Comincio col primo, che è il più lungo, così iniziate prima a leggerlo e finite insieme agli altri.
Anche perché qualche tempo fa ci avevo già accennato.
三国演义 (Sānguó yǎnyì), sarebbe a dire Il romanzo dei tre regni
Praticamente, è il ciclo arturiano della Cina, il romanzo fondativo, la storia (scritta nel Trecento) degli eventi che nel 200
portarono da una delle varie disgregazioni a una delle varie riunificazioni dell'impero cinese.
In oltre 1300 rutilanti pagine, si susseguono una miriade di vicende fra donne, cavalieri, armi ed amori,
cortesie ed audaci imprese da far impallidire l'Orlando Furioso, nonché l'Innamorato.
Nelle prime duecento-trecento pagine, i personaggi, le città, i fiumi e le montagne entrano in scena a un ritmo vertiginoso,
tra l'altro tutti con bei nomi bisillabi, di quelli che ti restano in mente, come Wu Fu, Dong Zhuo, Lu Bu, Changan, Luoyang, Yaohan e Huangu, ecc...
Dove l'unica guida per la memoria è il fatto che i nomi di persona sono due sillabe separate, di cui la prima è il cognome e la seconda il nome,
e quindi i personaggi parenti cominciano con la stessa sillaba, mentre i nomi geografici sono due sillabe unite, di cui la seconda a volte
indica di che cosa si tratta (spesso zhou è una città). Insomma, si sfiora il sovraccarico cognitivo.
L'altra distinzione è che i personaggi praticamente muoiono tutti entro due o tre pagine da quando sono entrati in scena,
mentre i fiumi e le città tendono a durare più a lungo.
Il lettore che superasse questo prologo impegnativo si trova finalmente di fronte ad alcuni personaggi ricorrenti,
a cui si affezionerà immancabilmente, perché in fondo si tratta proprio di brave personcine.
C'è il baffuto Zhang Fei, il barbuto Guan Yu e il nobile Liu Bei, e per una metà abbondante del romanzo loro saranno i buoni.
Poi succede una serie di patatrac, ma non faccio spoiler.
Lascio la parola alle immagini, che hanno lo stile degli sceneggiati RAI, quelli di quando la RAI faceva gli sceneggiati: esilarante.

Zhǐyǒu shedòu fěn! Zhǐyǒu shedòu fěn! Zhǐyǒu shedòu fěn![*]
Una delle cose impressionanti del romanzo è vedere i cavalieri che si sfidano a duello in singolar tenzone
con spada e lancia (e arco e frecce e alabarda e balestra) come cavalieri medievali,
ma facendo finte e tendendosi tranelli che un cavaliere avrebbe rifiutato con orrore.
E proseguono per decine e decine di scontri, finché fa buio e allora si danno appuntamento al giorno dopo,
ma magari il giorno dopo uno dei due decide di andarsene o prendere la città alle spalle.
Tutto questo nel 200 d.C., mentre dalle nostre parti le legioni dei Severi cavalcavano senza staffe
e si arrangiavano a contenere Parti, Germani, Sciti e Marcomanni a colpi di daga.
Del resto, si sa che i cinesi hanno inventato tutto prima.
Altre cose degne di nota sono le città prese deviando fiumi e costruendo montagne,
i misteriosi maghi taoisti che volano e scatenano tempeste,
gli stratagemmi, i controstratagemmi e i controcontrostratagemmi, e via dicendo,
e le stregonerie alla Macbeth, come le teste tagliate che perseguitano il mandante.
Insomma, un'assoluta delizia.

Ah, se qualcuno fosse interessato, il libro è qui:
http://chiquadroblog.it/romanzo-dei-tre ... -italiano/
e la serie in 82 puntate si trova abbastanza facilmente.

Senza contare, guarda la combinazione, proprio quest'anno a Cannes è uscito l'ultimo film di Zhang Yimou (Ombra),
che pare sia ispirato proprio a questo romanzo (anche se dal trailer non si direbbe). Un bel bianco e nero alla Sin City.
[*] shedòu l'ho ricostruito a orecchio: è sicuramente un legume (dòu), ma che razza di legume sia, proprio non l'ho scoperto.
Se un cinofilo mi illumina, gliene sarò grato.