[O.T.] Crisi economica

Scatta il fluido erotico...

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Drugo
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Re: [O.T.] Crisi economica

#6271 Messaggio da Drugo »

Entro per la prima volta in questo topic.

Mi son fatto 2/3 pagine indietro per vedere se l'articolo che sto per postare sia già stato inserito,
e non mi sembra.

Però scusate che dopo aver visto la sfilza di foto sopra devo andare un attimo al cesso a vomitare.. :bleh:



..ok torniamo alle cose serie.


Incipit

Facevo questo discorso con un argentino 2 o 3 sere fa, ma contestualizzato alla sola ripresa economica di Argentina/Brasile e della loro lotta al FMI, la questione dell'Ecuador e di Assange non ce l'avevo collegata.. Minchia!


http://sergiodicorimodiglianji.blogspot ... uador.html
Articolo a cura di Sergio Di Cori Modigliani

"Oggi parliamo di geo-politica e di libera informazione in rete.
Tutto ciò che sta accadendo oggi, tecnicamente (nel senso di “politicamente”) è iniziato il 12 dicembre del 2008. Secondo altri, invece, sarebbe iniziato nel settembre di quell’anno. Ma ci volevano almeno quattro anni prima che l’onda d’urto arrivasse in Europa e in Usa.
Forse è meglio cominciare dall’inizio per spiegare gli accadimenti.
Anzi, è meglio cominciare dalla fine.
Con qualche specifica domanda, che –è molto probabile- pochi in Europa si sono posti.
Mi riferisco qui alla questione di Jules Assange, wikileaks, e la Repubblica di Ecuador.


Perché il caso esplode, oggi?
Perché, Jules Assange, ha scelto un minuscolo, nonché pacifico, staterello del Sudamerica che conta poco o nulla?
Come mai la corona dell’impero britannico perde la testa e si fa prendere a schiaffi davanti al mondo intero da un certo signor Patino, ministro degli esteri ecuadoregno, per gli euro-atlantici un vero e proprio Signor Nessuno, il quale ha dato una risposta alla super elite planetaria (cioè il Foreign Office di Sua Maestà) tale per cui, cinque anni fa avrebbe prodotto soltanto omeriche risate di pena e disprezzo, mentre oggi li costringe ad abbozzare, ritrattare, scusarsi davanti al mondo intero?
Perché l’Ecuador? Perché, adesso?


Tutto era più che prevedibile, nonché scontato.
Intendiamoci: era scontato in tutto il continente americano, in Australia, Nuova Zelanda, Danimarca, paesi scandinavi. In Europa e a Washington pensavano che il mondo fosse lo stesso di dieci anni fa. Perché l’Europa –e soprattutto l’Italia- è al 100% eurocentrica, vive sotto un costante bombardamento mediatico semi-dittatoriale, non ha la minima idea di ciò che accade nel resto del mondo, ma (quel che più conta) pensa ancora come nel 1812, ovvero: “se crolla l’Europa crolla il mondo intero; se crolla l’euro e l’Europa si disintegra scompare la civiltà nel mondo” e ragiona ancora in termini coloniali. Ma il mondo non funziona più così. In Italia, ad esempio, nessuno è informato sulla zuffa (che sta già diventando rissa) tra il Brasile e l’Onu, malamente gestita da Christine Lagarde, la persona che presiede il Fondo Monetario Internazionale, e che ruota intorno all’applicazione base di un concetto formale, banale, quasi sciocco, ma che potrebbe avere ripercussioni psico-simboliche immense: l’Italia è stata ufficialmente retrocessa. Non è più l’ottava potenza al mondo, bensì la nona. E’ stata superata dal Brasile. Quindi al prossimo G8 l’Italia non verrà invitata, ma ci andrà il Brasile. Da cui la scelta di abolire il G8 trasformandolo in G10 standard. Si stanno scannando.
La prima notizia Vera (per chi vuole ricavare informazioni reali dal mondo reale) è questa: “L’Europa, con l’Inghilterra e Germania in testa, non possono (non vogliono) accettare il trionfo keynesiano del Sudamerica e la loro irruzione nel teatro della Storia come soggetti politici autonomi. Per loro vale il principio per cui “che se ne stiano a casa loro, non rompano, e ringrazino il cielo che li facciamo anche sopravvivere, come facciamo con gli africani. Altrimenti, da quelle parti, uno per uno faranno la fine di Gheddafi”. Il messaggio in sintesi è questo.
Dal Sudamerica negli ultimi quaranta giorni sono arrivati tre potentissimi messaggi in risposta: niente è stato pubblicizzato in Europa. Tanto meno l’ultimo (il più importante) in data 3 agosto, se non altro per il fatto che era in diretta televisiva dalla sede di New York del Fondo Monetario Internazionale. Nessuno lo ha trasmesso in Europa, ad esclusione del Regno di Danimarca. E così, preso atto che esiste una compattezza mediatica planetaria di censura, e avendo preso atto che se non se ne parla la televisione, non c’è in rete e non si trovano notizie su wikipedia, allora vuol dire che non esiste, il Sudamerica ha scelto il palcoscenico mediatico globale più intelligente in assoluto: il cuore della finanza oligarchica planetaria, la city di Londra.
E adesso veniamo ai fatti.


Jules Assange, il 15 giugno del 2012 capisce che per lui è finita. Si trova a Londra. Gli agenti inglesi l’arresteranno la settimana dopo, lo porteranno a Stoccolma, dove all’aereoporto non verrà prelevato dalle forze di polizia di Sua Maestà la regina di Svezia, bensì da due ufficiali della Cia, e un diplomatico statunitense, i quali avvalendosi di specifici accordi formali sanciti tra le due nazioni farà prevalere il “diritto di opzione militare in caso di conflitto bellico dichiarato” sostenendo che Jules Assange è “intervenuto attivamente” all’interno del conflitto Nato-Iraq mentre la guerra era in corso. Lo porteranno direttamente in Usa, nello Stato del Texas, dove verrà sottoposto a processo penale per attività terroristiche, chiedendo per lui l’applicazione della pena di morte sulla base dell’applicazione del Patriot Act Law. Si consulta con il suo gruppo, fanno la scelta giusta dopo tre giorni di vorticosi scambi di informazioni in tutto il pianeta. “vai all’ambasciata dell’Ecuador a piedi, con la metropolitana, stai lì”. Alle 9 del mattino del 19 giugno entra nell’ambasciata dell’Ecuador. Nessuna notizia, non lo sa nessuno. Il suo gruppo apre una trattativa con gli agenti inglesi a Londra, con gli svedesi a Stoccolma e con i diplomatici americani a Rio de Janeiro. Raggiungono un accordo: “evitiamo rischio di attentati e facciamo passare le olimpiadi, il 13 agosto se ne può andare in Sudamerica, facciamo tutto in silenzio, basta che non se ne parli”. I suoi accettano, ma allo stesso tempo non si fidano (giustamente) degli anglo-americani. Si danno da fare e mettono a segno due favolosi colpi. Il primo avviene il 3 agosto, il secondo il 4.
Il 3 agosto 2012, con un anticipo rispetto alla scadenza di 16 mesi, la presidente della Repubblica Argentina, Cristina Kirchner, si presenta alla sede di Manhattan del Fondo Monetario Internazionale accompagnata dal suo ministro dell’economia e dal ministro degli esteri ecuadoregno, Patino, in rappresentanza di “Alba” (acronimo che sta per Alianza Laburista Bolivariana America”) l’unione economica tra Ecuador, Colombia e Venezuela. In tale occasione, la Kirchner si fa fotografare e riprendere dalle televisioni con un gigantesco cartellone che mostra un assegno di 12 miliardi di euro intestato al Fondo Monetario Internazionale con scadenza 31 dicembre 2013, che il governo argentino ha versato poche ore prima. “Con questa tranche, la Repubblica Argentina ha dimostrato di essere solvibile, di essere una nazione responsabile, attendibile e affidabile per chiunque voglia investire i propri soldi. Nel 2003 andammo in default per 112 miliardi di dollari, ma ci rifiutammo di chiedere la cancellazione del debito: scegliemmo semplicemente la dichiarazione ufficiale di bancarotta e chiedemmo dieci anni di tempo per restituire i soldi a tutti, compresi gli interessi. Per dieci, lunghi anni, abbiamo vissuto nel limbo. Per dieci, lunghi anni, abbiamo protestato, contestato e combattuto contro le decisioni del Fondo Monetario Internazionale che voleva imporci misure restrittive di rigore economico sostenendo che fosse l’unica strada. Noi abbiamo seguito una strada diversa, opposta: quella del keynesismo basato sul bilancio sociale, sul benessere equo sostenibile e sugli investimenti in infrastrutture, ricerca, innovazione, investendo invece di tagliare. Abbiamo risolto i nostri problemi. Ci siamo ripresi. Non solo. Siamo oggi in grado di saldare l’ultima tranche con 16 mesi di anticipo. Le idee del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale in materia economica sono idee errate, sbagliate. Lo erano allora lo sono ancor di più oggi: Chi vuole operare, imprendere, creare lavoro e ricchezza, è benvenuto in Argentina: siamo una nazione che ha dimostrato di essere solvibile, quindi pretendiamo rispetto e fedeltà alle norme e alle regole, da parte di tutti, dato che abbiamo dimostrato, noi per primi, di rispettare i dispositivi del diritto internazionale……” ecc. Subito dopo (cioè 15 minuti dopo) la Kirchner ha presentato una denuncia formale contro la Gran Bretagna e gli Usa al WTO (World Trade Organization) la più importante associazione planetaria di scambi commerciali coinvolgendo il Fondo Monetario Internazionale grazie ai files messi a disposizione da Wikileaks, cioè Assange. L’Argentina ha saldato i debiti, ma adesso vuole i danni. Con gli interessi composti. “Volevano questo, bene, l’hanno ottenuto. Adesso che paghino”. E’ una lotta tra la Kirchner e la Lagarde. Le due Cristine duellano da un anno impietosamente. Grazie (o per colpa) di Assange, dato che il suo gruppo ha tutte le trascrizioni di diverse conversazioni in diverse cancellerie del globo, che coinvolgono gli Usa, la Gran Bretagna, la Francia, l’Italia, la Germania, il Vaticano, dove l’economia la fa da padrone: Osama Bin Laden è stato mandato in soffitta e sostituito da John Maynard Keynes, lui è diventato il nemico pubblico numero uno delle grandi potenze; in queste lunghe conversazioni si parla di come mettere in ginocchio le economie sudamericane, come portar via le loro risorse energetiche, come impedir loro di riprendersi e crescere, come fare per impedire ai loro governi di far passare i piani economici keynesiani applicando invece i dettami del Fondo Monetario Internazionale il cui unico scopo consiste nel praticare una politica neo-colonialista a vantaggio soprattutto di Spagna, Italia e Germania, con capitali inglesi. Gran parte dei file già resi pubblici su internet. Gran parte dei file, gentilmente offerti da Assange all’ambasciatore in Gran Bretagna dell’Ecuador, il quale -siamo sempre il 3 agosto a New York- ricorda chi rappresenta e che cosa ha fatto l’Ecuador, ovvero la prima nazione del continente americano, e unica nazione nel mondo occidentale dal 1948, ad aver applicato il concetto di “debito immorale” ovvero “il rifiuto politico e tecnico di saldare alla comunità internazionale i debiti consolidati dello Stato perché ottenuti dai precedenti governi attraverso la corruzione, la violazione dello Stato di Dirirtto, la violazione di norme costituzionali”. Il 12 dicembre del 2008, infatti, il neo presidente del governo dell’Ecuador Rafael Correa (pil intorno ai 50 miliardi di euro, pari a 30 volte di meno dell’Italia) dichiara ufficialmente in diretta televisiva in tutto il continente americano (l’Europa non ha mai trasmesso neppure un fotogramma e difficilmente si trova nella rete europea materiale visivo) di “aver deciso di cancellare il debito nazionale considerandolo immondo, perché immorale; hanno alterato la costituzione per opprimere il popolo raccontando il falso. Hanno fatto credere che ciò chè è Legge, cioè legittimo, è giusto. Non è così: da oggi in terra d’Ecuador vale il nuovo principio costituzionale per cui ciò che è giusto per la collettività allora diventa legittimo”. Cifra del debito: 11 miliardi di euro. Il Fondo Monetario Internazionale fa cancellare l’Ecuador dal nòvero delle nazioni civili: non avrà mai più aiuti di nessun genere da nessuno “Il paese va isolato” dichiara Dominique Strauss Kahn, allora segretario del Fondo Monetario.. Il paese è in ginocchio. Il giorno dopo, Hugo Chavez annuncia ufficialmente che darà il proprio contributo dando petrolio e gas gratis all’Ecuador per dieci anni. Quattro ore più tardi, il presidente Lula annuncia in televisione che darà gratis 100 tonnellate al giorno di grano, riso, soya e frutta per nutrire la popolazione, finchè la nazione non si sarà ripresa. La sera, l’Argentina annuncia che darà il 3% della propria produzione di carne bovina di prima scelta gratis all’Ecuador per garantire la quantità di proteine per la popolazione. Il mattino dopo, in Bolivia, Evo Morales annuncia di aver legalizzato la cocaina considerandola produzione nazionale e bene collettivo. Tassa i produttori di foglie di coca e offre all’Ecuador un prestito di 5 miliardi di euro a tasso zero restituibile in dieci anni in 120 rate. Due giorni dopo, l’Ecuador denuncia la United Fruit Company e la Del Monte & Associates per “schiavismo e crimini contro l’umanità”, nazionalizza l’industria agricola delle banane (l’Ecuador è il primo produttore al mondi di banane) e lancia un piano nazionale di investimento di agricoltura biologica ecologica pura. Dieci giorni dopo, i verdi bavaresi, i verdi dello Schleswig Holstein, in Italia la Conad, e in Danimarca la Haagen Daaz, si dichiarano disponibili a firmare subito dei contratti decennali di acquisto della produzione di banane attraverso regolari tratte finanziarie pagate in euro che possono essere scontate subito alla borsa delle merci di Chicago. Il 20 dicembre del 2008, facendosi carico della protesta della United Fruit Company, il presidente George Bush (già deposto ma in carica formale fino al 17 gennaio 2009) dichiara “nulla e criminale la decisione dell’Ecuador” annunciando la richiesta di espulsione del paese dall’Onu: “siamo pronti anche a una opzione militare per salvaguardare gli interessi statunitensi”. Il mattino dopo, il potente studio legale di New York Goldberg & Goldberg presenta una memoria difensiva sostenendo che c’è un precedente legale. Sei ore dopo, gli Usa si arrendono e impongono alla comunità internazionale l’accettazione e la legittimità del concetto di “debito immorale”. La United Fruit company viene provata come “multinazionale che pratica sistematicamente la corruzione politica” e condannata a pagare danni per 6 miliardi di euro. Da notare che il “precedente legale” (tuttora ignoto a gran parte degli europei) è datato 4 gennaio 2003 a firma George Bush. Eh già. E’ accaduto in Iraq, che in quel momento risultava “tecnicamente” possedimento americano in quanto occupato dai marines con governo provvisorio non ancora riconosciuto dall’Onu. Saddam Hussein aveva lasciato debiti per 250 miliardi di euro (di cui 40 miliardi di euro nei confronti dell’Italia grazie alle manovre di Taraq Aziz, vice di Hussein e uomo dell’opus dei fedele al vaticano) che gli Usa cancellano applicando il concetto di “debito immorale” e quindi aprendo la strada a un precedente storico recente. Gli avvocati newyorchesi dell’Ecuador offrono al governo americano una scelta: o accettano e stanno zitti oppure se si annulla la decisione dell’Ecuador allora si annulla anche quella dell’Iraq e quindi il tesoro Usa deve pagare subito i 250 miliardi di euro a tutti compresi gli interessi composti per quattro anni. Obama, non ancora insediato ma già eletto, impone a Bush di gettare la spugna. La solida parcella degli avvocati newyorchesi viene pagata dal governo brasiliano.
Nasce allora il Sudamerica moderno.
E cresce e si diffonde il mito di Rafael Correa, presidente eletto dell’Ecuador. Non un contadino indio come Morales, un sindacalista come Lula, un operaio degli altiforni come Chavez. Tutt’altra pasta. Proveniente da una famiglia dell’alta borghesia caraibica, è un intellettuale cattolico. Laureato in economia e pianificazione economica a Harvard, cattolico credente e molto osservante, si auto-definisce “cristiano-socialista come Gesù Cristo, sempre schierato dalla parte di chi ha bisogno e soffre”. Il suo primo atto ufficiale consiste nel congelare tutti i conti correnti dello Ior nella banche cattoliche di Quito e tale cifra viene dirottata in un programma di welfare sociale per i ceti più disagiati. Fa arrestare l’intera classe politica del precedente governo che viene sottoposta a regolare processo. Finiscono tutti in carcere, media di dieci anni a testa con il massimo rigore. Beni confiscati, proprietà nazionalizzate e ridistribuite in cooperative agricole ecologiche. Invia una lettera a papa Ratzinger dove si dichiara “sempre umile servo di Sua Illuminata Santità” dove chiede ufficialmente che il vaticano invii in Ecuador soltanto “religiosi dotati di profonda spiritualità e desiderosi di confortare i bisognosi evitando gli affaristi che finirebbero sotto il rigore della Legge degli uomini”.
Tutto ciò lo si può raccontare oggi, grazie alla bella pensata del Foreign Office, andati nel pallone. In tutto il pianeta Terra, oggi, si parla di Rafael Correa, dell’Ecuador, del debito immorale, del nuovo Sudamerica che ha detto no al colonialismo e alla servitù alle multinazionali europee e statunitensi.
In Italia lo faccio io sperando di essere soltanto uno dei tanti.
Questo, per spiegare “perché l’Ecuador”.
E’ un chiaro segnale che il gruppo di Assange sta dando a chi vuol capire e comprendere che TINA è un Falso. Non è vero che non esiste alternativa. Per 400 anni, da quando gli europei scoprirono le banane ricche di potassio, gli ecuadoregni hanno vissuto nella povertà, nello sfruttamento, nell’indigenza, mentre per centinaia di anni un gruppo di efferati oligarchi si arricchiva alle loro spalle. Non è più così. E non lo sarà mai più. A meno che non finiscano per vincere Mitt Romney, Mario Draghi, Mario Monti, David Cameron e l’oligarchia finanziaria. L’esempio dell’Ecuador è vivo, può essere replicato in ogni nazione africana o asiatica del mondo.
Anche in Europa.
Per questo Jules Assange ha scelto l’Ecuador.
Ma non basta.
Il colpo decisivo al sistema viene dato da una notizia esplosiva resa pubblica (non a caso) il 4 agosto del 2012. “Jules Assange ha firmato il contratto di delega con il magistrato spagnolo Garzòn che ne rappresenta i diritti legali a tutti gli effetti e in ogni nazione del globo”.
Ma chi è Garzòn?
E’ il nemico pubblico numero uno della criminalità organizzata.
E’ il nemico pubblico numero uno dell’opus dei.
E’ il più feroce nemico di Silvio Berlusconi.
E’ in assoluto il nemico più pericoloso per il sistema bancario mondiale.


Magistrato spagnolo con 35 anni di attività ed esperienza alle spalle, responsabile della procura reale di Madrid, ha avuto tra le mani i più importanti processi spagnoli degli ultimi 25 anni. Esperto in “media & finanza” e soprattutto grande esperto in incroci azionari e finanziari, salì alla ribalta internazionale nel 1993 perché presentò all’interpol una denuncia contro Silvio Berlusconi e Fedele Confalonieri (chiedendone l’arresto) relativa a Telecinco, Pentafilm, Fininvest, reteitalia e Le cinq da cui veniva fuori che la Pentafilm (Berlusconi e Cecchi Gori soci, cioè Pd e PDL insieme) acquistava a 100 $ i diritti di un film alla Columbia Pictures che rivendeva a 500$ alla telecinco che li rivendeva a 1000$ a rete Italia che poi in ultima istanza vendeva a 2000$ alla Rai, in ben 142 casi tre volte: li ha venduti sia a Rai1 che a Ra2 che a Rai3. Lo stesso film. Cioè la Rai (ovvero noi) ha pagato i diritti di un film 20 volte il valore di mercato e l’ha acquistato tre volte, così tutti i partiti erano presenti alla pari. Quando si arrivò al nocciolo definitivo della faccenda, Berlusconi era presidente del consiglio, quindi Garzòn venne fermato dall’Unione Europea. Ottenne una mezza vittoria. Chiuse la telecinco e finirono in galera i manager spagnoli. Ma Berlusconi rientrò dalla finestra nel 2003 come Mediaset. Si riaprì la battaglia, Garzòn stava sempre lì. Nel 2006 pensava di avercela fatta ma il governo italiano di allora (Prodi & co.) aiutò Berlusconi a uscirne. Nel 2004 aprì un incartamento contro papa Woytila e contro il managament dello Ior in Spagna e in Argentina, in relazione al finanziamento e sostegno da parte del vaticano delle giunte militari di Pinochet e Videla in Sudamerica. Nel 2010 Garzòn si dimise andando in pensione ma aprì uno studio di diritto internazionale dedicato esclusivamente a “media & finanza” con sede all’Aja in Olanda. E’ il magistrato che è andato a mettere il naso negli affari più scottanti, in campo mediatico, dell’Europa, degli ultimi venti anni. In quanto legale ufficiale di Assange, il giudice Garzòn ha l’accesso ai 145.000 file ancora in possesso di Jules Assange che non sono stati resi pubblici. Ha già fatto sapere che il suo studio è pronto a denunciare diversi capi di stato occidentali al tribunale dei diritti civili con sede all’Aja. L’accusa sarà “crimini contro l’umanità, crimini contro la dignità della persona”.
La battaglia è dunque aperta.
E sarà decisiva soprattutto per il futuro della libertà in rete.
In Usa non fanno mistero del fatto che lo vogliono morto. Anche gli inglesi.
Ma hanno non pochi guai perché, nel frattempo, nonostante sia abbastanza paranoico (e ne ha ben donde) Assange ha provveduto a tirar su un gruppo planetario che si occupa di contro-informazione (vera non quella italiana). I suoi esponenti sono anonimi. Nessuno sa chi siano. Non hanno un sito identificato. Semplicemente immettono in rete dati, notizie, informazioni, eventi. Poi, chi vuole sapere sa dove cercare e chi vuole capire capisce.
Quando la temperatura si alza, va da sé, il tutto viene in superficie.
E allora si balla tutti.
In Sudamerica, oggi, la chiamano “British dance”.
Speriamo soltanto che non abbia seguiti dolorosi o sanguinosi.
Per questo Assange sta dentro l’ambasciata dell’Ecuador.
Per questo Garzòn lo difende.
Per questo, questa storia relativa al Sudamerica, va raccontata.
Per questo l’Impero Britannico ha perso la testa e lo vuole far fuori.
Perché Assange ha accesso a materiale di fonte diretta.
E il solo fatto di dirlo, e divulgarlo, scopre le carte a chi governa, e ricorda alla gente che siamo dentro una Guerra Invisibile Mediatica.
Non sanno come fare a fermare la diffusione di informazioni su ciò che accade nel mondo.
Finora gli è andata bene, rimbecillendo e addormentando l’umanità.
Ma nel caso ci si risvegliasse, per il potere sarebbero dolori davvero imbarazzanti.
Wikileaks non va letto come gossip.
Non lo è.
C’è gente che per immettere una informazione da un anonimo internet point a Canberra, Bogotà o Saint Tropez, rischia anche la pelle.
Questi anonimi meritano il nostro rispetto.
E ci ricordano anche che non potremo più dire, domani “ma noi non sapevamo”.
Chi vuole sapere, oggi, è ben servito. Basta cercare.
Se poi, con questo Sapere un internauta non ne fa nulla, è una sua scelta.
Tradotto vuol dire: finchè non mandiamo a casa l’immonda classe politica che mal ci rappresenta, le chiacchiere rimarranno a zero. Perché ormai sappiamo tutti come stanno le cose.
Altrimenti, non ci si può lamentare o sorprendersi che in Italia nessuno abbia mai parlato prima dell’Ecuador, di Rafael Correa, di ciò che accade in Sudamerica, dello scontro furibondo in atto tra la presidente argentina e brasiliana da una parte e Christine Lagarde e la Merkel dall’altra.
Perché stupirsi, quindi, che gli inglesi vogliano invadere un’ambasciata straniera?
Non era mai accaduto neppure nei momenti più bollenti della cosiddetta Guerra Fredda.
Come dicono in Sudamerica quando si chiede “ma che fanno in Europa, che succede lì?”
Ormai si risponde dovunque “In Europa dormono. Non sanno che la vita esiste”.
"Bè,forse sei arrivato al punto. Forse hai appena trovato la definizione di vero amore. Amore è quando uno vuole il suo buco tutte le sere,ma dalla stessa ragazza..” Welsh
""Viviamo tutti sotto lo stesso cielo, ma non tutti abbiamo il medesimo orizzonte." Konrad Adenauer

Alex Teflon
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Re: [O.T.] Crisi economica

#6272 Messaggio da Alex Teflon »

In Italia sfoggiamo orgogliosamente il nostro sacchettino della raccolta differenziata... Tralascio che da me hanno tagliato 1 giro della indifferenziata (la merda) costringendo una frazione di mille coglioni paganti a convivere con pannolini puzzolenti sotto il sole tutta la settimana. Grazie Europa!

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Re: [O.T.] Crisi economica

#6273 Messaggio da repeat »

Drugo ha scritto:Entro per la prima volta in questo topic.

Mi son fatto 2/3 pagine indietro per vedere se l'articolo che sto per postare sia già stato inserito,
e non mi sembra.

Però scusate che dopo aver visto la sfilza di foto sopra devo andare un attimo al cesso a vomitare.. :bleh:



..ok torniamo alle cose serie.


Incipit

Facevo questo discorso con un argentino 2 o 3 sere fa, ma contestualizzato alla sola ripresa economica di Argentina/Brasile e della loro lotta al FMI, la questione dell'Ecuador e di Assange non ce l'avevo collegata.. Minchia!


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Eh, ma a noi che ce frega der suddammerica e de assange?!
Noi c'avemo er neolibberismo e er fonno monetario 'nternazzzzionale!
Noi c'avemo l'euro! ... mica la pizza de fango!
C'avemo li politici seri, figli de politici seri, nipoti de politici seri! Tutta ggggente che da 40 anni se sta a fa un mazzo così pe' noi!
C'avemo le banche, che ce vonno tanto bbene e ce trattano co li guanti!
La ripresa non si vede, ma è dentro di noi.
Il governo ha aggravato la crisi per favorire la crescita.

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Re: [O.T.] Crisi economica

#6274 Messaggio da dboon »

noi ciavemo la troika !!

:lol: :lol: :lol:
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“Cercava la rivoluzione e trovò l'agiatezza.” Leo Longanesi

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Re: [O.T.] Crisi economica

#6275 Messaggio da GeishaBalls »

Evviva wikileaks ed Assange che lo ha reso possibile. Evviva che esistano stati indipendenti e non omologati e che in America Latina - come in India e Cina e molta Asia - si raggiunga una indipendenza anche economica.

Poi però mi sono perso. Cosa c'entra con la crisi economica?

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Re: [O.T.] Crisi economica

#6276 Messaggio da repeat »

GeishaBalls ha scritto:Evviva wikileaks ed Assange che lo ha reso possibile. Evviva che esistano stati indipendenti e non omologati e che in America Latina - come in India e Cina e molta Asia - si raggiunga una indipendenza anche economica.

Poi però mi sono perso. Cosa c'entra con la crisi economica?
Fondo Monetario Internazionale: ti dice qualcosa?
:roll:

Della serie: io ti aiuto (cioè, ti presto i soldi a strozzo), tu però applichi le nostre "ricette", svendi i tuoi beni pubblici e fai affari con chi diciamo noi e alle condizioni che ti indichiamo noi. Se non ci stai, ti boicottiamo, mettiamo in giro la voce che sei uno stato canaglia o inaffidabile, che c'hai le pezze al culo, che puzzi, e ti gettiamo nella miseria più nera e ci pappiamo lo stesso tutte le tue risorse. E magari, per abbreviare i tempi, vediamo se è possibile assoldare qualche "pazzo solitario" che ti spara, così ti togli dai coglioni subito.
La ripresa non si vede, ma è dentro di noi.
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Re: [O.T.] Crisi economica

#6277 Messaggio da repeat »

Bersani a Monti: "Cambi passo oppure l'Italia non si salva"
Il messaggio del segretario Pd: "Dico all'esecutivo che è ora di riscrivere l'agenda, di rompere l'avvitamento tra austerità e recessione". E ancora: "Se passasse l'idea che la politica non è in grado di tirarci fuori dalla crisi, ci porremmo ai margini delle democrazie"

:lol: :lol: :lol: :lol: :lol:
Perché, se Monti non "cambia passo", Bersani che fa? Apre un dibattito con la Bindi oppure si mette a piangere davanti un bicchiere di lambrusco?


"Rompere l'avvitamento fra austerità e recessione": come fosse antani, con scappellamento a destra.

"Se pasasse l'idea che la politica non è in grado di tirarci fuori dalla crisi": è già passata da un pezzo, coglione! Al governo c'è Monti, mica "la politica"!
La ripresa non si vede, ma è dentro di noi.
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Re: [O.T.] Crisi economica

#6278 Messaggio da zio »

E mó che pure Travaglio è stato smascherato come giustizialismo di destra alla "il borghese" che fate?
"L'ho imparato molto tempo fa, non combattere mai con un maiale! Tu ti sporchi, e inoltre, al maiale piace". G. B. Shaw

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Re: [O.T.] Crisi economica

#6279 Messaggio da GeishaBalls »

ah, ora è tutto chiaro.

La colpa della crisi degli stati è del Fondo Monetario Internazionale (e del resto la colpa della crisi delle aziende è delle banche). Bene, ho chiaro cosa ci capisci.

Peccato perdere quel po' di informazione sana mischiandola con teorie che non so come definire.

Il diritto di vedere pubblicati notizie scomode agli stati che hanno i lettori di wikileaks passa dal difendere oggi Julian Assange dalle intimidazioni mascherate da indagini giudiziarie come il comportamento di UK ed USA su sospetti reati sessuali che non hanno nemmeno portato la Svezia ad una formale incriminazione.

E' evidente che dare spazio alle fughe di notizie dia molto fastidio a chi è al potere e sia anche pericoloso per gli interessi degli stati. E' documentato che anche gli stati democratici usino sistemi sporchi ed illegali per mantenere potere ed influenza. Per chi voglia avere informazioni sulla storia segnalo un libro di quasi 40 anni fa "le vene aperte dell'America Latina" di Galeano.

Non è evidente che siano solo gli stati democratici ad essere cattivi e che India e Cina si comportino meglio. Non è una conseguenza logica ad esempio che l'FMI serva per creare le crisi per papparsi gli stati e poi di qui che le torre gemelle non siano state attaccate dai terroristi arabi e manca solo che Elvis Presley è vivo e lotta con noi.

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Re: [O.T.] Crisi economica

#6280 Messaggio da repeat »

zio ha scritto:E mó che pure Travaglio è stato smascherato come giustizialismo di destra alla "il borghese" che fate?
Ancora a Travaglio stai a pensà? Siete ossessionati proprio!
:lol: :lol: :lol:

Ad ogni modo, continueremo a fare quello che abbiamo fatto anche dopo che Travaglio fu smascherato come Gran Maestro della Loggia P4.
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zio
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Re: [O.T.] Crisi economica

#6281 Messaggio da zio »

repeat ha scritto:
zio ha scritto:E mó che pure Travaglio è stato smascherato come giustizialismo di destra alla "il borghese" che fate?
Ancora a Travaglio stai a pensà? Siete ossessionati proprio!
:lol: :lol: :lol:

Ad ogni modo, continueremo a fare quello che abbiamo fatto anche dopo che Travaglio fu smascherato come Gran Maestro della Loggia P4.
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Re: [O.T.] Crisi economica

#6282 Messaggio da repeat »

GeishaBalls ha scritto:ah, ora è tutto chiaro.

La colpa della crisi degli stati è del Fondo Monetario Internazionale (e del resto la colpa della crisi delle aziende è delle banche). Bene, ho chiaro cosa ci capisci.

Peccato perdere quel po' di informazione sana mischiandola con teorie che non so come definire.
No, per carità! Le Banche sono dei poveri agnellini! Non vorrei mai rovinarti la favoletta grazie alla quale ti addormenti ogni notte!
Buon riposo, GeishaBalls.

... e mi raccomando: sentiti in colpa e continua a pagare in silenzio. Da buon suddito quale sei.
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Re: [O.T.] Crisi economica

#6283 Messaggio da repeat »

zio ha scritto: I cazzoni?
Non sai ritirarti in buon ordine, vero? Devi andare fino in fondo con la tua figura di merda...

E va bene! Noi ci accontentiamo di fare i cazzoni e di farvi qualche pernacchia ogni tanto. Tu, poi, c'hai anche l'aggravante di essere rubentino (come Travaglio), quindi, da 1 a 100, sei coglionabile 3000.
:P
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Re: [O.T.] Crisi economica

#6284 Messaggio da Mr. G »

IN FONDO AL TUNNEL? LA GUERRA
di Piero Laporta

[Scopri]Spoiler
L'altalena d'ottimismo e pessimismo che sembra caratterizzare irrazionalmente i mercati, come le docce scozzesi ammansisce i cittadini, i quali, rinunciando sfibrati a ogni capacità di decidere, devono affidarsi infine ai tecnocrati. Qual è lo scopo finale di tali mene? Non la crescita o la riduzione del debito, né la stabilità, la governabilità, l’occupazione, né tanto meno la fine della crisi. L’unico scopo reale è portar via i soldi ai cittadini, impoverire l’Italia e gli italiani, trasferire le nostre ricchezze in Germania, in Francia, in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, oltre che nelle tasche dei loro vassalli.

È una rapina ciclica, ventennale.

Una salasso ciclico
Le misure del governo di Mario Monti - che non ha abbattuto il debito, che non ha stimolato alcuna crescita, che ha aumentato la spesa pubblica, mentre il paese langue o altrimenti brucia di ribellioni - sono sbandierate per lanciare inopinatamente segnali rasserenanti, peraltro smentiti da Confindustria e sindacati.

Che cosa sta accadendo? È solo una tregua di una guerra ancora in corso.

Nel 1956 subimmo il primo taglio alla giugulare per succhiarci un po' di sangue. Usarono spregiudicatamente i popoli ungherese e polacco per confondere le acque, mentre Francia e Gran Bretagna (vecchie carampane internazionali) causarono il blocco di Suez e i costi dei combustibili subirono una impennata, risibile tuttavia rispetto a quelle successive e soprattutto a quella in corso.
Venti anni dopo, nel 1973, la guerra dello Yom Kippur, una sceneggiata con morti veri, determinò un'altra salassata e iniziò l’uso delle parole inglesi per zuccherare le rapine. Fu "Austerity", ricordate?
Dopo altri venti anni, nel 1992, l’economia italiana fu disastrosamente vampirizzata e cominciò il ciclo tedesco.
Dopo ulteriori 20 anni, il tempo cioè necessario a far rincitrullire almeno una delle generazioni che possono ricordare e farne morire un’altra, si sono ripresentati a battere cassa. La differenza fra la crisi corrente e quelle precedenti è che una volta le banche fingevano di essere estranee dalla politica. Oggi il legame fra banche e politica è svelato.
Un'altra differenza è che fino al 1973 l'Urss ebbe una fetta del bottino, nel nome della «distensione». Dopo subentrò la Germania, che dal 1989 dette spallate all'Urss e oggi esercita il suo imperialismo europeo, concorrendo con Washington.
Se le nostre Destra e Sinistra sembrano simili, è perché sono escrementi d’una storia politica di cui non sono mai state mai protagoniste, dopo le Idi di Marzo di Aldo Moro.
Tutto comunque gira intorno all'Euro, che sarà pure fasullo come taluni dicono, però se crolla travolge tutto, comprese le economie di Berlino, Parigi, Londra e Washington.
Non volevano e non vogliono distruggere l’euro, come taluni paventano. Vogliono solo il tributo ventennale e lo stanno prendendo, i nostri alleati e amici. La prossima volta sarà più drammatica.

Verso la guerra

Che cosa inventeranno per fronteggiare il futuro?
Una risposta possiamo trovarla nel vertiginoso e incalcolabile incremento della speculazione dal 1956 a oggi.
Un trend non si inverte dall’oggi al domani, come sanno bene gli statistici. Se la curva della speculazione è in salita, significa che è sostenuta da un complesso di fenomeni concorrenti: sociali, politici, militari, oltre che economico finanziari. Tutto ciò ha costituito col passare degli anni degli aggregati di interesse, dai quali promana “un potere pieno e incontrollato”, come avrebbe detto Aldo Moro.

Per intenderci, questa crisi senza la cosiddetta “primavera mussulmana”, sarebbe tutt’altra.
La facilità di rubare impunemente soldi dalle tasche di chi lavora crea nei ladri una quantità ulteriore di bisogni, interessi, metodi e capacità per rubarne sempre di più, inarrestabilmente. Questo meccanismo dell’avidità, ben noto agli smagati operatori finanziari, è generatore di sfiducia ulteriore e dunque acceleratore della speculazione, che si risolve in una prospettiva forzata: accumulo oggi perché domani non si sa che cosa sarà. Il futuro nel medio periodo si sa invece perfettamente: ogni macro crisi finanziaria ha generato prima delle guerre locali e poi una guerra mondiale.

Questo è l’effetto in prospettiva della crisi iniziata negli Usa nel 2008.
Le manovre speculative contro la lira nel 1992 costarono l’equivalente di 100-150 miliardi di euro.
Per avere un’idea di quanto costi la crisi in corso, dobbiamo partire dal 2008, quando è iniziata con la crisi finanziaria statunitense.
Dal 2008 a oggi abbiamo pagato tasse per 330 miliardi di euro (con dieci manovre economiche) 178 dei quali di nuove tasse. Questi 178 miliardi sono quanto lo Stato italiano ha versato nelle casse degli altri paesi. Per esempio la Francia, che ci fornisce energia elettrica con le centrali nucleari costruite lungo i nostri confini, incassa dall’Italia 30miliardi ogni anno, cioè l’equivalente d'una manovra finanziaria.

A queste dissipazioni seguono le sceneggiate sullo spread, cioè il differenziale fra Btp e Bund (i titoli tedeschi). Ogni qual volta è alle viste un’asta di titoli italiani, nelle due settimane precedenti s'innescano tempeste nei mercati che fanno alzare il differenziale. L’ultima asta un paio di settimane fa, oltre alla consueta tempesta, ha registrato una singolare iniziativa di Goldman&Sachs che dichiarò di liberarsi di tutto il proprio portafoglio di Btp, oltre 14miliardi di euro. I bravi giornalisti italiani hanno venduto la notizia ai propri lettori come fosse una dichiarazione di sfiducia dei candidi banchieri statunitensi verso l’Italia. Era invece una manovra speculativa intesa a far salire lo spread, che infatti salito e, guarda caso, l’asta dei titoli italiani è stata un successone e tutti i titoli sono stati piazzati.

È, questa, esattamente la tecnica degli usurai: continuano a prestare denaro alle vittime, alzando gli interessi, rendendo il capitale irrestituibile finchè la vittima è del tutto schiavizzata dall'usuraio. Essa lavora per l'usuraio solo per pagare gli interessi.
Confindustria valuta pari a 140mila posti di lavoro bruciati da un differenziale di 300 Btp-Bund.
Confindustria reputa ingiustificati i differenziali correnti, visti i fondamentali economici tra Italia e Germania.
Nel 2013 se la situazione non migliorerà, Confindustria prevede che l'extra-spread costerà alle famiglie 12,1 miliardi e 23,7 alle imprese.
Da qui la povertà dilagante. Il rapporto Istat "La povertà in Italia” per il 2011 calcola 8.173.000 persone “relativamente povere”, pari all’11,1% delle famiglie, mentre 3.415.000 sono le persone assolutamente povere (5,2% delle famiglie). Nel 2011 l’incidenza della povertà relativa, calcolata per una famiglia di due componenti a 1.011,03 euro, è aumentata dal 40,2% al 50,7% per “le famiglie senza occupati né ritirati dal lavoro”.
Il 75% di queste famiglie sono al Sud.
Mario Monti che fu nel 1981 l’architetto del debito pubblico italiano, ha ricordato Alcide De Gasperi a Rimini; non ci stupirebbe se volesse dire che lo sta imitando, .
Deve sapere, Monti, che Padre Pio ebbe, quando qualcuno gli chiese una preghiera per De Gasperi, accenti terribili, inusuali persino a giudizio di chi conosceva bene i suoi rimbrotti scoppiettanti. Erano presenti in quelle occasioni mio suocero, mio padre e vari monaci del convento.

De Gasperi non sarà fatto santo, ma rispetto a Monti fu un terziario francescano e, sebbene rimbrottato da Padre Pio, per quanto ci riguarda, dei due è l’unico che non merita l’inferno.
http://www.pierolaporta.it/2012/08/21/i ... #permalink

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Re: [O.T.] Crisi economica

#6285 Messaggio da GeishaBalls »

repeat ha scritto:
GeishaBalls ha scritto:ah, ora è tutto chiaro.

La colpa della crisi degli stati è del Fondo Monetario Internazionale (e del resto la colpa della crisi delle aziende è delle banche). Bene, ho chiaro cosa ci capisci.

Peccato perdere quel po' di informazione sana mischiandola con teorie che non so come definire.
No, per carità! Le Banche sono dei poveri agnellini! Non vorrei mai rovinarti la favoletta grazie alla quale ti addormenti ogni notte!
Buon riposo, GeishaBalls.

... e mi raccomando: sentiti in colpa e continua a pagare in silenzio. Da buon suddito quale sei.
Ma quale favoletta e quali sensi di colpa? Suddito? Ma di che parli senza elementi? (faccina con occhi spalancati)

Non riesci a contemplare il fatto che hai dei limiti. Parli di cose più grandi della tua comprensione e la cosa ti spaventa, così ci metti sopra una storia. Per chi ha la tua capacità di pensiero i tuoni sono creati da Giove o da Thor, il vento dal respiro di un gigante.

Tutti i giorni io e te vediamo il gallo cantare e poi sorgere il sole. Io dubito che sia il gallo a far sorgere il sole, tu risplendi di certezza.

Ma tranquillo, leone da tastiera, tutta la tua rabbia viene dalla paura. Se riesci ad andare oltre a pensare per etichette c'è un pezzo di serenità anche per te

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