Paperinik ha scritto:Responsabile? Mah...però prima o poi penso che a mia madre dovrò dire qualcosa, non me la sento di tenere nascoste cose sulla mia salute...intanto mesi fa è sparita una confezione di efexor che tenevo sotto la scrivania, senza dubbio l'ha trovata e presa mia sorella facendo pulizie e mettendola chissà dove (buttata?) ma non mi ha mai detto niente
Poco fa stavo pensando al motivo per il quale mi sono rivolto allo psic, oltre al brutto periodo ecc...cercavo spiegazioni ai miei comportamenti, dei "perché" delle mie azioni, spiegazioni che non ho avuto e non penso lui sia in grado di dare

Non perché sia scarso ma perché non è quel tipo di terapeuta. Pensavo che gli psicologi sono quel tipo di persone che a pagamento ti studiano, conoscono la tua storia, il tuo passato, i legami e capiscono i meccanismi dei tuoi comportamenti, così spiegandoteli capisci te stesso...e invece o stanno zitti o ti danno consigli che un po' chiunque potrebbe darti...così i miei "perché" hanno sempre i puntini di sospensione. Alla fine sono io l'unico psicologo di me stesso
Perché ho sempre combinato disastri in campo sessuale?
Perché non mi sento a mio agio con le donnacce e la gente?
Perché non sono più quello che ero anche solo 10 anni fa?
Perché mi sembra tutto così pesante?
Perché non capisco cosa voglio dalla vita?
Che sono nato a fare se i miei avevano già mia sorella e poi hanno divorziato?
Ecc...
Ma vuoi che tua madre non ti conosca, non ti "senta" ? Dirglielo in quella circostanza avrebbe solo scatenato una lite. In un altro contesto la stessa comunicazione può avere un esito completamente diverso. Certo che gli operatori della guarigione sono i pazienti stessi. Avrei voglia a suturare le ferite se non vi fosse quella potenza vitale che è la cicatrizzazione. Io mi limito ad accostare i margini preventivamente ripuliti e tenerli a contatto, il resto lo fanno i tessuti.
Allo stesso modo le risposte alle domande che ti poni sono dentro di te, non dentro il terapeuta. Ma non ci sono risposte esatte o sbagliate in modo -diciamo- precostituito. Sta a te scrivere, anzi, riscrivere la tua storia nel modo più idoneo a porre le basi per future pagine migliori.
Se ti limiti a ripercorrere il tuo passato per trovarci spiegazioni e giustificazioni ai problemi presenti, puoi risparmiarti la terapia : quello lo fai benissimo da solo!
Devi chiedere, pretendere e ottenere di più, molto di più, da te e dalla terapia.
La questione che poni sul passato ha in ogni caso un rilievo notevole, avvertito anche dalla giurisprudenza corrente dopo la sentenza della Corte Costituzionale sul diritto di accesso alle origini.
http://www.cortecostituzionale.it/actio ... numero=278
Che ovviamente non è il tuo caso, ma getta una luce nuovissima e modernissima sui diritti soggettivi, riconoscendo (neanche tanto implicitamente) che l'accesso alla propria storia è indispensabile per l'affermazione identitaria e la strutturazione della soggettività di ognuno.
Detto questo però non devi intendere il passato come il macigno che detterà in eterno i tuoi comportamenti, ma come un trampolino di lancio verso il cambiamento.