Finita la 3a serie di American Horror Story
Imho e' stata la piu' brutta per i seguenti motivi: di horror non ha nulla, orientato schifosamente per un pubblico femminile di teenagers, lo storyline indecente, colpi di scena e tensione nulli, e chi piu' ne ha piu' ne metta...
Una cagata pazzesca.
Tasman ha scritto:
6 minuti nella storia del "cinema"...
Assolutamente.
Ho dovuto assolutamente rivedermi tutto il finale subito dopo, tanto è stato tecnico, avvincente spettacolare questo lunghissimo piano sequenza (o come si chiama)
True Detective sarà la miglior serie del 2013, non ci son cazzi.
Maturità e depravazione battono sempre gioventù e bellezza
Perché True Detective, su HBO, raggiunge l'apice della serialità televisiva
Pubblicato: 13/02/2014 18:52
Su HBO, il canale che ha dato vita a capolavori immensi come "Six Feet Under" e "The Sopranos", si sta attuando l'ennesima rivoluzione. Televisiva, letteraria, culturale fate voi. Dal 12 gennaio va in onda "True Detective", una serie che ha come protagonisti Woody Harrelson, attore che personalmente ho apprezzato tantissimo in un piccolo gioiello nerd qual è "Benvenuti a Zombieland", e Matthew McConaughey, attore che nel giro di un mese mi ha fatto strabuzzare gli occhi prima battendosi il petto come un ossesso in "The wolf of Wall Street" e poi smagrito e 'fottutamente' omofobo in "Dallas Buyers Club".
Negli otto episodi che compongono la prima stagione di "True Detective" i due interpretano i detective Martin Hart e Rust Cohle. Il primo ha una bella moglie, due figlie, un'amante di una sensualità prorompente, una dipendenza dall'alcol e tanta superficialità. Il secondo invece non ha legami: ha perso una figlia in un incidente stradale che ha alzato un muro di menzogne e ipocrisia con la ex moglie, ha vissuto sotto copertura per tanti anni drogandosi per mantenere le apparenze e soprattutto ha una visione della vita assimilabile al nichilismo più puro. Un personaggio controverso e quasi ipnotico, a cui dà una magnifica maschera Matthew McConaughey.
La coppia di detective indaga su un serial killer che per 17 anni ha terrorizzato la Louisiana. La loro storia viene raccontata tramite due archi temporali: nel 1995 li vediamo dare la caccia all'assassino tra interrogatori e piste da seguire, nel 2012 invece ci vengono mostrati in qualità di testimoni mentre raccontano come hanno svolto le loro indagini. In mezzo c'è spazio per l'esplorazione delle loro vite private, delle loro debolezze, dei loro demoni, delle loro tensioni esistenziali.
Ciò che stupisce di "True Detective" non è ovviamente la trama per quanto efficace essa sia. Lo stesso sentiero è stato battuto benissimo, ad esempio, da una serie come "The Killing", remake a stelle e strisce della danese "Forbrydelsen". Quello che impressiona è la qualità con cui viene raccontato tutto: una qualità eccelsa che vediamo non solo nelle interpretazioni straordinarie di McConaughey e Harrelson o nelle scelte musicali, ma soprattutto nella scrittura di Nic Pizzolatto e nella regia di Cary Joji Fukunaga.
Partiamo da quest'ultimo: regista con un discreto curriculum (ha vinto il premio alla regia al Sundance Festival nel 2009 per la sua opera prima "Sin Nombre", poi nel 2011 cambia genere con "Jane Eyre"), Fukunaga stupisce per la capacità di cogliere i dettagli, per le spettacolari riprese a campo lunghissimo, per una fotografia che non ha nulla da invidiare in alcuni momenti agli scatti dei migliori fotoreporter del National Geographic. Aspetto che si evince in maniera emblematica dagli opening credits della serie, tra i migliori mai realizzati nella gloriosa storia televisiva di HBO. A testimoniare il talento di Fukunaga, qualora ce ne fosse ulteriore bisogno, c'è un piano sequenza da brividi lungo sei minuti nel finale del quarto episodio di "True Detective". Spettacolo puro per chi giudica un film o una serie televisiva anche dal punto di vista tecnico.
E poi c'è la scrittura. Straordinaria, intensa e allo stesso tempo secca, mai banale, capace di cogliere nel segno con dialoghi di eccezionale profondità, ricchi come pochi di sfumature. A firmare la sceneggiatura è tal Nic Pizzolatto, uno che prima di approdare su HBO si era fatto notare con un romanzo, "Galveston", che ha trovato spazio pure in Italia grazie alla collana Strade Blu della Mondadori. In "True Detective" firma le sceneggiature di tutti gli episodi: caso più unico che raro per le serie tv a stelle e strisce in cui spesso sono diversi gli autori che si alternano alla scrittura delle varie puntate. Chapeau.
Pizzolatto con "True Detective" fa compiere alla serialità televisiva un nuovo passo in avanti: stavolta, fuori da slogan e titoli sensazionalistici, siamo di fronte a vera letteratura. Una letteratura che ha trovato nuova forma, che non ha nulla da invidiare ai vari Cormac McCarthy o Don DeLillo, che è capace di scavare tra le pieghe dell'animo umano con rara sensibilità.
articolo per chi avesse ancora dei dubbi su questa serie-capolavoro!!!!!
da vedere assolutamente....
il passato non può essere cambiato,il presente offre solo rimpianti e perdite,solo nei giorni a venire un'uomo può trovare conforto quando i ricordi svaniscono.CRASSO!
Febbraio grande mese per le serie tv per il sottoscritto: oltre a True detective che continua è uscita la seconda stagione di House of Cards (spero all'altezza della prima), riparte The Americans ed è iniziata la seconda stagione di Line of Duty.
A proposito di Line of Duty lo consiglio a chi ama le serie BBC stile Luther...prima stagione di 5 (stupendi) episodi e il 12 febbraio è ripartita la seconda.