[O.T.] Crisi economica
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Re: [O.T.] Crisi economica
ogi pomerigio sono andato in un noto ristorante di Milano a portare il carico di mozzarelle giornalieri,ebbene si è successo che mi hanno fatto aspettare 2 ore e mezza per avere i soldi della merce,ho aspettato che la clientela mangiasse e pagasse il conto,così il proprietario ha potuto pagarmi ecco come siamo messi in Italia,è una crisi nera ragazzi...io direi una tragedia colossale dai tempi di Guidolin l'ultimo degli imperatori asiatici.
Non capisco come possa essere che non girano proprio soldi e la gente non vuole cacciarli,oggi un tizio voleva 90 kg di fior di latte ma non voleva pagarmeli subito ma quando gli arrivavano i soldi,ecco che lo preso a male parole e gli ho detto che non posso fare credito altrimenti vado in mezzo alla strada che nessun paga,per poco gli mettevo le mani addosso,poiariva il cameriere cicciottelo ed inizia a spingere con la panza in maniera assai vistosa,così io gli dico ma mi faccia il piacere,così subito ha cacciato i soldi,per questo motivo non si deve dare fiducia a nessuno che se ne aprofittano,se tu dare soldi io dare mozzarella,questo vale in tutti i settori non siate troppo buoni che altrimenti sono azzi amari
Non capisco come possa essere che non girano proprio soldi e la gente non vuole cacciarli,oggi un tizio voleva 90 kg di fior di latte ma non voleva pagarmeli subito ma quando gli arrivavano i soldi,ecco che lo preso a male parole e gli ho detto che non posso fare credito altrimenti vado in mezzo alla strada che nessun paga,per poco gli mettevo le mani addosso,poiariva il cameriere cicciottelo ed inizia a spingere con la panza in maniera assai vistosa,così io gli dico ma mi faccia il piacere,così subito ha cacciato i soldi,per questo motivo non si deve dare fiducia a nessuno che se ne aprofittano,se tu dare soldi io dare mozzarella,questo vale in tutti i settori non siate troppo buoni che altrimenti sono azzi amari
- bellavista
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Re: [O.T.] Crisi economica
io dagli italiani da vari anni mi faccio sempre pagare in anticipo. non alzo nemmeno il telefono se non mi mandano i soldi primaMaurizzio33 ha scritto:ogi pomerigio sono andato in un noto ristorante di Milano a portare il carico di mozzarelle giornalieri,ebbene si è successo che mi hanno fatto aspettare 2 ore e mezza per avere i soldi della merce,ho aspettato che la clientela mangiasse e pagasse il conto,così il proprietario ha potuto pagarmi ecco come siamo messi in Italia,è una crisi nera ragazzi...io direi una tragedia colossale dai tempi di Guidolin l'ultimo degli imperatori asiatici.
Non capisco come possa essere che non girano proprio soldi e la gente non vuole cacciarli,oggi un tizio voleva 90 kg di fior di latte ma non voleva pagarmeli subito ma quando gli arrivavano i soldi,ecco che lo preso a male parole e gli ho detto che non posso fare credito altrimenti vado in mezzo alla strada che nessun paga,per poco gli mettevo le mani addosso,poiariva il cameriere cicciottelo ed inizia a spingere con la panza in maniera assai vistosa,così io gli dico ma mi faccia il piacere,così subito ha cacciato i soldi,per questo motivo non si deve dare fiducia a nessuno che se ne aprofittano,se tu dare soldi io dare mozzarella,questo vale in tutti i settori non siate troppo buoni che altrimenti sono azzi amari

quelli che non vogliono pagare in anticipo li mando affanculo, e mi risparmio un mare di perdite di tempo.
prima dare moneta, poi vedere cammello

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Re: [O.T.] Crisi economica
scusa eh, ma che lavoro fai?!?!?!?!bellavista ha scritto:io dagli italiani da vari anni mi faccio sempre pagare in anticipo. non alzo nemmeno il telefono se non mi mandano i soldi primaMaurizzio33 ha scritto:ogi pomerigio sono andato in un noto ristorante di Milano a portare il carico di mozzarelle giornalieri,ebbene si è successo che mi hanno fatto aspettare 2 ore e mezza per avere i soldi della merce,ho aspettato che la clientela mangiasse e pagasse il conto,così il proprietario ha potuto pagarmi ecco come siamo messi in Italia,è una crisi nera ragazzi...io direi una tragedia colossale dai tempi di Guidolin l'ultimo degli imperatori asiatici.
Non capisco come possa essere che non girano proprio soldi e la gente non vuole cacciarli,oggi un tizio voleva 90 kg di fior di latte ma non voleva pagarmeli subito ma quando gli arrivavano i soldi,ecco che lo preso a male parole e gli ho detto che non posso fare credito altrimenti vado in mezzo alla strada che nessun paga,per poco gli mettevo le mani addosso,poiariva il cameriere cicciottelo ed inizia a spingere con la panza in maniera assai vistosa,così io gli dico ma mi faccia il piacere,così subito ha cacciato i soldi,per questo motivo non si deve dare fiducia a nessuno che se ne aprofittano,se tu dare soldi io dare mozzarella,questo vale in tutti i settori non siate troppo buoni che altrimenti sono azzi amari![]()
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misha71
"La pretesa della felicità : ecco la grande illusione! Essa complica tutta la vita! Rende la gente così velenosa, canaglia, insopportabile. Non c'è felicità nell'esistenza, non ci sono che dolori più o meno tardivi, segreti, differiti, dissimulati" Cèline
"La pretesa della felicità : ecco la grande illusione! Essa complica tutta la vita! Rende la gente così velenosa, canaglia, insopportabile. Non c'è felicità nell'esistenza, non ci sono che dolori più o meno tardivi, segreti, differiti, dissimulati" Cèline
Re: [O.T.] Crisi economica
Lui non ha bisogno di lavorare, lui vive in Svizzera! 

« Bestemmiando fuggì l'alma sdegnosa
Che fu sì altiera al mondo e sì orgogliosa »
Ariosto "Orlando furioso"
Morte Rodomonte.
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Re: [O.T.] Crisi economica
Vende cammelli agli italiani. Pregherai per avere quei cazzo di cammelli!
Re: [O.T.] Crisi economica
ma solo in anticipo...e poi ti manda un dromedarioStickman ha scritto:Vende cammelli agli italiani. Pregherai per avere quei cazzo di cammelli!
misha71
"La pretesa della felicità : ecco la grande illusione! Essa complica tutta la vita! Rende la gente così velenosa, canaglia, insopportabile. Non c'è felicità nell'esistenza, non ci sono che dolori più o meno tardivi, segreti, differiti, dissimulati" Cèline
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Re: [O.T.] Crisi economica
Stickman ha scritto:Vende cammelli agli italiani. Pregherai per avere quei cazzo di cammelli!

Mi fa piacere che si stia rilassando la discussione, era diventata troppo seria

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Re: [O.T.] Crisi economica
500 milioni in cambio di cosa?
Guarda attentamente, poichè ciò che stai per vedere non è più ciò che hai appena visto.
Ho vissuto per molto tempo nell'oscurità perché mi accontentavo di suonare quello che ci si aspettava da me, senza cercare di aggiungerci qualcosa di mio.
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Re: [O.T.] Crisi economica
Dei miei cammelliAntonchik ha scritto:500 milioni in cambio di cosa?

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Re: [O.T.] Crisi economica
Ho sbagliato pure topic.
Vabbè, no sul serio: siamo andati a chiedere i soldi come fossero elemosina?
Vabbè, no sul serio: siamo andati a chiedere i soldi come fossero elemosina?
Guarda attentamente, poichè ciò che stai per vedere non è più ciò che hai appena visto.
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Re: [O.T.] Crisi economica
Se è vero Letta & Napolitano andrebbero processati per alto tradimento
La Repubblica Popolare Cinese ha accumulato ulteriori 500 tonnellate di oro dal gennaio al luglio 2012, nel tentativo di tutelarsi dai rischi valutari connessi alle enormi riserve di “capitale fittizio” espresso in divisa statunitense detenute dalla People’s Bank of China. «Le mie fonti – sostiene il gestore di fondi a Hong Kong William Kaye, ex di Goldman Sachs – mi dicono che, contrariamente alle cifre ufficiali disponibili, la Cina possiede fra 4.000 e 8.000 tonnellate di oro fisico. Non solo i cinesi sono i più grandi produttori di oro, ma sono anche i maggiori importatori di oro al mondo» (2).
Kaye rivela anche che una parte consistente dell’immane quantità di oro immagazzinata dalla Cina provenga dalla Federal Reserve, che nel corso degli anni si sarebbe sbarazzata progressivamente (addirittura fino all’esaurimento!), delle proprie riserve auree.
Già nel novembre del 2011, per la verità, il Venezuela aveva attuato l’operazione “Oro Patrio”, attraverso la quale il Paese sudamericano riprese il controllo fisico di circa 30 tonnellate del proprio oro che erano conservate prevalentemente in Gran Bretagna, Francia, Lussemburgo e Svizzera. La decisione risaliva al mese di agosto, quando Hugo Chavez aveva firmato una legge che prevedeva la nazionalizzazione dello sfruttamento delle riserve aurifere del Venezuela, e successivamente sostenuto che a causa delle eccessive turbolenze economiche e politiche che affliggevano l’Europa, era giunto il momento di mettere in salvo le riserve auree venezuelane custodite nel “vecchio continente”, trasferendole in nazioni alleate come la Russia, la Cina o il Brasile. Incoraggiati dall’atteggiamento tenuto da Russia, Cina e Venezuela e dalla effettiva “disconnessione” tra domanda fisica e andamento dei prezzi dovuta alla massiccia speculazione promossa dalla Fed a sostegno del dollaro, anche i magnati George Soros, Warren Buffett, e John Paulson hanno drasticamente alleggerito i propri investimenti azionati acquistando oro per oltre 150 milioni di dollari a testa. La Pacific Investment Management Company (PIMCO), grande società di gestione degli investimenti (gestisce oltre 2.000 miliardi di dollari), ha incrementato la quota in oro presente nel suo Commodity Total Return Fund, portandola dal 10,5% degli attivi totali del giugno 2012 all’11,5% dell’agosto dello stesso anno. Nel gennaio 2013, la Germania (che possiede ufficialmente le seconde riserve auree mondiali, quantificabili in circa 3.396 tonnellate per un valore di 133 miliardi di euro) ha pubblicamente notificato l’intenzione di porre, entro il 2020, almeno metà delle proprie riserve auree sotto il proprio controllo diretto, subito prima che la Bundesbank inoltrasse una richiesta relativa al rimpatrio del proprio oro dai depositi negli Stati Uniti e in Francia, nel tentativo di riportare nelle casse tedesche ben 374 tonnellate d’oro (11% del totale) da Parigi ed altre 300 (8% del totale) da New York (ove ne rimarrà depositato il 37% del totale, con il rimanente 13% depositato in Gran Bretagna). Ciò testimonia un calo di fiducia reciproca tra le principali Banche Centrali suscettibile di insinuare un certo nervosismo tra gli operatori finanziari, i quali potrebbero leggere questa mossa tattica in parallelo a quanto accadde quando la Francia di Charles De Gaulle ritirò il proprio oro dagli Stati Uniti e convertì tutta la propria riserva in valuta pregiata contribuendo a far crollare il sistema monetario nato a Bretton Woods nel 1944. La decisione della Bundesbank di porre i lingotti sotto il proprio controllo diretto, evitando qualsiasi tipo di intermediazione, costituisce quindi un avvertimento per gli investitori.
«La scelta tedesca – osserva l’analista finanziario Jim Sinclair – rappresenta un incoraggiamento generale a prendere (o riprendere) il controllo dell’oro, indipendentemente da chi lo custodisca. Quando la Francia lo fece, anni fa, si sparse il panico tra la leadership finanziaria americana. La storia guarderà a questo recupero come all’inizio della fine di un dollaro considerato come valuta di riserva privilegiata» (3).
Oltre a Sinclair, anche altri numerosi analisti hanno espresso l’opinione secondo cui l’attività frenetica che Cina, Russia, Germania e i più noti finanzieri a livello mondiale hanno messo in atto attorno all’oro, rappresenterebbe una chiara dimostrazione del fatto che il mondo si stia avviando verso l’adozione di un nuovo Gold Standard rivisitato e corretto, ma non privo di punti di contatto con il sistema monetario che rimase in vigore fino al 1931. Nel 2012, infatti, le banche hanno aumentato le loro riserve nette di 536 tonnellate, acquistando più lingotti d’oro in termini di volume che in qualsiasi altro anno dall’epoca del crollo di Bretton Woods.
L’abbassamento dei tassi di interesse attuato dalla BCE nonostante la forte contrarietà espressa della Germania evidenzia inoltre il fatto che la vicinanza ideologica tra gli attori accomunati dal promuovere strenuamente varie forme di quantitative easing (Stati Uniti, Giappone, Inghilterra e BCE) cozza in maniera vigorosa con la marcata inclinazione anti-inflazionistica di Berlino, che sembra cercare di tutelarsi in prospettiva di un ipotetico collasso della moneta unica europea rimpatriando il proprio ore e spingendo per l’instaurazione di un sistema monetario internazionale fondato sui principi del vecchio Gold Standard (come osservato in precedenza).
Come osserva l’acuto analista Ambrose Evans-Pritchard:
«A differenza di Gran Bretagna [in seguito al “divorzio” tra governo e Bank of England attuato dal ministro delle Finanze Gordon Brown tutti i membri del Commonwealth cominciarono a vendere le proprie riserve auree] nel 1998, Spagna, Svizzera, Olanda e altri, la Germania non ha venduto nessuno dei suoi lingotti d’oro, quando questo era di moda. E nemmeno l’Italia. I due Paesi ora possono stare seduti su riserve sostanziali che stanno iniziando ad assumere un significato politico» (4).
L’Italia, tuttavia, rischia di perdere definitivamente questo immenso capitale strategico per via di un incredibile decreto legge volto a modificare l’assetto dei proprietari della Banca d’Italia, controllata (come osservato in precedenza) dai più potenti cartelli finanziari operanti all’interno del Paese, Intesa-Sanpaolo e Unicredit in primis. Il provvedimento varato dall’esecutivo guidato da Enrico Letta prevede infatti un’enorme concessione agli istituti bancari in attesa degli stress-test comunitari, rappresentata dalla rivalutazione del valore nominale della quota societaria della Banca d’Italia attraverso una ricapitalizzazione gratuita da 156.000 euro (equivalenti ai 300 milioni di lire stabiliti nel 1936) a 7,5 miliardi di euro (legata ufficialmente all’accumulo, capitalizzato nel corso dei decenni dalla stessa Bankitalia, di riserve aggiuntive pari a circa 23 miliardi di euro) da attingere alle riserve della stessa Banca Centrale. In base al decreto legge, sarà attuato un programma di ripartizione del capitale della Banca d’Italia in quote nominative di partecipazione del taglio di 20.000 euro ciascuna, completato il quale verrà introdotto il divieto per ogni azionista di detenere quote superiori al 3% delle azioni. Siccome la partecipazione di Intesa-Sanpaolo e Unicredit al capitale della Banca d’Italia ammonta complessivamente a circa il 60%, si è pensato bene di aiutare tali istituti a piazzare le loro plusvalenze (quantificabili in circa 3 miliardi di euro) risultanti dalla rivalutazione del capitale della Banca Centrale e dalla fissazione del tetto massimo sulle azioni imponendo la stessa Banca d’Italia come acquirente temporaneo di tutte le quote in eccesso. Banca d’Italia, «Al fine di favorire il rispetto dei limiti di partecipazione al proprio capitale, può acquistare temporaneamente [versando a Unicredit e a Intesa-Sanpaolo una cifra complessiva superiore ai 4 miliardi di euro] le proprie quote di partecipazione e stipulare contratti aventi ad oggetto le medesime» (5), recita il decreto. Se si pensa che nel 2005 era stata approvata una legge (la 262/2005), mai applicata, che prevedeva la ri-nazionalizzazione della Banca d’Italia con il passaggio del 100% delle quote dai privati allo Stato Italiano, si comprende agevolmente come questa manovra rappresenti in tutta evidenza un colossale “regalo” ai due grandi istituti in questione finalizzato a consolidare il loro potere in vista dell’imminente “unione bancaria” che rischia di sancire la conquista del comparto bancario “periferico” da parte di quello “centrale”, con l’aggravante che la vendita delle quote legate alla ricapitalizzazione (basata sul nulla) della Banca d’Italia equivale di fatto a una creazione di liquidità ex nihilo che anziché andare a vantaggio dello Stato verrà integralmente incassata da Intesa-Sanpaolo e Unicredit. L’aspetto più distruttivo di questa manovra, che si ricollega al tema centrale dell’oro, è tuttavia rappresentato dal fatto che gli azionisti della Banca d’Italia potranno mettere le mani sulla riserva aurea detenuta da Palazzo Koch (che ammonta a circa 2.450 tonnellate), privando il Paese di un strumento che potrebbe rivelarsi fondamentale in un futuro non troppo lontano, come puntualmente sottolineato da Evans-Pritchard.
Privarsi dei lingotti in mentre Paesi come la Germania e la Russia premono per l’istituzione di un nuovo Gold Standard rappresenta senza dubbio una mossa strategicamente suicida.
La Repubblica Popolare Cinese ha accumulato ulteriori 500 tonnellate di oro dal gennaio al luglio 2012, nel tentativo di tutelarsi dai rischi valutari connessi alle enormi riserve di “capitale fittizio” espresso in divisa statunitense detenute dalla People’s Bank of China. «Le mie fonti – sostiene il gestore di fondi a Hong Kong William Kaye, ex di Goldman Sachs – mi dicono che, contrariamente alle cifre ufficiali disponibili, la Cina possiede fra 4.000 e 8.000 tonnellate di oro fisico. Non solo i cinesi sono i più grandi produttori di oro, ma sono anche i maggiori importatori di oro al mondo» (2).
Kaye rivela anche che una parte consistente dell’immane quantità di oro immagazzinata dalla Cina provenga dalla Federal Reserve, che nel corso degli anni si sarebbe sbarazzata progressivamente (addirittura fino all’esaurimento!), delle proprie riserve auree.
Già nel novembre del 2011, per la verità, il Venezuela aveva attuato l’operazione “Oro Patrio”, attraverso la quale il Paese sudamericano riprese il controllo fisico di circa 30 tonnellate del proprio oro che erano conservate prevalentemente in Gran Bretagna, Francia, Lussemburgo e Svizzera. La decisione risaliva al mese di agosto, quando Hugo Chavez aveva firmato una legge che prevedeva la nazionalizzazione dello sfruttamento delle riserve aurifere del Venezuela, e successivamente sostenuto che a causa delle eccessive turbolenze economiche e politiche che affliggevano l’Europa, era giunto il momento di mettere in salvo le riserve auree venezuelane custodite nel “vecchio continente”, trasferendole in nazioni alleate come la Russia, la Cina o il Brasile. Incoraggiati dall’atteggiamento tenuto da Russia, Cina e Venezuela e dalla effettiva “disconnessione” tra domanda fisica e andamento dei prezzi dovuta alla massiccia speculazione promossa dalla Fed a sostegno del dollaro, anche i magnati George Soros, Warren Buffett, e John Paulson hanno drasticamente alleggerito i propri investimenti azionati acquistando oro per oltre 150 milioni di dollari a testa. La Pacific Investment Management Company (PIMCO), grande società di gestione degli investimenti (gestisce oltre 2.000 miliardi di dollari), ha incrementato la quota in oro presente nel suo Commodity Total Return Fund, portandola dal 10,5% degli attivi totali del giugno 2012 all’11,5% dell’agosto dello stesso anno. Nel gennaio 2013, la Germania (che possiede ufficialmente le seconde riserve auree mondiali, quantificabili in circa 3.396 tonnellate per un valore di 133 miliardi di euro) ha pubblicamente notificato l’intenzione di porre, entro il 2020, almeno metà delle proprie riserve auree sotto il proprio controllo diretto, subito prima che la Bundesbank inoltrasse una richiesta relativa al rimpatrio del proprio oro dai depositi negli Stati Uniti e in Francia, nel tentativo di riportare nelle casse tedesche ben 374 tonnellate d’oro (11% del totale) da Parigi ed altre 300 (8% del totale) da New York (ove ne rimarrà depositato il 37% del totale, con il rimanente 13% depositato in Gran Bretagna). Ciò testimonia un calo di fiducia reciproca tra le principali Banche Centrali suscettibile di insinuare un certo nervosismo tra gli operatori finanziari, i quali potrebbero leggere questa mossa tattica in parallelo a quanto accadde quando la Francia di Charles De Gaulle ritirò il proprio oro dagli Stati Uniti e convertì tutta la propria riserva in valuta pregiata contribuendo a far crollare il sistema monetario nato a Bretton Woods nel 1944. La decisione della Bundesbank di porre i lingotti sotto il proprio controllo diretto, evitando qualsiasi tipo di intermediazione, costituisce quindi un avvertimento per gli investitori.
«La scelta tedesca – osserva l’analista finanziario Jim Sinclair – rappresenta un incoraggiamento generale a prendere (o riprendere) il controllo dell’oro, indipendentemente da chi lo custodisca. Quando la Francia lo fece, anni fa, si sparse il panico tra la leadership finanziaria americana. La storia guarderà a questo recupero come all’inizio della fine di un dollaro considerato come valuta di riserva privilegiata» (3).
Oltre a Sinclair, anche altri numerosi analisti hanno espresso l’opinione secondo cui l’attività frenetica che Cina, Russia, Germania e i più noti finanzieri a livello mondiale hanno messo in atto attorno all’oro, rappresenterebbe una chiara dimostrazione del fatto che il mondo si stia avviando verso l’adozione di un nuovo Gold Standard rivisitato e corretto, ma non privo di punti di contatto con il sistema monetario che rimase in vigore fino al 1931. Nel 2012, infatti, le banche hanno aumentato le loro riserve nette di 536 tonnellate, acquistando più lingotti d’oro in termini di volume che in qualsiasi altro anno dall’epoca del crollo di Bretton Woods.
L’abbassamento dei tassi di interesse attuato dalla BCE nonostante la forte contrarietà espressa della Germania evidenzia inoltre il fatto che la vicinanza ideologica tra gli attori accomunati dal promuovere strenuamente varie forme di quantitative easing (Stati Uniti, Giappone, Inghilterra e BCE) cozza in maniera vigorosa con la marcata inclinazione anti-inflazionistica di Berlino, che sembra cercare di tutelarsi in prospettiva di un ipotetico collasso della moneta unica europea rimpatriando il proprio ore e spingendo per l’instaurazione di un sistema monetario internazionale fondato sui principi del vecchio Gold Standard (come osservato in precedenza).
Come osserva l’acuto analista Ambrose Evans-Pritchard:
«A differenza di Gran Bretagna [in seguito al “divorzio” tra governo e Bank of England attuato dal ministro delle Finanze Gordon Brown tutti i membri del Commonwealth cominciarono a vendere le proprie riserve auree] nel 1998, Spagna, Svizzera, Olanda e altri, la Germania non ha venduto nessuno dei suoi lingotti d’oro, quando questo era di moda. E nemmeno l’Italia. I due Paesi ora possono stare seduti su riserve sostanziali che stanno iniziando ad assumere un significato politico» (4).
L’Italia, tuttavia, rischia di perdere definitivamente questo immenso capitale strategico per via di un incredibile decreto legge volto a modificare l’assetto dei proprietari della Banca d’Italia, controllata (come osservato in precedenza) dai più potenti cartelli finanziari operanti all’interno del Paese, Intesa-Sanpaolo e Unicredit in primis. Il provvedimento varato dall’esecutivo guidato da Enrico Letta prevede infatti un’enorme concessione agli istituti bancari in attesa degli stress-test comunitari, rappresentata dalla rivalutazione del valore nominale della quota societaria della Banca d’Italia attraverso una ricapitalizzazione gratuita da 156.000 euro (equivalenti ai 300 milioni di lire stabiliti nel 1936) a 7,5 miliardi di euro (legata ufficialmente all’accumulo, capitalizzato nel corso dei decenni dalla stessa Bankitalia, di riserve aggiuntive pari a circa 23 miliardi di euro) da attingere alle riserve della stessa Banca Centrale. In base al decreto legge, sarà attuato un programma di ripartizione del capitale della Banca d’Italia in quote nominative di partecipazione del taglio di 20.000 euro ciascuna, completato il quale verrà introdotto il divieto per ogni azionista di detenere quote superiori al 3% delle azioni. Siccome la partecipazione di Intesa-Sanpaolo e Unicredit al capitale della Banca d’Italia ammonta complessivamente a circa il 60%, si è pensato bene di aiutare tali istituti a piazzare le loro plusvalenze (quantificabili in circa 3 miliardi di euro) risultanti dalla rivalutazione del capitale della Banca Centrale e dalla fissazione del tetto massimo sulle azioni imponendo la stessa Banca d’Italia come acquirente temporaneo di tutte le quote in eccesso. Banca d’Italia, «Al fine di favorire il rispetto dei limiti di partecipazione al proprio capitale, può acquistare temporaneamente [versando a Unicredit e a Intesa-Sanpaolo una cifra complessiva superiore ai 4 miliardi di euro] le proprie quote di partecipazione e stipulare contratti aventi ad oggetto le medesime» (5), recita il decreto. Se si pensa che nel 2005 era stata approvata una legge (la 262/2005), mai applicata, che prevedeva la ri-nazionalizzazione della Banca d’Italia con il passaggio del 100% delle quote dai privati allo Stato Italiano, si comprende agevolmente come questa manovra rappresenti in tutta evidenza un colossale “regalo” ai due grandi istituti in questione finalizzato a consolidare il loro potere in vista dell’imminente “unione bancaria” che rischia di sancire la conquista del comparto bancario “periferico” da parte di quello “centrale”, con l’aggravante che la vendita delle quote legate alla ricapitalizzazione (basata sul nulla) della Banca d’Italia equivale di fatto a una creazione di liquidità ex nihilo che anziché andare a vantaggio dello Stato verrà integralmente incassata da Intesa-Sanpaolo e Unicredit. L’aspetto più distruttivo di questa manovra, che si ricollega al tema centrale dell’oro, è tuttavia rappresentato dal fatto che gli azionisti della Banca d’Italia potranno mettere le mani sulla riserva aurea detenuta da Palazzo Koch (che ammonta a circa 2.450 tonnellate), privando il Paese di un strumento che potrebbe rivelarsi fondamentale in un futuro non troppo lontano, come puntualmente sottolineato da Evans-Pritchard.
Privarsi dei lingotti in mentre Paesi come la Germania e la Russia premono per l’istituzione di un nuovo Gold Standard rappresenta senza dubbio una mossa strategicamente suicida.
MEGLIO LICANTROPI CHE FILANTROPI
Baalkaan hai la machina targata Sassari?
VE LA MERITATE GEGGIA
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Re: [O.T.] Crisi economica
l'unica cosa di decente che ha fatto il nipote di Gianni Letta.Antonchik ha scritto:500 milioni in cambio di cosa?
certo che sti catarini son proprio dei coglioni....
memorabile la gaffe del senatore a vita, Rigor Montis di cui il nipote illustre vanta la continuazione;
disse ai quatarini che era utile investire in itaGlia perchè grazie al suo governo c'era la stabilità, ma poi, ha subito aggiunto che a Febbraio ci sarebbero state le elezioni e lui non garativa di rimanere...
complimenti.... ai quatarini... si vede che erano abituati ai cammelli...
Tutto quello che faceva paura del comunismo - che avremmo perso le nostre case, i nostri risparmi, che ci avrebbero costretto a lavorare tutto il tempo per un salario scarso, e che non avremmo avuto alcuna voce contro il sistema - è diventato realtà grazie al capitalismo.
Se esiste un Dio, un giorno sarà lui a dovermi chiedere perdono (frase letta su un muro di Auschwitz).
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Re: [O.T.] Crisi economica
io di cammelli mi rifornisco da tutti, ma da bella noStickman ha scritto:Vende cammelli agli italiani. Pregherai per avere quei cazzo di cammelli!

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Re: [O.T.] Crisi economica
non sai che ti perdicicciuzzo ha scritto:io di cammelli mi rifornisco da tutti, ma da bella noStickman ha scritto:Vende cammelli agli italiani. Pregherai per avere quei cazzo di cammelli!

Qui habet, dabitur ei. E comunque: Stikazzi
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Re: [O.T.] Crisi economica
Invece ti chiedo, per favore, di rispondere ad una domanda che ti faccio da alcuni giorni, visto che sei un economista per autocertificazione.bellavista ha scritto: Le altre sono un mare di cazzate e insultini (e meno male che volevi mantenere la discussione sul rispetto) che non perdo nemmeno tempo a commentare
Mi dici come mai hai iniziato a rispondermi sulla curva J (riguardo la bilancia commerciale) solo dopo tre giorni (e due volte che ti facevo la solita domanda) che ne ho parlato? E CASUALMENTE solo dopo che Husker l'ha chiamata col suo nome?
Ricordiamo che secondo Bella,
Venerdi notte:la svalutazione riduce l'import e aumenta l'export.
o più semplicemente migliora la bilancia commerciale..
@capitanvideo
Bellavista svicola.Quando un paese svaluta, il primo effetto è l'opposto di quel che si possa pensare, infatti avrai una crescita dell'import e una riduzione dell'export, sempre parlando in termini monetari, e questo non lo spiega la matematica, ma il cervello.
Solo che ora sono stanco e me ne vado a letto.
Lunedì notte ci riprovo, dopo l'ennesimo
@capitanvideola svalutazione riduce l'import e aumenta l'export.
o più semplicemente migliora la bilancia commerciale.
Bellavista svicola ancora.E' l'esatto contrario, almeno inizialmente. L'effetto della svalutazione è quello di aumentare il prezzo dei prodotti importati e diminuire i ricavi dell'export, fin qui siamo d'accordo, ma le aziende non adeguano istantaneamente gli ordinativi al nuovo livello dei prezzi, chi importa farà il solito ordinativo pagando di più, mentre chi esporta farà i soliti numeri ma con un ricavo inferiore. Quindi, sempre parlando in termini monetari, con la svalutazione avrai una crescita dell'import e un calo dell'export, il contrario di quello che dici.
Poi, dopo qualche tempo, sia l'import che l'export si adeguano al nuovo tasso di cambio e questo dovrebbe portare al miglioramento della famosa bilancia commerciale. In teoria. In pratica non è detto, infatti il Giappone non riesce a migliorarla, sempre a causa della sua dipendenza delle importazioni
A questo punto interviene Husker, che inizia a dare un nome a quello che ho scritto, cioè la condizione Marshall e la curva J, però dice anche che sbaglio, ma NON sulla curva J, ma sul fatto che non apprezzo particolarmente la matematica in economia. Il fatto è che dalla risposta sembrava che sbagliassi la mia analisi.
Questo porta prima Bellavista a informarsi sulla legge Marshall, che evidentemente non conosceva (visto che ha svicolato per tre giorni) e poi a copiarla da Wiki, per far vedere che lui sa, e che io sbaglio.
(si, a certe condizioni, ma faglielo capire)La bilancia commerciale migliora sempre, quando si svaluta.
Nel frattempo Husker risponde al mio post, dicendo:
Il che mi fa piacere, visto che Husker ha dimostrato negli anni di saperne, sebbene non si definisca un "economista".con l'uso della matematica abbiamo trovato la Marshall-Lerner condition che dice quello che dici tu (solo in maniera piu' analitica). Non era una critica al tuo ragionamento economico
Resta da capire come mai Bellavista ne abbia parlato solo dopo tre giorni che glielo chiedevo e solo dopo che Husker gli ha dato un nome.
“Il più bravo, anche se è il più bravo e ne si ammiri il talento, non può prendersi tutto”