[O.T.]Topic necrologio
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Re: [O.T.]Topic necrologio
Due RIP per Foster, grandissimo in Jackie Brown, e per Bigazzi, un vero cagacazzo ma simpatico.
...ma fa anal??? (by Trez 2001)
La nostra Clara è troppo avanti, del tipo se uno fa una scoreggia lei l'ha già annusata prima che esca dal buco del culo. (Trez 2015)
La nostra Clara è troppo avanti, del tipo se uno fa una scoreggia lei l'ha già annusata prima che esca dal buco del culo. (Trez 2015)
Re: [O.T.]Topic necrologio
Morto Paco Fabrini: era il piccolo Rocky figlio di Tomas Milian al cinema

http://www.rainews.it/dl/rainews/artico ... a8bc5.html

http://www.rainews.it/dl/rainews/artico ... a8bc5.html
Re: [O.T.]Topic necrologio
Cime assomigliava al padre ....RIP a entrambi
Re: [O.T.]Topic necrologio
Guarda che era figlio solo nei film!
« Bestemmiando fuggì l'alma sdegnosa
Che fu sì altiera al mondo e sì orgogliosa »
Ariosto "Orlando furioso"
Morte Rodomonte.
Che fu sì altiera al mondo e sì orgogliosa »
Ariosto "Orlando furioso"
Morte Rodomonte.
Re: [O.T.]Topic necrologio
morto Bonaiuti, braccio destro di Silvio
Il sentimento più sincero rimane sempre l'erezione
Re: [O.T.]Topic necrologio
Rodomonte ha scritto:Guarda che era figlio solo nei film!

Re: [O.T.]Topic necrologio
nooooo!Billy Drago ha scritto:Robert Forster




La verginità è un ottima cosa perché capisci meglio cosa è vero e cosa invece è falso.
Re: [O.T.]Topic necrologio
Non si festeggiano le stragi.
Il 4 novembre non è una festa.
Morirono inutilmente milioni di contadini, di povera gente, di innocenti sacrificati sull'altare del nazionalismo xenofobo, della follia della guerra, delle ambizioni degli apprendisti stregoni che aprirono la strada alla successiva puntata del mattatoio europeo nel Novecento: la seconda guerra mondiale.
Sono stati carne da cannone, usati e massacrati sull’altare delle piccole patrie e degli opposti imperialismi.
1 milione 240 mila morti, fra militari e civili, in Italia.
32 milioni in Europa.
La prima guerra mondiale fu per l'Italia un immenso dramma, una carneficina, un massacro inferto alla parte più indifesa della popolazione: in gran parte i contadini, mandati al macello per soddisfare le bramosie nazionaliste di leadership incapaci e inette, ambiziose, solo assetate di un po' di potere.
Gli occhi e i corpi straziati di gente analfabeta e poverissima inviata al fronte, sepolta in una trincea, comandata in maniera demenziale dalla retorica patriottica di ufficiali incapaci e alcolizzati, graduati per censo e per diritto ereditario, senza umanità né alcuna dote militare.
Nella scorsa legislatura una proposta di legge proponeva di riabilitare più di mille disertori della prima guerra mondiale che vennero fucilati. Non vollero partecipare per paura, per convinzione, perché contrari alle armi. Anche quello era coraggio: rischiare la morte per non partecipare alla guerra. Quella proposta di legge è stata bloccata: dalle gerarchie militari, dal governo di Renzi, dalla Lega e dalle destre.
Tra i generali pusillanimi e pluridecorati che mandarano a morire i contadini (e soldati) a Caporetto e in tante altre folli battaglie e assalti sull'Isonzo e sul Carso e i contadini che furono obbligati a farsi massacrare nei campi di battaglia e i disertori che tentarono di sottrarsi all'"inutile strage" non abbiamo dubbi.
Stiamo con questi ultimi, sempre.

ALESSANDRO RUFFINI, l’artigliere fucilato per un sigaro.
ERA IL 3 NOVEMBRE 1917.
Morire per un sigaro non spento al passaggio di un superiore. A 23 anni.
Forse per sfida, forse per disattenzione, o forse nemmeno se ne rende conto, Ruffini non si toglie il sigaro dalla bocca al passaggio del superiore Andrea Graziani che non ha dubbi: quello del fante è un grave atto di insubordinazione. Un comportamento che va punito, anche per dare una lezione a tutti gli altri soldati. Graziani ordina l’immediata fucilazione del giovane – che intanto viene picchiato -, eseguita sul posto nonostante le proteste dei presenti. Il sindaco, racconta le cronache, fa osservare al generale che quello non è il modo di trattare i “nostri” soldati ma l’alto ufficiale, infuriato, risponde: “Dei soldati io faccio quello che mi piace”.
Alessandro Ruffini sta marciando durante la ritirata dalla Carnia con la sua unità – il 28esimo reggimento- nei pressi di Noventa Padovana (Veneto), nel pomeriggio del 3 novembre 1917. Una ritirata provocata appunto dallo sfondamento di Caporetto. Il giovane, originario di Castelfidardo, in provincia di Ancona, è uno dei tanti soldati di un esercito stanco e demoralizzato, portato in guerra e tenuto in linea da una disciplina ferrea. Un esercito al quale è chiesta (solo) passiva obbedienza, e che pure fino ad allora ha dimostrato una combattività e un’efficienza non inferiore ad altri. Un esercito che, reduce dalla rotta di Caporetto, si piega, in parte collassa, rischia il disastro totale ma non si arrende. Ruffini ha la sfortuna di incrociare lo sguardo di Andrea Graziani.
La storia dell’artigliere Ruffini è solo un esempio delle centinaia di esecuzioni sommarie compiute nel nome della Patria nella Grande Guerra.
Vale la pena ricordare brevemente, invitandovi a leggere il libro, che le punizioni e le condanne a morte riguardarono anche i soldati che si rifiutavano di uscire dalle trincee durante un assalto, ma anche chi tornava in ritardo dopo una licenza o veniva sorpreso a riferire o scrivere una frase ingiuriosa contro un suo superiore. Stessa sorte era prevista per tutti quegli ufficiali che, anche per un solo momento, avessero dubitato della tattica imposta dal Comando Supremo. È stato calcolato che tra l’ottobre del 1915 e l’ottobre del 1917 furono eseguite circa 140 esecuzioni capitali per i motivi più disparati.
Il 4 novembre non è una festa.
Morirono inutilmente milioni di contadini, di povera gente, di innocenti sacrificati sull'altare del nazionalismo xenofobo, della follia della guerra, delle ambizioni degli apprendisti stregoni che aprirono la strada alla successiva puntata del mattatoio europeo nel Novecento: la seconda guerra mondiale.
Sono stati carne da cannone, usati e massacrati sull’altare delle piccole patrie e degli opposti imperialismi.
1 milione 240 mila morti, fra militari e civili, in Italia.
32 milioni in Europa.
La prima guerra mondiale fu per l'Italia un immenso dramma, una carneficina, un massacro inferto alla parte più indifesa della popolazione: in gran parte i contadini, mandati al macello per soddisfare le bramosie nazionaliste di leadership incapaci e inette, ambiziose, solo assetate di un po' di potere.
Gli occhi e i corpi straziati di gente analfabeta e poverissima inviata al fronte, sepolta in una trincea, comandata in maniera demenziale dalla retorica patriottica di ufficiali incapaci e alcolizzati, graduati per censo e per diritto ereditario, senza umanità né alcuna dote militare.
Nella scorsa legislatura una proposta di legge proponeva di riabilitare più di mille disertori della prima guerra mondiale che vennero fucilati. Non vollero partecipare per paura, per convinzione, perché contrari alle armi. Anche quello era coraggio: rischiare la morte per non partecipare alla guerra. Quella proposta di legge è stata bloccata: dalle gerarchie militari, dal governo di Renzi, dalla Lega e dalle destre.
Tra i generali pusillanimi e pluridecorati che mandarano a morire i contadini (e soldati) a Caporetto e in tante altre folli battaglie e assalti sull'Isonzo e sul Carso e i contadini che furono obbligati a farsi massacrare nei campi di battaglia e i disertori che tentarono di sottrarsi all'"inutile strage" non abbiamo dubbi.
Stiamo con questi ultimi, sempre.

ALESSANDRO RUFFINI, l’artigliere fucilato per un sigaro.
ERA IL 3 NOVEMBRE 1917.
Morire per un sigaro non spento al passaggio di un superiore. A 23 anni.
Forse per sfida, forse per disattenzione, o forse nemmeno se ne rende conto, Ruffini non si toglie il sigaro dalla bocca al passaggio del superiore Andrea Graziani che non ha dubbi: quello del fante è un grave atto di insubordinazione. Un comportamento che va punito, anche per dare una lezione a tutti gli altri soldati. Graziani ordina l’immediata fucilazione del giovane – che intanto viene picchiato -, eseguita sul posto nonostante le proteste dei presenti. Il sindaco, racconta le cronache, fa osservare al generale che quello non è il modo di trattare i “nostri” soldati ma l’alto ufficiale, infuriato, risponde: “Dei soldati io faccio quello che mi piace”.
Alessandro Ruffini sta marciando durante la ritirata dalla Carnia con la sua unità – il 28esimo reggimento- nei pressi di Noventa Padovana (Veneto), nel pomeriggio del 3 novembre 1917. Una ritirata provocata appunto dallo sfondamento di Caporetto. Il giovane, originario di Castelfidardo, in provincia di Ancona, è uno dei tanti soldati di un esercito stanco e demoralizzato, portato in guerra e tenuto in linea da una disciplina ferrea. Un esercito al quale è chiesta (solo) passiva obbedienza, e che pure fino ad allora ha dimostrato una combattività e un’efficienza non inferiore ad altri. Un esercito che, reduce dalla rotta di Caporetto, si piega, in parte collassa, rischia il disastro totale ma non si arrende. Ruffini ha la sfortuna di incrociare lo sguardo di Andrea Graziani.
La storia dell’artigliere Ruffini è solo un esempio delle centinaia di esecuzioni sommarie compiute nel nome della Patria nella Grande Guerra.
Vale la pena ricordare brevemente, invitandovi a leggere il libro, che le punizioni e le condanne a morte riguardarono anche i soldati che si rifiutavano di uscire dalle trincee durante un assalto, ma anche chi tornava in ritardo dopo una licenza o veniva sorpreso a riferire o scrivere una frase ingiuriosa contro un suo superiore. Stessa sorte era prevista per tutti quegli ufficiali che, anche per un solo momento, avessero dubitato della tattica imposta dal Comando Supremo. È stato calcolato che tra l’ottobre del 1915 e l’ottobre del 1917 furono eseguite circa 140 esecuzioni capitali per i motivi più disparati.
All'ombra dell'ultimo sole s'era assopito un pescatore
aveva un solco lungo il viso come una specie di sorriso.
aveva un solco lungo il viso come una specie di sorriso.
Re: [O.T.]Topic necrologio
Addio Civ
https://www.ilrestodelcarlino.it/bologn ... -1.4868314
https://corrieredibologna.corriere.it/b ... a1d7.shtml
https://www.zerocinquantuno.it/notizie/ ... ani-addio/
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"Gli italiani corrono sempre in aiuto del vincitore." Ennio Flaiano
“Cercava la rivoluzione e trovò l'agiatezza.” Leo Longanesi
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- Gargarozzo
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Re: [O.T.]Topic necrologio
Letto, ascoltato. Mancherà. Giornalista vero e raro in mezzo ai pagliacci che non fanno ridere.
Amicus Plato,
sed magis amica veritas.
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Re: [O.T.]Topic necrologio
Pure Mario Cotelli. Sigh...
Ricordo quando analizzava le gare di sci. Erano i tempi di Tomba la Bomba e gli sport invernali "tiravano". Non mi perdevo una puntata.
Ricordo quando analizzava le gare di sci. Erano i tempi di Tomba la Bomba e gli sport invernali "tiravano". Non mi perdevo una puntata.
Poche idee, ma confuse!
Re: [O.T.]Topic necrologio
Grazie Max per aver ricordato queste nefandezze. Mio nonno è morto in quella carneficina e mia nonna , rimasta vedova con 2 figli, senza una lira, ebbe pure la beffa di andare a sare in via Cadorna 

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Re: [O.T.]Topic necrologio
[Scopri]Spoiler
max6521 ha scritto:Non si festeggiano le stragi.
Il 4 novembre non è una festa.
Morirono inutilmente milioni di contadini, di povera gente, di innocenti sacrificati sull'altare del nazionalismo xenofobo, della follia della guerra, delle ambizioni degli apprendisti stregoni che aprirono la strada alla successiva puntata del mattatoio europeo nel Novecento: la seconda guerra mondiale.
Sono stati carne da cannone, usati e massacrati sull’altare delle piccole patrie e degli opposti imperialismi.
1 milione 240 mila morti, fra militari e civili, in Italia.
32 milioni in Europa.
La prima guerra mondiale fu per l'Italia un immenso dramma, una carneficina, un massacro inferto alla parte più indifesa della popolazione: in gran parte i contadini, mandati al macello per soddisfare le bramosie nazionaliste di leadership incapaci e inette, ambiziose, solo assetate di un po' di potere.
Gli occhi e i corpi straziati di gente analfabeta e poverissima inviata al fronte, sepolta in una trincea, comandata in maniera demenziale dalla retorica patriottica di ufficiali incapaci e alcolizzati, graduati per censo e per diritto ereditario, senza umanità né alcuna dote militare.
Nella scorsa legislatura una proposta di legge proponeva di riabilitare più di mille disertori della prima guerra mondiale che vennero fucilati. Non vollero partecipare per paura, per convinzione, perché contrari alle armi. Anche quello era coraggio: rischiare la morte per non partecipare alla guerra. Quella proposta di legge è stata bloccata: dalle gerarchie militari, dal governo di Renzi, dalla Lega e dalle destre.
Tra i generali pusillanimi e pluridecorati che mandarano a morire i contadini (e soldati) a Caporetto e in tante altre folli battaglie e assalti sull'Isonzo e sul Carso e i contadini che furono obbligati a farsi massacrare nei campi di battaglia e i disertori che tentarono di sottrarsi all'"inutile strage" non abbiamo dubbi.
Stiamo con questi ultimi, sempre.
ALESSANDRO RUFFINI, l’artigliere fucilato per un sigaro.
ERA IL 3 NOVEMBRE 1917.
Morire per un sigaro non spento al passaggio di un superiore. A 23 anni.
Forse per sfida, forse per disattenzione, o forse nemmeno se ne rende conto, Ruffini non si toglie il sigaro dalla bocca al passaggio del superiore Andrea Graziani che non ha dubbi: quello del fante è un grave atto di insubordinazione. Un comportamento che va punito, anche per dare una lezione a tutti gli altri soldati. Graziani ordina l’immediata fucilazione del giovane – che intanto viene picchiato -, eseguita sul posto nonostante le proteste dei presenti. Il sindaco, racconta le cronache, fa osservare al generale che quello non è il modo di trattare i “nostri” soldati ma l’alto ufficiale, infuriato, risponde: “Dei soldati io faccio quello che mi piace”.
Alessandro Ruffini sta marciando durante la ritirata dalla Carnia con la sua unità – il 28esimo reggimento- nei pressi di Noventa Padovana (Veneto), nel pomeriggio del 3 novembre 1917. Una ritirata provocata appunto dallo sfondamento di Caporetto. Il giovane, originario di Castelfidardo, in provincia di Ancona, è uno dei tanti soldati di un esercito stanco e demoralizzato, portato in guerra e tenuto in linea da una disciplina ferrea. Un esercito al quale è chiesta (solo) passiva obbedienza, e che pure fino ad allora ha dimostrato una combattività e un’efficienza non inferiore ad altri. Un esercito che, reduce dalla rotta di Caporetto, si piega, in parte collassa, rischia il disastro totale ma non si arrende. Ruffini ha la sfortuna di incrociare lo sguardo di Andrea Graziani.
La storia dell’artigliere Ruffini è solo un esempio delle centinaia di esecuzioni sommarie compiute nel nome della Patria nella Grande Guerra.
Vale la pena ricordare brevemente, invitandovi a leggere il libro, che le punizioni e le condanne a morte riguardarono anche i soldati che si rifiutavano di uscire dalle trincee durante un assalto, ma anche chi tornava in ritardo dopo una licenza o veniva sorpreso a riferire o scrivere una frase ingiuriosa contro un suo superiore. Stessa sorte era prevista per tutti quegli ufficiali che, anche per un solo momento, avessero dubitato della tattica imposta dal Comando Supremo. È stato calcolato che tra l’ottobre del 1915 e l’ottobre del 1917 furono eseguite circa 140 esecuzioni capitali per i motivi più disparati.
Ti abbraccerei!
"This machine kills fascists" scritto su tutte le chitarre di Woody Guthrie
Ehi, campione, che cosa è il pugilato?..." la boxe...uhm....la boxe è quella cosa che tutti gli sport cercano di imitare" (S. Liston)
"Gli fuma gli fuma, va come gli fuma l'angelomario va, gli fuma , gli fuma, altroche'" (cit. ziggy7)
"Ho un'età elegante" (cit. Lilith, Miss Spring)
Ehi, campione, che cosa è il pugilato?..." la boxe...uhm....la boxe è quella cosa che tutti gli sport cercano di imitare" (S. Liston)
"Gli fuma gli fuma, va come gli fuma l'angelomario va, gli fuma , gli fuma, altroche'" (cit. ziggy7)
"Ho un'età elegante" (cit. Lilith, Miss Spring)
- ramarro verde
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- Iscritto il: 13/09/2014, 6:59
Re: [O.T.]Topic necrologio
Argomenti, la prima e la seconda guerra mondiale, che mi "appassionano" molto,
Non so dove ho letto, forse un libro, forse una rivista, che il generale Cadorna, nostro capo di stato maggiore, fino alla disfatta di Caporetto,"calcolava" quanti soldati potesse abbattere una mitragliatrice, in un tot di tempo, determinato il numero, diciamo 50 al minuto, sapeva quanti soldati bisognava mandare contemporaneamente all'attacco di una postazione difesa da una mitragliatrice, per poter fa si che alcuni soldati potessero sopravvive all'attacco e "prendere/rendere inattiva tale postazione.
Brividi lungo la schiena.
Non so dove ho letto, forse un libro, forse una rivista, che il generale Cadorna, nostro capo di stato maggiore, fino alla disfatta di Caporetto,"calcolava" quanti soldati potesse abbattere una mitragliatrice, in un tot di tempo, determinato il numero, diciamo 50 al minuto, sapeva quanti soldati bisognava mandare contemporaneamente all'attacco di una postazione difesa da una mitragliatrice, per poter fa si che alcuni soldati potessero sopravvive all'attacco e "prendere/rendere inattiva tale postazione.
Brividi lungo la schiena.
Re: [O.T.]Topic necrologio
La tattica dello sbaraglio. magistralmente narrata in questo capolavororamarro verde ha scritto:Argomenti, la prima e la seconda guerra mondiale, che mi "appassionano" molto,
Non so dove ho letto, forse un libro, forse una rivista, che il generale Cadorna, nostro capo di stato maggiore, fino alla disfatta di Caporetto,"calcolava" quanti soldati potesse abbattere una mitragliatrice, in un tot di tempo, determinato il numero, diciamo 50 al minuto, sapeva quanti soldati bisognava mandare contemporaneamente all'attacco di una postazione difesa da una mitragliatrice, per poter fa si che alcuni soldati potessero sopravvive all'attacco e "prendere/rendere inattiva tale postazione.
Brividi lungo la schiena.
https://it.wikipedia.org/wiki/Uomini_contro
