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Scatta il fluido erotico...

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balkan wolf
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#16 Messaggio da balkan wolf »

Lerici e Portovenere

Monte Marcello
5.SIMULTANEITÀ DI UNA NOTTE DI GUERRA PRONTAE IMBRILLANTATA D'ORGOGLI ESPLOSIVI

Se per la calda notte d'agosto tu navighi in motoscafo da Lerici a Portovenere ritto a prua sfiorando colla bocca la curva materna Via Lattea questa si muta sotto le tue mani di bimbo nell'ansia chiara del Golfo canestra d'ebano il cui fondo è pieno di fulgori intrecciatiNon guardare gli spiragli bianchi di feste sottomarine che le barche da pesca fingono lontanoNon guardare il fantasma nero d'una vela che s'inerpica alle spalleAttenti al proiettore che dopo avere frustato d'argento il mare infilza lo zenit e vi strilla— Ladri laaadri gonfi d'invidia rapacità guai a chi nega il mio trionfo nell'ultimo plenilunio di mercurio e diamante quando piantata sulle palafitte d'oro dei miei riflessi mi dichiarai la più bella e temibile nave da guerra guai a chi tocca i miei gioielli imperiali vi farò scoppiare scoppiare in faccia la loro lacerante ferocia biancaSenza rumore ma tutta armata di perle spigoli cromati e pendagli vermigli una corazzata mitraglia con furore continuo di magnesio abbagliante un semibuio incrociatore simile ad un pensoso laboratorio di lampade scientificheQuesto non se ne accorge assorto negli austeri rubini dei fari e nei compiti delle telegrafie luminoseProdigiosamente femminile la lunga mano bianchissima di una altra nave pianta le sue dita unghiate d'avorio nell'alta pineta di Monte Marcello lì lì sì là e più in là con pizzicati e crepitar di foglie arpe mandolini si sveglia cinguettando il popolo dei passeri vivaci sì sì ecco il sole il sole sveglia sveglia macché non è il sole forse la luna oppure una allegra festa da ballo di pesci scampati dalle reti e dalle pescherie tutti a galla anguille sgombri acciughe dentici ombrine alici triglie miglio grano e sterco d'oro di cavallo sulla strada domenicale errore errore sognavamo sì dormiamo sì sì dormireSìCon metodo e pazienza dal Nord al Sud dall'Est all'Ovest gli sfolgoranti compassi dei proiettori riprendono a misurare distanze fra stelle e spigoli terrestri spessori d'immagini e parabole d'ipotesi migrantiChi domerà l'insurrezione di lampade elettriche di quell'incrociatore che urla— Sospendetemi come il più ricco lampadario di ardori patriottici fra le costellazioni presuntuose allo zenitRifulge la Squadra come una equazione di tiro sotto la stellata cupola girante d'un miliardo di miriniStellePesante tregua della notte impastata di sonno passione invidia e morte provvisoriaMa gli ufficiali e i marinai addormentati sotto coperta hanno lasciato sul ponte deserto i loro cuori vampanti a vegliareMa al centro della nave ammiraglia un cucinone di guerra fumante cuoce tondi tonni e bocche innamorate occhi piangenti e siluri grassi di splendore

tratto da

L'Aeropoema del Golfo della Spezia
1935

Marinetti
“Quando il treno dei tuoi pensieri sferraglia verso il passato e le urla si fanno insopportabili, ricorda che c’è sempre la follia. La follia è l’uscita d’emergenza!”
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Husker_Du
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#17 Messaggio da Husker_Du »

Antonio Machado

"Creí mi hogar apagado y revolví la ceniza… me quemé la mano"

Traduzione (circa): credevo che il mio focolare fosse spento e rivoltai la cenere...mi bruciai la mano.
"Signori benpensanti, spero non vi dispiaccia,
se in cielo in mezzo ai Santi, Dio fra le sue braccia, soffochera' il singhiozzo di quelle labbra smorte che all'odio e all'ignoranza preferirono la morte"

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CanellaBruneri
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#18 Messaggio da CanellaBruneri »

fib62 ha scritto:
CanellaBruneri ha scritto:Jacopone da Todi- il pianto della madonna (laude)


Perdonatemi, non desidero essere pedante anche se Vi leggo ma non intervengo praticamente mai,

Todi, non Lodi. Jacopone da Todi.

Cordialità
Fib62

Mi auguro che il refuso nulla tolga allo splendore dei versi
"This machine kills fascists" scritto su tutte le chitarre di Woody Guthrie

Ehi, campione, che cosa è il pugilato?..." la boxe...uhm....la boxe è quella cosa che tutti gli sport cercano di imitare" (S. Liston)

"Gli fuma gli fuma, va come gli fuma l'angelomario va, gli fuma , gli fuma, altroche'" (cit. ziggy7)
"Ho un'età elegante" (cit. Lilith, Miss Spring)

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balkan wolf
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#19 Messaggio da balkan wolf »

IL FUOCHISTA
Un frammento.
(1913)


Quando il sedicenne Carlo Rossmann, mandato in America dai suoi
poveri genitori dopo che una domestica lo aveva sedotto e gli
aveva messo al mondo un figlio, a bordo della nave che avanzava a
piccola forza entrò nel porto di New York, pensò che la statua
della Libertà, già da un pezzo visibile, splendesse sotto una luce
più intensa. Il braccio che brandisce la spada sembrava essersi
appena alzato, intorno alla figura spiravano fresche correnti.
"Com'è alta!" fece tra sé, mentre la folla dei facchini, che
passavano sempre più numerosi, sebbene lui non volesse muoversi,
finiva con lo spingerlo contro il parapetto.
Un giovane, che aveva appena conosciuto durante il viaggio, gli
disse, dirigendosi verso l'uscita: "E lei non ha voglia di
scendere?". "Certo, sono pronto!" fece Carlo ridendo, e sia per
vantarsi, sia perché era un ragazzo robusto, si caricò la valigia
in spalla. Ma nel seguire con lo sguardo il suo conoscente, che si
allontanava facendo oscillare il bastone, si accorse, con
sgomento, che aveva dimenticato l'ombrello in basso. Pregò in
fretta il conoscente, che non nascose la sua contrarietà, di
aspettare un attimo vicino alla sua valigia, si guardò intorno per
orientarsi in seguito e corse via. Arrivato in basso, ebbe la
sgradita sorpresa di trovare chiuso un corridoio che gli avrebbe
abbreviato di parecchio la strada: il provvedimento dipendeva
sicuramente dallo sbarco generale. Fu allora costretto a cercarsi
la strada tra un'infinità di camerini e di scalette disposti uno
dopo l'altro, corridoi a zigzag, una sala ammobiliata da una sola
scrivania, e alla fine, poco esperto com'era di quel percorso
fatto soltanto un paio di volte in mezzo alla gente, si smarrì.
Non passava più nessuno; sulla sua testa sentiva lo scalpiccìo di
migliaia di piedi, lontano gli arrivava l'ultimo ansito delle
macchine: perplesso, senza troppo riflettere, cominciò a picchiare
contro una porticina che si trovò vicino.

Franz Kafka
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Pensiero Dominante
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#20 Messaggio da Pensiero Dominante »

La prima cosa è il mio nome, Savigny.
La prima cosa è il mio nome la seconda quegli occhi.
La prima cosa è il mio nome, la seconda quegli occhi, la terza un pensiero.
La prima cosa è il mio nome, la seconda quegli occhi, la terza un pensiero, la quarta la notte che viene.
La prima cosa è il mio nome, la seconda quegli occhi, la terza un pensiero, la quarta la notte che viene, la quinta quei corpi straziati.
La prima cosa è il mio nome, la seconda quegli occhi, la terza un pensiero, la quarta la notte che viene, la quinta quei corpi straziati, la sesta è fame.
La prima cosa è il mio nome, la seconda quegli occhi, la terza un pensiero, la quarta la notte che viene, la quinta quei corpi straziati, la sesta è fame, la settima orrore.
La prima cosa è il mio nome, la seconda quegli occhi, la terza un pensiero, la quarta la notte che viene, la quinta quei corpi straziati, la sesta è fame, la settima orrore, l'ottava i fantasmi della follia.
La prima cosa è il mio nome, la seconda quegli occhi, la terza un pensiero, la quarta la notte che viene, la quinta quei corpi straziati, la sesta è fame, la settima orrore, l'ottava i fantasmi della follia, la nona è carne.
La prima cosa è il mio nome, la seconda quegli occhi, la terza un pensiero, la quarta la notte che viene, la quinta quei corpi straziati, la sesta è fame, la settima orrore, l'ottava i fantasmi della follia, la nona è carne e la decima è un uomo che mi guarda e non mi uccide.
L'ultima è una vela. Bianca. All'orizzonte.

(Oceano Mare - A. Baricco)
Pensiero Dominante, forumista temporaneamente de-gnokkizzato

La gioventù resiste a tutto, ai re e alle poesie e all'amore. A tutto, ma non al tempo

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Spinoza
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#21 Messaggio da Spinoza »

Inno alla Follia.

Osservate con quanta previdenza
la natura, madre del genere umano
ebbe cura di spargere ovunque un pizzico di follia.
Infuse nell'uomo più passione che ragione,
perchè fosse tutto
meno triste, difficile, brutto, insipido, fastidioso.
Se i mortali si guardassero da qualsiasi rapporto con la saggezza
la vecchiaia neppure ci sarebbe.
Se solo fossero più fatui, allegri e dissennati
godrebbero felici di un'eterna giovinezza.
la vita umana non è altro che un gioco della follia.
Il cuore ha sempre ragione.


Erasmo da Rotterdam

...in alcune situazioni spesso vorrei abbandonarmi alla passione...piuttosto che fare appello alla ragione.
No, No. Sulla rete non puoi imbrogliare. Se non hai reputazione e credibilità , ti massacrano.
Ci vogliono le palle per reggere, in rete.

Das Lied der Deutschen!!

Il mio ultimo post è stato scritto con un linguaggio studiato appositamente per irritare gli imbecilli.
Bertrand Russel : se non sei socialista a 20 anni vuol dire che non hai cuore, se non sei conservatore a 50 anni vuol dire che non hai cervello.

Dogma 95
One spot, one kill.

tiffany rayne
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#22 Messaggio da tiffany rayne »

Henry Miller - Tropico del cancro

Abito a villa Borghese. Non un granello di polvere, non una sedia fuori posto. Siamo soli, e siamo
morti.
Ieri sera Boris si è accorto di avere i pidocchi. Gli ho dovuto radere le ascelle, ma il prurito non ha
smesso. Come si fa a prendere i pidocchi in un posto bello come questo? Ma non pensiamoci. Non
ci saremmo mai conosciuti così intimamente, Boris e io, se non fosse stato per i pidocchi.
Boris mi ha fornito poco fa un compendio di come la vede. E un profeta del tempo. Farà brutto
ancora, dice. Ci saranno ancora calamità, ancora morte, disperazione. Non c'è il minimo indizio di
cambiamento. Il cancro del tempo ci divora. I nostri eroi si sono uccisi, o s'uccidono. Protagonista,
dunque, non è il Tempo, ma l'Atemporalità. Dobbiamo metterci al passo, passo serrato, verso la
prigione della morte. Non c'è scampo. Non cambierà stagione.
E l'autunno del mio secondo anno a Parigi. Ci sono stato mandato per una ragione che ancora non
sono riuscito a penetrare.
Non ho né soldi, né risorse, né speranze. Sono l'uomo più felice del mondo. Un anno, sei mesi fa,
pensavo d'essere un artista. Ora non lo penso più, lo sono. Tutto quel che era letteratura, mi è
cascata di dosso. Non ci sono più libri da scrivere, grazie a Dio.
E questo allora? Questo non è un libro. E libello, calunnia, diffamazione. Ma non è un libro, nel
senso usuale della parola. No, questo è un insulto prolungato, uno scaracchio in faccia all'Arte, un
calcio alla Divinità, all'Uomo, al Destino, al Tempo, all'Amore, alla Bellezza... a quel che vi pare.
Canterò per voi, forse stonando un po', ma canterò. Canterò mentre crepate, danzerò sulla vostra
sporca carogna...
Per cantare bisogna prima aprire la bocca. Ci vogliono un paio di polmoni, e qualche nozione di
musica. Non occorre avere fisarmonica, o chitarra. Quel che conta è voler cantare. E dunque questo
è canto. Io canto.
Tania, a te canto. Vorrei saper cantar meglio, più melodiosamente, ma così forse tu non avresti mai
consentito ad ascoltarmi. Hai sentito cantare altri, e ti hanno lasciata indifferente. Cantavano troppo
bene, o non abbastanza.
E il venti e rotti d'ottobre. Non sto più dietro al calendario. Direste mai: il mio sogno del 14
novembre scorso? Ci sono intervalli, ma fra un sogno e l'altro, e non ne rimane coscienza. Il mondo
intorno a noi si dissolve, lasciando qua e là chiazze di tempo. Il mondo è un cancro che si divora...

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Helmut
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#23 Messaggio da Helmut »

1Cantico dei cantici, che è di Salomone.

2Mi baci con i baci della sua bocca!
Sì, le tue tenerezze sono più dolci del vino.
3Per la fragranza sono inebrianti i tuoi profumi,
profumo olezzante è il tuo nome,
per questo le giovinette ti amano.
4Attirami dietro a te, corriamo!
M'introduca il re nelle sue stanze:
gioiremo e ci rallegreremo per te,
ricorderemo le tue tenerezze più del vino.
A ragione ti amano!

5Bruna sono ma bella,
o figlie di Gerusalemme,
come le tende di Kedar,
come i padiglioni di Salma.
6Non state a guardare che sono bruna,
poiché mi ha abbronzato il sole.
I figli di mia madre si sono sdegnati con me:
mi hanno messo a guardia delle vigne;
la mia vigna, la mia, non l'ho custodita.
7Dimmi, o amore dell'anima mia,
dove vai a pascolare il gregge,
dove lo fai riposare al meriggio,
perché io non sia come vagabonda
dietro i greggi dei tuoi compagni.

8Se non lo sai, o bellissima tra le donne,
segui le orme del gregge
e mena a pascolare le tue caprette
presso le dimore dei pastori.

9Alla cavalla del cocchio del faraone
io ti assomiglio, amica mia.
10Belle sono le tue guance fra i pendenti,
il tuo collo fra i vezzi di perle.
11Faremo per te pendenti d'oro,
con grani d'argento.

12Mentre il re è nel suo recinto,
il mio nardo spande il suo profumo.
13Il mio diletto è per me un sacchetto di mirra,
riposa sul mio petto.
14Il mio diletto è per me un grappolo di cipro
nelle vigne di Engàddi.
15Come sei bella, amica mia, come sei bella!
I tuoi occhi sono colombe.
16Come sei bello, mio diletto, quanto grazioso!
Anche il nostro letto è verdeggiante.
17Le travi della nostra casa sono i cedri,
nostro soffitto sono i cipressi.

2
1Io sono un narciso di Saron,
un giglio delle valli.
2Come un giglio fra i cardi,
così la mia amata tra le fanciulle.
3Come un melo tra gli alberi del bosco,
il mio diletto fra i giovani.
Alla sua ombra, cui anelavo, mi siedo
e dolce è il suo frutto al mio palato.
4Mi ha introdotto nella cella del vino
e il suo vessillo su di me è amore.
5Sostenetemi con focacce d'uva passa,
rinfrancatemi con pomi,
perché io sono malata d'amore.
6La sua sinistra è sotto il mio capo
e la sua destra mi abbraccia.
7Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme,
per le gazzelle o per le cerve dei campi:
non destate, non scuotete dal sonno l'amata,
finché essa non lo voglia.

8Una voce! Il mio diletto!
Eccolo, viene
saltando per i monti,
balzando per le colline.
9Somiglia il mio diletto a un capriolo
o ad un cerbiatto.
Eccolo, egli sta
dietro il nostro muro;
guarda dalla finestra,
spia attraverso le inferriate.
10Ora parla il mio diletto e mi dice:
"Alzati, amica mia,
mia bella, e vieni!
11Perché, ecco, l'inverno è passato,
è cessata la pioggia, se n'è andata;
12i fiori sono apparsi nei campi,
il tempo del canto è tornato
e la voce della tortora ancora si fa sentire
nella nostra campagna.
13Il fico ha messo fuori i primi frutti
e le viti fiorite spandono fragranza.
Alzati, amica mia,
mia bella, e vieni!
14O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia,
nei nascondigli dei dirupi,
mostrami il tuo viso,
fammi sentire la tua voce,
perché la tua voce è soave,
il tuo viso è leggiadro".
15Prendeteci le volpi,
le volpi piccoline
che guastano le vigne,
perché le nostre vigne sono in fiore.
16Il mio diletto è per me e io per lui.
Egli pascola il gregge fra i figli.
17Prima che spiri la brezza del giorno
e si allunghino le ombre,
ritorna, o mio diletto,
somigliante alla gazzella
o al cerbiatto,
sopra i monti degli aromi.

3
1 Sul mio letto, lungo la notte, ho cercato
l'amato del mio cuore;
l'ho cercato, ma non l'ho trovato.
2"Mi alzerò e farò il giro della città;
per le strade e per le piazze;
voglio cercare l'amato del mio cuore".
L'ho cercato, ma non l'ho trovato.
3Mi hanno incontrato le guardie che fanno la ronda:
"Avete visto l'amato del mio cuore?".
4Da poco le avevo oltrepassate,
quando trovai l'amato del mio cuore.
Lo strinsi fortemente e non lo lascerò
finché non l'abbia condotto in casa di mia madre,
nella stanza della mia genitrice.

5Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme,
per le gazzelle e per le cerve dei campi:
non destate, non scuotete dal sonno l'amata
finché essa non lo voglia.

6Che cos'è che sale dal deserto
come una colonna di fumo,
esalando profumo di mirra e d'incenso
e d'ogni polvere aromatica?
7Ecco, la lettiga di Salomone:
sessanta prodi le stanno intorno,
tra i più valorosi d'Israele.
8Tutti sanno maneggiare la spada,
sono esperti nella guerra;
ognuno porta la spada al fianco
contro i pericoli della notte.
9Un baldacchino s'è fatto il re Salomone,
con legno del Libano.
10Le sue colonne le ha fatte d'argento,
d'oro la sua spalliera;
il suo seggio di porpora,
il centro è un ricamo d'amore
delle fanciulle di Gerusalemme.
11Uscite figlie di Sion,
guardate il re Salomone
con la corona che gli pose sua madre,
nel giorno delle sue nozze,
nel giorno della gioia del suo cuore.

4
1Come sei bella, amica mia, come sei bella!
Gli occhi tuoi sono colombe,
dietro il tuo velo.
Le tue chiome sono un gregge di capre,
che scendono dalle pendici del Gàlaad.
2I tuoi denti come un gregge di pecore tosate,
che risalgono dal bagno;
tutte procedono appaiate,
e nessuna è senza compagna.
3Come un nastro di porpora le tue labbra
e la tua bocca è soffusa di grazia;
come spicchio di melagrana la tua gota
attraverso il tuo velo.
4Come la torre di Davide il tuo collo,
costruita a guisa di fortezza.
Mille scudi vi sono appesi,
tutte armature di prodi.
5I tuoi seni sono come due cerbiatti,
gemelli di una gazzella,
che pascolano fra i gigli.
6Prima che spiri la brezza del giorno
e si allunghino le ombre,
me ne andrò al monte della mirra
e alla collina dell'incenso.
7Tutta bella tu sei, amica mia,
in te nessuna macchia.
8Vieni con me dal Libano, o sposa,
con me dal Libano, vieni!
Osserva dalla cima dell'Amana,
dalla cima del Senìr e dell'Èrmon,
dalle tane dei leoni,
dai monti dei leopardi.
9Tu mi hai rapito il cuore,
sorella mia, sposa,
tu mi hai rapito il cuore
con un solo tuo sguardo,
con una perla sola della tua collana!
10Quanto sono soavi le tue carezze,
sorella mia, sposa,
quanto più deliziose del vino le tue carezze.
L'odore dei tuoi profumi sorpassa tutti gli aromi.
11Le tue labbra stillano miele vergine, o sposa,
c'è miele e latte sotto la tua lingua
e il profumo delle tue vesti è come il profumo del Libano.
12Giardino chiuso tu sei,
sorella mia, sposa,
giardino chiuso, fontana sigillata.
13I tuoi germogli sono un giardino di melagrane,
con i frutti più squisiti,
alberi di cipro con nardo,
14nardo e zafferano, cannella e cinnamòmo
con ogni specie d'alberi da incenso;
mirra e aloe
con tutti i migliori aromi.
15Fontana che irrora i giardini,
pozzo d'acque vive
e ruscelli sgorganti dal Libano.

16Lèvati, aquilone, e tu, austro, vieni,
soffia nel mio giardino
si effondano i suoi aromi.
Venga il mio diletto nel suo giardino
e ne mangi i frutti squisiti.

5
1Son venuto nel mio giardino, sorella mia, sposa,
e raccolgo la mia mirra e il mio balsamo;
mangio il mio favo e il mio miele,
bevo il mio vino e il mio latte.
Mangiate, amici, bevete;
inebriatevi, o cari.

2Io dormo, ma il mio cuore veglia.
Un rumore! È il mio diletto che bussa:
"Aprimi, sorella mia,
mia amica, mia colomba, perfetta mia;
perché il mio capo è bagnato di rugiada,
i miei riccioli di gocce notturne".
3"Mi sono tolta la veste;
come indossarla ancora?
Mi sono lavata i piedi;
come ancora sporcarli?".
4Il mio diletto ha messo la mano nello spiraglio
e un fremito mi ha sconvolta.
5Mi sono alzata per aprire al mio diletto
e le mie mani stillavano mirra,
fluiva mirra dalle mie dita
sulla maniglia del chiavistello.
6Ho aperto allora al mio diletto,
ma il mio diletto già se n'era andato, era scomparso.
Io venni meno, per la sua scomparsa.
L'ho cercato, ma non l'ho trovato,
l'ho chiamato, ma non m'ha risposto.
7Mi han trovato le guardie che perlustrano la città;
mi han percosso, mi hanno ferito,
mi han tolto il mantello
le guardie delle mura.
8Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme,
se trovate il mio diletto,
che cosa gli racconterete?
Che sono malata d'amore!

9Che ha il tuo diletto di diverso da un altro,
o tu, la più bella fra le donne?
Che ha il tuo diletto di diverso da un altro,
perché così ci scongiuri?

10Il mio diletto è bianco e vermiglio,
riconoscibile fra mille e mille.
11Il suo capo è oro, oro puro,
i suoi riccioli grappoli di palma,
neri come il corvo.
12I suoi occhi, come colombe
su ruscelli di acqua;
i suoi denti bagnati nel latte,
posti in un castone.
13Le sue guance, come aiuole di balsamo,
aiuole di erbe profumate;
le sue labbra sono gigli,
che stillano fluida mirra.
14Le sue mani sono anelli d'oro,
incastonati di gemme di Tarsis.
Il suo petto è tutto d'avorio,
tempestato di zaffiri.
15Le sue gambe, colonne di alabastro,
posate su basi d'oro puro.
Il suo aspetto è quello del Libano,
magnifico come i cedri.
16Dolcezza è il suo palato;
egli è tutto delizie!
Questo è il mio diletto, questo è il mio amico,
o figlie di Gerusalemme.

6
1Dov'è andato il tuo diletto,
o bella fra le donne?
Dove si è recato il tuo diletto,
perché noi lo possiamo cercare con te?

2Il mio diletto era sceso nel suo giardino
fra le aiuole del balsamo
a pascolare il gregge nei giardini
e a cogliere gigli.
3Io sono per il mio diletto e il mio diletto è per me;
egli pascola il gregge tra i gigli.

4Tu sei bella, amica mia, come Tirza,
leggiadra come Gerusalemme,
terribile come schiere a vessilli spiegati.
5Distogli da me i tuoi occhi:
il loro sguardo mi turba.
Le tue chiome sono come un gregge di capre
che scendono dal Gàlaad.
6I tuoi denti come un gregge di pecore
che risalgono dal bagno.
Tutte procedono appaiate
e nessuna è senza compagna.
7Come spicchio di melagrana la tua gota,
attraverso il tuo velo.
8Sessanta sono le regine,
ottanta le altre spose,
le fanciulle senza numero.
9Ma unica è la mia colomba la mia perfetta,
ella è l'unica di sua madre,
la preferita della sua genitrice.
L'hanno vista le giovani e l'hanno detta beata,
le regine e le altre spose ne hanno intessuto le lodi.
10"Chi è costei che sorge come l'aurora,
bella come la luna, fulgida come il sole,
terribile come schiere a vessilli spiegati?".
11Nel giardino dei noci io sono sceso,
per vedere il verdeggiare della valle,
per vedere se la vite metteva germogli,
se fiorivano i melograni.
12Non lo so, ma il mio desiderio mi ha posto
sui carri di Ammi-nadìb.

7
1"Volgiti, volgiti, Sulammita,
volgiti, volgiti: vogliamo ammirarti".
"Che ammirate nella Sulammita
durante la danza a due schiere?".

2"Come son belli i tuoi piedi
nei sandali, figlia di principe!
Le curve dei tuoi fianchi sono come monili,
opera di mani d'artista.
3Il tuo ombelico è una coppa rotonda
che non manca mai di vino drogato.
Il tuo ventre è un mucchio di grano,
circondato da gigli.
4I tuoi seni come due cerbiatti,
gemelli di gazzella.
5Il tuo collo come una torre d'avorio;
i tuoi occhi sono come i laghetti di Chesbòn,
presso la porta di Bat-Rabbìm;
il tuo naso come la torre del Libano
che fa la guardia verso Damasco.
6Il tuo capo si erge su di te come il Carmelo
e la chioma del tuo capo è come la porpora;
un re è stato preso dalle tue trecce".
7Quanto sei bella e quanto sei graziosa,
o amore, figlia di delizie!
8La tua statura rassomiglia a una palma
e i tuoi seni ai grappoli.
9Ho detto: "Salirò sulla palma,
coglierò i grappoli di datteri;
mi siano i tuoi seni come grappoli d'uva
e il profumo del tuo respiro come di pomi".

10"Il tuo palato è come vino squisito,
che scorre dritto verso il mio diletto
e fluisce sulle labbra e sui denti!
11Io sono per il mio diletto
e la sua brama è verso di me.
12Vieni, mio diletto, andiamo nei campi,
passiamo la notte nei villaggi.
13Di buon mattino andremo alle vigne;
vedremo se mette gemme la vite,
se sbocciano i fiori,
se fioriscono i melograni:
là ti darò le mie carezze!
14Le mandragore mandano profumo;
alle nostre porte c'è ogni specie di frutti squisiti,
freschi e secchi;
mio diletto, li ho serbati per te".

8
1Oh se tu fossi un mio fratello,
allattato al seno di mia madre!
Trovandoti fuori ti potrei baciare
e nessuno potrebbe disprezzarmi.
2Ti condurrei, ti introdurrei nella casa di mia madre;
m'insegneresti l'arte dell'amore.
Ti farei bere vino aromatico,
del succo del mio melograno.
3La sua sinistra è sotto il mio capo
e la sua destra mi abbraccia.

4Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme,
non destate, non scuotete dal sonno l'amata,
finché non lo voglia.

5Chi è colei che sale dal deserto,
appoggiata al suo diletto?
Sotto il melo ti ho svegliata;
là, dove ti concepì tua madre,
là, dove la tua genitrice ti partorì.

6Mettimi come sigillo sul tuo cuore,
come sigillo sul tuo braccio;
perché forte come la morte è l'amore,
tenace come gli inferi è la passione:
le sue vampe son vampe di fuoco,
una fiamma del Signore!
7Le grandi acque non possono spegnere l'amore
né i fiumi travolgerlo.
Se uno desse tutte le ricchezze della sua casa
in cambio dell'amore, non ne avrebbe che dispregio.

8Una sorella piccola abbiamo,
e ancora non ha seni.
Che faremo per la nostra sorella,
nel giorno in cui se ne parlerà?
9Se fosse un muro,
le costruiremmo sopra un recinto d'argento;
se fosse una porta,
la rafforzeremmo con tavole di cedro.
10Io sono un muro
e i miei seni sono come torri!
Così sono ai suoi occhi
come colei che ha trovato pace!
11Una vigna aveva Salomone in Baal-Hamòn;
egli affidò la vigna ai custodi;
ciascuno gli doveva portare come suo frutto
mille sicli d'argento.
12La vigna mia, proprio mia, mi sta davanti:
a te, Salomone, i mille sicli
e duecento per i custodi del suo frutto!

13Tu che abiti nei giardini
- i compagni stanno in ascolto -
fammi sentire la tua voce.
14"Fuggi, mio diletto,
simile a gazzella
o ad un cerbiatto,
sopra i monti degli aromi!".
"Innalzare templi alla virtù e scavare oscure e profonde prigioni al vizio."

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fib62
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#24 Messaggio da fib62 »

E Lucevan le Stelle… e olezzava la terra.
Stridea l’uscio dell’orio…
E un passo sfiorava la rena…
Entrava ella, fragrante… mi cadea fra le braccia.
Oh, dolci baci, o languide carezza,
mentr’io fremente…
le belle forme disciogliea dai veli!
Svani per sempre il sogno mio d’amore!
L’ora é fuggita… e muoio disperato!
E non ho amato mai tanto la vita!…

E Lucevan le Stelle - Giacosa - Illica

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#25 Messaggio da fib62 »

CanellaBruneri ha scritto:
fib62 ha scritto:
CanellaBruneri ha scritto:Jacopone da Todi- il pianto della madonna (laude)


Perdonatemi, non desidero essere pedante anche se Vi leggo ma non intervengo praticamente mai,

Todi, non Lodi. Jacopone da Todi.

Cordialità
Fib62

Mi auguro che il refuso nulla tolga allo splendore dei versi

Assolutamente, mai di cotanta bassezza mi macchiai :)

Non è Jacopone, ma un suo forse meno conosciuto contemporaneo.
Guido delle Colonne, spero possa esser gradito.

Ancor che l’aigua per lo foco lassi

Ancor che l'aigua per lo foco lassi
la sua grande freddura
non cangeria natura
s'alcun vasello in mezzo non vi stassi;
anzi averria senza lunga dimura
che lo foco astutassi,
o che l'aigua seccassi;
ma per lo mezzo l'uno e l'autra dura.
Cusì, gentil criatura,
in me à mostrato Amore
l'ardente suo valore:
che senza Amore er'aigua fredda e ghiaccia,
ma Amor m'à sì allumato
di foco che m'abraccia,
ch'eo fora consumato,
se voi, donna sovrana,
non fustici mezzana
infra l'Amore e meve,
ca fa lo foco nascere di neve.
Immagine di neve si pò diri
omo che no à sentore
d'amoroso calore:
ancor sia vivo, non si sa sbaudiri.
Amore è uno spirito d'ardore,
che non si pò vediri,
ma sol per li sospiri
si fa sentire in quello ch'è amadore.
Cusì, donna d'aunore,
lo meo gran sospirare
vi porria certa fare
de l'amorosa flamma, und'eo so involto;
e non so com'eo duro,
sì m'ave preso e tolto;
ma parm' esser siguro
che molti altri amanti,
per amor tutti quanti,
funo perduti a morti,
che non amaro quant'eo, nè sì forti.
Eo v'amo tanto, che mille fiate
in un'or mi s'arranca
lo spirito che manca,
pensando, donna, la vostra beltate.
E lo disio c'ò lo cor m'abranca,
crescemi volontate,
mettemi 'n tempestate
ogni penseri, chè mai non si stanca.
O colorita e blanca
gioia, de lo meo bene
speranza mi mantene;
e s'eo languisco non posso morire,
ca, mentre viva sete,
eo non porria fallire,
ancor che fame e sete
lo corpo meo tormenti;
ma, sol ch'eo tegna menti
vostra gaia persona,
obbrio la morte, tal forza mi dona.
Eo non credo sia quello ch'avia,
lo spirito che porto,
ched eo fora già morto,
tant'ò passato male tuttavia;
lo spirito chi aggio, und'eo mi sporto,
credo lo vostro sia,
che nel meo petto stia
e abiti con meco in gioi e diporto.
Or mi son bene accorto,
quando da voi mi venni,
che, quando mente tenni
vostro amoroso viso netto e chiaro,
li vostri occhi piagenti
allora m'addobraro,
che mi tennero menti
e diedermi nascoso
uno spirto amoroso,
ch'assai mi fa più amare
che non amò null'altro, ciò mi pare.
La calamita, contano i saccenti
che trarre non porria
lo ferro per maestria,
se no che l'aire in mezzo lu consenti;
ancor che calamita petra sia,
l'altre petre neenti
non son cusì potenti
a traier, perchè non n'àno bailìa.
Così, madonna mia,
l'Amor s'è apperceputo
che non m'avria potuto
traer a sè, se non fusse per vui.
E sì son donne assai,
m'àno nulla per cui
eo mi movesse mai,
se non per voi, piagente,
in cui è fermamente
la forza e la vertuti.
Addonque prego l'Amor che m'aiuti.

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pan
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#26 Messaggio da pan »

L'inverno, tristo ospite, abita nella mia casa, le mie mani sono livide a causa delle sue amichevoli strette di mano.
Io lo onoro, questo triste ospite, ma ben volentieri lo lascio solo. Volentieri io gli sfuggo: e, se si corre bene, gli si sfugge!
Con caldi piedi e caldi pensieri io fuggo là, dove non giunge il vento, verso l'angolo solatìo del mio oliveto.
Là rido del mio rigido ospite e gli sono anche grato, perché a casa mi distrugge le mosche e fa tacere tanti piccoli rumori.
Non sopporta che una mosca ronzi, peggio se due; fa solitarie le strade, tanto che persino il chiaro di luna ha paura di entrarvi.
È un duro ospite, ma io lo onoro, e non prego, come gli effeminati, il panciuto idolo del fuoco.
Preferisco battere ancora un po' i denti, piuttosto che pregare un idolo! Così vuole il mio carattere. E in particolar modo io sono contrario a tutti gli ardenti, fumanti, tetri idoli del fuoco.
Colui che amo; io lo amo più d'inverno che d'estate; più beffardamente e più coraggiosamente io derido i miei nemici, ora che l'inverno sta in casa mia.
Proprio con coraggio, persino quando io vado quatto quatto a letto: anche allora la mia felicità nascosta ride e fa baldoria, e ride anche il mio sogno bugiardo.
Io un basso adulatore? Mai in vita mia ho strisciato davanti ai potenti; e se ho mentito, ho mentito per amore. Perciò sono allegro anche nel mio letto invernale.
Un simile letto mi riscalda meglio di uno ricco, poiché io sono geloso della mia povertà. E nell'inverno questa mi è più fedele che mai.
Inizio ogni giorno con una malignità; beffeggio l'inverno con un bagno freddo: e il mio rigido amico di casa brontola.
Mi piace anche solleticarlo con un candelotto di cera: perché infine lasci uscire il cielo fuori dal grigio crepuscolo.
Io sono particolarmente maligno proprio al mattino: nell'ora mattutina, quando il secchio stride nel pozzo e i cavalli nitriscono con calore per le grigie strade.
Impaziente attendo che il luminoso cielo infine si discopra, il cielo invernale dalla candida barba, il vecchio dalla testa bianca... il cielo invernale, il taciturno, che spesso tiene segreto anche il suo sole!
Ho forse imparato da lui i lunghi luminosi silenzi? O lui, li ha imparati da me? O ognuno di noi se li è inventati da sé?

(Friedrich Nietzsche: Thus Spake Zarathustra)


Certamente non solo in segno di omaggio al propositore di un topic mancante e necessario.
Non seguire le orme degli antichi, ma quello che essi cercarono. (Matsuo Basho,1685) - fa caldo l'Italia è sull'orlo di un baratro e non scopo da mesi (cimmeno 2009) - ...stai su un forum di segaioli; dove pensavi di stare, grande uomo? (sunday silence,2012)

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#27 Messaggio da balkan wolf »

Il sogno cattivo
Se guardo questo pettine sottile
di tartaruga e d'oro, che affigura -
opera egregia di cesellatura -
un germoglio di vischio in novo stile,

risogno un sogno atroce. Dal monile
divampa quella gran capellatura
vostra, fiammante nella massa oscura.
E pur non vedo il volto giovenile.

Solo vedo che il pettino produce
sempre capelli biondo-bruni e scorgo
un cielo fatto delle loro trame:

un cielo senza vento e senza luce!
E poi un mare... e poi cado in un gorgo
tutto di bande di color di rame.

guido gozzano
“Quando il treno dei tuoi pensieri sferraglia verso il passato e le urla si fanno insopportabili, ricorda che c’è sempre la follia. La follia è l’uscita d’emergenza!”
Alan Moore the killing joke

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#28 Messaggio da Spinoza »

Paradiso VIII, 2-41

Solea creder lo mondo in suo periclo
che la bella Ciprigna (*) il folle amore

raggiasse, volta nel terzo epiciclo;
per che non pur a lei faceano onore
di sacrificio e di votivo grido

le genti antiche ne l'antico errore;
ma Dïone onoravano e Cupido,
quella per madre sua, questo per figlio,

e dicean ch'el sedette in grembo a Dido;
e da costei ond' io principio piglio
pigliavano il vocabol de la stella

che 'l sol vagheggia or da coppa or da ciglio.
Io non m'accorsi del salire in ella;
ma d'esservi entro mi fé assai fede

la donna mia ch'i' vidi far più bella.

(*) Ciprigna ossia Afrodite (in greco, Aφροδίτη), nella mitologia greca, è la dea dell'amore, della bellezza, della sessualità, della lussuria e dei giardini.

È conosciuta anche con il nome di Citerèa e il suo equivalente nella mitologia romana è Venere.
No, No. Sulla rete non puoi imbrogliare. Se non hai reputazione e credibilità , ti massacrano.
Ci vogliono le palle per reggere, in rete.

Das Lied der Deutschen!!

Il mio ultimo post è stato scritto con un linguaggio studiato appositamente per irritare gli imbecilli.
Bertrand Russel : se non sei socialista a 20 anni vuol dire che non hai cuore, se non sei conservatore a 50 anni vuol dire che non hai cervello.

Dogma 95
One spot, one kill.

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#29 Messaggio da Spinoza »

"Consumarla era come bere una tazza di tè al mattino, come sedersi in poltrona e tirare su i piedi: la sensazione di essere a casa....



Here we go again
She's back in town again
I'll take her back again

One more time

Here we go again
The phone will ring again
I'll be her fool again

One more time

I've been there before
And I'll try it again
But any fool knows
That there's no way to win
Here we go again
She'll break my heart again
I'll play the part again

One more time

http://www.youtube.com/watch?v=HYHFquj0I9A
No, No. Sulla rete non puoi imbrogliare. Se non hai reputazione e credibilità , ti massacrano.
Ci vogliono le palle per reggere, in rete.

Das Lied der Deutschen!!

Il mio ultimo post è stato scritto con un linguaggio studiato appositamente per irritare gli imbecilli.
Bertrand Russel : se non sei socialista a 20 anni vuol dire che non hai cuore, se non sei conservatore a 50 anni vuol dire che non hai cervello.

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#30 Messaggio da Despe1 »

Houellebecq scrive maluccio per i miei gusti, ma è uno di quei pochi autori che hanno qualcosa da dire oggi a mio parere. Da "Piattaforma":

Se gli occidentali non riescono più ad andare a letto fra loro, una ragione dev'esserci per forza; ma non ha nessuna importanza che sia il narcisismo, il culto dell'individualità, o quello della prestazione, o chissà quale altra fesseria. Quello che importa è che a partire dai venticinque-trant'anni, la gente ha enormi difficoltà a fare nuovi incontri sessuali; e tuttavia continua a sentirne il bisogno, un bisogno che peraltro diminuisce molto tardi.
E così per quasi trent'anni della loro vita adulta, gli occidentali vivono in stato di costante carenza.

Una cosa che gli occidentali non sanno più fare è dare piacere, il senso di offrire se stessi come dono, dare piacere senza chiedere nulla in cambio. Per quanto si affannino, non riescono a sentire più il sesso come qualcosa di naturale.
Si vergognano del loro corpo perchè non lo vedono all'altezza degli standard della pubblicità e del cinema, e per le stesse ragioni non si sentono più attratti dal corpo dell'altro. E' impossibile fare l'amore senza un certo abbandono, senza l'accettazione quantomeno temporanea di di una condizione di dipendenza e di soggezione.
Esaltazione sentimentale e ossessione sessuale hanno un'origine comune, derivano entrambe da un parziale oblio del proprio ego; è un campo dove è difficile realizzarsi senza perdersi.
E invece noi siamo diventati freddi, consapevoli della nostra esistenza individuale e dei nostri diritti. Per prima cosa vogliamo eliminare qualsiasi forma di alienazione e di dipendenza.
Poi siamo ossessionati dalla salute e dall'igiene. E' chiaro che queste non sono certo le condizioni ideali per fare sesso. Al punto in cui siamo, la professionalizzazione della sessualità in occidente è inevitabile.

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