Paperinik ha scritto:Comunque la notte mi sveglio alle 5:00, mi sento pervadere da qualcosa, mi agito e mi rigiro nel letto, controllo l'orologio ogni 5 minuti e più il tempo passa peggio sto...quando mi alzo mi sembra di entrare in un incubo. Solo alle 8:30 mi passa...è così da anni, solo le notti prima di una giornata di lavoro (anche quando andavo in pelletteria).
Essere produttivo sinceramente non mi da tutta questa gioia...
Anche a me nelle notti pre-lavoro spesso capita 'sta cosa. Mi sveglio prestissimo e inizio a dormivegliare e a guardare di continuo l'orologio fino all'ora in cui dovrò effettivamente alzarmi. Generalmente aumenta in maniera esponenziale con l'estate, un pò per il caldo che di per sè rompe le scatole un pò perché come periodo dell'anno è quello per me più stressante e duro da digerire (e il periodo in cui si lavora da schiavi. In più ho sempre odiato l'estate). Generalmente cerco di combatterla andando a letto presto. Se invece devo lavorare di notte (come alcune volte mi è capitato) sono stra-contento perché il giorno dormo come un signore.
Capisco che non ti dia tutta questa gioia essere produttivo, diciamo però che è comunque più soddisfacente dell'alternativa. Poi è chiaro che se il lavoro che si fa non piace c'è poco da essere sereni/gioiosi.
Paperinik ha scritto:
Se devo andareme, devo andarmene del tutto, inutile che vada a vivere da solo ma a 10 minuti da qui. Devo spezzare tutte le catene che ho qui, familiari, sociali, culturali. Tanto qui per me non c'è niente. Non credo comunque di avere l'interesse di conoscere o frequentare persone..non riesco a convivere con me stesso...
Concordo in pieno. La logica dei piccoli passi (come dicevo) va bene, ma è anche vero che se devi andare a pochi metri da casa non risolveresti granché, anzi. Le catene rimarrebbero pressochè intatte o addirittura ne uscirebbero rafforzate.
"Spezzare le catene" non è facile, per dirla alla Silvano Agosti inizia/iniziamo a non mettere il fiorellino alla finestra della cella.
Per andare a vivere fuori non devi mica essere un animatore sociale, anzi, puoi benissimo isolarti e non cagarti nessuno. In fin dei conti anche nell'attuale luogo di lavoro "conosci persone" ma (penso) non le frequenti. Non conoscere nessuno è impossibile, non frequentare nessuno invece è cosa possibile (e fattibile in tutti i sensi).
Paperinik ha scritto:
Intanto dallo psicologo stamani c'è stata mia sorella, ed ha raccontato che le sono state dette cose che chiunque può dire.
Lungi da me voler difendere una categoria professionale che non stimo nè apprezzo. Però, come diceva bene Pimpessa, gli psicologi non sono dei o alieni. Dicono cose "che tutti possono dire", ci mancherebbe altro. Però seguono (o meglio, ti aiutano a seguire) un percorso terapeutico che un pinco pallino non è in grado di far seguire. Lavorano seguendo una metodologia e cercando di portarla avanti. Poi, che ce ne siano alcuni che di metodologico non hanno nulla se non l'onorario che prendono siamo tutti d'accordo.
Poi, sul fatto che possa far bene anche una semplice chiacchierata con gli amici al bar (i "chiunque" di cui sopra) è cosa estremamente soggettiva. Conosco persone che hanno seguito un percorso terapeutico da uno psicologo e che hanno tratto da ciò effetti estremamente positivi, riuscendo a superare brillantemente alcune difficoltà non da poco.
Ma al tempo stesso conosco altri che hanno interrotto il tutto alla 2' o 3' seduta ritendo tale percorso del tutto inutile e che hanno trovato giusti e validi consigli da "natural helpers" (amici o famigliari).