Una recente linea guida dell'American Heart Association mette in luce le relazioni tra attività sessuale e malattie cardiovascolari e indica ai medici le più attuali evidenze sulla corretta valutazione dei rischi cardiovascolari.
L’attività sessuale è una componente importante nella vita dei pazienti con malattie cardiovascolari (CVD) e dei loro partner. La diminuzione dell’attività sessuale è comune in questi pazienti e ad essa sono correlabili ansia e depressione.
Numerosi studi hanno esaminato la risposta neuroendocrina e cardiovascolare durante l’eccitazione e il rapporto sessuale. I maggiori incrementi della pressione arteriosa sistolica e diastolica si verificano durante i 10-15 secondi dell’orgasmo, con un successivo rapido ritorno ai valori basali. Uomini e donne hanno risposte fisiologiche simili.
Studi condotti principalmente in giovani uomini sposati hanno dimostrato che l’attività sessuale con il partner abituale è paragonabile a un’attività fisica da lieve a moderata corrispondente a 3-4 equivalenti metabolici (MET) per una breve durata, ma è probabilmente più ragionevole affermare che corrisponda mediamente a 3-5 MET.
Sebbene l’attività sessuale sia associata ad un aumentato rischio di eventi cardiovascolari, il tasso assoluto di eventi è bassissimo in quanto l’esposizione all’attività sessuale è di breve durata e costituisce una percentuale molto piccola del tempo totale a rischio di ischemia miocardica o infarto miocardico.
L’angina coitale (“angina d’amour”), che si verifica durante i minuti o le ore seguenti l’attività sessuale, rappresenta meno del 5% di tutti gli attacchi anginosi. E’ raro in pazienti che non soffrono di angina durante lo sforzo fisico intenso ed è più frequente in individui sedentari, affetti da grave malattia coronarica, nei quali l’angina è correlata ad attività fisica minima. Se un paziente può ottenere un dispendio energetico di 3-5 MET senza dimostrare ischemia durante un test da sforzo, allora il rischio di ischemia durante l’attività sessuale è molto basso.
L’attività sessuale è la causa di meno dell’1% di tutti gli infarti del miocardio. L’aumento del rischio assoluto di infarto miocardico associato ad 1 ora di attività sessuale a settimana è stimato in 2-3 casi su 10.000 persone all’anno.
Anche gli studi sui casi di morte improvvisa correlata all’attività sessuale indicano percentuali molto basse (0,6% -1,7%). I soggetti morti durante il coito sono per lo più uomini (83-93%), e la maggior parte (75%) durante rapporti extraconiugali, con una partner più giovane in un ambiente non familiare e/o dopo pasti pesanti e consumo eccessivo di alcol. L’aumento del rischio assoluto di morte improvvisa associato a 1 ora di attività sessuale a settimana è stimata essere inferiore a 1 caso ogni 10.000 persone all’anno.
L’attività sessuale è una componente importante della qualità della vita per il paziente e il suo partner, ed è possibile avere attività sessuale per la maggior parte dei pazienti con malattie cardiovascolari: naturalmente è consigliabile una valutazione medica in anticipo. I pazienti con sintomi stabili e una buona capacità funzionale hanno generalmente un basso rischio di eventi avversi cardiovascolari con l’attività sessuale. I pazienti con sintomi instabili o gravi dovrebbero essere trattati e stabilizzati prima di impegnarsi in attività sessuali. I test da sforzo possono fornire ulteriori informazioni in merito alla sicurezza dell’attività sessuale in pazienti con rischio indeterminato o poco chiaro.
Una recente linea guida dell’American Heart Association mette in luce le relazioni tra attività sessuale e malattie cardiovascolari e indica ai medici le più attuali evidenze sulla corretta valutazione dei rischi cardiovascolari.
Raccomandazioni generali
1.Le donne con malattia cardiovascolare devono essere informate, quando necessario, sulla sicurezza e l’opportunità di metodi contraccettivi e di una gravidanza.
2.I pazienti con malattia cardiovascolare che desiderano iniziare o riprendere l’attività sessuale devono essere valutati con una accurata storia clinica e un esame fisico.
3.L’attività sessuale è possibile per i pazienti con malattia cardiovascolare che, alla valutazione clinica, sono a basso rischio di complicanze cardiovascolari.
4.Test da sforzo sono appropriati per pazienti non a basso rischio cardiovascolare o con rischio cardiovascolare sconosciuto per valutare la capacità di esercizio e lo sviluppo dei sintomi, ischemia o aritmie.
5.L’attività sessuale è possibile per i pazienti con dispendio energetico ≥ 3-5 METS senza angina, dispnea eccessiva, modificazioni ischemiche del tratto ST, cianosi, ipotensione o aritmia.
6.La riabilitazione cardiaca e il regolare esercizio fisico può essere utile per ridurre il rischio di complicanze cardiovascolari con l’attività sessuale per i pazienti con malattia cardiovascolare
7.I pazienti con malattia cardiovascolare instabile, scompensata e/o con gravi sintomi devono differire l’attività sessuale fino a quando la loro condizione non è stabilizzata e gestita in modo ottimale.
8.I pazienti che presentano sintomi cardiovascolari con l’attività sessuale dovrebbe differire l’attività sessuale fino a quando la loro condizione non è stabilizzata e gestita in modo ottimale.
Attività sessuale e condizioni cardiovascolari specifiche
Malattia coronarica
1.L’attività sessuale è possibile per i pazienti con angina lieve o assente.
2.L’attività sessuale è possibile 1 o più settimane dopo un infarto miocardico non complicato se il paziente è senza sintomi cardiaci durante attività fisica da lieve a moderata.
3.L’attività sessuale è possibile per i pazienti che hanno subito la rivascolarizzazione coronarica completa e può essere ripresa alcuni giorni dopo l’intervento coronarico percutaneo (PCI) se il sito di accesso vascolare è senza complicazioni o da 6 a 8 settimane dopo l’intervento coronarico standard di bypass coronarico (CABG), a condizione che la sternotomia sia in ordine.
4.L’attività sessuale è possibile per i pazienti che hanno subito un intervento chirurgico non coronarico a cuore aperto e può essere ripresa da 6 a 8 settimane dopo la procedura, a condizione che la sternotomia sia in ordine.
5.Per i pazienti con rivascolarizzazione coronarica incompleta può essere indicato un test da sforzo per valutare la portata e la gravità dell’ischemia residua.
6.L’attività sessuale dovrebbe essere differita per i pazienti con angina instabile o refrattaria fino a quando la loro condizione non è stabilizzata e gestita in modo ottimale.
Scompenso cardiaco
1.L’attività sessuale è possibile per i pazienti con insufficienza cardiaca compensata e/o lieve (classe NYHA I o II).
2.L’attività sessuale è sconsigliabile ai pazienti con insufficienza cardiaca scompensata o avanzata (NYHA classe III o IV) fino a quando la loro condizione non è stabilizzata e gestita in modo ottimale.
Malattie valvolari
1.L’attività sessuale è possibile per i pazienti con lieve o moderata malattia valvolare cardiaca e sintomi lievi o assenti.
2.L’attività sessuale è possibile per i pazienti con protesi valvolari normalmente funzionanti o che hanno subito interventi alle valvole con buon esito.
3.L’attività sessuale è sconsigliata ai pazienti con malattia valvolare sintomatica grave o significativa fino a quando la loro condizione non è stabilizzata e gestita in modo ottimale.
Aritmie cardiache, pacemakers e ICD
1.L’attività sessuale è possibile per i pazienti con fibrillazione atriale o flutter atriale e frequenza ventricolare ben controllata.
2.L’attività sessuale è ragionevole per i pazienti con una storia di tachicardia da rientro atrioventricolare di tipo nodale, tachicardia da rientro atrio-ventricolare o tachicardia atriale con aritmie controllate.
3.L’attività sessuale è possibile per i pazienti con pacemaker.
4.L’attività sessuale è possibile per i pazienti con ICD impiantato per prevenzione primaria.
5.L’attività sessuale è possibile per i pazienti con ICD usati per la prevenzione secondaria, nei quali l’attività fisica moderata (≥ 3-5 MET) non precipita una tachicardia o una fibrillazione ventricolare e che non ricevono frequenti scariche multiple appropriate.
6.L’attività sessuale dovrebbe essere differita per i pazienti con fibrillazione atriale e frequenza ventricolare scarsamente controllata, aritmie sopraventricolari non controllate o sintomatiche, tachicardia ventricolare spontanea o indotta da esercizio fisico fino a quando la condizione non è gestita in modo ottimale.
7.L’attività sessuale deve essere differita nei pazienti con ICD che hanno ricevuto scariche ripetute fino a quando l’aritmia in causa non è stabilizzata e controllata in modo ottimale.
Malattie cardiache congenite
1.L’attività sessuale è possibile per la maggior parte dei pazienti che non hanno una insufficienza cardiaca avanzata o scompensata, una malattia valvolare grave e/o significativamente sintomatica, aritmie non controllate.
Cardiomiopatie ipertrofiche
1.L’attività sessuale è possibile per la maggior parte dei pazienti con cardiomiopatia ipertrofica (HCM).
2.L’attività sessuale dovrebbe essere differita per i pazienti con HCM gravemente sintomatica fino a quando la loro condizione non si è stabilizzata.
Farmaci cardiovascolari e la funzione sessuale
1.I farmaci cardiovascolari che possono migliorare i sintomi e la sopravvivenza non devono essere sospesi a causa delle preoccupazioni circa il potenziale impatto sulla funzione sessuale.
Farmacoterapia per le disfunzioni sessuali
Inibitori della PDE5
1.Gli inibitori della PDE5 (sildenafil, tadalafil, vardenafil) sono utili per il trattamento della disfunzione erettile nei pazienti con malattia cardiovascolare stabile.
2.La sicurezza di inibitori della PDE5 non è nota nei pazienti con stenosi aortica grave o cardiomiopatia ipertrofica.
3.Gli inibitori della PDE5 non devono essere somministrati a pazienti in terapia con nitrati.
4.I nitrati non devono essere somministrati prima di 24 ore dall’assunzione di sildenafil o vardenafil e prima di 48 ore dall’assunzione di tadalafil.
Terapia estrogenica locale o topica
1.L’uso di estrogeni per via non sistemica come trattamento della dispareunia nelle donne con malattia cardiovascolare è possibile.
Prodotti a base di erbe
1.L’impiego di erbe medicinali per il trattamento della disfunzione sessuale nei pazienti con malattia cardiovascolare deve essere rivolto alla cautela a causa di possibili eventi avversi per ingredienti non dichiarati.
Problemi psicologici
1.Nei pazienti con malattie cardiovascolari deve essere valutata l’ansia e la depressione per quanto riguarda l’attività sessuale.
Consulenza di coppia
1.Un’attività di consulenza al paziente e al coniuge/partner è utile per aiutare la ripresa dell’attività sessuale dopo un evento cardiaco acuto, una nuova diagnosi di malattia cardiovascolare o un impianto di ICD.
Il documento dell’American Heart Association, a cui si rinvia per i dettagli sui vari argomenti, conclude sulla necessità di ulteriori ricerche sull’attività sessuale in specifiche condizioni cardiovascolari, con particolare riguardo agli effetti dell’attività sessuale nelle donne e negli anziani. Studi futuri sugli interventi terapeutici, compresa la consulenza di coppia, per migliorare l’attività sessuale nel contesto delle malattie cardiovascolari dovranno rispondere meglio alle preoccupazioni dei pazienti (uomini e donne, giovani e anziani) e dei loro partner.
