Pimpipessa ha scritto:comunque oggi è il 12 12 12!!!
Infatti oggi resterò buono buono a casa, mi muoverò e farò il meno possibile, il numero 12 è il mio numero sfortunato, legato a diversi avvenimenti negativi della mia vita, buon ultimo un'anziana signora che viaggiava in senso vietato in una strada a L mi ha centrato in pieno frontalmente, per fortuna a velocità ridotta, spuntando dalla curva cieca a metà via, salvo poi candidamente dirmi che vedendo che la via era ad una sola corsia e con tutte le auto posteggiate con il muso verso la direzione da cui lei proveniva, ho avuto il dubbio di andare contromano
Ebbene la sua targa era XX212XX
@fede
alla prossima occasione
No matter her age, no matter her beauty ! Ogni donna ha il suo “profumo”, in tutte le sue splendide sfumature.
stmattina me la sono trovata sulla scrivania...è vecchia ma fa sempre riflettere....
oggi in tv parlavano del fatto che a livello mondiale nei paesi più ricchi ci siano anche più infelici...
...in effetti in Sierra Leone non tutti hanno il telefono, quindi lì è difficile fare questi cazzo di sondaggi. (cit.Bardamu)
Ieri a mezzogiorno l'unica stradina rimasta ghiacciata in paese m'ha fatto secco. Frattura del malleolo esterno della caviglia destra. 35 giorni di gesso salvo complicazioni. Dolore moderato, autonomia molto ridotta.
Non seguire le orme degli antichi, ma quello che essi cercarono. (Matsuo Basho,1685) -fa caldo l'Italia è sull'orlo di un baratro e non scopo da mesi (cimmeno 2009) -...stai su un forum di segaioli; dove pensavi di stare, grande uomo? (sunday silence,2012)
pan ha scritto:Ieri a mezzogiorno l'unica stradina rimasta ghiacciata in paese m'ha fatto secco. Frattura del malleolo esterno della caviglia destra. 35 giorni di gesso salvo complicazioni. Dolore moderato, autonomia molto ridotta.
pazienza pan, li ho rotti entrambi anche io,una caduta in moto e tentativo di record nel "salto-gradini" di una scala, se ti consola la cosa sappi che è una frattura di poco conto (tecnicamente) ma ti accompagnerà per tutta la vita, la "zona" è sempre esposta ad urti accidentali...certo dei parastinchi risolverebbero il problema o il portare a vita scarponi da sci.
leggevo di città di mare, dei loro segreti, vicoli e misteri.
Non posso esimermi dal riportarvi questo splendido articolo che fotografa la mia città, la situazione che stanno vivendo coloro che la abitano e soprattutto il pezzo in grassetto. E' un capovaloro.
"Di Adriano Sofri (Repubblica, 6/12/2012)
TARANTO - Ieri la magistratura ha ratificato il dissequestro degli impianti, ma non quello dei prodotti fermi sulle banchine, e in grado di riempire una dozzina di navi. Frutto di un reato, cioè prodotti in violazione al divieto, non rientrano nella sanatoria di fatto sancita dal decreto, di cui peraltro i magistrati eccepiranno l’incostituzionalità. Per riprendersi il malfabbricato, l’azienda può essere tentata di decidere di nuovo la messa in qualche cosiddetta libertà dei 5mila dell’area a freddo, giocando così ancora il lavoro contro il giudice.
Sul garbuglio istituzionale e politico (ci sarà fra due mesi un parlamento a tramutare in legge il decreto?) prevale ora quello sociale. Le scorte dell’Ilva sono vicine a esaurirsi, ma gli operai del carico e scarico a mare non sono risaliti sulle gru, come avevamo raccontato (e racconteremo ancora) e non hanno intenzione di farlo nelle condizioni di prima. Ieri per giunta nello stabilimento c’è stato un nuovo incidente per la collisione fra una gru mobile e un altro mezzo: l’operaio sbalzato fuori è rimasto ferito, per fortuna in modo non grave.
La cupa sensazione che la sorte si accanisca sulla città era stata rinfocolata martedì da un ulteriore accidente occorso nel Mar Piccolo durante l’esercitazione di un sottomarino. Due esperti militari, incursori subacquei, hanno avuto un malore nell’uscita di emergenza a dieci metri di profondità, e uno di loro è ricoverato in prognosi riservata. Dunque la cupezza grava sulla città come la nuvolaglia perenne dell’Ilva (e dell’Eni, della Cementir, dell’Arsenale). Il decreto, spacciato altrove come la mossa del cavallo che mette assieme salute e lavoro, bonifica e produzione, è sentito in città soprattutto come un colpo di grazia. È un fatto che, da qui, ogni opinione sembra degna di attenzione, ma a condizione di essere pronunciata tenendo come metro di misura piuttosto che il Pil nazionale il locale reparto di pediatria oncologica. I tarantini girano portandosi dietro un’ombra di morte, e sentendosene portati: le morti avvenute, quelle imminenti, quelle ferreamente prescritte dalle statistiche sanitarie per i prossimi vent’anni. Una percentuale per chi nasce e abita ai Tamburi, una un po’ minore per i quartieri più distanti, un’altra per la provincia… Si capisce così la monotonia delle fotografie che illustrano gli articoli di giornale: disastri, sciagure. Mai una bella barca da pesca con una danza di gabbiani. Ma Taranto è piena di gabbiani, benché le barche da pesca vadano dimagrendo.
Sono spiritosi, anche, i tarantini. C’è un’associazione di giovani — il suo amatissimo promotore si chiamava Claudio Morabito ed è morto in un incidente stradale — che ha scelto per programma di tenere pulita la città, si chiama “Ammazza che piazza”, si sposta e ripulisce, cura i giardini, coinvolge la gente e la rifà orgogliosa del posto in cui vive. Anche questi ragazzi pensano di stare in un posto condannato e in un tempo senza futuro: e intanto si mettono insieme e puliscono la piazza, rianimano le fontane. Dei loro amici vanno a fare i clown in quel reparto oncologico, fanno sorridere i bambini. Il New York Times sta completando un reportage su Taranto, sarebbe bello che si accorgesse di tutte e due le facce. I meteorologi hanno battezzato “Medusa” il tornado dell’altra settimana, e per coincidenza al Museo archeologico (pieno di meraviglie e troppo scarso di visitatori) c’è una mostra sulle antefisse col volto di Medusa. Doppio volto: la giovane avvenente dai bei capelli, e il mostro che impietra. La doppiezza di Taranto è proverbiale, due di tutto: due mari, la città vecchia e la nuova, il famoso ponte girevole che si apre e si chiude, unisce e separa. Un interruttore, ho pensato rivedendolo in questo frangente. C’è un’altra doppiezza, un’altra possibilità. I tarantini parlano male di se stessi confessandosi individualisti e indifferenti, il loro motto è: “Ce me ne futt’a me”. Però dicono anche popolarmente “Tarde nuestr’ ”, Taranto nostra: non conosco altre città in cui si dica così, Firenze nostra, Cuneo nostra. Si dice Italia nostra, ma fu una scelta intellettuale. Magari prima o poi il nostro avrà la meglio sul “che me ne fotte a me”.
pan ha scritto:Ieri a mezzogiorno l'unica stradina rimasta ghiacciata in paese m'ha fatto secco. Frattura del malleolo esterno della caviglia destra. 35 giorni di gesso salvo complicazioni. Dolore moderato, autonomia molto ridotta.
Anch'io dopo una brutta caduta mi sono rotta il malleolo, un dolore atroce.. Adesso a distanza di anni, se c'è troppo freddo ho il piede bloccato
pan ha scritto:Ieri a mezzogiorno l'unica stradina rimasta ghiacciata in paese m'ha fatto secco. Frattura del malleolo esterno della caviglia destra. 35 giorni di gesso salvo complicazioni. Dolore moderato, autonomia molto ridotta.
L artrosi del piede ti accompagnerà per sempre....
XCLARAX ha scritto:sta storia del 12 12 12 comincia leggermente a infastidirmi.... ma giusto un pò eh......
al mio risveglio, la rpima cosa che ho sentito alla radio è stato Alfonso signorini che parlava di come oggi, 12,12,12 non si ripeterà mai nei secoli fino al 3012...
s'è dimenticato il 2112, il 2212,il 2312, 2412,2512 ecc...
m'ero appena svegliato e già sta cosa m'aveva fatto girare le palle
va letto rovesciato: 21 21 21, l'annuncio della fine
"Non devo essere io ad insegnarvi che avete nemici ed in gran numero, che non sanno perché lo siano, ma che come cani bastardi di villaggio, si mettono ad abbaiare quando i loro simili lo fanno" (Shakespeare, Enrico VIII)
appulos ha scritto: La doppiezza di Taranto è proverbiale, due di tutto: due mari, la città vecchia e la nuova, il famoso ponte girevole che si apre e si chiude, unisce e separa. Un interruttore, ho pensato rivedendolo in questo frangente. C’è un’altra doppiezza, un’altra possibilità. I tarantini parlano male di se stessi confessandosi individualisti e indifferenti, il loro motto è: “Ce me ne futt’a me”. Però dicono anche popolarmente “Tarde nuestr’ ”, Taranto nostra: non conosco altre città in cui si dica così, Firenze nostra, Cuneo nostra. Si dice Italia nostra, ma fu una scelta intellettuale. Magari prima o poi il nostro avrà la meglio sul “che me ne fotte a me”.[/b]
Meraviglioso
...e lo dico da milanese che ha imparato a conoscere Taranto e che ne è rimasto irrimediabilmente innamorato...
e il tarantino è propri cosi.. "tarde nuestr"
oggi in tv parlavano del fatto che a livello mondiale nei paesi più ricchi ci siano anche più infelici...
...in effetti in Sierra Leone non tutti hanno il telefono, quindi lì è difficile fare questi cazzo di sondaggi. (cit.Bardamu)