Helmut ha scritto:
Attanzione: non ho scritto che hanno fatto danni (anzi, secondo me hanno fatto bene)
Rimarcavo il fatto che a Sinistra privatizzano come a Destra, anzi di piu'.
Ipotesi: mantenere il pubblico=essere buoni : privatizzare=essere cattivi
Tesi:anche a Sinistra sono cattivi.
I buoni e i cattivi? Se hai voglia di giocare agli indiani ok Se permetti finché posso cerco di impedire a chiunque di fare soldi in maniera "privata" sulla mia pelle. Già viene comunque fatto in molti ambiti, meglio il meno possibile che il più possibile
Osservandola, perfino Ratzinger si convincerebbe di quanto sia necessario l'uso dei contraccettivi ( Matt Z Bass ).
matador72 ha scritto:In una democrazia degna di questo nome il voto è l'unico strumento per decidere chi debba giovernare il paese.
Dire che siccome ad un referendum hanno vinto i SI il governo deve dimnettersi non ha senso, ma d'altronde in Italia la politica non ha piu' senso da parecchio.....
....................
ad oggi non si e' mai visto nessun Paese in cui il governo si sia dimesso a causa di un referendum
Ma in tutto il mondo spesso se si verificano certi risultati l'opposizione chiede le dimissioni del governo. A parti invertite avrebbe fatto lo stesso Berlusconi verso un ipotetico governo Bersani.
Mi meraviglio della vostra meraviglia, siete nati sotto un cavolo?
L'opposizione ha il diritto di chiederne le dimissioni e la maggioranza se vuole di non concederle. Se il governo ha la maggioranza parlamentare è ancora legittimato a governare, conta solo il voto del parlamento
Possibile che bisogna spiegare queste semplici regole del gioco democratico? si commette sacrilegio alla sacra persona del Berlusca se si chiedono le sue dimissioni?
per capire DOVE siamo approdati, ecco un bell'articolo dell'ottimo Marco Cavallotti
Qualche anno fa, quando si parlava della politica sudamericana, si alludeva ad una specifica atmosfera, ad un costume, ad una concezione del rapporto fra eletti ed elettori, a visioni semplicistiche dei problemi ed a proposte miracolistiche per la loro soluzione. Un'atmosfera che sembrava circoscritta e tipica di quel continente, nel quale la democrazia classica sembrava destinata a non allignare a causa della impreparazione delle masse e delle classi dirigenti, e dei lunghi secoli passati nella mancanza di libertà.
Direi che oggi tale distinzione non ha più senso e questo sistema di categorie politiche non è più tipico degli Amerindi: basta vedere quello che sta succedendo in tutta Europa, ed in Italia, dove a questa deriva politico-culturale si associa, per nostra disgrazia, una crisi istituzionale gravissima. Una crisi nella quale gli arbitri sono in partita, le preoccupazioni generali per il bene dal Paese sono per lo più ignote, il disprezzo per ogni forma obiettiva di informazione la regola. È bastato vedere in questi ultimi giorni come è andata la campagna referendaria per rendersene conto. E gli esiti delle amministrative di Milano e di Napoli, con giustizialismi, populismi, famiglie di notabili e di intoccabili come a Medellin – sempre le stesse, inamovibili – danno il clima e la prospettiva per domani.
È un torrente inarrestabile, riempito e implementato ogni giorno da una valanga di fesserie che passano quasi inosservate sui media e sui canali televisivi di ogni orientamento politico: è un comune sentire incosciente e becero che fa definire gli "indignatos" – i populisti che protestano perché lo stato mamma non dà loro lavoro e coloro che essi eleggono sono corrotti – come "democratici" e "di sinistra"; che fa ritenere l'islamico Erdogan propenso a una «riforma democratica», resa però ora più difficile dal mancato raggiungimento del numero dei voti necessari…
Imbecillità, certo, come se ne sono sempre dette e sentite. Ma qui la novità è un'altra: è il loro diffondersi e il loro prevalere fra una sinistra che non osa sconfessare le puttanate più indecenti per paura di perder voti – magari quelli dei cattolici Tettamanziani e dei cattocomunisti –, e una destra che ha sempre più paura a guardarsi in faccia ed a creare un netto distinguo fra populismo, liberalismo e prefascismo. Perché populista – ma anche suicida – mi pare il modo di condurre campagne come quella sull'acqua "privatizzata" o sul nucleare, e prefascista mi pare il gusto di coinvolgere lo Stato in ogni nostra attività, o quello di sostenere ogni protesta senza mai porsi il quesito della soluzione vera del problema.
Temo che da fare resti assai poco: una scuola riformata in questa direzione da decenni; una stampa invasa da mezze cartucce impreparate e impolitiche; una visione del mondo imbottita di diritti e di buonismi a spese della collettività stanno dando il loro frutto. E così scopriamo che il Sudamerica non è solo quello rappresentato sulla carte geografiche: è anche una categoria politica esportabile ed imitabilissima.
STATO LADRO & RAPINATORE
La ricchezza è solo un boccaglio in un mare di merda (N. Balasso)
Il Fede ha scritto: Già viene comunque fatto in molti ambiti, meglio il meno possibile che il più possibile
Il piu' é gia' fatto, caro Fede...come gia' ho scritto:autostrade, poste, telecomunicazioni, elettricita'...adesso anche le ferrovie con Montezemolo e Della Valle che sono pure dde sinistraaa...
"Innalzare templi alla virtù e scavare oscure e profonde prigioni al vizio."
belnudo ha scritto:per capire DOVE siamo approdati, ecco un bell'articolo dell'ottimo Marco Cavallotti
Qualche anno fa, quando si parlava della politica sudamericana, si alludeva ad una specifica atmosfera, ad un costume, ad una concezione del rapporto fra eletti ed elettori, a visioni semplicistiche dei problemi ed a proposte miracolistiche per la loro soluzione. Un'atmosfera che sembrava circoscritta e tipica di quel continente, nel quale la democrazia classica sembrava destinata a non allignare a causa della impreparazione delle masse e delle classi dirigenti, e dei lunghi secoli passati nella mancanza di libertà.
Direi che oggi tale distinzione non ha più senso e questo sistema di categorie politiche non è più tipico degli Amerindi: basta vedere quello che sta succedendo in tutta Europa, ed in Italia, dove a questa deriva politico-culturale si associa, per nostra disgrazia, una crisi istituzionale gravissima. Una crisi nella quale gli arbitri sono in partita, le preoccupazioni generali per il bene dal Paese sono per lo più ignote, il disprezzo per ogni forma obiettiva di informazione la regola. È bastato vedere in questi ultimi giorni come è andata la campagna referendaria per rendersene conto. E gli esiti delle amministrative di Milano e di Napoli, con giustizialismi, populismi, famiglie di notabili e di intoccabili come a Medellin – sempre le stesse, inamovibili – danno il clima e la prospettiva per domani.
È un torrente inarrestabile, riempito e implementato ogni giorno da una valanga di fesserie che passano quasi inosservate sui media e sui canali televisivi di ogni orientamento politico: è un comune sentire incosciente e becero che fa definire gli "indignatos" – i populisti che protestano perché lo stato mamma non dà loro lavoro e coloro che essi eleggono sono corrotti – come "democratici" e "di sinistra"; che fa ritenere l'islamico Erdogan propenso a una «riforma democratica», resa però ora più difficile dal mancato raggiungimento del numero dei voti necessari…
Imbecillità, certo, come se ne sono sempre dette e sentite. Ma qui la novità è un'altra: è il loro diffondersi e il loro prevalere fra una sinistra che non osa sconfessare le puttanate più indecenti per paura di perder voti – magari quelli dei cattolici Tettamanziani e dei cattocomunisti –, e una destra che ha sempre più paura a guardarsi in faccia ed a creare un netto distinguo fra populismo, liberalismo e prefascismo. Perché populista – ma anche suicida – mi pare il modo di condurre campagne come quella sull'acqua "privatizzata" o sul nucleare, e prefascista mi pare il gusto di coinvolgere lo Stato in ogni nostra attività, o quello di sostenere ogni protesta senza mai porsi il quesito della soluzione vera del problema.
Temo che da fare resti assai poco: una scuola riformata in questa direzione da decenni; una stampa invasa da mezze cartucce impreparate e impolitiche; una visione del mondo imbottita di diritti e di buonismi a spese della collettività stanno dando il loro frutto. E così scopriamo che il Sudamerica non è solo quello rappresentato sulla carte geografiche: è anche una categoria politica esportabile ed imitabilissima.
Ringrazia allora il tuo amato Silvio, questo il risultato della sua attività politica.
zio ha scritto:
e allora? che domande fai? solo per polemica? ok. il pdl ha tagliato perchè non si osno soldi e per provvedere affinchè si eliminassero gli sprechi. dimostrami il contrario. cioè lo ridico piano per fartelo ascoltare (a capirlo ci penserai dopo con calma):
c i s o n o i s o l d i e n o n c i s o n o s p r e c h i.
Tutte le cose che hai elencato sono state ridotte a livello di rottami ( scuola e istruzione in primis ). Ma di che parli? L'ipodotato qua sei te. Ti rendi conto che hai messo in mano scelte che dici di avere a cuore in mano a persone come la Carlucci e la Gelmini? Ringrazia gli stronzi come me se ancora puoi scrivere su Internet le tue cazzate da bravo ipocrita, perché se le cose fossero andate secondo quello che volevi tu avresti avuto un bel tasso di censura anche per scrivere qua.
dai dillo....sei fatto o rifatto. oppure ti è andata buca.
"L'ho imparato molto tempo fa, non combattere mai con un maiale! Tu ti sporchi, e inoltre, al maiale piace". G. B. Shaw
matador72 ha scritto:In una democrazia degna di questo nome il voto è l'unico strumento per decidere chi debba giovernare il paese.
Dire che siccome ad un referendum hanno vinto i SI il governo deve dimnettersi non ha senso, ma d'altronde in Italia la politica non ha piu' senso da parecchio.....
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ad oggi non si e' mai visto nessun Paese in cui il governo si sia dimesso a causa di un referendum
Ma in tutto il mondo spesso se si verificano certi risultati l'opposizione chiede le dimissioni del governo. A parti invertite avrebbe fatto lo stesso Berlusconi verso un ipotetico governo Bersani.
Mi meraviglio della vostra meraviglia, siete nati sotto un cavolo?
L'opposizione ha il diritto di chiederne le dimissioni e la maggioranza se vuole di non concederle. Se il governo ha la maggioranza parlamentare è ancora legittimato a governare, conta solo il voto del parlamento
Possibile che bisogna spiegare queste semplici regole del gioco democratico? si commette sacrilegio alla sacra persona del Berlusca se si chiedono le sue dimissioni?
ma no. infatti fa bene bersani a chiederle.
mi sorprende invece Di pietro. motivo? troppo riconoscimento di forza al PD?
eppure lo sa anche lui che senza il pd non arrivava al quorum. boh...
"L'ho imparato molto tempo fa, non combattere mai con un maiale! Tu ti sporchi, e inoltre, al maiale piace". G. B. Shaw
ti pare condivisibile l'articolo di Cavallotti?
Se sì, sei sulla strada giusta...
Potrei anche essere d'accordo con alcune cose che scrive Cavallotti se lui avesse il coraggio di dire chi ha ridotto cosi questa Italia che lui giudica a livelli sudamericani. Silvio Berlusconi.
Invece spara al solito contro la sinistra e l'antiberlusconismo, nessuna novità sul fronte occidentale. Dimenticavo che c'è anche il solito attacco ai catto-comunisti-islamici.
matador72 ha scritto:In una democrazia degna di questo nome il voto è l'unico strumento per decidere chi debba giovernare il paese.
Dire che siccome ad un referendum hanno vinto i SI il governo deve dimnettersi non ha senso, ma d'altronde in Italia la politica non ha piu' senso da parecchio.....
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ad oggi non si e' mai visto nessun Paese in cui il governo si sia dimesso a causa di un referendum
Ma in tutto il mondo spesso se si verificano certi risultati l'opposizione chiede le dimissioni del governo. A parti invertite avrebbe fatto lo stesso Berlusconi verso un ipotetico governo Bersani.
Mi meraviglio della vostra meraviglia, siete nati sotto un cavolo?
L'opposizione ha il diritto di chiederne le dimissioni e la maggioranza se vuole di non concederle. Se il governo ha la maggioranza parlamentare è ancora legittimato a governare, conta solo il voto del parlamento
Possibile che bisogna spiegare queste semplici regole del gioco democratico? si commette sacrilegio alla sacra persona del Berlusca se si chiedono le sue dimissioni?
ma no. infatti fa bene bersani a chiederle.
mi sorprende invece Di pietro. motivo? troppo riconoscimento di forza al PD?
eppure lo sa anche lui che senza il pd non arrivava al quorum. boh...
Di Pietro fa il Di Pietro, secondo me pensa che piu' rimane in vita questo governo e piu' Berlusconi perde voti. Meglio che cada da solo, cosi si farà piu' male.
Ministero delle politiche agricole e forestali (cambiato nome e via)
Privatizzazione RAI (L’11 Giugno del 1995, invece, il 54.90% degli italiani voterà in favore della privatizzazione della RAI, attraverso l’aborgazione della norma ch la definisce come “pubblica” )
Ma la volontà dei votanti rispetto ai quesiti del 11 Giugno 1995 non fu disattesa soltanto rigurado alla privatizzazione Rai, ma anche riguardo ai due quesiti riguardanti il sistema sindacale.
Rappresentatività per i contratti del pubblico impiego
Contribuzione sindacale automatica ai lavoratori (Il quesito referendario mirava ad abrogare le trattenute automatiche da stipendio e pensioni delle quote di adesione ai sindacati, che restavano in vigore per sempre una volta firmata l’adesione, anche dopo il pensionamento , ma anche in questo caso la legge è stata immediatamente disattesa e i sindacati continuano a trattenere automaticamente una quota della busta paga)
“Il più bravo, anche se è il più bravo e ne si ammiri il talento, non può prendersi tutto”