Drogato_ di_porno ha scritto:
Sì mi riferivo proprio a quella: lo sgombero (imposto da Bush che era impegnato in Iraq dove i marines morivano come mosche) non ha tolto l'embargo:
http://it.wikipedia.org/wiki/Striscia_di_Gaza
in sostanza non cambiò nulla (wiki è per ragioni di link)
(una piccola correzione al mio post: il ritiro degli insediamenti si concluse a fine 2005, il 4 gennaio 2006 Sharon fu colpito da ictus)
vertigoblu ha scritto:e di sicuro hamas ha adoperato le serre per coltivare fiori e lillà...

la dichiarazione di Goldberg ("i bravi americani lasciano le serre e i palestinesi le saccheggiano") è volta descrivere i palestinesi come bestie incapaci di ragione, scimmie che se dotate di macchinari non sanno come usarli e li distruggono.
non so se goldeberg volesse essere così esplicito.io credo volesse intendere ad una sorta di spregio nei confronti della concessione ebraico americana che è tipica nelle reazioni di hamas ,non mi sembra francamente impossibile.
in più questo accadde dopo
http://it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_di_Gaza_(2007)
poi sempre fontana:
Ci sono tre comportamenti, nei riguardi dei civili, in guerra: il primo è quello di cercare di ridurre al minimo le vittime civili, anche a costo di fare operazioni militari meno efficaci; il secondo è quello di ignorare la quantità di vittime civili che un’operazione militare possa comportare; il terzo è quello di cercare di fare più morti civili possibile.
Israele si comporta in un modo che rientra nello spettro fra il primo e il secondo, a seconda dell’opinione che se ne ha. Hamas si comporta inequivocabilmente nel terzo modo. Israele vuole uccidere il meno possibile o se ne frega. Hamas vuole uccidere il più possibile.
Ci sono due problemi: il primo è che, come chiunque abbia avuto a che fare con Tzahal sa (per dire la più assurda capitatami, hanno tentato di far esplodere la mia bicicletta), a fronte di procedure molto articolate, l’applicazione avviene con marcata disinvoltura. Più precisamente: quando le procedure lasciano un tasso di arbitrarietà, questo viene sfruttato nella maniera più prevaricatrice. Israele, giustamente, pubblicizza le proprie precauzioni, ma si guarda bene dal garantire di lanciare volantini in tutte le zone che subiranno bombardamenti, di telefonare a tutti gli abitanti delle case da colpire, di operare sempre esplosioni di avvertimento in tempo utile perché gli abitanti scappino. È evidente che questo limiterebbe la libertà dell’esercito israeliano (IDF) di analizzare caso per caso e decidere, in alcuni casi, che l’uccisione di un tot di non combattenti è un sacrificio accettabile per non compromettere il proprio obiettivo militare.
Il secondo è che Hamas difende le proprie postazioni con scudi umani. L’impiego di questa tecnica è contrario alla Convenzione di Ginevra, ma la pratica viene lodata in televisione e ci sono video e foto di persone che si raccolgono sui tetti degli edifici che Israele ha minacciato di colpire. Questo è un implicito riconoscimento di come Hamas sa bene – al contrario di ciò che dice la propaganda – che gli israeliani hanno degli scrupoli nel colpire i civili: ma Hamas sa molto più di questo, e cioè che usare scudi umani mette Israele in un angolo. Questo gigantesco vicolo cieco è mostrato dall’atteggiamento contraddittorio che ha l’IDF: da una parte afferma che quando strutture civili sono usate a scopi bellici, esse diventano obiettivi legittimi che Israele colpirà; dall’altra pubblicizza video in cui mostra come in questi casi rinuncia agli attacchi per tutelare le vite di quei palestinesi.
Le ragioni che hanno portato a questo attacco credo siano ben spiegate qui sopra. C’è però un elemento nuovo: Israele ha citato la distruzione dei tunnel di Hamas come principale obiettivo. Attenzione: non stiamo parlando dei tunnel fra Gaza e l’Egitto, di cui si è spesso parlato in questi anni. Bensì dei tunnel che Hamas costruisce per arrivare in territorio israeliano e compiere attentati terroristici. Di questi tunnel non si è mai veramente trattato, almeno dai tempi del rapimento di Gilad Shalit. Ieri, però, l’IDF ha pubblicato video e immagini di un commando palestinese che era entrata in Israele attraverso uno di questi tunnel, pronto a compiere un attacco terroristico.
Anche in questo caso, è difficile immaginare che questi tunnel siano il vero obiettivo dell’intervento, come dice Israele, ma piuttosto che le ultime notizie siano state usate per giustificare ciò che era già pianificato da tempo. L’attività di monitoraggio del confine israeliano e le pratiche per individuare e distruggere questi passaggi (qui c’è un datato articolo di Slate su 10 modi in cui Israele poteva combattere i tunnel con l’Egitto) sembra essere del tutto alla portata d’Israele: è sufficiente pensare che la salita al potere di al-Sisi in Egitto viene considerata determinante nella distruzione degli altri tunnel, quelli appunto con l’Egitto. È difficile pensare che ciò che riesce a fare il meno organizzato, interessato ed efficiente Egitto non lo riescano a fare l’intelligence e l’esercito israeliano, seppure su di un confine più grande.
Rimane da definire l’entità di questa nuova operazione, quanto Israele si spingerà in avanti nella Striscia e per quanto tempo dureranno le operazioni. Io non credo, come hanno invece detto in molti, che questo dipenderà da quanto Hamas risponderà al fuoco. Israele ha un piano ben preciso, determinato dalle informazioni dell’intelligence – rafforzate anche dall’identificazione delle minacce di questi giorni – e si atterrà a quello, non facendosi trascinare in operazioni improvvisate. Certamente Israele non ha alcuna intenzione di rimanere a Gaza con l’esercito, e il futuro della Striscia è sicuramente incerto. Non penso, tuttavia, che la Striscia finirà nelle mani delle milizie vicine all’Isis, come si sente dire in queste ore. Hamas ha un’infrastruttura – non solo di edifici e armi, che sarà colpita da Israele, ma di uomini – molto forte, e comandava a Gaza con mezzi dittatoriali. Non riesco a immaginare che, immediatamente dopo l’invasione, il vuoto di potere sia riempito da nessun altro che Hamas. Naturalmente posso sbagliarmi.
In tutto questo ci sono altre due cose da notare: 1) Il fatto che il governo egiziano abbia dato la colpa a Hamas dell’invasione israeliana, dimostrando una volta di più la svolta nei rapporti con Israele del nuovo governo egiziano e l’inimicizia fra il governo di al-Sisi e quello che era il braccio palestinese dei Fratelli Mussulmani. 2) La particolare posizione in cui si trova Fatah: Abu Mazen ha cercato più volte di imporsi come l’interlocutore col quale l’Egitto e Israele trattavano la pace, così da prendersene il merito (con il placet di Israele ed Egitto), ed è anche per questo che Hamas ha rifiutato ogni accordo. Questa prospettiva è però svanita con l’inizio delle operazioni di terra, e in questo momento Abu Mazen si trova nella paradossale situazione di dover sperare che l’invasione israeliana vada il meglio possibile, perché una qualunque pace in cui Israele faccia delle concessioni a Hamas sarebbe una gigantesca sconfitta anche per Fatah. Al contrario, se l’esercito israeliano dovesse riuscire a raggiungere i proprî obiettivi senza soffrire molte perdite, la leadership di Fatah potrebbe essere nuovamente convocata come unico interlocutore di Israele, per prendersi i meriti della fine delle ostilità.
ma sono tutte puttanate

"Se è vero che l'arte commerciale rischia sempre di finire prostituta, non è meno vero che l'arte non commerciale rischia di finire zitella"
Erwin Panofsky