Nei riguardi di uno che ha ammazzato un cristiano per futili motivi l’esigenza primaria non e’ quella di rieducarlo e dargli una speranza, perché lui ha tolto ogni speranza a quello che ha accoppato.
E’ isolato dalla società perché non commetta altri crimini irreparabili e perché la pena che sconta funzioni da deterrente nei confronti di chi ha la coltellata facile.
Questi giudici fanno il contrario di quello che uno si aspetta da loro, in fase processuale comprimono i diritti della difesa una volta in carcere non vedono l’ora di farlo uscire.
[O.T.] DELITTI
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Re: [O.T.] DELITTI
Qual è un motivo non futile per ammazzare qualcuno, a parte difendere sè o qualche inerme?OSCAR VENEZIA ha scritto: ↑13/05/2025, 14:23Nei riguardi di uno che ha ammazzato un cristiano per futili motivi l’esigenza primaria non e’ quella di rieducarlo e dargli una speranza, perché lui ha tolto ogni speranza a quello che ha accoppato.
E’ isolato dalla società perché non commetta altri crimini irreparabili e perché la pena che sconta funzioni da deterrente nei confronti di chi ha la coltellata facile.
Questi giudici fanno il contrario di quello che uno si aspetta da loro, in fase processuale comprimono i diritti della difesa una volta in carcere non vedono l’ora di farlo uscire.
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Re: [O.T.] DELITTI
Concordo con Oscar. Questo ha ammazzato una prostituta, leggo che all'epoca non gli hanno contestato le aggravanti nemmeno per i futili motivi. (chissà come è arrivato ad uccidere una prostituta senza che ci fosse dietro una qualsiasi aggravante come gli ovvi futili motivi)
e dopo 6 anni è già "premiato" con la semilibertà.
Premio che segue una condanna ridicola per chi toglie la vita a qualcuno.
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Re: [O.T.] DELITTI
Futili motivi un cazzo!!! Non mi aveva dato il resto! 

La via più breve tra due cuori è il pene
Re: [O.T.] DELITTI
cambia la CostituzioneOSCAR VENEZIA ha scritto: ↑13/05/2025, 14:23Nei riguardi di uno che ha ammazzato un cristiano per futili motivi l’esigenza primaria non e’ quella di rieducarlo e dargli una speranza, perché lui ha tolto ogni speranza a quello che ha accoppato.
E’ isolato dalla società perché non commetta altri crimini irreparabili e perché la pena che sconta funzioni da deterrente nei confronti di chi ha la coltellata facile.
Questi giudici fanno il contrario di quello che uno si aspetta da loro, in fase processuale comprimono i diritti della difesa una volta in carcere non vedono l’ora di farlo uscire.
Re: [O.T.] DELITTI
Ho già scritto che basta una sola vita umana per rendere socialmente ed eticamente insopportabileq questa misuradadorossi ha scritto: ↑13/05/2025, 12:05"Ma sono tanti comunque i casi di soggetti che delinquono nel cosiddetto percorso rieducativo"
hai i dati? evidentemente no
Come sempre sei un garantista di facciata
Ti incollo qui un passaggio di un articolo che (forse) ti chiarirà un p' le idee ( ma dubito visto le tue incrollabili certezze)
.
" Nel 2024, il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ha concesso 35.282 permessi premio: più di novanta al giorno, in media, distribuiti in tutte le regioni d’Italia, dalla Valle d’Aosta (50) alla Lombardia (14.840), fino alla Sicilia (2.205).
La semilibertà, altra misura fondamentale nel percorso di reinserimento, secondo gli ultimi dati disponibili riguardava, al 30 aprile 2025, ben 1.340 persone, pari al 2,7% dei soggetti seguiti dagli Uffici di Esecuzione Penale Esterna (Uepe), su un totale di quasi 50.000 persone in misure alternative. Di queste, 424 erano nuovi incarichi emessi nel corso dei primi quattro mesi dell’anno, segno che – al netto delle emergenze che catturano l’attenzione dei media – la risposta del sistema penitenziario resta rivolta al reinserimento, e non esclusivamente alla detenzione in cella.
Il percorso è tutt’altro che scontato: ogni richiesta di permesso o di semilibertà passa al vaglio del magistrato di sorveglianza, che valuta il profilo di rischio, il comportamento in carcere e i legami del detenuto con la società. Il fine, sancito dalla legge 354/1975, è “rieducativo”: anziché un’abitudine all’isolamento, il detenuto prova a riconquistare gradualmente autonomia, responsabilità e reputazione nel mondo esterno. Purtroppo, nei grandi numeri, possono accadere errori di valutazione.
Il rischio zero non esiste in alcun ambito. Ma non per questo bisogna rinunciare. Basti pensare, solo a titolo esemplificativo, agli errori mortali che accadono durante le operazioni chirurgiche in ospedale. Accadono. Ma non per questo si smette di operare e salvare vite umane.
Semilibertà e permessi premio non sono una concessione di gentilezza, ma un vero e proprio banco di prova: la legge sull’ordinamento penitenziario li inserisce come alternativa alla detenzione piena, con un chiaro scopo rieducativo. Mentre il carcere tende a isolare chi lo sconta, privandolo dell’idea stessa di un progetto di vita, aprire qualche ora al giorno o qualche giorno al mese significa testare la capacità di autonomia e di rispetto delle regole fuori dalle mura.
Gli studi confermano che chi affronta la pena in regime di semilibertà o con permessi premio ha minori probabilità di tornare a delinquere rispetto a chi rimane chiuso fra quattro mura. Mantenere un legame con la famiglia, provare a rimettersi in gioco sul lavoro, ricevere un sostegno mirato dai servizi sociali: tutto questo costruisce percorsi di fiducia che difficilmente nascono dietro le sbarre. Nel marzo 2025, la Corte Costituzionale ha dichiarato l'illegittimità della norma che prevedeva una preclusione biennale alla concessione di permessi premio per i detenuti imputati o condannati per reati commessi durante l'esecuzione della pena. Questa decisione rafforza l'importanza di valutare caso per caso, evitando automatismi che potrebbero ostacolare il percorso rieducativo del detenuto.
Chiedersi se “buttar via” questi benefici dopo un episodio come quello di De Maria sarebbe una reazione d’istinto, non di ragione. Perché dietro ai numeri – migliaia di permessi, oltre mille semilibertà attive – ci sono vite che, una volta rimessi in libertà controllata, non infrangono più la legge. Negare a tutti i detenuti queste opportunità significherebbe rinunciare a quei segnali di fiducia che, quasi sempre, funzionano. I fatti di cronaca nera colpiscono e scuotono, ma non possono cancellare l’esperienza positiva di chi, dopo aver scontato parte della pena, è riuscito a riannodare i fili del proprio futuro. È lì che andrebbe puntata l’attenzione: non sull’eccezione, ma sulla regola che, ogni giorno, dimostra quanto il sistema penitenziario italiano sappia investire non solo in sicurezza, ma anche in speranza."
Ho capito già in passato che non te ne frega un cazzo e che devo cambiare la costituzione. Me ne farò una ragione e mi tengo lo schifo di decisioni come questa
Il sentimento più sincero rimane sempre l'erezione