badabing ha scritto: ↑21/07/2020, 23:05
pan ha scritto: ↑20/07/2020, 7:12
Avessero potuto fare questo lavoro 25 anni fa, ci avrei costruito sopra la tesi in Sessuologia, riservandomi di trattare gli aspetti psicossessuologici presenti nei numeri, nonché nelle vicende extralavorative delle protagoniste/i. Ne sarebbe risultato un quadro inedito sulle ricadute nelle pratiche sessuali sociali e individuali della cosiddetta rivoluzione sessuale nel decennio a cavallo tra gli anni 70 e 80 del 900.
Egregio Pan, se mai tu riuscissi a trovare tempo a buttare giù due pensieri sugli “aspetti psicossessuologici presenti nei numeri, nonché nelle vicende extra lavorative delle protagoniste/i” io personalmente li troverei affascinanti, anzi credo sarebbe un contributo apprezzatissimo da tutti i forumisti e, francamente, fondamentale per capire il fenomeno della duratura popolarità del concetto drammaturgico su cui si reggono le storie di Supersex.
Le rubriche o i commenti collaterali nel blog di Pontellino (le auto fuoriserie; le ambientazioni; le occasioni mancate di comparse o attrici non-sex) hanno un loro divertente ruolo. Ma discutere aspetti psicossessuologici va invece direttamente al cuore del “central conceit” (come direbbero gli studiosi della critica letterari) della collana—quello dell’alieno che deve trombare in continuazione e che ha i poteri per poter soddisfare (mediante una forma di “mind control”) tale esigenza in ogni dove e ogni momento, con chiunque.
Dunque usando questo “superpotere” lo vediamo anzitutto—ed è il tema di gran lungo più eccitante per la fantasia del lettore—scoparsi delle donne “inarrivabili” che mai si concederebbero a un rapporto fisico con un banale giornalista (nelle prime puntate) o poliziotto, o tantomeno un maschio poco “hot” (i Trabet, Alban, ecc delle prime puntate), ma le quali Supersex riesce a possedere grazie al “fluido erotico”: donne altere e orgogliose al di sopra della sua stazione sociale, donne maritate e innamorate che non pensano minimamente a tradire il loro uomo, lesbiche che non sono mai state con un uomo (né sono state tentate a farlo), persino una suora, e così via. Poi, come categoria collaterale, le “scopate per dispetto o per rivincita”: la moglie del cattivo (opportunamente legato), una figlia davanti al padre, l’amante di un presuntuoso (con lui costretto a guardare) ecc. Oppure le scopate improvvisate per il gusto di farlo perché, tanto, “lui può” — come la moglie di un collega mentre questo è impegnato a telefonare nella stanza accanto.
Fattore fondamentale e degno di nota è che in ogni caso, si tratta inequivocabilmente di stupri: la seduzione non c’entra. Nonostante il “fatto” (nella finzione del fotoromanzo) che alle donne, l’incantesimo del “fluido” altro non fa “sbloccano i freni inibitori” dopodiché queste si mostrano essere in verità delle irrefrenabili puttane avidissime di nerchia. E questo rientra nella consolidata fantasia maschile secondo la quale “le donne sono tutte troie”, che non aspetto altro che la scusa di sottomettersi senza addossarsi la responsabilità della scelta. Sottocategoria di questa fantasia è il frequente caso, in Supersex, della donna che, dopo il rapporto forzato, RINGRAZIA pure (“E stato il più bel sogno della mia vita!” ecc). Molti anni addietro ho fatto leggere a un paio di amiche (di quelle rare che non disdegnavano il fatto che leggevo pornografia) qualche numero di Supersex ed entrambe hanno avuto la stessa reazione proprio su questi aspetti, nella sceneggiatura, della “femmina che non aspetta altro che una scusa per farsi trovare” e soprattutto l’idea di una donna che ringrazia “per la più bella esperienza immaginabile”: ridevano a crepapelle e aggiungevano “Madonna, ma voi maschi avete tutti le stesse fantasie… da adolescenti!”. E vabbè: non è un segreto che il lettore “target” di Supersex era maschile.
Eppoi, l’accostamento di diversi approcci verso trasgressioni tabù, da una parte preesistenti, come i rapporti incestuosi tra “cattivi” (fratello e sorella in una puntata, padre e figlia in un’altra), oppure la sodomizzazione (lui: “Ti sfondo il culo con un solo colpo!” e lei: “magari!!”) a confronto invece con un rapporto incestuoso “forzato” da Supersex per suo divertimento (tra sorelle, tra madre a figlia) oppure la sodomizzazione imposta (“Non l’ho mai fatto!”; “Approfitta allora”). Aggiungi a queste, il tema della deflorazione (tema più comune in Erotik che i Supersex). E tanti altri temi del genere.
Resta poi la domanda irrisolta: Come mai un fustone dal bell’aspetto debba fare ricorso a uno stratagemma simile per accaparrarsi la gnocca? Specialmente in una rivista creata e ambientata negli anni settanta-ottanta “post rivoluzione sessuale”, quando a trovare sesso facile (almeno, per un uomo giovane, bello e con soldi in tasca) non era certo un’impresa ardua? E qui si ritorna all’aspetto chiave dello stupro (fatto con o senza l’ausilio della “l’ipnosi”, diciamo così, del fluido erotico): la dominazione. Ovvero la rivincita totale, nella fantasia del pornoromanzo, sulla donna “moderna” (e intimidatoria) la quale, seppure disposta a scopare una marea di uomini, centinaia di volte in più di quanto avrebbe fatto sua nonna ai suoi tempi, decide comunque LEI il dove e il quando. Invece con il “fluido erotico” è Supersex a decidere chi, quando, quante volte e dove (anche nei luoghi “più inopportuni” — una segretaria nell’anticamera di un ufficio, la nipote di un vescovo in casa sua, in un battello pieno di altri passeggeri). E come estensione della “dominazione”, anche (a volte) la gratuita cattiveria, come la volta che Supersex convinse una collega ad abortire prima di una missione e poi dopo, quando questa chiede come mai fosse necessario che abortisse quel suo “figlio dell’amore”, lui risponde “perché non mi piace scopare le donne incinte”.
Tanti temi, che riflettono tanti risvolti psicologici, che sarebbero affascinanti approfondire. Leggerei con grande interesse, caro Pan, suoi commenti a proposito. Mi auguro che trovi il tempo e la voglia di farlo.
Un saluto!
Gentilissimo badabing.
La tua disamina, molto attenta e circostanziata, coglie esattamente quello che era il pensiero sessuale “comune” in quegli anni; la dominazione del genere femminile.
In verità questo pensiero comune non era solo identificato in quel lasso di tempo, ma in genere la società é prettamente maschilista e quindi in generale la donna é stata sempre sottoposta ad una sottomissione.
Ma parlando di quel periodo storico, siamo negli anni ’60, vi é un forte fermento culture e sociale che porta ad rivoluzione sessuale e al femminismo.
Fermenti sociali che spingono le donne ad avere quelle libertà cui sono state state sempre negate.
Sono gli anni della pillola anticoncezionale quando il chimico Gregory Pincus, dopo svariati e fallimentari studi sugli ormoni, inventa e mette in commercio la pillola anticoncezionale.
Per le donne fu un vero momento di libertà; potevano finalmente “controllare" le nascite.
Sono in quegli anni che inizia l’applicazione di tre leggi ritenute epocali: aborto, divorzio e abolizione del “disonore”.
La donna é quindi libera di decidere cena in virtù del fatto che leggi dello stato di diritto ora tentano di proteggerla e tutelarla.
Il fermento non si ferma solo alle leggi o alla ricerca di nuovi farmaci, ma passa anche per il mondo dell’abbigliamento con la mitica e mai passata di moda minigonna e i vestitini leggeri (mitici quelli fiorati); abiti che diventano veri e propri moti di protesta.
Infatti in precedenza le donne portavano solo abiti molto pesanti e che non lasciano trasparire nulla.
I media, in quel periodo, sdoganano quasi completamente il corpo e quindi, la visione delle nudità non sono più un tabù o solamente riservate all’arte greco-romana o del rinascimento italiano.
Negli Usa, in quel periodo, vige il Codice Hays (Production Code); una serie di protocolli morali che bloccano nel cinema e non solo i nudi. Un codice che varca l’oceano e che, si insinua, anche nella vecchia Europa, non bigotta come gli Usa, ma senza grandi successi.
Tuttavia, anche dalle nostre parti vige una serie di linee guida sulla moralità e sulla sua applicazione in vari contesti mediatici.
La rivoluzione sessuale di quegli anni abbatte anche diversi muri e barriere.
Due su tutte: la diffusione di pratiche sessuali non “comuni” e il menage à trois.
Elementi che svezzeranno le menti di una parte della popolazione pronta ad entrare in un mondo diverso e tutto da scoprire
In questo contesto e non solo, dove la donna é il cardine di questa serie di rivoluzioni, che le riviste hard o pseudo-erotiche entrano a gamba tesa cercando di salvare il maschio messo all’angolo.
Quindi la rivincita del “merlo maschio” su una donna che può decidere cosa fare del proprio copro e sopratutto con chi fare sesso.
Ed ecco che per cogliere una platea di uomini “debilitati” da uno sconvolgimento storico-sociale di questa portata, le pubblicazioni spingono su una donna oggetto che deve essere sottomessa e gestita dall’uomo alfa.
Una dominazione che poi devia in sfumature che vanno dall’incesto al rapporto violento e umiliante. Ricordo che in un numero di supersexy, per far provare umiliazione alla donna, le viene inserito nella vagina uno spazzolone da water.
Tutte situazioni fuori dal normale che avevano, come unico obbiettivo, rapire l’immaginazione del lettore e spedirlo in un mondo dove la donna era inequivocabilmente ridivenuta un oggetto.
Un oggetto materiale e un oggetto del desiderio maschile che poteva, e aggiungo, doveva essere sottomessa e gestita dell'uomo di turno.
Ribadisco che la tua interessante disamina, molto intelligente e precisa, lascia spunti chilometrici per parlare di quel periodo storico e di quelle che poi sono state le strade di una evoluzione sessuale vista negli anni novanta e duemila.