[O.T.] I cazzi dei forumisti

[cicciuzzo]

Io non riesco a far muovere il culo a mia figlia e farla uscire.... E' una giornata bellissima e siamo chiusi in casa!

[WARDOG]

Addestramento con una coppia di coniugi che REALMENTE hanno bisogno di difendersi.

Ho sempre sostenuto che insegnare a combattere e' una cosa triste. Ancora di piu' quando vedi una persona di mezz'eta' crollare in lacrime ricordando un aggressione.

Una parte di me ovviamente e' spinta all'insegnamento, e' propositiva, e cerca di impostare una metodica che possa essere un aiuto, un ausilio.

Le armi come attrezzi. Come un estintore, tenuto in auto giusto in caso, ma che quando il fuoco arriva, occorre usare con perizia se si vuole salvare l'auto dal fuoco.

Una parte di me, quella peggiore, e' infastidita dalla passivita', dall'acquiescenza, dal senso innato di RESA, che permea alcune persone nei confronti del male ingiusto. E' infastidita perche' non e' un comportamento naturale, ma indotto, un indottrinamento sociale mirato al controllo, che castra l'individuo rendendolo preda di ogni bassezza da parte di chi abbia piu' potere.

Fisico, materiale, sociale.

Il concetto di difesa e' innato, nel momento in cui lo si demanda a un autorita', si perde ogni diritto a essa.

Poi, riprenderlo, questo diritto e' difficilissimo.

Ho intabarrato una dimostrazione pratica di quanto tutto quello che avevano fin'ora imparato, li rendeva soltanto delle prede piu' deboli. Anche se avevano una pistola a testa.

Gli occhi lucidi di lei, erano quasi un sollievo rispetto allo sguardo spento di lui. Privo di ogni scintilla reattiva. Di giusta indignazione, di semplice e pura RIVALSA, verso un male ingiusto, e ingiustificato.

Mai come oggi mi sono tuonate in testa le mie stesse parole.

"Non esistono predatori. Solo prede".

Grossman diceva che si nasce pecore, lupi, o cani.

Il cane e' un lupo, che prova empatia.

Mai stato piu' contento di esserlo.

Sara' un lungo viaggio per loro, e non e' detto che ce la facciano. Sinceramente io credo di no.

Ora capisco veramente come facciano pochi, a soggiogare molti.

Triste mattinata.

[Lilith]

Sentito il primo tuono di quest'anno.

[Neil McCauley]

Sentito il primo tuono di quest'anno.

Io lo stesso, è il diavolo che va in carrozza, come si dice qui.

[balkan wolf]

Da stasera stacco dal forum perché devo andare in missione segreta...

[dell]

Da stasera stacco dal forum perché devo andare in missione segreta...

agente segreto?

auguri

[Defender]

BW in versione gore tra machete attacks e flip flop insanguinate è una bella immagine.

[Drugo]

Ziggy comunque 009 è stato un colpo basso, sappilo.

Ps Miss il clone suppongo cercherà di farsi amici buona parte dei tuoi
per spammarli di chissà cosa, monitoralo e contatta a tua volta i suoi
amici con un messaggio standard in cui ti fai riconoscere, spieghi
a grandi linee l'accaduto e chiedi un offensiva di segnalazioni..

[dostum]

Da stasera stacco dal forum perché devo andare in missione segreta...

Tela doio la missione segreta brazilera ahò nunfà che sparisci pe un anno eh?


Gruppenfuhrer Luis XVI

Arrivare alla fine di questo romanzo è un’impresa improba. Per tre motivi: innanzitutto perchè la storia che racconta non è scritta in maniera lineare, ma salta continuamente avanti e indietro nel tempo, seguendo un filo sottile e, a volte, del tutto invisibile. Il secondo motivo è la pesantezza di questa storia: sia nel senso di mole (è un librone), sia per l’atmosfera greve e, direi, putrida, che la pervade. E’ la storia di un ufficiale delle SS che, al termine della guerra, ripara clandestinamente in Sudamerica, con i suoi assistenti e complici e con una montagna di soldi. Il Gruppenführer SS Siegfried Taudlitz, ben lungi dal considerare il crollo del nazismo come una sconfitta, coglie anzi l’occasione per realizzare il sogno della sua vita: essere il Re di Francia. Un re in esilio, ovviamente, la cui corte, ribattezzata Parisia, si trova nel folto della foresta, in mezzo alle rovine degli aztechi. Taudlitz è matto, ovviamente, matto come un cavallo: ma la sua incredibile idea si realizza, grazie al suo carisma e al potere del denaro, e ben presto, attorno e sopra ai resti degli edifici aztechi sorge una piccola, demenziale città, abitata da indios in costumi settecenteschi e in cui si parla un miscuglio di tedesco e spagnolo. Come è possibile che un’idea tanto assurda, una finzione così inverosimile, resti in piedi? Intanto per l’autorità di Taudlitz, che è sempre stato abituato a comandare, e che regge i cordoni della borsa, come si suol dire; poi perchè i suoi sgherri vedono in questa mascherata null’altro che un modo per continuare a fare ciò che facevano in Germania: spadroneggiare, torturare, uccidere, senza temere alcun castigo o condanna; che siano indios o ebrei poco importa. Ma, mentre all’inizio ridono alle spalle del loro supposto sovrano, col passare del tempo si ritrovano prigionieri della trama che Taudlitz ha tessuto, paziente come un ragno: perchè si rendono conto che al di fuori di Parisia non c’è nulla per loro, non c’è un luogo che li possa accogliere, nè una vita a cui possano tornare. Così inizia un gioco al massacro in cui tutti fanno a gara per essere “più realisti del re”, per accaparrarsi i suoi favori, in una grottesca parodia della corte di Versailles (di cui, sia detto, nessuno di loro conosce più di quanto abbiano letto nei Tre Moschettieri), dove, dietro una patina di sfarzo si riconoscono benissimo il terrore e la morte. In questo scenario da incubo fa il suo ingresso il giovane Bertrand, nipote del sovrano. Bertrand, cameriere in un hotel di Amburgo, viene contattato da un certo signor Wieland (Duca de Rohan a Parisia, e medico delle Waffen SS a Mauthausen), che gli riferisce del ricco zio e del suo desiderio di nominarlo erede – ma tace sugli aspetti più compromettenti. E così Bertrand si ritrova, in pratica, in un manicomio nel mezzo della giungla, e purtroppo per noi, ci accorgiamo che non è per nulla adatto a questa vita: Bertrand è, in fondo, un codardo, un quacquaracquà, e, sebbene tormentato e indeciso (indeciso se fuggire, impazzire, accettare questa pantomima o denunciarla per quello che è) come un Amleto, non ne possiede la stoffa. Non vi dico come va a finire, questo esperimento sociologico; ma, dal punto di vista morale in questo romanzo non si salva nessuno. Credo sia anche per questo che Gruppenführer Luigi XVI mi ricorda certi film italiani degli anni ’70: per l’atmosfera malsana e per l’efferatezza, la crudeltà gratuita – e perchè Klaus Kinski ci starebbe benissimo. Ah, all’inizio menzionavo tre motivi per i quali è difficile leggere questo libro.

[Miss Spring]

Grazie a Bellavista e a Drugo per le dritte!

[Kronos]

Ovviamente non ci penso neppure per un istante ad aprire una mia attivita' in tal senso, in Italia sarebbe da cretini.

Lavorero' esclusivamente in Nero, eccheccazzo..

apri studio all'estero. o in alternativa nella zona no tax sarda

[Kronos]

Sara' un lungo viaggio per loro, e non e' detto che ce la facciano. Sinceramente io credo di no.

Ora capisco veramente come facciano pochi, a soggiogare molti.

ci vuole un buon senso di distacco e di cinismo per gestire un'arma.
non e' detto che tutti siano in grado di sopportare la pressione psicologica di sapere che possono volutamente ammazzare qualcuno, commettere coscientemente quello che altri possono fare a te.

Non si tratta solo di autoconservazione o di sopravvivenza: a volte ti ammazza piu' il rimorso ed il senso di colpa che un proiettile in testa.

[Lilith]

Ho appena ricevuto una torta Sacher direttamente da Hotel Sacher di Vienna
Ora ho un dubbio: ripescare la discussione sulla conservazione della Sacher o lasciar perdere?

Ma quando imparerete che io ho sempre ragione?

[Pim]

Ho appena ricevuto una torta Sacher direttamente da Hotel Sacher di Vienna
Ora ho un dubbio: ripescare la discussione sulla conservazione della Sacher o lasciar perdere?

Ma quando imparerete che io ho sempre ragione?

non ricordo bene le posizioni
ma dura un sacco

[Lilith]

Ma non dirlo a Greata!