iniziamo a diventare propositivi e alzare la voce in ambito europeo, finiremo sempre stritolati sotto una morza da programmi, decisioni, congiunture e variabili che sembrano caderci dall'alto e incontrollabili, ma che in realtà si possono piegare e adattare con opportune politiche, non solo economiche.
L'euro, voluto da Prodi (che non vorrei incensare ma tocca citarlo), permette un risparmio notevolissimo sul debito pubblico: alla sua entrata in vigore il bilancio statale all voce interessi passivi aveva un importo numericamente impressionante, con interessi medi di oltre il 10%, con punte fino al 12/13%, con l'avvento dell'euro questi interessi si sono ridotti drasticamente, in quanto non più legati alla debole lira ma al forte euro, con percentuali medie del 2/3% (cito ad occhio, ma l'importante non è il dato preciso ma il concetto). Dunque c'era un fortissimo risparmio nella bilancia dei pagamenti statali.
Le opzioni erano 2, con questo risparmio negli interessi si poteva diminuire progressivamente il debito pubblico nel suo ammontare, oppure si immetteva liquidità nel mercato interno, mediante un aumento della spesa pubblica, di cui beneficiassero però gli italiani. Per far questo si potevano diminuire le tasse, costruire grandi e soprattutto piccole opere, aumentare il welfare, ecc. ecc., in modo da rilanciare l'economia.
Nessuna delle 2 opzioni venne presa in considerazione dai nostri poco lungimiranti e rapaci politici del dopo Prodi, perchè la richiesta di sacrifici di questi, poco si sposava con una efficace propaganda elettorale.
Quindi si decise che questo "tesoretto" (per la verita tesorone) poteva essere utilmente utilizzato per aumentare i cosidetti costi della politica: più enti, più poltrone. Quindi ulteriore proliferazione di enti inutili, esplosione di costi nelle gestioni dei Comuni e delle Regioni, finanziamenti a destra e manca, eventi straordinari standardizzati, ecc. ecc.
Quindi aumento si della spesa pubblica, ma nessun beneficio per i cittadini, che anzi, nel tempo si sono visti diminuire il welfare ed aumentare le tasse. Ma di risparmi "politici" neppure l'ombra!
La realtà e che oggi ci troviamo con un debito pubblico sempre in aumento, nonostante paghiamo tassi molto inferiori al pre-euro.
Ritornando alla lira, e senza nessuna altra riforma/politica/intervento, il debito pubblico ci sommergerebbe in pochi anni, in quanto i tassi riprenderebbero a salire vertiginosamente.