[O.T.] Riflessioni sulla guerra in Medio Oriente

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JoaoTinto
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Re: [O.T.] Riflessioni sulla guerra in Medio Oriente

#601 Messaggio da JoaoTinto »

Gli Insediamenti in Cisgiordania e il futuro delle relazioni USA-Israele
di George Friedman

Fra la retorica del discorso tenuto dal presidente statunitense Barack Obama il 4 giugno al Cairo c’era una sostanziale indicazione di cambiamento, non nelle relazioni tra gli Stati Uniti e il mondo islamico, bensì quelle tra gli Stati Uniti e Israele. Questo cambiamento in realtà è emerso già prima del discorso, che in realtà ha appena toccato l’argomento. Ma non è un cambiamento di poca importanza e non deve essere sottovalutato. E ci sono possibilità perché si trasformi in una grande frattura fra Israele e gli Stati Uniti.

La questione immediata riguarda gli insediamenti israeliani in Cisgiordania. Gli Stati Uniti hanno per lungo tempo espresso la loro contrarietà all’aumento degli insediamenti, ma non hanno fatto molto oltre la retorica. Certamente l’espansione continua e lo sviluppo di nuovi insediamenti in Cisgiordania non ha portato le precedenti amministrazioni a modificare la politica verso Israele. E mentre gli israeliani hanno occasionalmente modificato le loro politiche, hanno continuato a costruire nuovi insediamenti. L’accordo basilare tra le due parti ha sempre visto gli Stati Uniti opporsi formalmente agli insediamenti, ma senza trasformare questa opposizione in un serio contrasto.

Gli Stati Uniti hanno chiaramente deciso di cambiare gioco. Obama ha detto che: ‘Gli Stati Uniti non accettano la legittimità dei continui insediamenti israeliani. Queste costruzioni violano accordi precedenti e minano gli sforzi di raggiungere la pace. E’ tempo che questi insediamenti si fermino.’

Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha acconsentito a fermare la costruzione di nuovi insediamenti, ma non a ostacolare quella che lui chiama la ‘crescita naturale’ degli insediamenti già esistenti.

Obama ha messo la questione degli insediamenti in una posizione tale che sarebbe difficile per lui tornare indietro. Lo ha ripetuto diverse volte, anche nel suo discorso al mondo islamico. E’ un argomento su cui sta semplicemente seguendo le posizioni formali delle precedenti amministrazioni. E’ una questione su cui i precedenti governi israeliani presero impegni. Tutto ciò che Obama ha fatto è stato ristabilire la politica formale statunitense, su cui ci sono precedenti accordi con Israele e la richiesta di accettazione da parte di Israele. Presentata questa iniziativa nel mondo islamico, Obama l’ha portata ad un punto dal quale è difficile tornare indietro.

Obama sa che Netanyahu non è nella posizione politica di poter eseguire la richiesta, anche se fosse intenzionato a farlo. Egli guida una coalizione mosaico, all’interno della quale il sostegno della destra è critico. Per la destra israeliana, creare insediamenti in quelle che loro chiamano Samaria e Giudea è un principio fondamentale, al quale non possono piegarsi. A differenza di Ariel Sharon, un uomo di destra che era politicamente potente, Netanyahu è un uomo di destra politicamente debole. Netanyahu ha concesso tutto quello che poteva concedere quando ha detto che non sarebbero stati più creati nuovi insediamenti. Egli non ha l’abilità politica di dare ad Obama quello che questi gli chiede; Netanyahu è bloccato sulle sue posizioni, a meno che non voglia provare a ristrutturare il suo gabinetto o a persuadere persone come Avigdor Lieberman – suo ministro degli esteri appartenente alla destra – di cambiare la loro visione del mondo.

Quindi, Obama ha deciso di creare una crisi con Israele. Ed ha scelto un argomento su cui le amministrazioni democratiche e repubblicane hanno avuto la stessa posizione formale. Ha scelto inoltre un tema che non coinvolge la sicurezza di Israele in maniera immediata (non ha chiesto un cambiamento di politica verso Gaza, per esempio). Obama ha scelto un tema in merito al quale aveva i suoi predecessori dalla sua parte e che non mettesse in gioco la sicurezza immediata di Israele. Inoltre ha scelto un tema su chi ha sostegno negli Stati Uniti, ed ha fatto tutto questo per avere una resa dei conti con Israele. Più Netanyahu resiste, più Obama ottiene ciò che vuole.

La lettura di Obama della situazione arabo-isrealiana è che questa non è irrisolvibile. Egli crede nella soluzione dei due stati, giusta o sbagliata che sia. Per instituire la soluzione dei due stati Obama deve stabilire che la Cisgiordania è un territorio palestinese per diritto e non un territorio israeliano sul quale gli israeliani possono fare concessioni. La questione degli insediamenti è fondamentale per stabilire questo principio.

In precedenza Israele aveva accettato sia la soluzione dei due stati che quella di non espandere i propri insediamenti.

Se Obama riesce a forzare Netanyahu a cedere su questo argomento, allora prenderà in contropiede la destra israeliana, aprendo le porte ad un accordo di destra della soluzione dei due stati.

Durante tutto ciò, Obama sta aprendo porte sempre più larghe all’interno del mondo islamico, dimostrando che gli Stati Uniti sono pronti a forzare Israele a fare concessioni. Per inciso, lui vuole chiarire bene l’idea che Israele non controlla la politica statunitense, ma che Israele e gli Stati Uniti sono due nazioni separate, con differenti, e talvolta contrastanti, punti di vista. Ad Obama non farebbe paura per nulla una battaglia aperta sugli insediamenti.

Per Netanyahu questo è il peggiore terreno su cui combattere. Se avesse ricevuto da Obama un attacco attraverso la richiesta ad Israele di non rispondere agli attacchi missilistici da Gaza o dal Libano, Netanyahu avrebbe avuto il sopravvento negli Stati Uniti. Israele ha sostegno negli Stati Uniti e nel Congresso, e qualsiasi azione che possa sembrare mettere a rischio la sicurezza di Israele scatenerebbe un istantaneo rafforzamento di questo sostegno.

Ma non c’è tutto questo sostegno negli Stati Uniti per gli insediamenti in Cisgioradania. Non è un argomento su cui i sostenitori di Israele potrebbero manifestare intensamente, in larga parte perché c’è un sostanziale sostegno per la soluzione dei due stati e molta poca comprensione e simpatia per la pretesa storica per le terre di Giudea e Samaria. Obama ha scelto un tema sul quale lui ha ampio spazio di manovra, mentre sullo stesso argomento Netanyahu è politicamente bloccato.

Accertato questo, la questione è dove Obama vuole arrivare. Dal suo punto di vista lui vince, non importa cosa Netanyahu decida di fare. Se Netanyahu fa delle concessioni, allora avrà stabilito il principio per cui gli Stati Uniti possono chiedere delle concessioni ad un governo controllato dal Likud ed ottenerle. E ci saranno altre richieste. Se Netanyahu non fa concessioni, Obama può creare una divisione con Israele sul problema e può ottenere il sostegno pubblico negli Stati Uniti e usare il supporto come una leva di influenza negli stati islamici.

Perciò la questione è cosa Netanyahu intende fare. La sua migliore mossa sarebbe di dire che si tratta solo di un malinteso tra amici e far presente che il resto delle relazioni tra Stati Uniti e Israele è intatto, dall’aiuto tecnologico alla collaborazione a livello di intelligence. E’ qui che Obama deve fare la sua scelta. Lui ha posto il problema come primo punto nelle relazioni tra Stati uniti e Israele. Gli israeliani hanno rifiutato di adempiere alle richieste. Se Obama continua a comportarsi come se nulla fosse successo, allora si ritrova al punto di partenza.

Obama non ha cominciato questo confronto per chiuderla lì. Ha calcolato meticolosamente il momento in cui sollevare la questione e sapeva perfettamente bene che Netanyahu non poteva fare concessioni, così come sapeva che sarebbe arrivato a questo punto. Ovviamente, potrebbe aver aperto questo confronto come parte delle iniziative verso il mondo islamico. Ma è improbabile che Obama abbia considerato che questa iniziativa si concludesse solo con qualche discorso e ben capisce che, per il mondo islamico, la sua relazione con Israele è importante. Anche le nazioni islamiche che non sono molto propensi verso i palestinesi, come la Giordania o l’Egitto, non vogliono che gli Stati Uniti indietreggino su questo argomento.

Netanyahu ha sostenuto nel passato che le relazioni con gli Stati Uniti non sono più importanti come lo erano un tempo. La percentuale dell’aiuto degli Stati Uniti nel prodotto interno lordo di Israele è precipitata. Israele non si trova ad affrontare stati potenti, e non sta affrontando una situazione come quella del 1973, quando la sopravvivenza di Israele dipendeva dall’aiuto portato dagli Stati Uniti. L’attuale trasferimento di tecnologia è reciproco e gli Stati Uniti si fidano abbastanza dell’intelligence israeliana. In altre parole, nell’ultima generazione, Israele si è emancipato, dall’essere uno stato di dipendenza all’interno della relazione con gli Stati Uniti, allo stato attuale di mutua dipendenza.

Questo è il punto di vista di Netanyahu e da qui deriva l’idea per cui lui può semplicemente dire di no agli Stati Uniti sulla questione degli insediamenti e vivere facilmente con le conseguenze. La debolezza di questa posizione sta nel fatto che mentre Israele adesso non sta affrontando problemi strategici che non può fronteggiare da sola, queste potrebbero emergere nel futuro. Infatti, mentre Netanyahu ha urgenza di un’azione contro l’Iran, è consapevole del fatto che questa azione è impossibile senza il coinvolgimento degli Stati Uniti.
Questo porta a un problema politico. Così come la destra vorrebbe liberarsi dagli Stati Uniti, il centro e la sinistra ne rimarrebbero sbigottiti. Per Israele, gli Stati Uniti sono stati la colonna portante della psiche nazionale dal 1967. Una rottura con gli Stati Uniti creerebbe una grande crisi a sinistra e potrebbe far cadere il governo se Ehud Barak e il suo ‘Labour Party’ lasciassero la coalizione al potere. Il problema di Netanyahu è il problema che Israele ha sempre avuto. E’ una nazione politicamente frammentata e non c’è mai un governo che non sia composto da frammenti. Un governo al cui interno ci sono Lieberman e Barak, non è il genere di governo capace di fare scelte audaci.

Prima di tutto è difficile capire come Netanyahu possa allo stesso tempo trattare con Obama e mantenere il suo governo unito. E’ anche più difficile capire come Obama possa ridurre la pressione. Infatti, ci aspetteremmo di vederlo aumentare la pressione, sospendendo scambi e programmi di minore importanza. Obama sta giocando sul centro e sulla sinistra israeliana, che si opporrebbero a qualsiasi rottura con gli Stati Uniti.

Obama ha una posizione solida e diverse opzioni. Netanyahu ha una posizione debole e meno opzioni. E’ difficile capire come risolverà il problema. E questo è ciò che Obama vuole, che Netanyahu si trovi a combattere con il problema. Alla fine Obama vuole che Netanyahu si pieghi sulla questione degli insediamenti e che si mantenga piegato finchè lui possa presiedere ad un accordo politico con i palestinesi. Obama vuole che Netanyahu e la destra siano responsabili dell’accordo. Così come Menachem Begin fu responsabile del trattato con l’Egitto e del ritiro dal Sinai.

Troviamo difficile immaginare come la soluzione dei due stati possa funzionare, ma il concetto è nel cuore della politica statunitense e Obama vuole la vittoria. Ha messo in movimento dei processi per creare la soluzione, prima di tutto mettendo Netanyahu all’angolo. Obama non calcola l’interesse dei palestinesi, la loro volontà e l’abilità di raggiungere un accordo con Israele, ma dal punto di vista di Obama se i palestinesi rigettano o mettono a rischio un accordo, lui avrebbe comunque influenza sul mondo islamico. Al momento, mantenere Iraq e Afganistan, che è dove lui vuole avere influenza, e tenere Netanyahu all’angolo, è molto più importante di sapere dove tutto questo alla fine potrebbe condurre.


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Re: [O.T.] Riflessioni sulla guerra in Medio Oriente

#602 Messaggio da Capitanvideo »

nik978 ha scritto:


questi li aspettavano con giubbotti antiurto..maschere antigas e cricchetti...
Quello che non trapela dalle dichiarazioni viene parzialmente svelato dai telefonini.
W la tecnologia.

All'inizio sembrava che questi fossero scesi dall'elicottero e si fossermo messi a sparare
su gente inerme.

Spero venga mostrato altro materiale.
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Re: [O.T.] Riflessioni sulla guerra in Medio Oriente

#603 Messaggio da Drzaius »

Capitanvideo ha scritto:
Senza contare che economicamente gli Israeliani comandano anche in USA.
Le cose cambiano...
Dice il capo del mossad(!): “Israele si sta gradualmente trasformando da asset in un peso per gli Stati Uniti”.

fonte:(in basso)
http://www.ilvelino.it/articolo.php?Id=1136198

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Re: [O.T.] Riflessioni sulla guerra in Medio Oriente

#604 Messaggio da Drzaius »

nik978 ha scritto:

questi li aspettavano con giubbotti antiurto..maschere antigas e cricchetti...

..
Sono giubbotti di salvataggio...

Circa il resto, un piccolo promemoria per i pianificatori militari israeliani:

Immagine

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Re: [O.T.] Riflessioni sulla guerra in Medio Oriente

#605 Messaggio da nik978 »

Drzaius ha scritto:
nik978 ha scritto:

questi li aspettavano con giubbotti antiurto..maschere antigas e cricchetti...

..
Sono giubbotti di salvataggio...

Circa il resto, un piccolo promemoria per i pianificatori militari israeliani:

Immagine
lo so che son giubbotti di salvataggio
ma li avevano messi su prima sapendo ch ci sarebbe stato da menarsi
quindi l'uso non era quello propiamente detto del salvataggio....
E' la vecchia guardia e i suoi interventi sul darkside sono imprescindibili, affronta il lato oscuro del sesso estremo con l'approccio dostojeschiano dell'uomo che soffre, mitizza e somatizza.UN DEMONE
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Re: [O.T.] Riflessioni sulla guerra in Medio Oriente

#606 Messaggio da tiffany rayne »

Non credo che si aspettassero di essere ricevuti col the e con i pasticcini dagli israeliani. L'autodifesa non vale solo in una direzione.

Detto questo si tratta del solito episodio nella solita irrisolta questione israelo-palestinese-medio-orientale. A molti protagonisti di questa vicenda conviene tenere sempre alta la tensione. Parlo degli arabi e degli israeliani. La pace è molto piu' difficile da raggiungere.

Ci risentiamo al prossimo episodio.

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Re: [O.T.] Riflessioni sulla guerra in Medio Oriente

#607 Messaggio da nik978 »

sicuro non erano "in gita", pero dai video sembra un tiro al piccione.....
una sottovalutazione (voluta?) c'e' stata..
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Re: [O.T.] Riflessioni sulla guerra in Medio Oriente

#608 Messaggio da JoaoTinto »

(ANSA 01 giugno, 22:46) - Gli Stati Uniti sono rimasti i soli a credere che quel che dice Israele è la verità. Lo ha ammesso una fonte dell'amministrazione Obama al giornale online The Politico. "Israele è così isolato che, non solo siamo rimasti i soli dalla loro parte", ha detto la fonte dell'amministrazione: "Siamo gli unici che gli credono e che credono che quel che dicono è vero". Ma intanto è lo stesso segretario di stato, Hillary Clinton ad ammettere che la situazione a Gaza è inaccettabilè e che «non può durare».


(ANSA) - Il governo israeliano ha deciso di espellere tutti gli attivisti arrestati dopo il blitz di ieri contro la flottiglia filo-palestinese.E' stato concordato di espellerli immediatamente, recita una nota. Il provvedimento riguarda anche chi rischiava il processo per presunti atti di violenza sui militari che hanno abbordato il convoglio. La decisione arriva dopo le proteste internazionali seguite al blitz,nel quale sono morte almeno 9 persone. Gli arrestati sono circa 650, tra cui 6 italiani. Provvedimento al via da stasera.
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Re: [O.T.] Riflessioni sulla guerra in Medio Oriente

#609 Messaggio da JoaoTinto »

L'Occidentale. Giornale on-line della Fondazione Magna Carta - 31 Maggio 2010-

Il progetto della Freedom Flotilla non nasce solo dal buoncuore della sinistra europea. Lo scorso 23 maggio Bulent Yildirim parla in occasione del varo della Marmara nel porto di Instanbul. Yildirim è a capo della Insani Yardim Vafky (IHH), una fondazione turca con fini umanitari. Ecco cosa dice rivolgendosi al governo israeliano: “Se ci impedirete di raggiungere Gaza resterete isolati dal punto di vista internazionale e la vostra verrà considerata una azione di guerra”. Intervistato il 21 maggio dalla emittente araba Al Jazeera, aveva anticipato “C'è un piano per mandare ogni mese una flotta nella Striscia di Gaza”. In Turchia ci sono state fantastiche manifestazioni di piazza per salutare la partenza della nave. A queste feste di popolo hanno partecipato esuli e rappresentanti di Hamas e della Fratellanza Musulmana.
Non stiamo parlando del tenore anarchico Giuseppe Fallisi, che una volta ha cantato con Pavarotti e si era imbarcato anche lui nella flottiglia per fare il suo dovere, detto senza ironia. Discutiamo invece dell’IHH, considerata un’organizzazione fuorilegge da Israele che la accusa di avere legami diretti con Hamas, il movimento di stampo fascista al potere da anni a Gaza. La fondazione turca è stata creata all’inizio degli anni Novanta con un indirizzo prevalentemente anti-occidentale. Collegata ai Fratelli Musulmani, fa propaganda per conto di Hamas in Turchia (nel 2009 ha ospitato la traduzione in turco del sito internet delle brigate Izz al-Din al-Qassam). In più occasioni ha manifestato il suo appoggio verso la strategia militarista dell'organizzazione islamica. Fa parte della “Unione di Dio”, un'organizzazione-ombrello che raccoglie oltre 50 fondazioni e fondi musulmani in giro per il mondo, tutti finanziatori di Hamas.
Secondo uno studio del Danish Institute for International Studies, l'IHH è coinvolta nella pianificazione dell'attentato organizzato da Al Qaeda all'areoporto internazionale di Los Angeles nel 1999. La fondazione turca si occupava di raccogliere documenti falsi, aggiornare le liste degli operativi e fornire armi ai terroristi durante la preparazione dell'attacco. Un report della intelligence francese dice che negli anni Novanta l'IHH ha inviato un certo numero di attivisti nelle zone di guerra musulmane per fargli avere un'esperienza di combattimento. Il documento afferma che la fondazione trasferiva armi da fuoco, coltelli ed esplosivi artigianali ai combattenti islamici che si trovavano al fronte.
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Re: [O.T.] Riflessioni sulla guerra in Medio Oriente

#610 Messaggio da Giulio Tremonti »

Altre immagini

http://video.ilfoglio.it/ilfogliocatodico/preview/230



Queste immagini rendono difficile capire dove inizino le responsabilità degli uni e degli altri e com'è difficile dividere il mondo in buoni e cattivi.
...mostrando la medaglia appuntata al bavero: "Il Duce m'ha fatto l'onore di darmi questo grande titolo. E io me ne fregio". (Ettore Petrolini)

[url=http://www.youtube.com/watch?v=b63FTD58nKU]Un posticino tutto speciale[/url]

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Re: [O.T.] Riflessioni sulla guerra in Medio Oriente

#611 Messaggio da AlexSmith »

Giulio Tremonti ha scritto: Queste immagini rendono difficile capire dove inizino le responsabilità degli uni e degli altri e com'è difficile dividere il mondo in buoni e cattivi.
Vero, però anche i "cattivi" in acque internazionali hanno il diritto di "scaccolarsi" quanto gli pare e piace, indipendentemente da quelle che siano le loro intenzioni.
Gli ultimi 195 metri di una maratona sono la ragione che ti spinge a correre i precedenti 42.000.

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nik978
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Re: [O.T.] Riflessioni sulla guerra in Medio Oriente

#612 Messaggio da nik978 »

ma infatti io "critico" israele solo per l'incomprensibile scelta di non aspettare l'ingresso in acque isrealiane...

oggettivamente un intervento in acque int. a meno di attivita' di pirateria (sequestri o meno) o terrorismo ecc.non e' giustificabile
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Re: [O.T.] Riflessioni sulla guerra in Medio Oriente

#613 Messaggio da Drzaius »

Giulio Tremonti ha scritto:Altre immagini

http://video.ilfoglio.it/ilfogliocatodico/preview/230



Queste immagini rendono difficile capire dove inizino le responsabilità degli uni e degli altri e com'è difficile dividere il mondo in buoni e cattivi.
Mamma li Turchi! Cavoli... gli hanno tirato anche i piatti! :o

Nel video, l'esplosione, non mi sembra una granata stordente... più una bomba carta... (l'esplosione sembra potente perchè l'immagine è rallentata, fateci caso)
Come anche la "molotov" in un video precedente non sembrava una molotov... oppure si è spenta perchè di fiamme non ne ha sparse.

Per il resto, le responsabilità pesano lo stesso su Israele dato che tentare un arrembaggio in acque internazionali è un atto ostile e l'equipaggio ha il diritto di difendersi (non che sia saggio contro l'IDF...).

Non capisco perchè gli Israeliani non si siano sempicemente limitati a bloccare gli approdi (questo è nel loro diritto). Una nave così grande non è che può attraccare ovunque...

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Re: [O.T.] Riflessioni sulla guerra in Medio Oriente

#614 Messaggio da Enrico Pallazzo »

sarò strano io, ma a me sembra che voi ragioniate alla cazzo di cane proprio!
cioè, davvero non capisco.
Una nave con viveri ed aiuti si trova ancora in acque internazionali. I cazzoni israeliani arrivano e i terroristi pacifisti stanno li a spruzzare acqua, brandire una catena e asta di ferro e lanciare qualche oggetto (a livello di essere primitivi, anche imbarazzante)
Di contro i militari non brandiscono ne catene ne aste di ferro, ma armi con cui sparano più volte UCCIDENDO 9-10 persone.
UCCIDENDO..... e voi state qui a discutere quanto sia labile il confine fra buoni o cattivi?
ISraele ha fatto ancora una volta i cazzi suoi contrastando un "nemico" che, all'atto pratico,
non aveva lo stesso potenziale offensivo. Una spranga conto decine di soldati armati sino all'osso.
MI spiegate cosa c'è da discutere?.
Siamo al paradosso proprio come la storia dell'eolico che a molti di voi non piace perchè antiestetico...
è sempre amore!

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Capitanvideo
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Re: [O.T.] Riflessioni sulla guerra in Medio Oriente

#615 Messaggio da Capitanvideo »

Enrico Pallazzo ha scritto:sarò strano io, ma a me sembra che voi ragioniate alla cazzo di cane proprio!
cioè, davvero non capisco.
Una nave con viveri ed aiuti si trova ancora in acque internazionali. I cazzoni israeliani arrivano e i terroristi pacifisti stanno li a spruzzare acqua, brandire una catena e asta di ferro e lanciare qualche oggetto (a livello di essere primitivi, anche imbarazzante)
Di contro i militari non brandiscono ne catene ne aste di ferro, ma armi con cui sparano più volte UCCIDENDO 9-10 persone.
UCCIDENDO..... e voi state qui a discutere quanto sia labile il confine fra buoni o cattivi?
ISraele ha fatto ancora una volta i cazzi suoi contrastando un "nemico" che, all'atto pratico,
non aveva lo stesso potenziale offensivo. Una spranga conto decine di soldati armati sino all'osso.
MI spiegate cosa c'è da discutere?.
Siamo al paradosso proprio come la storia dell'eolico che a molti di voi non piace perchè antiestetico...
Complimenti.
Ok, allora gli Israeliani sono cattivi e i Palestinesi sono buoni.
E tutti mettiamo una bella pala eolica sul tetto, che ci alimentiamo il forno a microonde, la lavatrice, la lavastoviglie, il Phon, il Plasma e il PC.
“Il più bravo, anche se è il più bravo e ne si ammiri il talento, non può prendersi tutto”

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