JimmyilFenomeno ha scritto:Antonchik ha scritto:
grazie al cazzo
che tipo di eventi, che tipo di condizioni, per quale tipo di conseguimenti?
E' impossibile formulare una situazione tipo, le variabili sono innumerevoli (fisiche, ambientali, probabilistiche, storiche, sociali, etc.).
Persino le condizioni metereologiche condizionano il corso di un'esistenza umana.
Quando tutte le variabili convergono verso il risultato atteso-sperato, può parlarsi di caso felice-fortunato.
Jimmy, su questa coincidenza fra felicità e fortuma mi permetto di dissentire e ti espongo in poche parole il mio pensiero.
Poniamo il caso di una persona fortunata, nel senso comune del termne: uno che ha un ottimo lavoro, una bella famiglia (o un sacco di donne/uomini, a seconda dello stile di vita che preferisce), un ottimo reddito, che goda di ottima salute ecc ecc. Se la felicità coincidesse con questa serie di eventi fortunati, questo soggetto dovrebbe per forza essere felice in questo caso specifico. Ora, posso dirti che conosco tante persone fortunate, alcune delle quali sono consapevoli di esserlo; eppure queste persone non sanno come riempire la propria vita e non sono affatto felici. Molte sono insottisfatte perché trovano la loro vita ripetitiva, noiosa, priva di emozioni, e cercano queste cose in modo ossessivo, senza riuscire a trovarle. Una serie di eventi fortunati non porta alla felicità, perché essa si può trovare solo dentro di noi, nella capacità che abbiamo di controllare la nostra vita e di amare le cose. La felicità non è una scarica di adrenalina, come quella che si ha quando ti stai scopando una bella topa o quando stai guardando la partita della nazionale. Se non siamo capaci di amare la vita, ovvero di provare un enorme piacere delle cose che occupano una buona parte della nostra esistenza, non c'è felicità. Con la battuta sullo "studio" intendevo questo: la capacità di immergersi nella conoscenza profonda delle cose che ci emozionano, che amiamo, e non gli esami all'università, fatti magari per prendere un pezzo di carta. Chi non è capace di riempire la propria vita al punto tale da sopperire alle possibili mancanze che prima o poi la vità gli presenterà (lutti, perdite, eventi sfortunati, amori finiti ecc) non può essere felice. Non si può legare la felicità ad eventi contingenti, bisogna costruirsela. La "felicità da successo" è in realtà uno stato umorale transitorio.