dostum ha scritto: ↑09/02/2021, 4:49
Drogato_ di_porno ha scritto: ↑09/02/2021, 4:15
Dos è un lupo travestito da agnello o un drago travestito da gesuita?
Non è cattivo Ha solo FAME,FAME.FAME
conti correnti, case,terreni divora tutto
https://divinacommedia.weebly.com/lupa. ... VI%2C%2010)%20ed%20%C3%A8
La lupa
È la terza delle tre fiere incontrate da Dante nella selva oscura, nel Canto I dell'Inferno. La lupa è univocamente interpretata come allegoria dell'avarizia-cupidigia, la più grave delle tre disposizioni peccaminose che impediscono a Dante la salita del colle (la lonza è la lussuria, il leone è la superbia); già san Paolo definiva l'avarizia radix omnium malorum (radice di tutti i mali, I Tim., VI, 10) ed è chiaro che l'avarizia rappresenta per Dante la causa prima del disordine morale e politico in cui versava l'Italia del primo Trecento, simboleggiato anche dalla selva oscura. Virgilio, dopo aver tratto in salvo Dante dalla belva, gli profetizza l'avvento del veltro, un misterioso personaggio (forse da identificare con Cangrande Della Scala) destinato a ricacciare la lupa nell'Inferno, cioè a liberare l'Italia dall'avarizia e ristabilire la giustizia.
Lo stesso Plutone, custode demoniaco del III cerchio dell'Inferno, è definito da Virgilio un lupo (Inf., VII, 8 ) e la lupa ritorna nella famosa apostrofe di Purg., XX, 10-12 (Maladetta sie tu, antica lupa, / che più di tutte l'altre bestie hai preda / per la tua fame sanza fine cupa), dove si parla proprio del peccato di avarizia espiato nella V cornice.
Questo animale è del resto accostato al peccato di avarizia in molti bestiari medievali, inoltre in Purg., XIV, 49-51 Guido del Duca allude ai Fiorentini chiamandoli lupi, con evidente accenno al peccato di avarizia di cui erano esempio. L'accusa di avarizia viene rivolta a Firenze anche in Par., IX, 127 ss., dove Folchetto di Marsiglia definisce Firenze come città del demonio che produce e spande il maladetto fiore / c'ha disviate le pecore e gli agni, / però che fatto ha lupo del pastore. Il fiore è naturalmente il fiorino, colpevole di trasformare pecore e agnelli del gregge cristiano in lupi famelici.
Ed una lupa, che di tutte brame
sembiava carca ne la sua magrezza,
e molte genti fé già viver grame,
questa mi porse tanto di gravezza
con la paura ch'uscia di sua vista,
ch'io perdei la speranza de l'altezza.
E qual è quei che volontieri acquista,
e giugne 'l tempo che perder lo face,
che 'n tutti suoi pensier piange e s'attrista;
tal mi fece la bestia sanza pace,
che, venendomi 'ncontro, a poco a poco
mi ripigneva là dove 'l sol tace.
[...]
... ché questa bestia, per la qual tu gride,
non lascia altrui passar per la sua via,
ma tanto lo ’mpedisce che l’uccide;
e ha natura sì malvagia e ria,
che mai non empie la bramosa voglia,
e dopo ’l pasto ha più fame che pria.