Fino al 2008 Rossi aveva sempre dovuto combattere con un solo avversario per il titolo. Nel 2009 per la prima volta si era trovato a giocarsela con due avversari perchè fino a metà campionato erano in lizza lui Casey e Jorge. Poi secondo la vulgata rossista Valentino spedì Stoner all'ospedale (parole di Pernat) e rimase a giocarsela con Lorenzo.
Nel 2010 Lorenzo aumentò ulteriormente la pressione e sono convinto che Vale si ruppe una gamba anche per questo.
Dopo due anni di lotta in famiglia (2009-2010) e un muro a separare il box Rossi (che metteva in comune i suoi dati con Jorge) non sopportava più la politica Yamaha (rea di avergli messo accanto un avversario mortale). Quindi gli anni in Ducati (che hanno rivalutato le imprese di Stoner) e l'arrivo di Marquez.
Quest'anno per la prima volta in carriera Rossi aveva bisogno dell'aiuto di altri per vincere il mondiale. L'autentica differenza col passato.
Non ha retto la tensione, si alzava alla mattina pensando quanti punti lo separavano da Jorge (parole sue). In conferenza a Sepang vigliaccamente e meschinamente ha frignato, una roba che non mi sarei mai aspettato (anche dando per scontato che avesse ragione). Su cielo hanno rimandato la conferenza e Rossi ridacchiava tesissimo (spettacolo pietoso) mentre pronunciava il j'accuse.
Il guaio è che sul cupolino della HRC non c'era il n° 27 o il 74. C'era il 93. E il 93 nella rissa ci sguazza. Buttarla in rissa contro uno che vive per la rissa. Non una buona scelta per l'ex guru della psicologia.
Tutto vero quel che dice Perez:
Interessante l'analisi della psicologa Sara Raffale su Marquez che "ha l'atteggiamento di chi non ha nulla di cui redimersi": http://www.formulapassion.it/2015/11/mo ... sicologia/La Gazzetta ospita anche l’intervento di Emilio Perez de Rozas Arribas, che ha seguito il motormondiale per diverse testate spagnole da metà anni 80. Ecco alcuni passaggi più significativi da cui emerge la ferma condanna del comportamento di Valentino: “Il guaio è che è così amato, così idolatrato, così vincente, così campione, che crede e pensa, lui e tutta la ‘tribù Chihuahua’, che tutto gli sia consentito. Eh no. Forse il campionato, i circuiti, i tifosi, il pubblico televisivo, la Dorna e la Fim hanno bisogno della sua presenza, del suo carisma e delle sue vittorie, che sono ogni giorno sempre meno. Però molti in Spagna cominciano ad essere stanchi del fatto che vinca sempre Rossi. Anche quando perde. Anche quando fa cadere un avversario. Anche quando commette un’infrazione che sarebbe sfociata in squalifica per chiunque altro, meno che per lui. […] Aveva torto, e lui lo sa, anche se, travestito da arlecchino, intorta tutta l’Italia, […] invocando giustizia […] dopo che aveva già salvato terzo posto e 16 punti a Sepang. Rossi sa che giovedì in Malesia ha esagerato […]. Il Valentino Rossi di una volta non l’avrebbe fatto. Perché sarebbe fuggito da Marquez. […] Ma ora, i tre moschettieri sono sempre, o quasi sempre, più veloci di ‘D’Artagnan Rossi’. Ed è questo a fare male a Valentino”.
Perchè Valentino aveva fatto la sparata di Sepang sperando che l'altro potesse redimersi...
Oggi ai microfoni Rossi durissimo e a ragione. Jorge è stato dolcemente scortato dai suoi angeli custodi (spero che su Pedrosa i rossisti abbiano cambiato idea). Prafrasando Clint Eastwood ne "il buono il brutto e il cattivo" oggi Jorge dormiva sonni tranquilli perché il suo (ex) peggior nemico vegliava su di lui.
La sconfitta di Valentino è totale, come il Vietnam per gli americani, la prima vera sconfitta della superpotenza Rossi.