Cucchi, attesi primi avvisi di garanzia
Ipotesi pm: omicidio preterintenzionale
Ordine dei medici: no a condanne preventive degli operatori
Fini: fare luce. Alemanno: se possibile, Comune parte civile
ROMA (5 novembre) - Avvisi di garanzia nel quadro degli accertamenti sulla morte di Stefano Cucchi, il tossicodipendente 31enne deceduto il 22 ottobre scorso nell'ospedale Sandro Pertini, forse per le percosse subite dopo il suo arresto avvenuto il giorno 15 per detenzione di droga, potrebbero essere firmati a breve dal pm Vincenzo Barba, titolare degli accertamenti. Il magistrato sta lavorando su due fronti: il primo verte sulle cause del decesso, e un importante contributo arriverà dall'esito della consulenza medico legale disposta per stabilire le cause della morte e se questa sia stata provocata da lesioni. Per questa circostanza il pm procede per omicidio preterintenzionale. Il secondo riguarda le presunte negligenze (ipotesi di lavoro l'omicidio coloposo) che si sarebbero verificate nel reparto penitenziario del Sandro Pertini. Alla luce delle versioni fornite dai detenuti che erano nella stessa cella di Cucchi a Regina Coeli, dei carabinieri che hanno avuto in custodia l'uomo dopo l'arresto e del personale della polizia penitenziaria, il magistrato avrebbbe raccolto elementi importanti per ricostruire i fatti. A questi si aggiungono quelli messi insieme dopo le audizioni dei responsabili e del personale del Sandro Pertini. Anche oggi il pm Barba ha proseguito le audizioni dei testimoni sentendo la versione di alcuni detenuti. In giornata il magistrato ha incontrato gli avvocati Fabio Anselmo e Dario Piccioni, legali della famiglia Cucchi, per fare un punto della situazione e per uno scambio di informazioni. «Sono molto soddisfatto - ha dichiarato Anselmo - del colloquio con il magistrato».
Ordine dei medici. no a condanne preventive degli operatori. «E' assolutamente scandaloso che, prima di trovare riscontri e che sia stato preso qualsivoglia provvedimento giudiziario, si debbano accusare e linciare mediaticamente i medici e gli operatori sanitari che hanno avuto in cura lo sfortunato ragazzo»: lo ha dichiarato in una nota il presidente dell'Ordine provinciale dei medici-chirurghi e odontoiatri di Roma, Mario Falconi, che così interviene sul caso di Stefano Cucchi. «Fino a prova contraria, nel nostro Paese tutti i cittadini debbono essere ritenuti innocenti sino ad un eventuale sentenza di condanna passata in giudicato - dice Falconi - invece nel caso della categoria medica ormai non si perde occasione per dare addirittura condanne preventive». L'Ordine dei medici capitolini «chiede con forza che sia fatta piena luce sulle cause del decesso e su qualsivoglia carenza nell'assistenza alla quale Cucchi aveva pieno diritto. Soprattutto auspichiamo che eventuali colpevoli, sia che indossino una divisa sia un camice, siano perseguiti e scontino effettivamente la pena se condannati. Ma non possiamo assolutamente accettare che i medici e il personale sanitario che operano con gravi difficoltà in un ospedale di trincea come il Pertini, in un aggregato metropolitano di circa mezzo milione di abitanti, siano oggetto di denigrazione da parte dei mezzi di comunicazione e, persino, di diffamazione e velate minacce a mezzo di volantini e striscioni. A tale proposito esprimo piena solidarietà e sostegno a tutto il personale che opera nel nosocomio e, in particolare, alla direzione della Struttura complessa medicina penitenziaria. L'Ordine di Roma continuerà a seguire il caso con grande attenzione».
Fini: si faccia piena luce. Il presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini, ha ricevuto, questa mattina a Montecitorio, i familiari di Stefano Cucchi. Fini, nell'esprimere solidarietà e vicinanza ai familiari, ha auspicato che sulla vicenda, sulla quale non puó cadere il silenzio, possa essere fatta al più presto piena luce, con l'accertamento di eventuali responsabilità .
Alemanno: se ci saranno margini, Campidoglio parte civile. «Se ci saranno i margini ci costituiremo parte civile - ha detto il sindaco di Roma, Gianni Alemanno - Non accusiamo nessuno, non vogliamo mettere nessuno sul banco degli imputati, ma vogliamo la verità per la famiglia che ha vissuto una vicenda allucinante. E' stata trattata con una freddezza burocratica inaccettabile».
Sabato da Torpignattara un corteo per Stefano. Sabato 7 novembre si terrà il corteo organizzato dalla Rete contro l'autoritarismo che partirà non più dall'isola pedonale, ma da Torpignattara, all'altezza del parco acquedotti Alessandrino e, dopo aver attraversato il quartiere, terminerà davanti al mercato coperto di via Ciro da Urbino, nei pressi dell'abitazione della famiglia Cucchi.
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Nelle foto all'arrivo in carcere lividi e segni sul volto
ROMA (5 novembre) - Le foto di Stefano Cucchi, scattate come è d'obbligo al momento del suo arrivo nel carcere di Regina Coeli, ritrarrebbero il giovane detenuto con lividi e segni rossi attorno agli occhi, su uno zigomo e sul collo. Le foto dell'ufficio immatricolazione del penitenziario romano sarebbero tra la documentazione acquisita dalla procura di Roma nell'ambito dell'inchiesta per chiarire cause ed eventuali responsabilità della morte del detenuto 31enne. Le tre immagini, scattate il 16 ottobre quando Cucchi è stato trasferito dal Tribunale di Roma dopo la convalida dell'arresto, mostrano il detenuto in primo piano in posizione frontale e su entrambi i profili: l'uomo indossa una felpa blu con cappuccio e ha ecchimosi nella zona attorno agli occhi, segni rossi (simili a quelli di dita di una mano) sullo zigomo sinistro e sul collo dalla parte destra fin sotto l'orecchio.
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