Arrivato al passaggio evidenziato ho udito distintamente nella testa il lamentoso ed allarmante cigolio dei miei neuroni impegnati allo spasimo nel tentativo di seguire il filo del discorso.Bardamu ha scritto:In morte di Ciann
— Ebbene, non ci dite se tornerete in Italia?
— Barda, credo proprio che non sarà possibile.
— Mavco, Blif, Dada, Lilith hanno più fortuna. Siete stato con loro a Bologna. Mi hanno detto che con voi si vedono cose che non si vedrebbero altrimenti, di cui nessuno ha mai parlato, che gli avete mostrato cose inaudite, e che, anche in quelle sconosciute, sono riusciti a rendersi conto di certi particolari davanti ai quali, senza di voi, sarebbero potuti passare venti volte senza mai notarli. Decisamente sono stati più favoriti di me.
Ciann scoppiò a ridere.
— Vorrei comunque sapere, gli domandò Barda, come, con dieci mesi d’anticipo, possiate sapere che sarà impossibile.
— Caro Barda, se ci tenete a saperlo ve lo dirò, ma intanto potete vedere che sto molto male.
— Si, mio caro Ciann, trovo che non abbiate affatto una buona cera, il vostro colorito non mi piace, e scrivete quei cazzo di post lunghissimi, ma non vi chiedo di partire tra una settimana, ma tra dieci mesi. In dieci mesi si ha il tempo di curarsi, no?
— Ebbene, in una parola, la ragione che vi impedirà di tornare in Italia?, chiese Barda alzandosi.
— Ma, caro amico, è che sarò morto da parecchi mesi. Secondo i medici che ho consultato alla fine dell’anno, il male di cui soffro, e che del resto può portarmi via anche subito, non mi lascerà in ogni caso più di tre o quattro mesi di vita, ed è già molto, rispose Ciann sorridendo.
— Ma che cosa dite?, esclamò Barda interrompendo un istante il suo cammino verso la carrozza e alzando i suoi begli occhi castani e malinconici, ma pieni d’incertezza. Posto per la prima volta nella sua vita tra due doveri così diversi come salire in carrozza per andare a cena fuori, e testimoniare pietà a un uomo che sta per morire, nel codice delle convenienze non trovava nulla che indicasse la procedura da seguire e, non sapendo a quale dare la preferenza, ritenne di dovere far finta di non credere che la seconda alternativa potesse darsi, in modo da obbedire alla prima che in quel momento richiedeva meno sforzo, e pensò che il miglior modo per risolvere il conflitto era negarlo.
— Volete scherzare? disse a Ciann.
— Sarebbe uno scherzo di ottimo gusto, rispose ironicamente Ciann. Non so perché vi dico questo, finora non vi avevo mai parlato della mia malattia. Ma dal momento che me l’avete chiesto e che ora posso morire da un giorno all’altro... Ma soprattutto non voglio che ritardiate, siete a cena fuori.
Barda si avviò risolutamente alla carrozza e rivolse un ultimo addio a Ciann.
— Ne riparleremo, non credo a una parola di quello che dite, ma bisogna parlarne insieme. Vi hanno stupidamente terrorizzato, venite a colazione, il giorno che vorrete, sceglierete voi il giorno e l’ora, ma ora devo proprio andare, poi vi confesso francamente che muoio di fame. Non ho fatto colazione stamattina e a pranzo ho mangiato solo un panino, inoltre ho già bevuto molto. Le otto meno cinque! Ah! Finirà che starò male di stomaco.
Barda non era affatto imbarazzato di parlare dei malesseri suoi a un moribondo, poiché i primi lo interessavano di più, gli sembravano più importanti. Così, fu soltanto per buona educazione e per salacità che, prima di scomparire, gridò con voce stentorea a Ciann:
— E voi, non lasciatevi impressionare da quelle sciocchezze dei medici, diavolo! Sono degli asini. Siete sano come il Sydney Harbour Bridge. Ci seppellirete tutti!
Ah! Ed ho anche sofferto per cinque lunghissimi minuti di terribili complessi di inferiorità.
