Pasko ha scritto:Antonchik ha scritto:Con la moda sei uno schiavo, con lo stile invece sei pura espressione della tua identità.
La differenza tra l'essere impantanati nella melma e il fiorire senza se e senza ma.
Togliendo di mezzo ogni giudizio si potrebbe parlare di differenza tra il prendere e il dare.
io parlerei di differenza tra subire e imporre...
E il punto è praticamente quello, anche se non la vedo in maniera così "violenta".
Subire in quanto accettare, perlopiù passivamente, un modello, il quale è in grado di dare una visibilità sociale tramite l'affitto di un'identità: sono un tamarro con la maglia D&G, ergo ho il passepartout per l'ambiente discotecaro e credibilità, mobilità sociale in esso.
Di conseguenza, prendi; prendi perchè compri delle attenzioni, poco importa se dirette verso di te o verso l'immagine che vuoi proiettare. L'essenziale è totalizzare un numero saziante di sguardi ed apprezzamenti rispettosi.
Imporre, non la vedo così. Impone chi coglie appieno gli obiettivi sociali di una moda, e se ne fa interprete d'alto livello, aggiungendo magari qualche dettaglio che sbalordisca ma sempre in un contesto in cui la pulsione vitale dell'inventiva sia già legittimata da un'adeguato corredo di giustificazioni ed approvativi, la cui assenza porterebbe all'inevitabile ludibrio latente. E' un prendere con prepotenza.
Lo stile non lo vedo come un'imposizione ma bensì come un'affrancazione dai bisogni di legittimazione tribale, attraverso la presa di consapevolezza della propria identità. Identità che diventa coerente perchè viene accettata nelle sue sfaccettature come unica guida per l'esistenza, e se il vestiario si è impossessato, nei millenni, del ruolo di seconda pelle, allora è ovvio che esso, con i relativi accessori, debba comunicare la propria essenza e le proprie necessità al fine di esistere e scorrere liberamente.
Questo lo vedo come un dare, per il semplice fatto che rimanda agli altri un'immagine intima estremamente approssimata a quella reale, forse anche più di quanto quest'immagine di sè sia conosciuta al soggetto, per il semplice motivo che, esagerando iperbolicamente, uno stile che nell'autoprodursi prende in prestito le modalità dell'arte può rappresentare dei contenuti inconsci rielaborabili. Come? Nella fase ultima dove l'individuo che ha stile si guarda allo specchio e non vede, come il modaiolo invece vede, un personaggio che può muoversi liberamente in società, ma bensì un uomo che è Bello ed autosufficiente in termini di esistenza: non ha bisogno di essere giudicato per esistere.
Indicativi anche i gesti ultimi: il modaiolo si gira e si rigira finchè non è convinto, e poi parte, colui che ha stile invece non riesce a trattenere l'espressione che più lo identifica (qualsiasi essa sia) ed un sorrisetto compiacente smorzato, poi afferra l'ultimo accessorio e và.
Guarda attentamente, poichè ciò che stai per vedere non è più ciò che hai appena visto.
Ho vissuto per molto tempo nell'oscurità perché mi accontentavo di suonare quello che ci si aspettava da me, senza cercare di aggiungerci qualcosa di mio.