Drogato_ di_porno ha scritto: ↑18/10/2022, 10:00
storicamente esistono due idee di "Nazione":
quella illuminista (Rivoluzione Francese) era una patria intellettuale: è francese chiunque aderisca ai valori della Repubblica (fraternitè egalitè libertè ecc.). Anche un aborigeno dal deserto di Gibson se aderisce a tali valori può essere "francese". In Francia qualche anno fa ci fu una battaglia contro il velo (islamico) perchè considerato simbolo di superstizione, che contrastava con il razionalismo illuminista su cui si fonda la République. Era un discorso puramente accademico (propagandistico), ai francesi i confini naturali (geografici) dello Stato importavano eccome.
la seconda idea è quella incarnata storicamente dai tedeschi, che privilegiava il sangue nella concessione della cittadinanza, come accadde ai tedeschi dei carpazi (
https://it.wikipedia.org/wiki/Tedeschi_dei_Carpazi ) o dei Sudeti. Con la globalizzazione e la massiccia immigrazione di milioni di Turchi è un'idea che va scomparendo anche in quel paese (qualche anno fa in un discorso programmatico Jeins Weidmann teorizzò esplicitamente la necessità di usare gli immigrati per contrastare il calo demografico, strano che Salvini non disse nulla). Basti vedere le nazionali sportive tedesche (calcio atletica ecc.) ormai piene di atleti di colore.
All'inizio del XX secolo su un miliardo e mezzo di abitanti del pianeta, metà erano bianchi (oggi diremmo "occidentali") che governavano sull'altra metà di non bianchi:
https://it.wikipedia.org/wiki/Popolazione_mondiale
Oggi anche considerando "bianchi" i centro-sudamericani, abbiamo un miliardo e mezzo che deve affrontare 7,5 miliardi di non bianchi. A quel punto si può puntare su un "patriottismo democratico" che includa paesi come India e Giappone, in opposizione ad un "patriottismo dispotico" (Cina, Russia ecc.)? Ma sono alleati affidabili gli indiani (che odiano gli ex colonizzatori inglesi, comprano gas e petrolio dai Russi, consentono di aggirare le sanzioni triangolando dollaro-rublo-rupia) e i giapponesi? Secondo l'Economist due tezi (70%) del mondo o sono neutrali o appoggiano Cina e Russia (come è emerso in alcune votazioni all'ONU):
Discorso interessante, provo a dire la mia.
Se non prendiamo posizioni anti scientifiche possiamo catalogare il tema della Patria e della cittadinanza tra elementi culturali, dove il concetto di verità sfuma nelle opinioni più o meno condivise. Faccio questa premessa per escludere distinzioni razziali, cioè quelle dove il DNA sarebbe in grado di dire siamo italiani e non francesi o algerini. Il DNA non lo dice.
E poi mi viene in mente che è un tema fluido: 500 anni fa essere patrioti significava essere fiorentini e non senesi mentre 200 anni fa ci si batteva per la Patria come nazione.
Ma già 2000 anni fa si parlava se fosse giusto considerare cittadini i nuovi arrivati nello Stato. Era giusto ammettere nel senato i Galli? Secondo l’imperatore Claudi lo era
brano tratto da Tacito (Ann. XI, 24)
“I miei antenati, il più antico dei quali, Clauso, di origine Sabina, fu contemporaneamente accolto nella cittadinanza romana e nel numero dei patrizi, mi esortano ad adottare i criteri da loro seguiti nel governo dello Stato, trasferendo qui quando si può avere di meglio, dovunque si trovi. Non ignoro infatti che i Giulii furono fatti venire da Alba, i Coruncani da Camerio, i Porci da Tuscolo, e per lasciare da parte gli esempi antichi, furono chiamati a far parte del senato uomini provenienti dall’Etruria, dalla Lucania e da tutta l’Italia e, da ultimo, i confini dell’Italia stessa furono estesi sino alle Alpi, perché non solo i singoli individui, ma interi territori di popoli si congiungessero in un solo corpo sotto il nostro nome. All’interno si consolidò la pace e all’esterno si affermò la nostra potenza, quando si accolsero nella cittadinanza i Transpadani e l’insediamento delle nostre legioni in tutte le parti del mondo ci offrì l’occasione per incorporare nelle loro file i più forti dei provinciali e dare così nuovo vigore all’impero esausto. Ci rammarichiamo forse che siano passati tra noi i Balbi dalla Spagna e uomini non meno insigni dalla Gallia Narbonese? I loro discendenti vivono tuttora e dimostrano di non amare certo meno di noi la nostra patria. Per quale altra ragione decaddero Sparta e Atene, pur così potenti sul piano militare, se non per aver bandito da sé i vinti quali stranieri? Ma l’accortezza del nostro fondatore Romolo fu tale che molti popoli ricevettero da lui la cittadinanza nello stesso giorno in cui ne erano stati vinti come nemici. Su di noi hanno regnato re stranierie la concessione di magistrature a figli di liberti e non è una novità dei nostri giorni, come alcuni credono erroneamente, ma una pratica seguita dai nostri antichi (…), o senatori, tutto quello che oggi si crede antichissimo, un tempo fu nuovo: le magistrature prima riservate ai patrizi passarono ai plebei e dai plebei ai Latini e infine agli altri popoli d’Italia. Anche questo provvedimento diverrà un giorno antico e ciò che oggi noi sosteniamo con esempi precedenti sarà anch’esso annoverato tra i modelli.”