[O.T.] Marco Travaglio

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tizioanonimo
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Re: [O.T.] Marco Travaglio

#1366 Messaggio da tizioanonimo »

zio ha scritto:Hanno assolto il gen Mori "perchè il fatto non sussiste".

Vedrete che travaglio saprà rigirare la cosa dicendo che sotto sotto è colpevole.
W le patacche.
Dovrebbe essere "perché il fatto non costituisce reato", è diverso, comunque la procura ne esce male.
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donegal
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Re: [O.T.] Marco Travaglio

#1367 Messaggio da donegal »

zio ha scritto:Hanno assolto il gen Mori "perchè il fatto non sussiste".

Vedrete che travaglio saprà rigirare la cosa dicendo che sotto sotto è colpevole.
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zio
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Re: [O.T.] Marco Travaglio

#1368 Messaggio da zio »

la cosa bella è che l'utilità delle sentenze dipende dalla teoria del complotto.
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siete spiccicati.
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Re: [O.T.] Marco Travaglio

#1369 Messaggio da zio »

tizioanonimo ha scritto:
zio ha scritto:Hanno assolto il gen Mori "perchè il fatto non sussiste".

Vedrete che travaglio saprà rigirare la cosa dicendo che sotto sotto è colpevole.
W le patacche.
Dovrebbe essere "perché il fatto non costituisce reato", è diverso, comunque la procura ne esce male.
hai ragione.
la sera ottenebra le memorie.
chiedo venia.
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Re: [O.T.] Marco Travaglio

#1370 Messaggio da donegal »

zio ha scritto:la cosa bella è che l'utilità delle sentenze dipende dalla teoria del complotto.
a destra come a sinistra.
siete spiccicati.

Non so come siano andate le cose: non ho abbastanza informazioni, accesso a documenti e testimonianze e soprattutto capacità di analisi.

Al solito però mi tocca vedere un classico della storia di questo paese: funzionari e dirigenti pubblici (i cosidetti servitori dello Stato) che magheggiano, coprono, si vendono, utilizzano denaro pubblico per fare guerre intestine e nuocere ai cittadini.

E qui non si tratta di fare del complottismo.

Se poi lo Zio è contento che ci sia uno come Mori, che in un paese normale non sarebbe arrivato neanche a fare il sergente, per carità...
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Re: [O.T.] Marco Travaglio

#1371 Messaggio da zio »

donegal ha scritto:
zio ha scritto:la cosa bella è che l'utilità delle sentenze dipende dalla teoria del complotto.
a destra come a sinistra.
siete spiccicati.

Non so come siano andate le cose: non ho abbastanza informazioni, accesso a documenti e testimonianze e soprattutto capacità di analisi.

Al solito però mi tocca vedere un classico della storia di questo paese: funzionari e dirigenti pubblici (i cosidetti servitori dello Stato) che magheggiano, coprono, si vendono, utilizzano denaro pubblico per fare guerre intestine e nuocere ai cittadini.

E qui non si tratta di fare del complottismo.

Se poi lo Zio è contento che ci sia uno come Mori, che in un paese normale non sarebbe arrivato neanche a fare il sergente, per carità...

tutto più semplice.
lo Zio è contento che il tribunale abbia sancito che un uomo dello stato (sergente negli altri paesi) non ha commesso reati nell'esercizio delle sue funzioni. e che Ciancimino junior sia stato riconosciuto inaffidabile.

il resto, Travaglio, Ingroia, Magistratura democratica spezzata sulla vicenda, accresce la soddisfazione, ma solo per la parte da tifoso.

don't worry vi rifarete il 31. :lol: :wink:
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Re: [O.T.] Marco Travaglio

#1372 Messaggio da Fred Connelly »

:)

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Re: [O.T.] Marco Travaglio

#1373 Messaggio da Scorpio »

donegal ha scritto:
zio ha scritto:Hanno assolto il gen Mori "perchè il fatto non sussiste".

Vedrete che travaglio saprà rigirare la cosa dicendo che sotto sotto è colpevole.
W le patacche.

Il tritolo in Via de'Georgofili l'ha fatto saltare Caterina de'Medici con l'appoggio logistico di Giancarlo Antognoni
8) :-? :(

per non piangere..
Tutto quello che faceva paura del comunismo - che avremmo perso le nostre case, i nostri risparmi, che ci avrebbero costretto a lavorare tutto il tempo per un salario scarso, e che non avremmo avuto alcuna voce contro il sistema - è diventato realtà grazie al capitalismo.

Se esiste un Dio, un giorno sarà lui a dovermi chiedere perdono (frase letta su un muro di Auschwitz).

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Re: [O.T.] Marco Travaglio

#1374 Messaggio da Tasman »

Quello che non si dice sui guai giudiziari di Berlusconi
Secondo Angelo Panebianco, editorialista del Corriere (e non solo lui), la condanna definitiva di B. per frode fiscale non dipende dal fatto che B. è un frodatore fiscale, ma dallo “squilibrio di potenza fra magistrati e politica”. Perché in Italia la politica sarebbe “un potere debole e diviso” che non riesce a riformare il “potere molto più forte e unito” della magistratura. Solo separando le carriere, abolendo l’azione penale obbligatoria, trasformando il pm in “avvocato dell’accusa”, spogliando il Csm, cambiando la scuola e il reclutamento delle toghe e rimpolpando i poteri del governo nella Costituzione si eviteranno sentenze come quella del 1° agosto.
Forse Panebianco non sa che in tutte le democrazie del mondo, anche quelle che hanno da sempre nel loro ordinamento le riforme da lui auspicate, capita di continuo che uomini politici vengano condannati se frodano il fisco, con l’aggiunta che vengono pure arrestati e, un attimo prima, cacciati dalla vita politica. Ma soprattutto il nostro esperto di nonsisachè ignora la carriera criminale di B., che froda il fisco da quando aveva i calzoni corti. E se non fu scoperto all’epoca è perché con i fondi neri corrompeva politici, Guardia di Finanza e giudici che avrebbero potuto scoperchiare le sue frodi fin dagli anni 70. Chi conosce il curriculum del neo-pregiudicato non si stupisce per la condanna dell’altro giorno, ma per il fatto che un tale delinquente matricolato sia rimasto a piede libero fino a oggi.
La prima visita. Il 12 novembre 1979 una squadretta della Guardia di Finanza ispeziona l’Edilnord Centri Residenziali Sas che sta realizzando a Segrate la città-satellite di Milano2, sospettata di varie irregolarità tributarie. Nel cantiere, con alcuni operai, c’è un omino spelacchiato e imbrillantinato che si presenta come “semplice consulente” della società. È Silvio Berlusconi, il proprietario, iscritto da un anno alla loggia deviata P2. I finanzieri vogliono sapere perché abbia prestato fideiussioni personali in favore di Edilnord e Sogeat, società il cui capitale è ufficialmente controllato da misteriosi soci svizzeri. Ma lui fa lo gnorri e mette a verbale: “Ho svolto un ruolo molto importante nei confronti dell’Edilnord Centri Residenziali e della Società generale attrezzature Sas, perché entrambe mi hanno fin dall’inizio affidato l’incarico professionale della progettazione e della direzione del complesso residenziale Milano 2”. Anziché ridergli in faccia e approfondire le indagini, il maggiore Massimo Maria Berruti che guida la squadra si beve tutto, chiude l’ispezione in meno di un mese, nonostante le anomalie finanziarie riscontrate e archivia tutto con una relazione rose e fiori. Poi, il 12 marzo 1980, si dimette dalle Fiamme Gialle. Per qualche mese lavora per l’avvocato d’affari Alessandro Carnelutti, titolare a Milano di un importante studio legale con sedi a New York e Londra, dove si appoggia all’avvocato inglese David Mackenzie Mills. Poi Berruti inizia a lavorare per il gruppo Fininvest, specializzandosi in operazioni finanziarie estere e in contratti per i calciatori stranieri del Milan. Gli altri due graduati che erano con lui nel blitz del ’79 sono il colonnello Salvatore Gallo e il capitano Alberto Corrado. Il nome di Gallo verrà trovato nelle liste della loggia P2. Corrado verrà arrestato nel ’94 e poi condannato con Berruti per i depistaggi nell’inchiesta sulle mazzette Fininvest. Versate a chi? Alla Guardia di finanza, naturalmente.
San Bettino vede e provvede. Nel 1980 Berlusconi rischia di ritrovarsi un’altra volta la Finanza in casa. Allarmatissimo, scrive una lettera al-l’amico Bettino Craxi, leader del Psi che sostiene il governo Cossiga: “Caro Bettino, come ti ho accennato verbalmente, Radio Fante ha annunciato che dopo la visita a Torino, Guffanti e Ca-bassi, la Polizia tributaria si interesserà a me… Ti ringrazio per quello che crederai sia giusto fare” (lettera pubblicata dal fotografo di Craxi, Umberto Cicconi, in Segreti e misfatti, Roma 2005).
Che si sappia, anche quella volta le Fiamme Gialle si tengono alla larga dal Biscione. Che evidentemente ha sempre più cose da nascondere.
Giudici venduti e no
Il 24 maggio 1984 il vicecapo dell’Ufficio Istruzione di Roma, Renato Squillante, interroga B., assistito dall’avvocato Cesare Previti e imputato “ai sensi dell’articolo 1 della legge 15/12/69 n. 932” per interruzione di pubblico servizio a causa delle presunte antenne abusive sul Monte Cavo che interferiscono nelle frequenze radio della Protezione civile e dell’aeroporto di Fiumicino. Gli imputati sono un centinaio. Ma la posizione di B. viene subito archiviata il 20 luglio 1985, mentre altri 45 rimarranno sulla graticola fino al 1992 e se la caveranno solo grazie al-l’amnistia. Non potevano sapere che Squillante e Previti avevano conti comunicanti in Svizzera. Insomma, che il giudice romano era a libro paga della Fininvest.
Il 16 ottobre 1984 i pretori di Torino, Pescara e Roma, Giuseppe Casalbore, Nicola Trifuoggi e Adriano Sansa, sequestrano gli impianti che consentono a Canale 5, Italia 1 e Rete 4 di trasmettere in contemporanea in tutt’Italia in spregio alla legge. Craxi neutralizza le ordinanze con due “decreti Berlusconi”.
Mills e la Fininvest occulta
Nel 1989 l’avvocato Mills, consulente Fininvest da alcuni anni, costituisce per conto del gruppo Berlusconi la All Iberian e decine di altre società offshore (la Kpmg, per conto della Procura di Milano, arriverà a contarne 64) domiciliate nelle isole del Canale (all’ombra di Sua Maestà britannica), nelle Isole Vergini e in altri paradisi fiscali. Ordine è partito dai responsabili della finanza estera del gruppo, Candia Camaggi e Giorgio Vanoni. Nasce così il “Comparto B” della Fininvest, “very discreet”, cioè occulto e in gran parte mai dichiarato nei bilanci consolidati, alimentato perlopiù dalla Silvio Berlusconi Finanziaria Sa (società lussemburghese regolarmente registrata a bilancio), ma anche da denaro proveniente dal Cavaliere in persona (in contanti, tramite “spalloni” che lo portano da Milano oltre il confine elvetico). Sul conto svizzero di All Iberian, in soli sei anni, transitano in nero quasi mille miliardi di lire. Usati per operazioni riservate e inconfessabili, come confermeranno le sentenze definitive All Iberian, Mills e Mediaset. Anzitutto, B. versa 23 miliardi a Craxi tra il 1990 e il ’91. Gira soldi di nascosto ai suoi prestanome Renato Della Valle e Leo Kirch: non potendo, per la legge Mammì, detenere piú del 10% di Telepiú, B. finanzia occultamente le teste di legno che rilevano le sue quote eccedenti. Acquista per 456 miliardi il capitale di Telecinco, la tv spagnola, di cui per la legge antitrust di Madrid non potrebbe controllare più del 25%. Presta soldi a Giulio Margara, presidente di Auditel e direttore di Upa, l’associazione utenti pubblicitari. Gira 16 miliardi a Previti, in parte per pagarlo in nero in parte perché versi tangenti a giudici romani come Squillante e Vittorio Metta (autore della sentenza comprata che nel 1990 scippa la Mondadori a De Benedetti per regalarla alla Fininvest). Scala di nascosto i gruppi Rinascente, Standa e Mondadori in barba alla normativa Consob . E soprattutto, tramite alcune offshore, intermedia l’acquisto di film dalle major di Hollywood, facendone lievitare i costi per 368 milioni di dollari e dunque abbattendo gli utili di Mediaset per tutti gli anni 90, consentendo al gruppo di pagare meno imposte e al beneficiario dei conti esterni, cioè a se stesso, di accumulare una fortuna extrabilancio ed esentasse. E cosí via. Resta pure il sospetto che parte del denaro di destinazione ignota sia servito a pagare i politici del pentapartito per la legge Mammì del 1990 sull’emittenza: quella che consente a B. di tenersi tutt’e tre le reti Fininvest in barba a qualunque minimo principio antitrust. Lo testimoniano i responsabili della Fiduciaria Orefici, che aiuta il Cavaliere a foraggiare il conto All Iberian: il dirigente Fininvest Mario Moranzoni confidò loro che “i politici costano, c’è in ballo la Mammí”. Per le presunte tangenti Fininvest in cambio di quella legge, la magistratura romana indagherà Gianni Letta e Adriano Galliani, ma l’ufficio Gip guidato da Squillante negherà il loro arresto, e l’inchiesta finirà nel nulla.
Le Fiamme Sporche
Nel 1989 il responsabile servizi fiscali della Fininvest, Salvatore Sciascia, altro ex finanziere passato alla corte del Cavaliere, si libera di una verifica fiscale a Videotime (la società Fininvest che racchiude Canale5, Rete4 e Italia1) versando ai finanzieri una tangente di 100 milioni di lire. Lo stesso fa nel 1991 con 130 milioni scuciti per ammorbidire un’ispezione a Mondadori. E poi nel 1992 con altri 100 milioni per una visita delle Fiamme Gialle a Mediolanum. E ancora nel 1994 con 50 milioni perché i finanzieri chiudano un occhio, o possibilmente due, durante un blitz disposto dalla Procura di Roma e dal Garante per l’editoria sulla reale proprietà di Telepiù: che, se dovesse risultare ancora in mano a B. tramite i soliti prestanome (così com’è nella realtà), porterebbe all’immediata revoca delle concessioni per Canale5, Rete4 e Italia1. Ma anche quella volta i finanzieri corrotti se ne vanno con gli occhi bendati. Nel ’94, appena un sottufficiale confessa a Di Pietro di aver ricevuto parte di una tangente Fininvest, esplode lo scandalo Fiamme Sporche, che in poche settimane porta all’arresto di un centinaio di finanzieri corrotti e all’incriminazione di oltre 500 imprenditori e manager corruttori (il Gotha dell’imprenditoria milanese). Confessano quasi tutti. Tranne uno: Silvio B., che non può ammettere nulla perché è appena divenuto presidente del Consiglio. Sciascia dice che ha fatto tutto per ordine di Paolo Berlusconi, Silvio non c’entra nulla. Intanto l’avvocato Berruti chiama l’ex collega Corrado (quello dell’ispezione del 1979), ormai in pensione, perché tappi la bocca sulle mazzette Fininvest il capobanda, colonnello Angelo Tanca. E così avviene. Quando il pool Mani Pulite ha pronta la richiesta di cattura per Sciascia e Paolo, il governo di Silvio vieta la manette per corruzione col decreto Biondi. È il 14 luglio ’94. L’Italia si ribella, Bossi e Fini si defilano, B. è costretto a ritirare il decreto a furor di popolo, così finiscono dentro Sciascia, Paolo, Corrado e Berruti. Il quale, si scopre, prima di orchestrare il depistaggio è volato a Roma per incontrare il premier a Palazzo Chigi. La prova che ha fatto tutto Silvio, non Paolo. Di qui l’invito a comparire durante la conferenza Onu di Napoli e poi il processo. Primo grado: condannati Silvio e Sciascia, assolto Paolo. Appello: prescritto Silvio, condannato Sciascia. Cassazione: condannato Sciascia, assolto per insufficienza di prove Silvio, perché potrebbe essere stato Paolo, che però non può essere riprocessato una volta assolto. La prova contro Silvio potrebbe, anzi dovrebbe fornirla Mills, sentito come testimone al processo: purtroppo è stato corrotto con 600mila dollari e mente ai giudici, salvando il Cavaliere.
9 processi aboliti per legge
Ma le tangenti c’erano, e quello che il gruppo Berlusconi ha da nascondere alla Guardia di Finanza è più che evidente. Lo dimostra la miriade di processi nati da quei fondi neri negli anni 90, quando i giudici e i finanzieri corrotti iniziano a scarseggiare. Non potendoli neutralizzare a monte a suon di mazzette, B. li cancella a valle con una raffica di leggi ad personam: falso in bilancio, condoni fiscali ed ex Cirielli. Risultato: 2 processi fulminati perché il reato non c’è più, cancellato dall’imputato (All Iberian-2 e Sme-2) e 8 caduti in prescrizione. L’ultimo, per il semplice decorrere del tempo, sulla divulgazione dell’intercettazione della telefonata segreta e rubata tra Fassino e Consorte. Gli altri 7: corruzione del giudice Metta per la sentenza Mondadori e caso All Iberian-1 per i 23 miliardi a Craxi (prescritti grazie alle attenuanti generiche); falsi in bilancio Fininvest anni 90; altri falsi in bilancio per i 1550 miliardi di lire di fondi neri sottratti al consolidato col sistema All Iberian; fondi neri nel passaggio del calciatore Lentini dal Torino al Milan; corruzione giudiziaria del teste Mills (prescritti grazie all’ex Cirielli); appropriazioni indebite e i falsi in bilancio e la gran parte delle frodi fiscali sui diritti Mediaset (prescritti grazie al combinato disposto della legge sul falso in bilancio e all’ex Cirielli). I reati superstiti, e cioè le frodi fiscali del 2002 e 2003, per un totale di 7 milioni di euro (su un totale di 360 milioni di dollari, ormai evaporati), sono miracolosamente giunti in Cassazione per la sentenza definitiva del 1° agosto prima della solita falcidie.
Sarebbe questo il sintomo di una politica debole e di una giustizia forte? E che c’entra, con questa fogna, la politica?

Marco Travaglio
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Re: [O.T.] Marco Travaglio

#1375 Messaggio da hoover »

I pezzi di Travaglio li trovo troppo lunghi per l'era internettiana,vanno bene per la carta stampata ma non per internet. Un po' più di sintesi sarebbe gradita.
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Re: [O.T.] Marco Travaglio

#1376 Messaggio da tottoru »

hoover ha scritto:I pezzi di Travaglio li trovo troppo lunghi per l'era internettiana,vanno bene per la carta stampata ma non per internet. Un po' più di sintesi sarebbe gradita.
E' vero, ma se non ci mette i dettagli si prende qualche querela...

E poi è proprio ad omettere i dettagli che si riesce a fare casino. B. ha detto che lui non sapeva niente di un'evasione da qualche milione di euro, ma i milioni (di dollari) erano 360, solo che gli altri non sono stati trovati e non potevano essere contestati. Dettagli?
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Re: [O.T.] Marco Travaglio

#1377 Messaggio da Fred Connelly »

hoover ha scritto:I pezzi di Travaglio li trovo troppo lunghi per l'era internettiana,vanno bene per la carta stampata ma non per internet. Un po' più di sintesi sarebbe gradita.
Difficile dire se per questo specifico articolo di Travaglio la colpa sia di Travaglio stesso o piuttosto di Berlusconi. :lol:

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Re: [O.T.] Marco Travaglio

#1378 Messaggio da lider maximo »

Non so dove l'abbia scritto l'ultimo pezzo, Marco Travaglio, ma si riesce a leggere tutto di un fiato, in poco tempo, tanto è chiaro e scorrevole il suo modo di scrivere e raccontare i fatti del Nano, soprattutto. :DDD
Ma mi soffermo solo sulla prima parte.................
Tasman ha scritto: Secondo Angelo Panebianco, editorialista del Corriere (e non solo lui), la condanna definitiva di B. per frode fiscale non dipende dal fatto che B. è un frodatore fiscale, ma dallo “squilibrio di potenza fra magistrati e politica”. Perché in Italia la politica sarebbe “un potere debole e diviso” che non riesce a riformare il “potere molto più forte e unito” della magistratura. Solo separando le carriere, abolendo l’azione penale obbligatoria, trasformando il pm in “avvocato dell’accusa”, spogliando il Csm, cambiando la scuola e il reclutamento delle toghe e rimpolpando i poteri del governo nella Costituzione si eviteranno sentenze come quella del 1° agosto.
Forse Panebianco non sa che in tutte le democrazie del mondo, anche quelle che hanno da sempre nel loro ordinamento le riforme da lui auspicate, capita di continuo che uomini politici vengano condannati se frodano il fisco, con l’aggiunta che vengono pure arrestati e, un attimo prima, cacciati dalla vita politica.
.......per dire che è anche colpa di giornalisti affermati alla Panebianco, se abbiamo ancora tra i piedi B., in quanto, tralasciando quelli de Il Giornale, Libero e compagnia, è dalla vera e trasparente riproduzione dei fatti che la gente può farsi una opinione su un evento, su un personaggio.
Eppoi, affermare che si è arrivati alla condanna per la debolezza della politica, quando nessun cittadino (in tutti i paesi normali dovrebbe essere così) è al di sopra della legge (il famoso Stato di diritto), è quantomeno aberrante, ed è fastidioso che a dirlo siano uomini di presunta cultura e conoscenza come il sopracitato cronista. Che la giustizia debba essere riformata e migliorata non vi è alcun dubbio, ma non si venga a dire che B. la voglia in senso migliorativo, quando per colpa sua si sono addirittura dilatati i tempi dei processi, già biblici per conto loro, e in generale in tutti questi anni si è agito in senso opposto. Si dimentica, inoltre, che in altri paesi i politici si dimettono o vengono cacciati per reati e fatti molto meno gravi della frode fiscale, invece si è sempre pensato principalmente alla teoria della persecuzione giudiziaria.
Adesso da parte del PDL è troppo comodo chiederne la riforma, ci avessero pensato prima forse non saremmo a questo punto, oppure forse il B. sarebbe già stato condannato :wink: .
#ALLEGRIOUT(dal calcio) non è importante, è l'unica cosa che conta.

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Re: [O.T.] Marco Travaglio

#1379 Messaggio da zio »

mah..... a me pare invece come dimostri che la separazione delle carriere, da sempre negli ordinamenti giuridici di molti stati civili, fa il suo dovere anche perseguendo la politica corrotta, senza dar adito a dubbi sulla autenticità delle sentenze.
Travaglio gioca con le parole ma il tema che pone ribaltandolo su Panebianco è questo.
perché uno potrebbe rispondergli: ok, e allora perché continui a scrivere fondi contro la separazione delle carriere? dici tu stesso che non cambia niente!
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Re: [O.T.] Marco Travaglio

#1380 Messaggio da Razor77 »

hoover ha scritto:I pezzi di Travaglio li trovo troppo lunghi per l'era internettiana,vanno bene per la carta stampata ma non per internet. Un po' più di sintesi sarebbe gradita.
Il pezzo di Travaglio riassume oltre trent'anni di Berlusconismo e credo siano già sufficientemente sintetizzati. Quello che conta è che ti fanno tornare alla mente tutta la storia dei processi che "il grande imprenditore" ha avuto ed il modo in cui è riuscito a sfuggirvi. La sentenza della cassazione del 31 Luglio è veramente una sorta di pecora nera: senza gli appoggi politici prima e soprattutto senza l'entrata in politica Berlusconi sarebbe già ampiamente finito. Scommetto invece che si candiderà alle prossime elezioni e siederà ancora in parlamento anche nella prossima legislatura.
Da Dove cazzo vieni comunque soldato? Signore Texas Signore!
Strano io ho sempre saputo che nel Texas ci nascono solo tori e checche soldato cow-boy. Tu l'aria del toro non ce l'hai neanche un po' quindi il cerchio si restringe.

PS: ma quanto è bello SuperZeta con i server nuovi di zecca.

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