Serata un pò di merda! Non riesco più a lamentarmi di me stesso, è una cosa sicuramente buona, però se mi impegno qualcosa sicuramente riesco a fare sotto questo punto di vista.
La fase di buio totale è passata ed in questi mesi sono riuscito ad analizzarmi a fondo e capire molto di me stesso, si può dire che mi conosca per bene. So chi sono, dove sono i miei limiti e dove sono i miei pregi, grandi e piccoli. Ho sradicato alcune mie convinzioni, altre le ho attutite, alcune, per forza di cose, si sono evidenziate, altre che non sapevo di avere sono uscite fuori.
Il mio grande difetto, quello "disumano" è di avere un algoritmo d'azione fallimentare. In pratica non riesco ad andare da un punto A ad un punto B, c'è qualcosa che non mi è chiaro. Spesso dimostro una paura che mi blocca totalmente, altre volte nonostante la paura riesco ad andare avanti e visualizzare i miei obiettivi, portandoli a termine e lasciandomi uno spazio, per me assolutamente vitale ed imprescindibile, di improvvisazione e creatività. E' lì che mi diverto.
Purtroppo non è soltanto la paura, quella che mi svuota la mente, a bloccarmi. Quando l'algoritmo fallisce semplicemente nutro un totale disinteresse per l'obiettivo, come se non mi appartenesse, come se davvero in quel momento pensassi di poter imparare più facilmente a separare l'oceano in due con un gesto piuttosto di poter fare un'azione semplicissima come continuare a leggere un libro, prendermi cura del mio corpo a piccoli passi, fare due esercizi banali per l'apprendimento di una lingua (andiamo.. che cazzo ci vuole ad imparare una lingua se si ha un pò di interesse, diligenza e costanza?)... Insomma non vedo le cose in modo positivo ora, non vedo una possibile evoluzione, a meno di correggere questo difetto "meccanico" che impedisce alla mia potente macchina di funzionare. Procrastinazione, perfezionismo, disinteresse, discernimento dalla realtà, paura del distacco, narcisismo, sono co-fattori ma ancora non capisco il punto centrale, oppure l'ho capito e la mia mente, ancora una volta, si svuota. Oppure non c'è un punto centrale e mi appiglio sul nulla perchè non voglio accettare la mia natura (questo è un altro punto, non ricordo un periodo della mia vita in cui non ho pensato di dover cambiare, sempre ad immaginare e sognare un me diverso da quel che ero).
Insomma vivo sempre di contraddizioni... I momenti in cui mi stimo e vedo che riesco in quel che faccio, i momenti in cui mi odio per il fatto di avercela fatta perchè alimento i casi positivi, quelli che poi mi fanno pensare "ma l'altra volta ci sei riuscito, perchè ora no?" e allora mi dò ascolto e ci riprovo ma mi rendo conto che l'impegno, la dedizione, la costanza per il concretizzarsi dei progetti sono macchine prive di alimentazione, come se la mia anima non riuscisse a compenetrare gli ingranaggi di queste macchine, dare vita alle stesse. Non è vero che non ho voglia di fare un cazzo, sto lavorando, faccio anche i turni di notte e non è un bel lavoro, persino sottopagato. Quindi è una tesi che non fila troppo. Forse dovrei essere costretto a "fare le cose"? E chi mi costringe? La fame? e quindi riuscirò ad avere un lavoro che mi garantisca la sufficienza economica, parlerò solo l'italiano, non avrò mai risorse sufficienti per vedere qualcosa del mondo, non avrò mai un miglioramento estetico che mi permetta di piacermi sul serio e non "quanto basta"? Non è una vita che mi interessa vivere, però c'è un punto ribelle in me che fa sì che sia questa la vita manifestantesi nella realtà.
Fossi un nobile... un ereditiero... un fortunato vincitore del superenalotto, potrei dedicarmi ad una vita di contemplazione, autocoscienza, meditazione eremitica, ma non è così. E allora devo vivere la mia vita pensando che questo punto ribelle debba essere scoperto e rieducato perchè io spicchi il volo, ed è questo che posso e voglio fare. E poi sia fatta la volontà di D10.
Bene, dato il topic in cui ho postato non vuole essere uno sfogo ma un punto di partenza per delle idee da parte vostra. E, sì, vuole essere anche uno sfogo.
Parliamone.
Guarda attentamente, poichè ciò che stai per vedere non è più ciò che hai appena visto.
Ho vissuto per molto tempo nell'oscurità perché mi accontentavo di suonare quello che ci si aspettava da me, senza cercare di aggiungerci qualcosa di mio.