INTORNO ALLA STRANA CRISI DEL PORNO. SU FIERE ED ALTRO
Inviato: 16/02/2006, 19:09
Cari amici del forum, consentitemi una riflessione articolata (spero non troppo noiosa). Tema, prendendo a spunto la polemica sollevata da Natasha Kiss a proposito del DDV dello scorso week-end a Torino, gli eventi fieristici del settore porno.
Ho già ha detto, in altri post, che ho solo fugacemente visitato il Torinosex, perchè troppo impegnato con il lavoro. In più, mi preme rimarcare subito la grande disponibilità dimostratemi, con accredito concesso anche alla mia amica e ampia libertà di movimento, dall’organizzazione. In particolare mi pare che l’Ufficio Stampa (è quello del giornalista il mio mestiere, quindi credo di poter esprimere un giudizio adeguatamente fondato) ha superato bene la prova, riuscendo nell’impresa di far parlare di porno tutti i giornali di una città solitamente grigia come Torino. In questo, obiettivamente, aiutato dal clima più giocoso che ha la città vive in questi giorni olimpici.
Fatte queste (dovute) premesse - e ritenendo di non poter far passare in cavalleria le critiche di una che dell’hard ha fatto una seria industria della trasgressione come Natasha – veniamo al merito della riflessione. Riflessione che è il tentativo di rispondere ad una domanda: è praticabile, anche sotto il profilo dell’opportunità economica, oltre che dell’armonica riuscita secondo le migliori intenzioni, un evento meramente hard-fieristico? Ancora più dettagliando: cosa si puó mantenere della schiettezza libertina e libertaria del porno in simili occasioni e quali mediazioni con la mere pratiche e mentalità spettacolistiche è plausibile fare, senza finire per snaturarsi (senza essere degli sfigati, insomma).
Che il porno sia un prodotto di consumo credo non scandalizzi alcuno, se non una ristretta cerca di segaioli incalliti (parafrasando la saggezza popolare: chi ci sa dare lo fa, chi no insegna e recensisce). Lo è anche il sesso, ed è una sana liberazione di istinti ed energie. Il porno è ultra-moderno, forte nell’essere senza messaggi ed epurato da ideologie o credi. Il sesso, vissuto in questo senso, in qualunque contesto affettivo, diviene concreto strumento di liberazione.
Il porno, che è un fatto culturale e pratica di vita, puó essere diffuso attraverso ed in spazi macropubblici d’intrattenimento o presentazione? Oppure, rimane debitore di spazi angusti e carbonari (prive, cinema, giri di coppie e singoli) ?
Ancora, e forse è una questione più urgente, non è il caso di superare il Palasport e scegliere luoghi più accoglienti?
So che molti dei frequentatori di questa community da tempo disertano gli eventi fieristici, nemici di una elitarietà che (forse) il porno porta seco.
Parlando con la mia amica più porno che c’è (Aidi) abbiamo fatto delle considerazioni sulla deriva nazional-popolare dell’hard tricolore, che non punta ne sulle trame celebrali nè sulle pratiche estreme (con poche eccezioni, io Nat ce la inserirei tra queste). Probabilmente queste fiere non aiutano (sicuramente non sono i Centocelle a risollevare le sorti di un comparto che potrebbe rivelarsi – pornotax a parte – interessanti per guadagni e ruolo civile), ma è altrettanto vero che danno una visibilità e facilitano l’accettazione sociale del porno.
La verità vera, probabilmente, è che servono energie ed intelligenze nuove. Allora ben vengano le fiere.
Ho già ha detto, in altri post, che ho solo fugacemente visitato il Torinosex, perchè troppo impegnato con il lavoro. In più, mi preme rimarcare subito la grande disponibilità dimostratemi, con accredito concesso anche alla mia amica e ampia libertà di movimento, dall’organizzazione. In particolare mi pare che l’Ufficio Stampa (è quello del giornalista il mio mestiere, quindi credo di poter esprimere un giudizio adeguatamente fondato) ha superato bene la prova, riuscendo nell’impresa di far parlare di porno tutti i giornali di una città solitamente grigia come Torino. In questo, obiettivamente, aiutato dal clima più giocoso che ha la città vive in questi giorni olimpici.
Fatte queste (dovute) premesse - e ritenendo di non poter far passare in cavalleria le critiche di una che dell’hard ha fatto una seria industria della trasgressione come Natasha – veniamo al merito della riflessione. Riflessione che è il tentativo di rispondere ad una domanda: è praticabile, anche sotto il profilo dell’opportunità economica, oltre che dell’armonica riuscita secondo le migliori intenzioni, un evento meramente hard-fieristico? Ancora più dettagliando: cosa si puó mantenere della schiettezza libertina e libertaria del porno in simili occasioni e quali mediazioni con la mere pratiche e mentalità spettacolistiche è plausibile fare, senza finire per snaturarsi (senza essere degli sfigati, insomma).
Che il porno sia un prodotto di consumo credo non scandalizzi alcuno, se non una ristretta cerca di segaioli incalliti (parafrasando la saggezza popolare: chi ci sa dare lo fa, chi no insegna e recensisce). Lo è anche il sesso, ed è una sana liberazione di istinti ed energie. Il porno è ultra-moderno, forte nell’essere senza messaggi ed epurato da ideologie o credi. Il sesso, vissuto in questo senso, in qualunque contesto affettivo, diviene concreto strumento di liberazione.
Il porno, che è un fatto culturale e pratica di vita, puó essere diffuso attraverso ed in spazi macropubblici d’intrattenimento o presentazione? Oppure, rimane debitore di spazi angusti e carbonari (prive, cinema, giri di coppie e singoli) ?
Ancora, e forse è una questione più urgente, non è il caso di superare il Palasport e scegliere luoghi più accoglienti?
So che molti dei frequentatori di questa community da tempo disertano gli eventi fieristici, nemici di una elitarietà che (forse) il porno porta seco.
Parlando con la mia amica più porno che c’è (Aidi) abbiamo fatto delle considerazioni sulla deriva nazional-popolare dell’hard tricolore, che non punta ne sulle trame celebrali nè sulle pratiche estreme (con poche eccezioni, io Nat ce la inserirei tra queste). Probabilmente queste fiere non aiutano (sicuramente non sono i Centocelle a risollevare le sorti di un comparto che potrebbe rivelarsi – pornotax a parte – interessanti per guadagni e ruolo civile), ma è altrettanto vero che danno una visibilità e facilitano l’accettazione sociale del porno.
La verità vera, probabilmente, è che servono energie ed intelligenze nuove. Allora ben vengano le fiere.