[O.T.] Quando ti uccide lo Stato

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CanellaBruneri
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Re: [O.T.] Assassini in divisa

#1081 Messaggio da CanellaBruneri »

Antonchik ha scritto:
superflowerpunkdiscopop ha scritto:dio cristo anton, missino atlantista cattolico reazionario ed EVOLUTO?
Che minchia è un ibrido?
Qualcosa del genere, lo definirei più che altro un ragazzo rabbioso, spesso fatica a girare la testa, piegare le ginocchia, è in cerca di sè stesso. E gli voglio un bene dell'anima.

@Canella

ho trovato questo su un sito chiamato socialismolibertario, a proposito dell'anarcosituazionismo

siate realisti, chiedete l’impossibile

vietato vietare

realizzate i vostri desideri

la merce è l’oppio dei popoli

più consumi, meno vivi

l’arte è morta: non consumate il suo cadavere

non lavorare mai

corri compagno, il vecchio mondo è dietro di te

sotto il selciato, la spiaggia


Interessante... a tratti mi ci ritrovo.

E, se fai due conti, Balkan è anche lui così :-D
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tiffany rayne
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Re: [O.T.] Assassini in divisa

#1082 Messaggio da tiffany rayne »

}}Tristan ha scritto:Ecco il santo graal per quelli che godono a "infangare" le forze dell'ordine...
questa storia mi ha colpito più forte di un pugno in pieno volto, e pensare al lasso di tempo prima che si sfondasse la porta, mi ha commosso...
spero, di cuore, che il biglietto ritrovato sia stato messo dai familiari, perchè se fosse vero, la mia rabbia aumenterebbe a livelli di inciviltà.



«mi sono calmato, per favore non fatemi del male»
come ammazzare un uomo, per due petardi, ed essere condannati a soli sei mesi con la condizionale, dopo archiviazioni di comodo.

Omicidio di Riccardo Rasman
[Scopri]Spoiler
L' omicidio Rasman è la vicenda giudiziaria sorta attorno alla morte di Riccardo Rasman (Trieste, 5 agosto 1972), avvenuta a Trieste il 27 ottobre 2006.

I fatti

Il 27 ottobre 2006, passate da poco le ore 20, Riccardo Rasman si trovava nel suo appartamento di Via Grego 38, un immobile di proprietà dell'ATER di Trieste. Secondo la ricostruzione degli agenti e le contraddittorie testimonianze dei vicini[1], Rasman ascoltava musica ad alto volume e uscì nudo sul balcone di casa lanciando due petardi nella corte interna dello stabile, di cui uno scoppiò a poca distanza da una ragazza senza causarle lesioni.

Rasman, affetto da una sindrome schizofrenica paranoide, dovuta a episodi di nonnismo subìti durante il servizio militare[2], era probabilmente in uno stato di felicità e di agitazione psico-fisica dovuta al fatto che il giorno seguente avrebbe iniziato un lavoro come operatore ecologico.[3]

In seguito a una segnalazione arrivata al 113, sul posto giunsero due volanti. La prima alle 20:21, che alle 20:34 chiese una seconda volante di rinforzo e l'intervento dei Vigili del Fuoco per sfondare la porta dell'appartamento.[4] Rasman, che nel frattempo si era rivestito e steso a letto con la luce spenta, rifiutò di aprire, forse intimorito anche in seguito ad un'altra colluttazione con le forze dell'ordine risalente al 1999 a cui era seguita una denuncia nei confronti di due agenti da parte di Rasman stesso[5]. Intervenuti i Vigili del Fuoco, gli agenti entrarono trovando Rasman seduto sul letto. Ne sortì un'accesa colluttazione tra i quattro agenti e Rasman, che infine fu immobilizzato dal gruppo a terra, ammanettato dietro la schiena e legato alle caviglie con del filo di ferro.[6]

Dopo l'immobilizzazione, «esercitavano sul tronco, sia salendogli insieme o alternativamente sulla schiena, sia premendo con le ginocchia, un'eccessiva pressione che ne riduceva gravemente le capacità respiratorie», e «nonostante fosse ammanettato, continuavano a tenerlo in posizione prona per diversi minuti».[3] Tenuto in tale posizione per diversi minuti, l'uomo iniziò a respirare affannosamente e a rantolare, fino a divenire cianotico e a subire un arresto respiratorio. All'arrivo di un mezzo di soccorso, ne venne constatato il decesso.[3] La morte avvenne tra le 20:43 e le 21:04.[4]

All'arrivo dei sanitari Rasman venne trovato ammanettato dietro la schiena, con le caviglie immobilizzate da fil di ferro, e mostrava gravi ferite e segni di imbavagliamento. Venne chiarito che nonostante l'uomo fosse immobilizzato, gli agenti esercitarono «sul tronco, sia salendogli insieme o alternativamente sulla schiena, sia premendo con le ginocchia, un’eccessiva pressione che ne riduceva gravemente le capacità respiratorie», causando la morte per asfissia.[3] Le ferite, gli schizzi di sangue sui muri ed i segni di violenza vennero correlati all'uso di oggetti contundenti, come un manico d'ascia trovato nell'appartamento, e lo stesso piede di porco usato dai Vigili del Fuoco per forzare la porta d'ingresso[7].

Secondo dichiarazioni della sorella Giuliana, il corpo di Riccardo «era martoriato di botte sul viso, gli avevano rotto lo zigomo, poi c'era il segno di imbavagliamento, sangue dalle orecchie, dal naso, dalla bocca, si vede proprio molto bene.. noi siamo entrati in quell'appartamento soltanto in marzo, era un disastro, c'era sangue dappertutto, una chiazza di sangue verso la cucina. Poi dalle fotografie mi sono resa conto che l'hanno spostato con la testa verso l'entrata così da nascondere la chiazza di sangue che c'era lì, c'era una frattura, i capelli erano tutti pieni di sangue, c'era una frattura anche dietro il collo, c'era sangue sul tavolo, sui muri, sulle lenzuola, dietro il letto per terra, c'erano chiazze di sangue sul tappeto sotto il quale abbiamo trovato persino dei pezzi di carne, nascosti».[8]
[modifica] Il caso

Venne aperta un'inchiesta d’ufficio, affidata al pubblico ministero Pietro Montrone, il quale delegò alle indagini gli stessi poliziotti coinvolti nella colluttazione. L'inchiesta venne chiusa nell'ottobre 2007 con una richiesta di archiviazione da parte del magistrato, il quale ritenne che i quattro poliziotti avessero agito nell’adempimento di un dovere, pur avendo accertato che la morte di Rasman era stata causata da "asfissia posturale" seguita all'operato degli agenti.[9]

Il 28 febbraio 2008, tuttavia, nell'udienza che avrebbe dovuto chiudere l'inchiesta, il pubblico ministero cambiò orientamento di fronte alla prova che i quattro agenti fossero a conoscenza del fatto che Rasman fosse seguito dal Centro di salute mentale di Domio, cosa che avrebbe imposto a Francesca Gatti, Mauro Miraz, Maurizio Mis e Giuseppe De Biasi una maggiore cautela e la richiesta d'invio di un operatore specializzato. Fu inoltre contestata la legittimità dello sfondamento della porta dell'abitazione privata, poiché il comportamento di Rasman non destava più pericolo avendo l'uomo semesso di lanciare petardi e trovandosi calmo e seduto sul proprio letto.[9][10] Prima dell'arrivo delle forze dell'ordine, Rasman avrebbe scritto in un biglietto, ritrovato in cucina: «mi sono calmato, per favore non fatemi del male».[3] I quattro poliziotti vennero quindi indagati e rinviati a giudizio per omicidio colposo.[11]

Il 29 gennaio 2009, con rito abbreviato, tre dei quattro agenti vennero condannati a sei mesi di carcere, con pena sospesa, e a una provvisionale di 60.000 euro.[11] Venne invece assolta l'agente Francesca Gatti.[11] Per la parte civile venne disposto un risarcimento di 20.000 euro per danni morali.[11] Il 30 giugno 2010 la Corte d'Appello di Trieste ha confermato la sentenza di primo grado. È la prima volta nella storia italiana che agenti della Polizia di Stato vengono condannati per tale tipo di reato compiuto durante lo svolgimento del proprio lavoro[senza fonte]. Il caso è stato sovente paragonato a quello di Federico Aldrovandi, per modalità della morte e dinamica dell'accaduto.
Cosa vuoi Tristan, ti diranno che se quello si comportava bene e viveva come si deve vivere ora sarebbe ancora vivo. Se l'è cercata. Quei poveri tutori dell'ordine erano nervosi e incazzati perchè vengono trattati male e sono pagati poco, ogni tanto si devono sfogare.

Guarda caso cercano sempre qualcuno particolarmente debole per sfogare il loro giusto risentimento verso questa società che li tratta di merda. Bisogna comprenderli.

Cazzo sarebbe ora di smettere di giustificare certi orrori con questi discorsi, uno stronzo assassino vigliacco è uno stronzo assassino vigliacco anche se porta la divisa. Lui infanga le forze dell'ordine, non quelli che cercano e invocano Giustizia e si indignano per certi episodi. L'omertà e la difesa d'ufficio a ogni costo fa sempre schifo.

Naturalmente anche il generalizzare, per fortuna la maggior parte delle forze dell'ordine è composta da gente che riesce ad avere autocontrollo e sa quale è il suo dovere. Che non è certo quello di picchiare a morte quelli che non si "comportano bene".

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Re: [O.T.] Assassini in divisa

#1083 Messaggio da Antonchik »

Un nobile obiettivo quello di essere sè stessi (tre parole, ma davvero pesantissime), è una ricerca che mi richiederà ancora un pò per essere portata a termine. :roll:

Mi immergo nella lettura, a voi il topic.
Guarda attentamente, poichè ciò che stai per vedere non è più ciò che hai appena visto.

Ho vissuto per molto tempo nell'oscurità perché mi accontentavo di suonare quello che ci si aspettava da me, senza cercare di aggiungerci qualcosa di mio.

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CanellaBruneri
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Re: [O.T.] Assassini in divisa

#1084 Messaggio da CanellaBruneri »

Antonchik ha scritto:Un nobile obiettivo quello di essere sè stessi (tre parole, ma davvero pesantissime), è una ricerca che mi richiederà ancora un pò per essere portata a termine. :roll:

Mi immergo nella lettura, a voi il topic.
Mica devi trovare te stesso prima dei 40 anni, nessuno lo obbliga...dopodichè la ricerca continua fino alla tomba
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Re: [O.T.] Assassini in divisa

#1085 Messaggio da }}Tristan »

finanziere in borghese ferma illegalmente Vito Daniele sull'autostrada che finisce schiacciato da un camion...
leggere per valutare se si tratta di abuso o meno, un'altra storia del cazzo...



VORREI SAPERE LA VERITA’

[Scopri]Spoiler
Vito Daniele stava solo tornando a casa dalla sua famiglia. Era il 9 maggio 2008. Il giorno della festa della mamma. Nel bagaglio della macchina un sacco con la biancheria sporca, le foto dei suoi bambini e un servizio da caffè da regalare all’amore della sua vita, Mariella.

Vito lavorava da quindici anni per la stessa azienda, un centro meccanografico, e aveva un ottimo rapporto con il proprio datore di lavoro. Da qualche tempo fu costretto a fare il pendolare da Bari a Roma durante la settimana. Partiva il lunedì, alle 4 del mattino e ritornava il venerdì. Ogni giorno chiamava la moglie, per condividere con lei i gesti quotidiani di un pasto, un saluto, accertarsi che tutto andasse bene in famiglia. Vito contava i giorni, il mercoledì sapeva di essere a metà settimana e che quindi presto avrebbe riabbracciato i suoi figli e Mariella. Non ce la faceva più a rimanere lontano da casa. E così la famiglia a settembre si sarebbe dovuta trasferire a Roma.

Ma quel giorno, il 9 maggio, mentre la figlia Mina era in gita scolastica e la moglie lo stava aspettando a Bari, Vito sorpassa una macchina della Guardia di Finanza sulla A16 Napoli – Canosa. Alla guida il tenente R.R. all’epoca ventiquattrenne, uscito dall’accademia da 10 mesi. Secondo il tenente, Vito avrebbe superato il limite di velocità (elemento ancora oggi da accertare). Il tenente, da solo, in borghese, avrebbe estratto la paletta e avrebbe intimato Vito ad accostare. A 7 km dal casello di Benevento, dopo una galleria e una curva, su uno spazio di 2 metri e 20. Per motivi sconosciuti, Vito scende dalla sua Fiat Marea e viene investito da un tir che transitava in quel momento. Vito muore. Il tenente sposta la vettura di Vito, afferma per proteggere il corpo. Ma per quale motivo il tenente ha fermato Vito? E’ compito della Polizia Stradale effettuare controlli in autostrada e tali controlli vengono sempre effettuati al casello o presso un’area di ristoro. Certamente non si ferma un mezzo in quel modo. Il tenente avrebbe dovuto contattare chi di dovere e scortare Vito al vicino casello. Poi, per quale motivo ha spostato la vettura dopo l’incidente? Anche l’automobilista più ingenuo sa che non deve spostare i mezzi dopo un incidente, figurarsi un tenente della Guardia di Finanza. Eppure Vito viene fermato su 2 metri e 20, scende dalla macchina e viene investito verso le ore 14. Alle 15,45 viene lanciata un’ Ansa con il comunicato stampa della Gdf, si parla di un incidente con un decesso. Si indicano le iniziali V.D. ma Mariella deve ancora essere informata.

Alle 16 circa i vigili si presentano a casa Daniele, soli, senza uno psicologo, senza un assistente sociale e comunicano a Mariella dell’incidente di Vito. I due figli minori, Leonardo e Annarita assistono alla scena. La figlia Mina arriva a Bari con l’autobus della gita, i genitori non sono presenti, non sono andati a prenderla. Non potevano. Mariella è sotto shock, Vito non c’è più. La moglie non può credere a quanto avvenuto, è inverosimile. Suo marito non avrebbe mai rischiato la vita scendendo dalla sua macchina così imprudentemente.

Mariella si precipita a Benevento, vuole vedere suo marito. Ma è ormai tardi ed è quindi costretta ad aspettare la mattina per poterlo vedere. Passa la notte nel parcheggio senza ricevere nessun tipo di sostegno. A Vito viene fatto solo un esame esterno, nessuna autopsia. Mariella decide di voler chiedere chiarimenti, ma si scontra con un muro di gomma. La Procura di Benevento denuncia il tenente e il camionista per concorso in omicidio colposo. Mariella cambia tre avvocati. L’assicurazione del camionista le propone un accordo. Non accetta. Sa che se accettasse, sarebbe difficile scoprire quanto successo a Vito e lei vuole sapere la verità.

Mariella si batte tutti i giorni, e il tenente R.R. viene trasferito a L’Aquila con incarico non operativo. Dopo il tremendo terremoto in Abruzzo, Mariella legge un’intervista di un giornale siciliano al tenente R.R. che lo ritrae come un eroe. Immediatamente contatta il giornalista e spiega quanto successo. Dopo poche ore l’articolo sparisce dalla rete.

Mariella contatta le maggiori testate giornalistiche, il Corriere della Sera risponde ad una donna in lacrime che la sua storia non è interessante. Tutti i Tg, tra i quali Studio Aperto (il primo della sua lista), non si interessano. Contatta persino Barbara D’Urso, ma nulla. Fanno un breve servizio sul TgR, un’intervista su Sky Tg24 e un intervento a Mi Manda Rai 3. Stranamente non si trova nessun testimone. Solo i familiari di Vito, come persone informate dei fatti. Scrive anche al Presidente Napolitano e nonostante una risposta iniziale poco confortante, Mariella scopre in seguito nel fascicolo di Vito diversi interventi del Presidente direttamente con il Comando per andare a fondo della storia.

Il tenente R.R. inizia ad innervosirsi e fa sapere a Mariella che se continua a parlare dell’ incidente su Facebook, sarebbe stata passibile di querela. Durante un’udienza lo stesso tenente si prende la briga di vestirsi nello stesso modo in cui era vestito il giorno dell’incidente. Forse voleva suscitare una reazione plateale di Mariella. Inutile dire che il suo intento venne soddisfatto. Si voleva far passare la vedova come una persona instabile, nevrotica. Ma Mariella vuole solo sapere la verità e fintanto che non la saprà continuerà a battersi.

Vito aveva 38 anni. Amava Mariella da sempre. Il suo unico grande amore. Aveva tre meravigliosi figli : Mina, Leonardo e Annarita. Una grande passione per il Milan. Per avere la maglia di Franco Baresi ha partecipato ad un’asta spendendo 500 mila lire. Ma per lui era importante, non gli sarebbe più capitata un’occasione così speciale. Era un uomo semplice, buono. Un uomo come tanti, ma unico!

Mariella non può mollare, sebbene stanca fisicamente, moralmente. Continua a difendere il diritto più importante, quello di sapere cosa sia successo a suo marito. E mentre lotta, cerca di avverare tutti i desideri di Vito. Così compera il frigo americano che lui voleva tanto e porta i figli al campeggio che Vito aveva scelto per le loro vacanze. E ogni giorno vive la sua vita insieme a Vito, e ai suoi figli. Perché Vito non li ha mai abbandonati.
Edit
Scusa Canella pensavo di essere più veloce, è che mi sono dato come regola di non personalizzare troppo i post in questo topic,
grazie per l'epiteto.
Ultima modifica di }}Tristan il 24/09/2011, 16:20, modificato 2 volte in totale.
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Re: [O.T.] Assassini in divisa

#1086 Messaggio da CanellaBruneri »

}}Tristan ha scritto:



disclaimer,
mi si dia il beneficio del dubbio che possa sapere di cosa parlo.almeno su questo :-?
sciocchino :wink:
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Re: [O.T.] Assassini in divisa

#1087 Messaggio da El Diablo »

CanellaBruneri ha scritto: Resto convinto che se nella "campagnola" ci fossero stati dei bei marescialli maggiori con venti anni di servizio, non sarebbe accaduto nulla
Ne sono quasi certo anche io, mi tengo il quasi; certamente se fosse successo qualcosa non sarebbe stata di tale portata.
Il problema è che con il senno di poi non si ripara ai danni.
Ma è un discorso trito e ritrito.
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Re: [O.T.] Assassini in divisa

#1088 Messaggio da CanellaBruneri »

El Diablo ha scritto:
CanellaBruneri ha scritto: Resto convinto che se nella "campagnola" ci fossero stati dei bei marescialli maggiori con venti anni di servizio, non sarebbe accaduto nulla
Ne sono quasi certo anche io, mi tengo il quasi; certamente se fosse successo qualcosa non sarebbe stata di tale portata.
Il problema è che con il senno di poi non si ripara ai danni.
Ma è un discorso trito e ritrito.
fammi sapere, chè non conosco le procedure.........il parabellum si da a tutti gli abili al servizio? In Italia il Taser non si usa?
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Re: [O.T.] Assassini in divisa

#1089 Messaggio da }}Tristan »

il link della storia riportata sopra
http://iltulipano.wordpress.com/2010/06 ... %e2%80%99/
che non è scritta come si scriverebbe una sceneggiatura, ma spero non sia un problema.
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Re: [O.T.] Assassini in divisa

#1090 Messaggio da El Diablo »

CanellaBruneri ha scritto: fammi sapere, chè non conosco le procedure.........il parabellum si da a tutti gli abili al servizio? In Italia il Taser non si usa?
Da noi sì, questa:
Beretta 92 FS
Immagine
E questo:
Beretta M12
Immagine

Il Taser no, è assolutamente illegale, se ci fermi un cardiopatico c'è il rischio che lo uccidi lì, e abbiamo già troppi casini con i manganelli, figurati se ci fossero i taser.
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Re: [O.T.] Assassini in divisa

#1091 Messaggio da CanellaBruneri »

El Diablo ha scritto:
CanellaBruneri ha scritto: fammi sapere, chè non conosco le procedure.........il parabellum si da a tutti gli abili al servizio? In Italia il Taser non si usa?
Da noi sì, questa:
Beretta 92 FS
Immagine
E questo:
Beretta M12
Immagine

Il Taser no, è assolutamente illegale, se ci fermi un cardiopatico c'è il rischio che lo uccidi lì, e abbiamo già troppi casini con i manganelli, figurati se ci fossero i taser.
Ok.
ma per i pivelli, stesso equipaggiamento?
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Re: [O.T.] Assassini in divisa

#1092 Messaggio da CanellaBruneri »

Minchia! ma quando vi danno una glock o una sig. Vi tocca portarvi più di 2 kg nei pantaloni :)
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Re: [O.T.] Assassini in divisa

#1093 Messaggio da El Diablo »

C'è anche roba più pesante, per fortuna non tocca a noi.
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#1094 Messaggio da Barabino »

CanellaBruneri ha scritto:
Esempio Placanica: a me sarebbe parso pacifico che uno così inesperto non dovesse avere la 92F.

Resto convinto che se nella "campagnola" ci fossero stati dei bei marescialli maggiori con venti anni di servizio, non sarebbe accaduto nulla
Eh gia' gia'

se un albero cade nella foresta e nessuno lo sente, fa rumore?

se un poliziotto muore in una rivolta,

e' accaduto qualcosa o non e' una notizia?

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Re: [O.T.] Assassini in divisa

#1095 Messaggio da Parakarro »

Grande Diablo!

non deve essere facile fare il lavoro che fai e discutere in un 3D come questo

non fraintendere, deve essere già un lavoro difficile di per se, partecipare a discussioni di questo tipo deve esserlo ancora di più..

ps
quando facevo atletica, conoscevo decine di sbirri (atleti) che vennero mandati a Genova... al ritorno erano distrutti... tu eri con li'?

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