[O.T.] Crisi economica

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Husker_Du
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Re: [O.T.] Crisi economica

#2581 Messaggio da Husker_Du »

Giulio Tremonti ha scritto: Nel complesso, un'altra manovra che non si occupa di misure procrescita e fa soltanto operazioni di cassa. Oramai il Ministero dell'Economia è diventato il vecchio Ministero del Bilancio.
Questo e' Tremonti, da sempre.

Lui e' un tributarista che faceva il commercialista. Riesce a concepire il principio della partita doppia, ma le dinamiche economiche non ha idea di cosa siano.
"Signori benpensanti, spero non vi dispiaccia,
se in cielo in mezzo ai Santi, Dio fra le sue braccia, soffochera' il singhiozzo di quelle labbra smorte che all'odio e all'ignoranza preferirono la morte"

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Drogato_ di_porno
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Re: [O.T.] Crisi economica

#2582 Messaggio da Drogato_ di_porno »

Brunetta infatti un volta disse: "Io sono un economista, Tremonti non lo è. Si può fare sviluppo con il rigore.", per essere poi sconfessato dal premier Silvio Berlusconi ( http://www.lastampa.it/redazione/cmsSez ... girata.asp )

secondo voi il premio Nobel per l'economia Renato Brunetta farebbe meglio del divo Giulio?
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Giulio Tremonti
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Re: [O.T.] Crisi economica

#2583 Messaggio da Giulio Tremonti »

Brunetta non ha pubblicazioni. Quella del Nobel è una cazzata galattica che può spacciare solo a Vespa.

Non cambierebbe nulla perchè alla base non c'è una teorizzazione, uno studio organico e coerente che modellizzi la situazione italiana e che proponga delle misura per cambiarne i parametri macroeconomici. Si galleggia tra una proposta populistica e l'altra (modificare la Costituzione per favorire la libertà d'impresa! qualche sussidio all'imresa al Sud, e via andando).
O, peggio, si pensa che la crescita sia qualcosa di ingovernabile e che venga da sè, in una qualche misteriosa maniera. Mancano le competenze, come dice Husker.
...mostrando la medaglia appuntata al bavero: "Il Duce m'ha fatto l'onore di darmi questo grande titolo. E io me ne fregio". (Ettore Petrolini)

[url=http://www.youtube.com/watch?v=b63FTD58nKU]Un posticino tutto speciale[/url]

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Capitanvideo
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Re: [O.T.] Crisi economica

#2584 Messaggio da Capitanvideo »

Husker_Du ha scritto: Lui e' un tributarista che faceva il commercialista. Riesce a concepire il principio della partita doppia, ma le dinamiche economiche non ha idea di cosa siano.
Si, doppia anale. Per noi.
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cimmeno
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Re: [O.T.] Crisi economica

#2585 Messaggio da cimmeno »

intanto la situazione si fa calda

tassi d'interesse in aumento (sia dala bce sia da vari paesi dle bric)
sussidi di disoccupazione americani in calo
l'euribor 3 mesi è raddoppiato in un anno.

se la carta che hanno stampato negli ultimi 3 anni prende davvero fuoco sono cazzi, sento puzza di tardi anni 70 e non è bene....
donne italiane!
se sentite il bisogno di azioni concrete...

FATE POMPINI!!!!

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Helmut
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Re: [O.T.] Crisi economica

#2586 Messaggio da Helmut »

Husker_Du ha scritto:Lui e' un tributarista che faceva il commercialista. Riesce a concepire il principio della partita doppia, ma le dinamiche economiche non ha idea di cosa siano.
In compensi le conoscono bene i capataz di Francoforte, Bruxelles e Strasburgo, dai quali prende ordini, come d'altronde tutti i ministri economici UE.

Siamo una provincia dell'Europa e certi poteri sono sovranazionali. :o
"Innalzare templi alla virtù e scavare oscure e profonde prigioni al vizio."

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Drogato_ di_porno
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Re: [O.T.] Crisi economica

#2587 Messaggio da Drogato_ di_porno »

Helmut ha scritto:
Husker_Du ha scritto:Lui e' un tributarista che faceva il commercialista. Riesce a concepire il principio della partita doppia, ma le dinamiche economiche non ha idea di cosa siano.
In compensi le conoscono bene i capataz di Francoforte, Bruxelles e Strasburgo, dai quali prende ordini, come d'altronde tutti i ministri economici UE.

Siamo una provincia dell'Europa e certi poteri sono sovranazionali. :o
ma cosa c'entra quello che hai scritto?

gli altri paesi crescono più dell'Italia, coniugano la riduzione del debito con la crescita del PIL. nella media della crescita UE siamo ampiamente sotto la media. Sotto la media cazzo, non sotto la Germania! (noi siamo quelli che aiutano ad abbassare la media)
Secondo la prima stima flash diffusa da Eurostat, l'ufficio statistico dell'Unione Europea, il Pil dell'Eurozona e dell'Ue a 27 nel primo trimestre 2011 è cresciuto dello 0,8% rispetto ai tre mesi precedenti. Nel quarto trimestre 2010 si era registrata una crescita dello 0,3% per l'Eurozona e dello 0,2% per l'Ue-27. Per l'Italia la stima vede un incremento dello 0,1% come nel trimestre precedente. Su base annua, dunque rispetto al primo trimestre 2010, il Pil dell'Eurozona e dell'Ue-27 registra una crescita del 2,5%, e quello italiano dell'1,0%.
Le previsioni di crescita per l'Italia nel 2011 e nel 2012 sono "al di sotto della media dell'Eurozona" di mezzo punto. E' quanto si afferma nelle previsioni di primavera della Commissione Ue, che indicano il Pil dell'Italia in crescita dell'1,0% nel 2011 e dell'1,3% nel 2012. Il debito pubblico italiano raggiungerà quota 120,3% nel 2011, ma l'avanzo primario tornerà in positivo a circa lo 0,75% del Pil. E' inoltre migliorata la situazione dei conti pubblici italiani nel 2010 e continua la riduzione del deficit, che sarà al 4% nel 2011 e al 3,2% nel 2012.

http://www.adnkronos.com/IGN/News/Econo ... 66625.html
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Helmut
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Re: [O.T.] Crisi economica

#2588 Messaggio da Helmut »

Drogato_ di_porno ha scritto:gli altri paesi crescono più dell'Italia, coniugano la riduzione del debito con la crescita del PIL. nella media della crescita UE siamo ampiamente sotto la media. Sotto la media cazzo, non sotto la Germania!
Un Paese di piccole e medie aziende, senza grandi gruppi internazionalizzati, con una pletora di attività parassitarie, che non riesce a ristrutturare il commercio, i servizi, le professioni, con una burocrazia pubblica pletorica non puo' sperare di crescere oltre l'1%.

NB il paragone con la Germania non regge. :o
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dboon
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Re: [O.T.] Crisi economica

#2589 Messaggio da dboon »

e pensare che fino a qualche anno fa
le piccole imprese e l'artigianato
erano il motore dell' ItaGlia

:roll:
"Gli italiani corrono sempre in aiuto del vincitore." Ennio Flaiano
“Cercava la rivoluzione e trovò l'agiatezza.” Leo Longanesi

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Drogato_ di_porno
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Re: [O.T.] Crisi economica

#2590 Messaggio da Drogato_ di_porno »

Interessante riflessione epistemologica anche se l'autore sposa il criterio di falsificabilità di Popper. Nell'epistemologia post-popperiana non mancano i filosofi della scienza avversari del viennese (Joseph Agassi, W.W. Bartley III, P.K. Feyerabend, tutti killer di Popper). Qui c'è l'antefatto dell'articolo: http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/06 ... re/123103/
L’economia è una scienza dura? L’economia è una scienza falsificabile?

Qualche anno fa durante un convegno in cui partecipavano sia fisici che economisti è stato fatto un sondaggio per capire come gli economisti intendono la loro disciplina, con il risultato che metà degli economisti hanno risposto affermativamente a questa domanda mentre l’altra metà negativamente. Situazione curiosa, che sicuramente riflette la spaccatura tra le diverse scuole di pensiero in economia, a cui ho già accennato. La questione non è di lana caprina, e non è puramente accademica. Come ha scritto il mio collega fisico Stefano Zapperi, in un commento ad un dibattito tra Andrea Ichino e il sottoscritto sulla questione dell’aumento delle tasse universitarie, “Affermare che l’economia sia una scienza dura al pari della fisica permette di far passare scelte politiche per risultati scientifici e quindi neutri… Io penso che l’economia tratti di temi che riguardano tutti direttamente, che sono influenzati dai nostri comportamenti e quindi riguardano la politica. La fisica si occupa invece di fenomeni naturali che nella maggior parte dei casi avvengono indipendentemente dalle nostre scelte. Porre l’economia e la fisica sullo stesso piano è sostanzialmente una truffa.”

Quando gli economisti “si sporcano le mani con i dati” (come alcuni dichiarano di fare) siamo sicuri che il risultato alla fine non sia quello di “sporcare i dati con le ideologie”, con quelle ideologie (preconcetti considerati veri a prescindere dall’osservazione empirica) che invece guidano molte delle ricette che sono propinate come soluzioni scientifiche? Certo è che la falsificazione di una teoria scientifica è altra cosa dall’utilizzare alcuni dati opportunamente selezionati o accuratamente manipolati per portare acqua al proprio mulino. A me sembra che si voglia la botte piena e la moglie ubriaca: il prestigio di una scienza dura senza pagare il dazio della falsificabilità, che è la vera e unica chiave di volta d’ogni scienza dura. Queste sono questioni fondamentali che vanno poste perché se non si ammette che la crisi economica ha prodotto una chiara crisi nei modelli economici dominanti, e se sono sempre i soliti, indipendentemente dalla bontà delle loro previsioni, a suggerire scelte cruciali in campo economico (ovvero in qualsiasi campo della vita pubblica) avendo a disposizione l’intero universo mediatico come accade in Italia, con ogni probabilità si continueranno a fare scelte sbagliate che peggioreranno le cose, mascherandole però da scelte dettate da una scienza quantitativa.

Questi sono i motivi, tra gli altri, per cui lo scorso 16 maggio a Londra è stata lanciata una nuova associazione di economisti, che è già diventata una tra le più grandi del mondo e senz’altro la più inclusiva geograficamente, che si propone di essere pluralista, inclusiva e democratica con lo scopo di diffondere il pensiero critico nella rete e introdurre un metodo aperto nella valutazione scientifica: la World Economics Association. Nelle parole di presentazione di Grazia Ietto troviamo di nuovo il tema del ruolo delle ideologie in questa disciplina: “Viviamo in tempi difficili per gli economisti: l’opinione pubblica e i media ci guardano con sospetto, mentre all’interno della professione si nota arroganza, disagio e rabbia. L’arroganza sta dalle parti di quelli che credono che avevano e hanno ragione a propagandare il modello neoclassico e neoliberista d’economia malgrado la crisi (tutt’altro che superata). Per loro è solo questione di tempo; il modello è valido e con il tempo le politiche di tagli, combinate con ritocchi dal lato dell’offerta, porteranno alla ripresa delle economie e il modello di capitalismo dominato dalla finanza (o a trazione finanziaria) continuerà a trionfare. Il disagio è quello di quanti, avendo appoggiato il modello neoclassico, si trovano ora a dover giustificare la loro posizione. C’è rabbia invece tra i molti che non hanno mai aderito al modello neoclassico e neoliberista, compresi i pochi che avevano previsto la crisi sulla base di teorie e modelli alternativi. La loro voce non è stata ascoltata né a livello politico né è stata ospitata sulle pagine delle riviste scientifiche considerate autorevoli e prestigiose.” .

L’anno scorso, l’associazione Paolo Sylos Labini aveva promosso il Manifesto per la libertà del pensiero economico, firmato da centinaia di economisti e persone della cultura di tutto il mondo, con analoghe premesse: “Oggi dopo anni di atrofizzazione si affaccia un nuovo sentire al quale la scienza economica deve saper dare una risposta. La crisi globale in atto segna un punto di svolta epocale. Come in tanti hanno rilevato, oggi entrano in crisi le teorie economiche dominanti e il fondamentalismo liberista che da esse traeva legittimazione e vigore. Queste teorie non avevano colto la fragilità del regime di accumulazione neoliberista. Esse hanno anzi partecipato alla edificazione di quel regime, favorendo la finanziarizzazione dell’economia, la liberalizzazione dei mercati finanziari, il deterioramento delle tutele e delle condizioni di lavoro, un drastico peggioramento nella distribuzione dei redditi e l’aggravarsi dei problemi di domanda. In tal modo esse hanno contribuito a determinare le condizioni della crisi. E’ necessario ricondurre l’economia ai fondamenti etici che avevano ispirato il pensiero dei classici.”

Altre iniziative sono state intraprese in Francia e in Svizzera. Il dibattito nel campo è dunque molto più aperto ed infuocato di quello che sembra da una lettura dei maggiori quotidiani del nostro paese, che negli ultimi anni, a parte rare eccezioni, hanno subito un ruolo di colonizzazione da parte degli economisti di scuola liberista (qui da noi molti insegnano alla Bocconi). In conseguenza dell’affermarsi di questo pensiero unico, molte scelte cruciali politiche ed economiche sono state influenzate in maniera del tutto trasversale; dei danni causati all’università e alla ricerca abbiamo già ampiamente discusso in questo blog: chiaro esempio del fatto che non si sta parlando del sesso degli angeli, piuttosto di quesiti fondamentali che riguardano tutti e che non possono essere nelle mani di pochi guardiani dell’ideologia.
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Re: [O.T.] Crisi economica

#2591 Messaggio da Capitanvideo »

La crisi pesa ancora, vola spread Btp e Bund

Piazza Affari perde oltre il 2%, gli operatori temono un attacco speculativo all'Italia

Italia sempre sotto stress per il rischio contagio della crisi del debito nell'eurozona. Fin dalla mattina è salita la pressione sui Btp, con lo spread tra Btp e Bund schizzato a nuovi record dalla nascita dell'euro, superando quota 245 punti. Il differenziale di rendimento si è allargato a 245,3, nuovo record dall'introduzione dell'euro, con il tasso di rendimento del Btp decennale salito al 5,36%.

Piazza Affari sotto pressione con l'indice Ftse Mib che scivola, unico in Europa, del 2,1% (dopo aver toccato -2,5%), mentre sui mercati dei titoli di stato gli spread tra Btp e Bund hanno ritoccato i massimi. Nelle sale operative si parla di attacco speculativo all'Italia mentre viene percepita come indebolita la posizione del ministro dell'Economia Giulio Tremonti, considerato garante del rigore nei conti pubblici.
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Husker_Du
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Re: [O.T.] Crisi economica

#2592 Messaggio da Husker_Du »

Drogato_ di_porno ha scritto:Interessante riflessione epistemologica anche se l'autore sposa il criterio di falsificabilità di Popper. Nell'epistemologia post-popperiana non mancano i filosofi della scienza avversari del viennese (Joseph Agassi, W.W. Bartley III, P.K. Feyerabend, tutti killer di Popper). Qui c'è l'antefatto dell'articolo: http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/06 ... re/123103/
L’economia è una scienza dura? L’economia è una scienza falsificabile?

Qualche anno fa durante un convegno in cui partecipavano sia fisici che economisti è stato fatto un sondaggio per capire come gli economisti intendono la loro disciplina, con il risultato che metà degli economisti hanno risposto affermativamente a questa domanda mentre l’altra metà negativamente. Situazione curiosa, che sicuramente riflette la spaccatura tra le diverse scuole di pensiero in economia, a cui ho già accennato. La questione non è di lana caprina, e non è puramente accademica. Come ha scritto il mio collega fisico Stefano Zapperi, in un commento ad un dibattito tra Andrea Ichino e il sottoscritto sulla questione dell’aumento delle tasse universitarie, “Affermare che l’economia sia una scienza dura al pari della fisica permette di far passare scelte politiche per risultati scientifici e quindi neutri… Io penso che l’economia tratti di temi che riguardano tutti direttamente, che sono influenzati dai nostri comportamenti e quindi riguardano la politica. La fisica si occupa invece di fenomeni naturali che nella maggior parte dei casi avvengono indipendentemente dalle nostre scelte. Porre l’economia e la fisica sullo stesso piano è sostanzialmente una truffa.”

Quando gli economisti “si sporcano le mani con i dati” (come alcuni dichiarano di fare) siamo sicuri che il risultato alla fine non sia quello di “sporcare i dati con le ideologie”, con quelle ideologie (preconcetti considerati veri a prescindere dall’osservazione empirica) che invece guidano molte delle ricette che sono propinate come soluzioni scientifiche? Certo è che la falsificazione di una teoria scientifica è altra cosa dall’utilizzare alcuni dati opportunamente selezionati o accuratamente manipolati per portare acqua al proprio mulino. A me sembra che si voglia la botte piena e la moglie ubriaca: il prestigio di una scienza dura senza pagare il dazio della falsificabilità, che è la vera e unica chiave di volta d’ogni scienza dura. Queste sono questioni fondamentali che vanno poste perché se non si ammette che la crisi economica ha prodotto una chiara crisi nei modelli economici dominanti, e se sono sempre i soliti, indipendentemente dalla bontà delle loro previsioni, a suggerire scelte cruciali in campo economico (ovvero in qualsiasi campo della vita pubblica) avendo a disposizione l’intero universo mediatico come accade in Italia, con ogni probabilità si continueranno a fare scelte sbagliate che peggioreranno le cose, mascherandole però da scelte dettate da una scienza quantitativa.

Questi sono i motivi, tra gli altri, per cui lo scorso 16 maggio a Londra è stata lanciata una nuova associazione di economisti, che è già diventata una tra le più grandi del mondo e senz’altro la più inclusiva geograficamente, che si propone di essere pluralista, inclusiva e democratica con lo scopo di diffondere il pensiero critico nella rete e introdurre un metodo aperto nella valutazione scientifica: la World Economics Association. Nelle parole di presentazione di Grazia Ietto troviamo di nuovo il tema del ruolo delle ideologie in questa disciplina: “Viviamo in tempi difficili per gli economisti: l’opinione pubblica e i media ci guardano con sospetto, mentre all’interno della professione si nota arroganza, disagio e rabbia. L’arroganza sta dalle parti di quelli che credono che avevano e hanno ragione a propagandare il modello neoclassico e neoliberista d’economia malgrado la crisi (tutt’altro che superata). Per loro è solo questione di tempo; il modello è valido e con il tempo le politiche di tagli, combinate con ritocchi dal lato dell’offerta, porteranno alla ripresa delle economie e il modello di capitalismo dominato dalla finanza (o a trazione finanziaria) continuerà a trionfare. Il disagio è quello di quanti, avendo appoggiato il modello neoclassico, si trovano ora a dover giustificare la loro posizione. C’è rabbia invece tra i molti che non hanno mai aderito al modello neoclassico e neoliberista, compresi i pochi che avevano previsto la crisi sulla base di teorie e modelli alternativi. La loro voce non è stata ascoltata né a livello politico né è stata ospitata sulle pagine delle riviste scientifiche considerate autorevoli e prestigiose.” .

L’anno scorso, l’associazione Paolo Sylos Labini aveva promosso il Manifesto per la libertà del pensiero economico, firmato da centinaia di economisti e persone della cultura di tutto il mondo, con analoghe premesse: “Oggi dopo anni di atrofizzazione si affaccia un nuovo sentire al quale la scienza economica deve saper dare una risposta. La crisi globale in atto segna un punto di svolta epocale. Come in tanti hanno rilevato, oggi entrano in crisi le teorie economiche dominanti e il fondamentalismo liberista che da esse traeva legittimazione e vigore. Queste teorie non avevano colto la fragilità del regime di accumulazione neoliberista. Esse hanno anzi partecipato alla edificazione di quel regime, favorendo la finanziarizzazione dell’economia, la liberalizzazione dei mercati finanziari, il deterioramento delle tutele e delle condizioni di lavoro, un drastico peggioramento nella distribuzione dei redditi e l’aggravarsi dei problemi di domanda. In tal modo esse hanno contribuito a determinare le condizioni della crisi. E’ necessario ricondurre l’economia ai fondamenti etici che avevano ispirato il pensiero dei classici.”

Altre iniziative sono state intraprese in Francia e in Svizzera. Il dibattito nel campo è dunque molto più aperto ed infuocato di quello che sembra da una lettura dei maggiori quotidiani del nostro paese, che negli ultimi anni, a parte rare eccezioni, hanno subito un ruolo di colonizzazione da parte degli economisti di scuola liberista (qui da noi molti insegnano alla Bocconi). In conseguenza dell’affermarsi di questo pensiero unico, molte scelte cruciali politiche ed economiche sono state influenzate in maniera del tutto trasversale; dei danni causati all’università e alla ricerca abbiamo già ampiamente discusso in questo blog: chiaro esempio del fatto che non si sta parlando del sesso degli angeli, piuttosto di quesiti fondamentali che riguardano tutti e che non possono essere nelle mani di pochi guardiani dell’ideologia.
Bof, non so chi sia l'autore, ma non conosco economisti (di buon livello) che pensino che l'economia sia una scienza naturale (infatti non la e').

L'economia e' comunque una scienza (sociale, ma sempre scienza) che utilizza un metodo logico rigoroso nel porre i suoi modelli.
Si puo' discutere sul fatto che tra le scienze sociali (tipo sociologia, scienze politiche, management e business administration, etc. etc.) l'economia e' sicuramente quella che utilizza in maniera piu' sistematica la logica matematica tipica anche delle scienze naturali. Ma quello e' solo un linguaggio.

Come ogni scienza, anche l'economia e' falsificabile, ed e' giusto sia cosi'. Non condivido il concetto di falsificabilita' dato dall'autore. Se i dati ti dicono che la tua teoria non funziona nello spiegre quello che vuoi spiegare, una nuova teoria nasce per risolvere il problema. Si ha progresso tecnico che e' il risultato principale della falsificabilita'. Cio' avviene in economia in maniera continua.

Quanto leggo mi sembra abbia poco a che fare con la filosofia della scienza, ma invece con il solito dibattito: neoclassici vs neokeynesiani.
Tale dibattito non ha nulla a che fare con il concetto di economia quale scienza "dura" (poi perche' dura e non semplicemente naturale...boh), ma e' un dibattito che esiste in economia dal 1936.

Per finire: la crisi non ha messo in dubbio i modelli dominanti (poi quali sono sti modelli non e' chiaro). Se per modello dominante si intende il modello neoclassico, tale modello ha creato ricchezza per 30 anni di fila, non e' una recessione (che e' una cosa naturale comunque) a dire che abbiamo sbagliato tutto.
Uno potrebbe tranquillamente controbattere che la crisi Greca del debito, quella spagnola e forse quella italiana, siano il risultato di politiche non liberiste e particolarmente stataliste. Come si vede in economia tutto e' falsificabile in principio.
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Re: [O.T.] Crisi economica

#2593 Messaggio da Drogato_ di_porno »

USA: OBAMA, NON POSSIAMO PERMETTERCI IL DEFAULT

(AGI) - Washington, 9 lug. - "Non possiamo permetterci di andare in default, sarebbe la prima volta nella nostra storia.
Dobbiamo sostenere la fiducia e il credito degli Usa". Lo ha detto il presidente americano Barack Obama, invitando democratici e repubblicani ad affrontare in modo "equilibrato" il taglio del deficit di bilancio. Obama ha proseguito il suo discorso radiofonico settimanale spiegando che occorre ora "un approccio equilibrato". E questo significa "tagliare sui programmi interni e su quelli della difesa". Repubblicani e democratici devono ora affrontare sfide importanti come la solvibilita' di Medicare, il programma di assicurazione sanitaria per gli over 65 e il taglio delle spese per gli sgravi fiscali. Per questo il presidente Usa ha espresso l'auspicio che le due parti trovano una soluzione condivisa, visto anche che sono d'accordo "su molte cose", come la necessita' di mettere a posto il bilancio, e affrontare i sacrifici politici che ne deriveranno.
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Mr. G
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Re: [O.T.] Crisi economica

#2594 Messaggio da Mr. G »

I 68 MILIARDI PRENDIAMOLI QUI

Disciplinare e tassare la prostituzione, con tutti gli opportuni presidi sanitari, che adesso mancano. Disciplinare e statalizzare la vendita delle droghe, con tutti gli opportuni presidi sanitari, che adesso mancano. Tassare le attività imprenditoriali delle chiese, i loro immobili adibiti ad uso imprenditoriale, la loro manomorta sugli immobili non di culto. Tali misure frutterebbero i 68 miliardi per la legge di bilancio, perché genererebbero ogni anno entrate di diverse decine di miliardi, strutturali, cioè permamentemente, non una tantum.

Continua:

[Scopri]Spoiler
E risparmi di spese carcerarie, sanitarie, giudiziarie, e di danni criminali. E toglierebbero profitti e potere al crimine organizzato nazionale e internazionale. E migliorerebbero l’ordine pubblico. E limiterebbero contagi e altri danni alla salute di decine di migliaia di cittadini.

Se la Chiesa Cattolica si opporrà, le si ricorderà che è nel suo interesse pagare le tasse, per rifarsi l’immagine compromessa da troppa pedofilia, e da troppo nascondimento della pedofilia (vedi gli archivi segreti che il card. Ratzinger fece istituire dai vescovi per tenervi le denunce di abusi sessuali), e troppi abusi bancari coperti sotto il neo-beato (vedasi Calvi, Marcinkus, Banco Ambrosiano e Ior). E le si ricorderà che l’alternativa sarebbe tagliare la spesa sociale e per l’occupazione: è per caso ciò che vogliono o preferiscono in Vaticano? Lo dicano. Agli oppositori laici si ricorderà che lo stato già vende i tabacchi e tassa le vendite di alcolici, che tra tutti e due fanno circa 190.000 morti l’anno (Fini, ad es., fuma in pubblico), e un numero molto maggiore di invalidi, mentre ora di droghe muoiono circa 3.000 l’anno, perlopiù uccisi dalle sostanze di taglio, e che ne morirebbero molti meno se le droghe fossero prodotte e vendute dallo stato, senza veleni e con controllo medico.

Come farebbe qualsiasi altra maggioranza, l’attuale maggioranza governativa si va a spaccare sullo scoglio dei vincoli di bilancio e risanamento da una parte, e le esigenze di investimenti e di alleggerimento fiscale. Perché se si taglia la spesa pubblica (welfare e investimenti), si hanno sia danni e conflitti sociali, sia calo del pil, e questo calo restringe le risorse (il reddito) per pagare gli interessi sul debito pubblico, e ancor più toglie quelle per ridurlo. Il paese diviene ingovernabile.

Per fare uscire l’economia dalla fase bassa e pessimista, occorrono forti e continui investimenti pubblici infrastrutturali, che creino prospettive e sicurezze di medio-lungo termine per gli investitori privati. Senza di queste, i privati non ritornano a investire, ma stanno alla finestra. Tanto più se intanto monta la tensione sociale per effetto dei tagli. E il ciclo espansivo non riparte di certo. E allora dove trovare le risorse per gli investimenti infrastrutturali? Giusto colpire fiscalmente le speculazioni finanziarie – solo che queste si spostano facilmente all’estero. Giusto colpire i grandi patrimoni – solo che anche questi sono o vanno all’estero. Giusto colpire i colpevoli delle maxi-frodi finanziarie, dei derivati-truffa, delle obbligazioni-fregatura etc.: ma bisognerebbe nazionalizzare grosse quote di banche (inclusa Bankitalia) e commissariare qualche fondazione bancaria di peso, prima che si auto-danneggi troppo con manovre incredibili e si faccia dirigere, che so, da una Goldman-Sachs. Questo però è troppo per qualsiasi maggioranza. E allora? Colpibili realmente e strutturalmente sono solo i medi e medio-piccoli patrimoni e redditi incapaci di riparare all’estero. Purtroppo però si tratta delle persone più attive nell’economia reale, che verrebbe ancor più affossata; o di pensionati con patrimonio ma oramai inattivi – che secondo il governo dovrebbero vedere le loro pensioni indicizzate al pil; o di piccoli risparmiatori che Tremonti sta aggredendo con la sua trovata di aumentare la tassa sui depositi di titoli.

Certo, ancora meglio sarebbe fare una riforma monetaria, per eliminare la moneta-debito, cioè sostituire l’attuale insieme di money supply generato tutto mediante operazioni di indebitamento, con mezzi monetari generati senza indebitamento, come si fa con le monete metalliche, e come sporadicamente si è fatto anche con le banconote in periodi recenti e remoti. Ma una simile riforma non è fattibile perché incompatibile con gli attuali assetti di potere effettivo e coi loro interessi. Bisogna quindi pensare a riforme compatibili con questi.

In conclusione, non resta che far emergere (regolamentandole nel miglior interesse collettivo) le attività economiche oggi ancora illogicamente sommerse, come la prostituzione e il commercio di droghe (oppure una logica c’è: cointeressenza tra istituzioni e traffici ufficialmente illeciti). (La legalizzazione comprenderà controlli periodici con spese a carico dei tossicodipendenti e obbligo di comunicazione dello stato di dipendenza ai rispettivi datori di lavoro). E tassare i redditi e gli immobili imprenditoriali anche degli enti ecclesiastici, mentre oggi, in violazione della Costituzione e del principio di eguaglianza e leale concorrenza, sono esentati al fine di avere il sostegno politico del Vaticano. E colpire fiscalmente la manomorta immobiliare, ossia quel processo per cui gli enti definiti religiosi continuano ad accumulare, per lasciti ereditari, donazioni, compravendite, immobili su immobili, fino a costituire patrimoni esentasse smisurati, conferenti alla Chiesa un corrispondente peso economico e politico, che soggetti realmente religiosi non dovrebbero avere né aspirare ad avere, come diceva anche l’abate-filosofo Rosmini.
Sul fronte dei risparmi, occorre invece fare i conti, innanzitutto, con la previdenza e l’assistenza.

La previdenza non regge finanziariamente perché la popolazione invecchia, quindi si allunga il periodo in cui si percepisce la pensione mentre ci sono meno giovani occupati per pagare la pensione ai pensionati, i quali per giunta vivono più a lungo. Inoltre i giovani di oggi hanno sovente impieghi remunerati poco e irregolarmente, quindi versano meno di contributi. Si aggiunge il problema dell’onere aggiuntivo delle pensioni di reversibilità per mogli extracomunitarie sposate da italiani maturi o anziani al fine di procurare loro il diritto alla reversibilità. Questo insieme di problemi richiede misure decise: gradualmente, la soppressione della reversibilità per il coniuge superstite, che deve avere un reddito proprio; subito, l’innalzamento dell’età pensionabile, un tetto quantitativo alla reversibilità quale che fosse il reddito del coniuge defunto; un tetto alla cumulabilità con altri redditi; esclusione (con meccanismi da elaborare) della reversibilità di comodo per la moglie straniera.

Se per l’assistenza, la spesa sanitaria, le risorse sono insufficienti, bisogna che si cessi di erogare risorse in favore dei non-cittadini. Se le risorse scarseggiano per i cittadini, è illogico e illegittimo destinarle a beneficio di non-cittadini, soprattutto se non legittimamente residenti. Oggi stiamo pagando noi sanità e welfare di centinaia di migliaia di stranieri, con tasse e contributi più elevati, con servizi peggiori, con tagli ad investimenti e ricerca, con crescente indebitamento nazionale. L’Italia è in gravissime difficoltà: non può permettersi di regalare costose cure agli stranieri che non versano. Occorre innanzitutto quantificare il costo che attualmente il paese sta sostenendo per l’assistenza sanitaria e non sanitaria in favore degli stranieri che non pagano contributi e tasse, e porre fine a questa uscita di denaro. Come? Lo straniero che non paga tasse e contribuiti e non si sottopone a controlli anti-infettivi non può avere assistenza sanitaria a spese dei contribuenti italiani. Punto. Se non si dota di adeguata assicurazione privata, viene espulso: quanto così risparmiato viene destinato a sanare il deficit della sanità. Secondo punto. Noti settori industriali e agricoli traggono vantaggio dai lavoratori immigrati pagandoli poco o in nero, e scaricando i costi sociosanitari sulla collettività (esternalizzazione del costo); ma ciò è contrario agli interessi del paese: se gli stranieri costituiscono un costo netto, questo costo va finanziato mediante un’imposta collegata al loro soggiorno in Italia. Terzo punto.

Ma lo scenario di fondo è un altro, è più ampio. E’ che siamo non in una crisi di ciclo, bensì di sistema. Di un sistema che sta per esplodere. Questo governo che sceglie di far quadrare il bilancio con una manovra di 68 miliardi scaricati però quasi interamente sul 2013 e sul 2014, e un’opposizione che sostanzialmente la accetta, e una UE e BCE che non insorgono, nonostante lo scarico differito sia palesemente una furbata irrealistica, perché nessun governo riuscirebbe a reggere un paese sottoposto a quei tagli – tutti questi fattori significano una cosa molto chiara: governo, opposizione, sindacati, UE, BCE, prevedono che di qui al 2013 la situazione cambierà tanto radicalmente, che quegli irrealistici impegni saranno semplicemente superati, che non si dovrà rispettarli. che quindi non serve nemmeno trovare idonee fonti per pagare il debito pubblico – cosa che si sa impossibile, e non solo per l’Italia. Per ora, per l’anno corrente e il prossimo, si tratta soltanto di far quadrare formalmente i bilanci, per mantenere una certa calma e governabilità, in attesa dello sconquasso che porrà fine a tutte le finzioni.


Marco Della Luna
Fonte: http://marcodellaluna.info

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Re: [O.T.] Crisi economica

#2595 Messaggio da Capitanvideo »

Lungo ma interessante articolo su quello che potrà succedere di qui a breve.

Non nego che, da possessore di un po di bond, mi sto caghicchiando sotto. Mi sa che metà li investo in una miniappartamento da affittare.

Mi piacerebbe ascoltare qualche vostro parere:

L’IPERINFLAZIONE E’ INEVITABILE?

DI DETLEV SCHLICHTER*

Una delle lezioni fondamentali che abbiamo acquisito sino ad ora dalla crisi finanziaria dovrebbe essere che ogni bond (obbligazione) costituisce un rischio di credito – anche quelli emessi da Stati sovrani e banche. Concettualmente, questo dovrebbe essere ovvio, ma l’industria di gestione degl´investimenti finanziari ha sempre trattato tale debito come fosse senza rischio, almeno quelli che sono emessi dagli Stati sovrani con il loro sistema monetario del denaro fiduciario (denaro non piu´coperto da un bene reale come l´oro).

Allo stesso modo, anche il debito delle grandi banche è stato considerato particolarmente degno di credito, per la semplice ragione della garazia implicita offerta dai governi nel sostenere tali banche data la loro “importanza sistemica”, ovvero troppo grandi per fallire (too big to fail).

Se la crisi attuale e la sua continua evoluzione ha oggi puntato i riflettori sul notevole e sempre crescente carico di debito degli Stati sovrani, dopo aver già evidenziando l´eccessiva dimensione del bilancio e le sottilissime basi di capitale della maggior parte delle grandi banche, è altrettanto sotto i riflettori l´oramai infinita “esuberanza irrazionale” degli investitori obbligazionari che, per decenni, hanno felicemente ammassato queste obbligazioni nei loro portafogli d´investimento.

Probabilmente qui dovrei dichiarare un conflitto d´interesse . Ho passato quasi due decenni nel settore obbligazionario. Sono stato parte di esso e penso di conoscerlo bene. Ma non prendete per oro colato la mia parola, guardate invece l’indice Capital Global Aggregate Bond Index che rappresenta ragionevolmente lo status attuale del mercato obbligazionario, ovvero le obbligazioni liquide in tutto il mondo. La sua capitalizzazione nel mercato attuale? Un´incredibile 40.000 miliardi dollari, più della metà dei quali è costituito da titoli di Stato (e badate bene, questi sono solo i più liquidi – i governi hanno molti altri debiti meno liquidi ancora in circolazione).

Solo circa il 16 per cento dell’universo obbligazionario globale è di debito emesso da società. Di questo circa la metà proviene da istituzioni finanziarie. Investire nelle obbligazioni è praticamente sinonimo di investire in titoli di Stato, enti parastatali, imprese sostenute dal governo, titoli garantiti da ipoteca o banche regolate e sostenute dal governo . Solo una piccola frazione del mercato è occupata da un’impresa davvero attiva nel libero mercato.

Il denaro fiduciario incoraggia l´accumulazione del debito

Gli istituti di credito sono sempre stati felici di dare il loro denaro allo Stato ed ai suoi protetti. Dopo tutto, contrariamente al resto di noi che si deve guadagnare il denaro sul mercato con la produzione di qualcosa che il volubile consumatore – si spera – compri con i suoi soldi, lo Stato può semplicemente tassare i vincitori della competizione “capitalista” ( gli imprenditori) nel mercato nel momento in cui questi incassano i loro soldi – e condividere cosi´ il bottino con i finanziatori amici dello Stato. E ‘evidentemente molto piu´sicuro diventare un attore economico che ha il monopolio statale della tassazione che essere un finanziatore di un’impresa imprenditoriale nel mercato libero.

Ma ci sono dei limiti su quanto lo Stato possa tassare la sua popolazione (anche in Svezia), e nonostante il loro regime di tassazione-privilegio, gli Stati hanno di fatto una lunga storia nell´aver creato problemi fiscali, nell´aver perso la fiducia dei loro creditori, e addirittura di essere stati inadempienti. Questi rischi, tuttavia, sembravano essere stati drasticamente ridotti con la creazione del sistema di moneta completamente fiduciaria (senza piu´nessuna riserva con l´oro), sistema in cui lo Stato (o la sua propria creatura – terrmine stalinista in arrivo – banca centrale) e´in grado di produrre tanti soldi quanti ne vuole, praticamente senza costi e quindi senza limite, denaro che può essere utilizzato per pagare qualsiasi creditori dello Stato stesso.

L’avvento del sistema monetaria fondato sul denario fiduciario e´stato ancora più significativo per le banche. In un sistema di denaro reale (come il gold standard ,ovvero con un denaro rappresentante un bene reale come l´oro), i prestiti alle banche, come tutti gli altri, dovrebbero essere trattati con attenzione. Negli ultimi 300 anni le banche hanno tratto una parte considerevole del loro profitto dalla creazione di nuovi depositi senza riserva, cioè emettendo veri e propri prestiti in denaro avendo solo una frazione di questo nelle loro riserve . Questo sistema si chiama il sistema di riserva frazionaria bancaria, e qualsiasi cosa tu possa pensare, è chiaro che tale sistema rende le banche particolarmente rischiose, ed è proprio questo il motivo per cui la storia del sistema bancario è stata anche la storia di panico e di corse agli sportelli per ritirare il proprio denaro dal momento che da una stessa riserva se ne e´prestata in giro una quantita´almeno dieci volte maggiore ( si pensi che la riserva reale e´intorno al 2%!) . Tutto questo, ci dicono i sostenitori del denaro fiduciario garantito illimitatamente dallo Stato, oramai dovrebbe essere una cosa del passato. Le Riserve bancarie infatti non sono più quantita´fisse di un bene reale come l´oro ma una quantita´ elastica ed infinita di carta moneta a corso forzoso gestita principalmente sotto la guida degli economisti illuminati.

Nel sistema della stampante monetaria delle Banche Centrali (ovvero il sistema di moneta fiduciaria) le banche oggi hanno a loro fianco il famoso “prestatore di ultima istanza” (The Last resort lender).

“Che cosa potrebbe andare storto?” si chiede l´investitore in obbligazioni

Prestare alle banche e agli stati è praticamente esente da rischi. Lo Stato non farà fallire le banche – il collasso è politicamente inaccettabile. E in sistema di moneta fiduciaria il prestatore di ultima istanza e´ in grado di produrre infinite riserve bancarie per salvare le banche. Allo stesso modo lo Stato può sempre pagare. Il costo delle spese eccessive puo´ essere sempre socializzato attraverso lo stampaggio di denaro fresco (l’inflazione).

Certo, l´aumento dell’inflazione può essere una seccatura, ma finché rimane un po ‘contenuta non dovrebbe essere considerata intollerabile, e la maggior parte degli investitori obbligazionari, quali i fondi pensione o le compagnie assicurative, sembrano considerare i loro obblighi verso i propri clienti principalmente nella valuta nominale, non in quella reale. Finché si possono tranquillamente rimborsare gli importi nozionali promessi nelle loro valute nominali come dollari, euro, sterline o yen, essi possono dire di aver fatto il loro lavoro, indipendentemente dal fatto se quelle unità monetarie quando ritornano nelle tasche dei creditori possano o meno acquistare gli stessi beni reali di prima. Entro certi limiti, gli investitori obbligazionari preferiscono l’inflazione al default definitivo del proprio titolo.

Questo sistema rende gli stati e le banche particolarmente degni del loro status di creditori senza rischio e quindi fornisce un potente incentivo agli Stati e alle banche a prendere denaro in prestito. Che è precisamente quello che hanno fatto. E ne hanno preso un in prestito veramente tanto.

Il nostro attuale sistema di moneta totalmente fiduciaria risale solo al 1971 quando Nixon chiuse la finestra dell’oro (per consentire allo Stato di permettersi più ampi disavanzi, ovviamente!). E non dovrebbe sorprendere nessuno che i livelli complessivi di indebitamento sono esplosi negli ultimi 40 anni. Nel 1971 l’indebitamento finanziario netto negli Stati Uniti era di circa 150 per cento del PIL. Nel 2009 è stato del 370 per cento.

Il mega-ciclo sta volgendo al termine

Dovremmo sapere molto bene che questo sistema della moneta fiduciaria è una fonte di instabilità economica , almeno sin da quanto gli economisti classici inglesi lo hanno dimostrato più di 150 anni fa, e sicuramente da quando lo hanno spiegato ancora meglio ,un po ‘meno di 100 anni fa, gli economisti della scuola austriaca (Mises e Hayek).

In poche parole:gli investimenti finanziati con il risparmio reale portano a guadagni sostenibili di ricchezza, gli investimenti finanziati dalla stampa di denaro portano a cicli di boom-bust. Ma il nostro coraggioso nuovo sistema di denaro fiduciario illimitato è un sistema di denaro super-elastico. Quando il boom degli investimenti si trasforma nell´inevitabile scoppio, la banca centrale può abbassare i tassi d´interesse e stampare ancora più soldi. La deflazione del debito e i default delle banche sono cose del passato, cosi come lo sono anche le recessioni e la necessaria e salutare pulizia dei cattivi investimenti. Il ciclo economico può essere esteso ad infinitum. Oggi il super-ciclo del credito è arrivato al capolinea. Il carico di debito non si riduce. E continua a crescere.

Può andare avanti per sempre? No, non è possibile. E il punto finale è stato raggiunto, credo.

Nel 2007, la distorsione all´economia creata dai soldi facili è finalmente tornata a mordere le banche in modo sostanziale: i subprime statunitensi sono stati la prima tessera del domino, poi e arrivata al complesso più grande dei mutui e dei vari assets collateralizzati. Le banche hanno dovuto chiamare la cavalleria : lo stato e la banca centrale.

La socializzazione del collasso ha spinto le finanze dello Stato oltre il precipizio. Irlanda e Spagna, stati in passato con un relativo basso indebitamente rispetto al PIL, sono già insolventi o in via di acclarazione dell´ insolvenza grazie all´implicita garanzia che hanno fornito alle loro banche disastrate. Ovviamente gli osservatori compiacenti nel Regno Unito stanno ancora congratulandosi con se stessi per esser restati al di fuori dell’euro, anche se evitano di considerare che il loro governo ha un deficit simile a quello della Grecia e Spagna, così come lo ha il governo degli Stati Uniti. Non vedo molte differenze tra le diverse economie e le aree delle principali valute mondiali

Dovunque guardo vedo somiglianze.

Ovunque le posizioni di bilancio sono insostenibili, e ovunque le banche centrali forniscono i mezzi ed i modi per opporsi valorosamente alla liquidazione delle distorsioni economiche accumulate.

E ‘chiaro che nel sistema della moneta fiduciaria la solvibilità dello Stato e delle banche è in ultima analisi deputata alla stampante monetaria. La banca centrale è, secondo la logica dell’economia della moneta fiduciaria, l’ultimo baluardo, la linea di difesa finale contro la corsa agli sportelli e al fallimento del governo. Tutto ciò che ha provocato l´indebitamento da parte degli stati e delle banche nel corso dei decenni precedenti si è accumulato in una richiamo nei confronti della stampante monetaria. Questa chiamata alla stampante monetaria ora e´arrivata alla fine

C’è qualche possibilità che le banche centrali possano svincolarsi da questa trappola?

Lo ‘Stimolo’ sta fallendo

La confortante favola attualmente propagata dall´establishment politico e da gran parte dei media è che questo è solo un altro ciclo economico, da superare con le ricette abituali dei soldi facili e dello ‘stimolo’ di governo. Naturalmente, non è nulla del genere. Siamo nell´inevitabile finale di una lunga partita di quattro decenni del vecchio sistema della moneta fiduciaria a corso forzoso.

Se la ‘stimolo’ di soldi facili dovesse ottenere qualche ulteriore temporaneo risultato – ovviamente molto difficile dato il carico di debito già accumulato – si potrebbe generare più crescita attraverso la creazione di un maggior debito. Stimoli monetari e la riduzione del debito si escludono a vicenda.

Se la politica facile dello stimolo dovesse lavorare ora essa creerebbe solo un sollievo temporaneo aggravando il problema di fondo e ponendo le basi per una crisi ancora più grande nel futuro. Dopo tutto, proprio per questo ci troviamo in questo pasticcio.

Poveri investitori in obbligazioni. E ‘chiaro che il carico del debito è ormai troppo grande. Non sarà rimborsato in qualsiasi cosa di valore paragonabile a quella che l’investitore ha prestato all´iniziao. E non ci sono sul tavolo nemmeno piani credibili per stabilizzare il carico di debito. Guardate la Grecia – l’obiettivo sembra essere quello di restituire il paese ai mercati internazionali del debito in modo che possa di nuovo prendere in prestito. Che uno Stato sovrano debba vivere all’interno dei suoi mezzi finanziari sembra essere una nozione troppo fantastica.

Default o inflazione?

Sarà questa distorsione massiccia dell´economia causata dal debito eccessivo rettificata tramite un default o tramite l’inflazione? Purtroppo, penso che alla fine saranno entrambi

Il finale di partita includerà l’inflazione, e probabilmente l’iperinflazione. Non perché questo sarebbe un percorso politico prescelto, non perché i politici tenteranno di pagare il debito con l´inflazione stampando denaro dal nulla-dato, infatti cio´ si tratterebbe di una politica davvero suicida.

Invece mi aspetto che i responsabili politici facciano quello che hanno sempre fatto: tentare di cavarsela. I dibattiti circa un paio di tagli alla spesa qui e misure di austerità la, e un aumento delle tasse li potrebbe continuare per anni. Ma tutto questo deve avvenire in un contesto di bassi tassi di interesse e di denaro facile. Come la Lehman e la Grecia infatti hanno dimostrato, una volta che il mercato perde la fiducia in un debitore , le richieste degli interessi crescono notevolmente, una nuova dinamica di sviluppo si crea e il default diventa inevitabile. Il sistema è oggi così eccessivamente distorto che ha bisogno si di bassi tassi ma contiene premi di rischio elevatissimi sino a perdita d’occhio.

Come Lehman e la Grecia hanno anche dimostrato, il default – anche se fosse il più pulito, il più onesto e la cosa piu´’capitalista’ che si possa fare per ridimensionare il debito – è ritenuto inaccettabile per ragioni politiche.

La ricaduta per le banche, i fondi pensione e le compagnie di assicurazione sarebbe troppo dolorosa. Inoltre metterebbe un´enorme pressione al rialzo dei tassi di interesse e al premio di rischio sul debito agli altri investitori obbligazionari che vogliono proteggere i loro investimenti attraverso altri rendimenti più elevati.

Ma i rendimenti di mercato ed i premi di rischio devono essere mantenuti a livelli artificialmente bassi con tutti i mezzi disponibili in modo che l’edificio del credito distorto ed eccessivo si possa mantenere su.

Tutti diventano troppo grandi per fallire.

Nessun strategia di uscita

Non esiste una strategia di uscita per le banche centrali. Nessuna delle maggiori banche centrali puo´ (o potra´) alzare significatamente i tassi di interesse o ridurre il proprio bilancio. Considerando la tendenza attuale accadrà il contrario. Dovrano essere supportati tramite iniezioni di denaro ulteriori cattivi investimenti e assets, sia direttamente dalla banca centrale sia attraverso i tassi di finanziamento facile alle banche, che a loro volta contribuiranno a mantenere i prezzi degli asset a livelli elevati.

L’ingrediente chiave che provochera´il cambio verso una nuova dinamica della crisi sara´il cambio delle aspettative degli operatori di mercato. Gli utilizzatori del denaro fiduciario cosi come i detentori del debito domanderanno in ultima analisi rendimenti più elevati. Gia´oggi il denaro fiduciario creato dal nulla servito a mantenere tutta la giocata e´iniziato a traboccare verso l´economia reale aumentando l´inflazione nominale (l´aumento dell´inflazione reale si sente nella vita di tutti i giorni!).

Se, in qualsiasi momento, le persone decidono di ridurre le proprie disponibilità di cassa per paura dell´ inflazione crescente, la velocità di denaro aumenterà e l’inflazione accelererà anche senza una significativa ulteriore espansione degli aggregati monetari.

Il denaro diventera´ una patata bollente

A questo punto le banche centrali dovrebbero alzare i tassi significativamente per ristabilire la fiducia nella moneta cartacea dello Stato. Questo, tuttavia, è rigorosamente vietato dato l´attuale ruolo della banca centrale come prestatore di ultima spiaggia dell´intero sistema monetario.

Le banche centrali non possono essere nello stesso tempo i guardiani di fiducia del potere d’acquisto della moneta a corso forzoso ed i “prestatori di ultima istanza” dell’intero sistema finanziario. Ma comprare notevoli quantità di debito al fine di evitare che aumentino i premi di rischio ed i rendimenti obbligazionari è esattamente la politica decisa e portata avanti dalle banche centrali come la Fed, la Banca d’Inghilterra e la BCE.

La situazione dove si sono cacciate le banche centrali non e´certo invidiabile. Sono in trappola. Quando crescono i timori d’inflazione e le paure di default i rendimenti di mercato e i premi di rischio salgono, le banche centrali devono espendare i propri bilanci e stampare nuovo denaro per evitare che il sistema si contragga e cosi aggiungono un maggiore timore d´inflazione e addirittura la paura del loro stesso default, una politica di denaro facile deve fermare il pericoloso processo di deflazione ai margini

Qunando sempre piu´risparmiatori escono dal mercato obbligazionario e da quello dei depositi dato il timore dell´inflazione e di un un eccessivo livello di debito ( qualcosa, devo aggiungere, che non sta ancora accadendo ma che considero solo una questione di tempo),la banca centrale deve intervenire ed usare la stampante per supportare il mercato obbligazionario ed i bilanci delle banche, questo non fara´che aumentare ancora di piu´il timore di un abbassamento del potere di acquisto della propria moneta da parte dei risparmiatori

E´precisamente questo circolo vizioso la piu´grande minaccia all´economia della moneta fiduciaria in uno stadio di accumulazione di debito cosi grande.

Odio dire che l´iperinflazione e´inevitabile, infatti sono estremamente poche le cose inevitabili nella vita. Ma io considero tale iperinflazione molto probabile.

Fatti trovare preparato!
“Il più bravo, anche se è il più bravo e ne si ammiri il talento, non può prendersi tutto”

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