Per svariati motivi – intuibili, comprensibili per ‘chi ne sa’ – questi due nomi, Videoimpulse e Delta, sono diventati Storia (per non dire Leggenda), testimoni di un’Età dell’Oro a luci rosse ormai definitivamente tramontata. Non sono i soli, beninteso: esistevano anche varie altre realtà di informazione (mi viene alla mente la rivista ‘Hot News’ ad esempio), per cui non me ne vogliano coloro che non ho nominato, tanto, come si dice nei ringraziamenti, ‘you know who you are’…
Fatto sta che, come dicevo, a me scartabellare nella polvere cartacea e digitale piace. Vado dunque a riesumare un bell’articolo tratto dal sito del Delta Di Venere in cui l’autore, Giorgio Anselmo Andrei, tracciava una biografia del regista Luca Damiano seguito poi da una bella intervista a questo pioniere dell’hard italiano, che ha respirato e ‘fatto’ cinema molto prima di cimentarsi nel porno a tempo pieno per essere poi ricordato come ‘pornografo’, appunto.
Ripropongo la biografia di Damiano/Lo Cascio così come appariva in quell’articolo del Novembre 2005. In un altro articolo sistemerò invece l’intervista. Che i ricordi abbiano inizio.

“Sono nato e cresciuto nel cinema. Mi ricordo che facevo i temi sul retro dei copioni che mia madre lasciava per casa. Ho sempre amato il cinema e solo una cosa mi piace quanto il cinema: il sesso. Quindi lo sbocco naturale era un giorno poter fare film sul sesso”. Pensieri e parole di Luca Damiano, uno che evidentemente il sogno è riuscito a realizzarlo, anche se magari da ragazzo non si sarebbe immaginato di vincere un giorno l’Oscar in America per un film porno, come poi è successo (nel 1996). Di sicuro è un personaggio con una storia che vale la pena raccontare, anche per sapere direttamente da lui come è cambiato il panorama dell’hard italiano.
Figlio di Luisa Alessandri, che è stata aiuto regista e braccio destro niente meno che di Vittorio De Sica, Luca Damiano (Franco Lo Cascio, all’anagrafe) vanta un discreto background nel cinema di cassetta e difatti ha prestato gavetta al servizio di registi come Nanny Loy, Giulio Petroni, Aldo Grimaldi e soprattutto Fernando Di Leo, padre del noir all’italiana, più volte citato come modello da Quentin Tarantino.
“Fernando ha rappresentato il mio primo ingaggio come aiuto regista (prima ero sempre stato aiuto dell’aiuto). Il film si chiamava Rose rosse per il Fuhrer” ha raccontato lui, anni fa, in un’intervista a Nocturno. Da quel film in avanti, era il 1968, il nostro ha collaborato a diversi thriller di Di Leo, titoli oggi diventati cult assoluti come I ragazzi del massacro, Il boss, Milano Calibro 9, La mala ordina, Colpo in canna. Il suo debutto ufficiale alla regia è del 1974, quando viene chiamato a dirigere Franco Franchi, all’epoca in rotta con l’inseparabile Ciccio Ingrassia, in Piedino il questurino.
Ma la prima vera svolta nella carriera avviene l’anno successivo con L’educanda, prima incursione nel genere che lui ama definire “eroticomico”. Una svolta dettata non solo dagli esiti commerciali della pellicola, che per la cronaca era interpretata dalla sua fidanzata di allora, Patrizia Gori (e finanziato dalla mamma di lei, che in onore della figliola aveva chiamato Patrizia Cinematografica la casa di produzione), quanto per il sodalizio con Diego Spataro. Con il nuovo socio, da lì a qualche anno Franco inizia ad importare pellicole hard dalla Francia, paese che già da un po’ aveva acceso sui cinema le prime luci rosse. Il primo è stato Super Excitation con Claudine Beccarie, un po’ ritoccato nella parti più spinte e con scene di spogliarelli insertate al posto del sesso duro e puro, che all’epoca era ancora proibitissimo nelle sale nostrane. Il successo fu comunque così clamoroso da convincere Damiano a dedicarsi completamente al genere. Spataro: “Nel 1980 avevamo una società di distribuzione di film a luci rosse che ci ha dato degli ottimi risultati. Finchè nel 1982 ci fu un sequestro generale in tutta Italia”. Quel periodo difficile, fra scandali presunti e veri rischi di denunce, passò presto portando anzi nuovi entusiasmi, considerato che il pubblico era proprio il porno che voleva vedere sugli schermi.

Nel corso degli anni 80, Damiano produce e dirige, anche celato dietro la firma Lucky Faar Delly, diversi film con Marina Frajese (Pin Pon, Fashion Love, Sesso allo specchio, Le voglie di Marina, Le due bocche di Marina, Una moglie così perbene) e altri alla fine del decennio. “Non esisteva più la censura e praticamente si poteva distribuire qualsiasi cosa”. La seconda svolta nella sua vita “hard… tistica” arriva nella prima metà dei 90, periodo in cui ormai il porno italiano si era definitivamente scrollato di dosso quell’aura di semi-clandestinità che lo aveva caratterizzato fin dagli albori. In questi anni Damiano ha infatti riscosso premi e riconoscimenti della stampa specializzata un po’ ovunque, anche grazie a produzioni ambiziose, spesso atipiche, come i rifacimenti in chiave esplicita dei decamerotici e delle favole. Il primo titolo a distinguersi nel mare magnum dell’hard che già affollava le videoteche è stato Le Avventure Erotix di Cappuccetto Rosso, che addirittura mostrava alcune sequenze a cartoni animati. Era il 1993 e le produzioni nostrane avevano (ri)cominciato a filmare non solo l’atto sessuale, inventando spericolate commistioni e gustosi adattamenti. Ha detto il regista: “La protagonista della favola rappresenta la donna che difende la sua sessualità dalle insidie dell’uomo che è lupo per antonomasia, ma anche la curiosità che è femmina e che non ascoltando i consigli della mamma finisce nelle grinfie del predatore che alla fine ha comunque la peggio. Come succede agli uomini che quasi sempre con le donne hanno spesso da smenarci”.
La protagonista era Barbarella (che canta anche la canzoncina della colonna sonora!) mentre Chessy Moore offre un saggio della sua propensione al sesso estremo. Damiano appare vestito da cuoco e il ruolo della nonna era affidato a Karin Schubert.

Oltre al celebre Marco Polo con Rocco Siffredi, che nel 1994 aveva segnato il ritorno all’hard in grande stile dell’amico e socio Joe D’Amato, altri titoli rappresentativi della nouvelle vogue di Damiano sono Amleto – Per Amore di Ophelia, girato nel castello di Balsorano, con Christopher Clark e Sarah Young (non senza una buona dose di ironia tanto che persino Massaccesi si concesse un raro cammeo nella parte del padre della prosperosa star inglese), e la saga in quattro parti di Decameron X, che tra il ’94 e il ’95 ha riportato in auge un genere del passato, sulla falsariga di quello che nei primi anni 70, contemporaneamente alla Trilogia della vita di Pasolini, aveva fatto la fortuna del cinema erotico.

Filmetti gustosi e irriverenti, fin dai titoli: Racconti arguti di mogli puttane e mariti cornuti; Novelle maliziose di bernarde assai vogliose; Racconti di dame e cavalieri, di stalloni e di scudieri; Novelle boccaccesche di cortigiane e fantesche. Tra siparietti pornocomici e volgarissimi dialoghi in rima baciata. Ma anche negli anni successivi, molta della produzione di Damiano è stata improntata all’originalità: dalla rivisitazione di altre favole come Biancaneve e Alice nel paese delle (porno) meraviglie, al recentissimo Penocchio, alle gesta mai raccontate di Napoleone (Roberto Malone) e Paolina Bonaparte (Milly D’Abbraccio), agli instant-movie dettati dalla cronaca rosa come I sogni erotici di Lady D e La principessa, il guardaspalle e la spogliarellista. Anche un porno-musical: Rock Erotic Picture Show.
