sta cosa dell'evasione mi fa crepare dal ridere come di pietro e le sue crociate contro i mulini a vento!!!
mettiamoci bene in testa che la lotta all'evasione, così com'è strutturata oggi in italia è in rosso sparato!! ergo.. costa molto più di quanto rende!!! Che senso ha?
avete presente gente che ci lavora dietro??
zero imposte dirette.. capital gain decente, iva al 30€ e controllo solo atti notarli, fatture e scontrini!!!
consumo? pago.. non c'ho na lira? non pago.. mi sembra più che rispettato il principio della proporzionalità
Mica tanto. In questo modo i soldi risparmiati non sarebbero tassati. Quindi chi non può permettersi di risparmiare, cioè chi guadagna poco, pagherebbe in proporzione molto di più di chi guadagna molto.
Parakarro ha scritto:volete dare soldi ai disoccupati?!
ma voi siete matti...
per cercare una crescita non si dovrebbe MAI e poi MAI dare soldi ai ceti meno abbienti... bisogna creare le situazioni per far si che i poracci si guadagnono la michetta!
Hot water discovering
Parakarro, continuo a sostenere che te sei un genio. Qua sei sprecato.
cosa ci vuoi fare... bisogna riscoprire l'acqua calda quando ancora si parla di ammortizzatori sociali (che altro non sono che soldi ai poracci)
Tipo quella di una tassazione straordinaria, una sorta di "contributo di solidarietà" sugli stipendi e le pensioni dei dipendenti pubblici, che non rischiano il posto di lavoro, per finanziare gli ammortizzatori sociali dei lavoratori privati
gli ammortizzatori sociali sono una piaga quanto le cavallette
ps
ultimamente ti leggo ancor piu' simpatico e pazzerellone
sperminator ha scritto:
Ma perchè i doveri ce li hanno solo gli impiegati pubblici?
Perchè hanno il posto sicuro.
Perchè lavorano 36 ore/settimana contro 40 dei privati.
Perchè, in proporzione alla produttività, guadagnano di più.
Perchè non possono essere trasferiti di mansione e di destinazione.
Perchè hanno il 90% di iscrizione al sindacato contro il 33% dei privati.
Perchè hanno gli scatti di carriera automatici.
"Innalzare templi alla virtù e scavare oscure e profonde prigioni al vizio."
L'euro scende ai minimi dai 14 mesi, cioè dal marzo del 2009, sotto quota 1,25 dollari. La moneta unica ha toccato il minimo di 1,2493 dollari per poi risalire a 1,2524 sulla divisa americana. Si fa più pesante l'andamento delle Borse europee mentre tornano a farsi sentire sui mercati i timori legati al debito degli Stati europei e all'impatto che le manovre di contenimento avrebbero sul deficit. Crolla la Borsa di Madrid, la peggiore nell'Ue.
Con il passare dei giorni gli investitori sembrano aver ponderato le loro valutazioni, e alcuni degli stessi fattori che inizialmente avevano contribuito a rafforzare la divisa dell'Ue a 16 ora tendono a deprimerla. Diverse questioni in questi giorni hanno orientato le fluttuazioni dei cambi, dalla crisi di bilancio in Grecia, e i rischi di contagio ad altri paesi - che hanno spinto l'Ue a un massiccio intervento coordinato - alle prospettive di ripresa economica a rilento, con una disoccupazione che resta elevata.
Ma poi ci sono anche le mosse della Bce. Nella cruciale notte tra domenica e lunedì l'istituzione monetaria ha infatti affiancato l'Ue a sostegno dei mercati, lanciando a sua volta una operazione a carattere eccezionale: acquisti di titoli di Stato dell'area euro, mirati sui segmenti maggiormente in difficoltà e scattati fin da lunedì. Proprio questo è stato uno degli elementi determinanti dell'iniziale recupero dell'euro.
Ma adesso, secondo Cnbc, gli analisti guardano a questa misura come a un "bazooka della Bce", che se spazza via le speculazioni ribassiste, sul lungo periodo tende a deprimere l'euro. Si allontanano le prospettive di rialzi dei tassi di interesse: secondo alcuni osservatori la Bce potrebbe essere l'ultima ad avviarli, in futuro, tra le banche centrali occidentali. Se invece la Fed americana si muoverà in tal senso, i rendimenti di base sul dollaro salirebbero, e restando fermi quelli sull'euro la valuta americana 'converrebbe' di più agli investitori.
“Il più bravo, anche se è il più bravo e ne si ammiri il talento, non può prendersi tutto”
Capitanvideo ha scritto:Euro in picchiata:le borse tremano
La moneta unica ai minimi da 14 mesi
L'euro scende ai minimi dai 14 mesi, cioè dal marzo del 2009, sotto quota 1,25 dollari. La moneta unica ha toccato il minimo di 1,2493 dollari per poi risalire a 1,2524 sulla divisa americana. Si fa più pesante l'andamento delle Borse europee mentre tornano a farsi sentire sui mercati i timori legati al debito degli Stati europei e all'impatto che le manovre di contenimento avrebbero sul deficit. Crolla la Borsa di Madrid, la peggiore nell'Ue.
Con il passare dei giorni gli investitori sembrano aver ponderato le loro valutazioni, e alcuni degli stessi fattori che inizialmente avevano contribuito a rafforzare la divisa dell'Ue a 16 ora tendono a deprimerla. Diverse questioni in questi giorni hanno orientato le fluttuazioni dei cambi, dalla crisi di bilancio in Grecia, e i rischi di contagio ad altri paesi - che hanno spinto l'Ue a un massiccio intervento coordinato - alle prospettive di ripresa economica a rilento, con una disoccupazione che resta elevata.
Ma poi ci sono anche le mosse della Bce. Nella cruciale notte tra domenica e lunedì l'istituzione monetaria ha infatti affiancato l'Ue a sostegno dei mercati, lanciando a sua volta una operazione a carattere eccezionale: acquisti di titoli di Stato dell'area euro, mirati sui segmenti maggiormente in difficoltà e scattati fin da lunedì. Proprio questo è stato uno degli elementi determinanti dell'iniziale recupero dell'euro.
Ma adesso, secondo Cnbc, gli analisti guardano a questa misura come a un "bazooka della Bce", che se spazza via le speculazioni ribassiste, sul lungo periodo tende a deprimere l'euro. Si allontanano le prospettive di rialzi dei tassi di interesse: secondo alcuni osservatori la Bce potrebbe essere l'ultima ad avviarli, in futuro, tra le banche centrali occidentali. Se invece la Fed americana si muoverà in tal senso, i rendimenti di base sul dollaro salirebbero, e restando fermi quelli sull'euro la valuta americana 'converrebbe' di più agli investitori.
Da un lato potrebbe essere cosa positiva con le loro follie gli speculatori affossano il sistema che li ha generati (poi se comprano dollari hanno rotelle fuori posto).Prendiamo questo articolo
quanto lo avranno pagato per queste panzane? http://finance.yahoo.com/news/Wheres-th ... 3.html?x=0
Calderoli: tagliare 5% stipendi parlamentari e ministri
ROMA - "A breve dovremo affrontare una manovra che prevede tagli e strumenti per il rilancio dell'economia. I tagli alle spese comporteranno sacrifici per tutti, a partire da ministri e parlamentari". E' quanto afferma il ministro Roberto Calderoli, coordinatore delle segreterie nazionali della Lega Nord, nel corso di una conversazione telefonica con l'ANSA.
Un taglio del 5% agli stipendi dei parlamentari e dei ministri per dare il "buon esempio" in vista dei "sacrifici" che comporterà la mini-manovra finanziaria che il governo varerà "a breve" per far fronte alla crisi finanziaria internazionale. E' la proposta che Calderoli lancerà "in sede di Governo".
"Proporrò, quando affronteremo la manovra finanziaria, un taglio almeno del 5% agli stipendi di ministri e parlamentari come hanno fatto in Inghilterra e Portogallo", spiega il ministro della Semplificazione legislativa e coordinatore delle segreterie nazionali della Lega Nord. "A breve dovremo affrontare una manovra che prevede tagli e strumenti per il rilancio dell'economia", aggiunge Calderoli. "I tagli alle spese - conclude l'esponente leghista - comporteranno sacrifici per tutti, a partire da ministri e parlamentari. La regola del 5% che hanno applicato in altri Paesi può valere in alcuni settori, ma in altri potrebbe essere anche più pesante".
“Il più bravo, anche se è il più bravo e ne si ammiri il talento, non può prendersi tutto”
Blif ha scritto:Basterebbe che rispettasero l'esito del referendum sul finanziamento pubblico ai partiti.
Verissimo. Lo votai pure io quel referendum. Vediamo come ce l'hanno messo nel culo anche quella volta:
Con un referendum abrogativo del 1993 promosso dai Radicali, il 90,3% degli elettori votanti (77%) ha deciso di abrogare il finanziamento pubblico dei partiti. Partiti che non si sono dati per vinti, e hanno in breve tempo rimediato al brutto colpo subito.
Già nel 1996, tre anni dopo la consultazione referendaria, si è subdolamente reintrodotto un meccanismo di finanziamento pubblico. Nel 1999 arriva la famigerata legge sul “rimborso elettorale” (chè chiamarlo di nuovo “finanziamento pubblico” non si può), che viene quantificato in 800 Lire per ogni voto. Nel 2002, con il governo Berlusconi, si passa da 800 Lire a 1 Euro. Un aumento più del doppio! Inoltre, la cifra calcolata per il “rimborso” è fissa e calcolata non sugli effettivi votanti, ma sul numero totale degli aventi diritto; l’unica logica che può stare dietro a questa norma è quella del “prendi i soldi e scappa”. Da notare poi che la quota di ogni avente diritto al voto lievita sempre più nel tempo, oggi è arrivata a 5 Euro. Infine, nel febbraio 2006, secondo governo Berlusconi, l’ultima porcata parassitaria: in caso di scioglimento anticipato della Camere l’erogazione del rimborso è comunque effettuata fino alla fine naturale della legislatura. Cosa che è avvenuta con la scorsa legislatura terminata qualche mese fa. Quindi, partiti come Forza Italia o il PD intascheranno il doppio dei rimborsi. Insomma, per il solo 2008 l’ammontare complessivo dei “rimborsi” equivale a più di 407 milioni di Euro.
“Il più bravo, anche se è il più bravo e ne si ammiri il talento, non può prendersi tutto”
Dopo il venerdì nero dalle borse europee, tra le quali quella di Milano ha subito un calo pesantissimo, all’estero crescono le preoccupazioni sullo stato della nostra Finanza Pubblica. Il Wall Street Journal lancia l’allarme sul nostro Debito pubblico.
“Italy’s debt fuels worries“, ossia il debito italiano alimenta le preoccupazioni. Così titola il suo articolo Stacy Meichtry, corrispondente dall’Italia del Wall Street Journal, il più importante quotidiano economico americano, nel quale viene evidenziato come “In Italia, la mancanza della crescita rende più pesante gli oneri sul proprio debito pubblico“. Situazione che, prima o poi, finirà col pesare pesantemente sull’economia del nostro paese. Preoccupazione, del resto, già fatta propria qualche mese fa anche dal Nobel per l’economia, il canadese Robert Mundell.
SE I MERCATI DUBITANO DELL’ITALIA – L’incipit del WSJ è eloquente. “Il fondo europeo di salvataggio da quasi mille miliardi di dollari ha alleggerito la pressione economica sui paesi alla periferia della zona euro, ma il problema resta comunque profondo per alcuni di questi, tale da rendere per loro assai difficile sfuggire agli enormi debiti ai quali si somma pure la mancanza della crescita“. “Il problema – riporta il giornale economico americano – è particolare preoccupante per l’Italia, il paese più pesantemente indebitato d’Europa“. Il piano di salvataggio da 750 miliardi di euro (947 miliardi dollari) predisposto dall’Unione europea, di cui un centinaio sono stati destinati alla sola Grecia, ha preso forma lo scorso fine settimana a seguito dell’aggravarsi della preoccupazione che “la crisi fiscale di Atene alimentasse il contagio verso altri paesi deboli dell’Ue, come il Portogallo e la Spagna, particolarmente sotto tiro per i loro debiti“. “Finora - scrive il WSJ - i mercati hanno ritenuto invece che l’Italia versi in una situazione meno rischiosa di altre nazioni del Sud Europa, nonostante un debito pubblico pari al 115% del proprio prodotto interno lordo, più o meno quanto quello della stessa Grecia. Giovedì, tuttavia, l’Italia ha dovuto pagare quasi un punto percentuale in più della Germania per prendere un prestito, più o meno come la Spagna, anche se di meno dello spread della Grecia di 4,65 punti percentuali”. Ma la posta in gioco, nel caso italiano “è una crisi potenziale molto più grande. Il debito pubblico italiano è ben oltre i 1.700.000 milioni di euro, sette volte più grande di quello greco“.
SE AFFONDA L’ITALIA, AFFONDA L’EURO – L’Italia “è un pezzo grosso del sistema“, ha dichiarato François Chauchat, economista di GaveKal, società di consulenza economica con sede a Stoccolma. “Se l’Italia non è fosse capace di rifinanziare il suo debito questo segnerebbe la fine del l’euro”. In termini di bilancio annuale, l’Italia è relativamente sana, con un disavanzo pari al 5,3% del PIL nel 2009, al di sotto della media europea del 6,3% e il 13,6% della Grecia. L’Italia è il “ritratto della salute” rispetto ad altre economie del “Club Med”, ha detto Ben May, economista londinese della Capital Economics. “Ma il debito del paese – sottolinea il Wall Street Journal – è più difficile da ridurre, e probabilmente peserà sull’economia nel lungo termine“. Come, più modestamente, pure noi di Giornalettismo avevamo ipotizzato qualche mese fa. Per il WSJ “Il gettito fiscale italiano è stagnante a causa della bassa crescita poiché molte imprese lasciano il Nord Italia per i mercati a basso costo come la Cina e l’Europa dell’Est. Negli ultimi dieci anni, il PIL italiano è cresciuto ad una magra media annua dello 0,54%, e il Tesoro prevede solo un aumento dell’1% nel 2010 dopo un calo del 5,1% nel 2009. I tentativi di aumentare le entrate attraverso aumenti delle tasse sono stati compromessi dall’evasione fiscale diffusa”. Ciononostante, la pressione fiscale risulta al 43,2% del Pil. Una delle più alte d’Europa, a dispetto delle promesse elettorali di taglio delle tasse del governo di centrodestra. E ancora, sul piano più squisitamente politico evidenzia il giornale statunitense “Allo stesso tempo, il primo ministro Silvio Berlusconi deve affrontare la pressione interna alla sua coalizione di governo, inoltre non può tagliare gli aiuti di Stato alla parte più povera del suo paese, il Sud che è fortemente dipendente in termini di posti di lavoro dal settore pubblico“.
UN FUTURO ASSAI PREOCCUPATE – Stacy Meichtry rileva nel suo articolo come quest’anno per il nostro paese è previsto un ulteriore aumento del debito pubblico: “Il debito pubblico in percentuale al PIL è previsto in crescita di tre punti percentuali al 118%. Il problema verrà quando la crescita del gettito fiscale non potrà più tenere il passo con il costo degli oneri sul debito“. Infatti, spiega al WSJ Gabriel Stein, economista di Lombard Street Research, società londinese di consulenza economica con sede a Londra: “Se l’interesse che si sta pagando sul debito è superiore al tasso di crescita, si finisce in una trappola mortale”. Stein, sibilino poi chiosa così: “Non so se l’Italia è in una trappola mortale in questo momento”.”I timori sul debito italiano -secondo il WSJ – hanno reso gli investitori nervosi. Un’offerta di bond da 9,5 mld di euro nel mese di aprile non è andata esaurita come in passato. Un calo delle offerte, inoltre, potrebbe portare il Tesoro ad abbassare il prezzo minimo che chiede, il che si tradurrebbe per l’Italia nel dover pagare più interessi sul debito”. C’è da dire, tuttavia, che giovedì scorso un’asta sui nostri Titoli di stato è andata più che bene. Il che è senz’altro un segno di fiducia.
ITALIANI, BRAVA GENTE – “Il governo italiano - si legge nell’articolo del WSJ – dice che il finanziamento del suo debito è aiutato da una buona condizione delle famiglie italiane e delle stesse imprese. Infatti, secondo Eurostat, l’agenzia statistica dell’Unione europea, le famiglie italiane detengono circa un quarto dei bond del paese e nel 2008 avevano debiti finanziari pari ad appena il 53% del PIL, rispetto al 60% della Grecia e il 61% della Germania. Per le famiglie italiane, questo determina un tasso del risparmio relativamente elevato, pari circa al 15% del reddito al netto delle imposte, rispetto al 17% della Germania e al -1,4% della Grecia. Questo, nonostante l’introduzione della moneta unica, il che avrebbe potuto portare gli italiani ad investire in debito francese o tedesco senza il rischio di particolari fluttuazioni. “Gli italiani, invece, restano ancorati al loro debito e preferiscono acquistare obbligazioni italiane“, dice Marco Annunziata, economista di UniCredit SpA. Nonostante casi come Cirio e Parmalat, aggiungiamo noi… “Inoltre, conferma sempre Annunziata – si fanno meno influenzare dalle tendenze dei mercati“. L’articolo del Wall Street Journal si conclude sostenendo che “L’euro ha anche incoraggiato gli investitori stranieri, come certe banche francesi e tedesche, ad acquistare obbligazioni italiane negli ultimi anni, perché forniscono un rendimento elevato ad un basso rischio di valuta. Questo lascia l’Italia meno esposta alla svendite da parte degli investitori stranieri rispetto a quelle che hanno invece colpito le obbligazioni greche“. Ma il rischio a lungo termine è presente e non va per niente sottovalutato.
“Il più bravo, anche se è il più bravo e ne si ammiri il talento, non può prendersi tutto”
Dati 2008, fonte OECD.
Come si vede il problema del debito in italia c'e' eccome, quindi il WSJ fa bene a preoccuparsi.
Quello che ci salva rispetto alla Grecia e' che il nostro deficit (il cambiamento nel debito da un anno all'altro) era 3 volte piu' piccolo, 14% verso il nostro 5%. Tutto qua.
"Signori benpensanti, spero non vi dispiaccia,
se in cielo in mezzo ai Santi, Dio fra le sue braccia, soffochera' il singhiozzo di quelle labbra smorte che all'odio e all'ignoranza preferirono la morte"