WARDOG ha scritto:Se parli di uno scopo innato, beh, quello ce l'abbiamo tutti.
Rimanere vivi. Altrimenti non staremmo qui a discutere.
Prendiamo quindi come dato di fatto che la sopravvivenza sia il motore fondamentale.
Tutto il resto, e' costruito, piu' o meno illusione. E cosi' pure le gratificazioni.
Cagare sopra al raggiungimento di qualcosa non serve a granche', anzi e' piuttosto puerile.
Pero' per una mente per certi versi poco evoluta come la mia e' una ribellione gne gne che in molti casi e' stata salvifica.
Ha evitato danni peggiori.
L'alternativa e' imbarcarsi in una qualche attivita' che dia poco spazio al pensiero.
E' stato uno dei miei cavalli di battaglia, poi dopo puoi sempre mostrare qualche cicatrice o dei pollici spezzati.
Ma il piu' delle volte si viene presi per coglioni e non per impressionanti viveur..
Alla fine della fiera, trattasi comunque di porre un secondo dopo l'altro, la consolazione e' che il tempo e' come una clessidra incollata..prima o poi la sabbia scende.
Non parlo affatto di pura esistenza come scopo di vita.
L'essere vivi è la condizione di base che permette alla vita stessa di essere poi dotata di senso.
Credo che ognuno di noi abbia 1, 2, 3, 4 cose per le quali acquisti valore e senso il battersi quotidianamente.
Non traguardi pensati o ragionati a tavolino.
Traguardi che nascono dallo stomaco.
Traguardi per il cui raggiungimento il primo ed unico a beneficiarne è il nostro io più profondo.
Nessuna forma di vanità, nessun desiderio di rivalsa, nessun bisogno di ostentarne il raggiungimento.
Un senso alla vita non può essere dato dall'ambizione di fare carriera, di ottenere maggiorni guadagni, di acquistare un'auto più prestigiosa, di avere donne meravigliose.
Tutto questo rende la vita sicuramente più gradevole, ma il nostro stomaco non necessità di alcuna di queste cose.
Quindi non potrà mai essere lui il beneficiario di tali conquiste e la nostra vita quindi acquisire uno scopo reale.
Allo stomaco interessano argomenti decisamente meno materiali.
Il donare amore ad un figlio, il proteggere la propria compagna, l'essere compassionevoli con chi ha bisogno di noi, il mostrarsi disponibili ad ascoltare chi cerca aiuto, il comportarsi il più possibile in maniera pulita e corretta anche quando si avrebbe la possibilità di trarre vantaggi da comportamenti più furbi.
Insomma credo che lo scopo nella vita sia quello di cercare di non deludere mai la parte più pura di ognuno di noi.
Ogni volta che la calpestiamo per un beneficio apparente, caplestiamo noi stessi.
Calpestiamo la nostra purezza.
Mantenerci puri credo sia lo scopo maggiormente gratificante e mai esauribile.
Chiaramente si parla di purezza dell'animo, non del corpo.
La prima è una nobilissima dote che giustifica l'esistenza, la seconda un'idiozia inventata da un qualcuno che con i derivanti sensi di colpa ci campa da qualche secolo.
Ma questo è un altro discorso.