
[O.T.] Devo entrare in analisi?
Moderatori: Super Zeta, AlexSmith, Pim, Moderatore1
- jhonnybuccia
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- Iscritto il: 28/07/2007, 18:37
ho ricevuto una telefonata e ho schiacciato invio...
Stavo dicendo: depresso per ragioni fisico chimiche per cui ti alzi al mattino sei apatico e hai tutti i sintomi della depressione ma un vero motivo non c'è. Non hai particolari problemi sul lavoro, in famiglia ma ti senti cosi'...
Poi c'è la depressione dovuta all'accumularsi di problemi che non riesci a gestire, poi arriva l'effetto valanga per cui ti sembra che da qualunque parti di giri ricevi colpi.
Mel secondo caso sei perfettamente in te, cominci a somatizzare i problemi, ti rendi conto che non mangi piu' o mangi male, che dormi poco, che sei sempre sullo scazzato. Non bisogna per forza essere inconsapevoli per essere depressi. E' che i problemi ti sembrano o sono piu' grandi di quanto tu possa sopportare.
Ripeto: i medici illustri di questo forum sapranno spiegare meglio quello che sto balbettando
Stavo dicendo: depresso per ragioni fisico chimiche per cui ti alzi al mattino sei apatico e hai tutti i sintomi della depressione ma un vero motivo non c'è. Non hai particolari problemi sul lavoro, in famiglia ma ti senti cosi'...
Poi c'è la depressione dovuta all'accumularsi di problemi che non riesci a gestire, poi arriva l'effetto valanga per cui ti sembra che da qualunque parti di giri ricevi colpi.
Mel secondo caso sei perfettamente in te, cominci a somatizzare i problemi, ti rendi conto che non mangi piu' o mangi male, che dormi poco, che sei sempre sullo scazzato. Non bisogna per forza essere inconsapevoli per essere depressi. E' che i problemi ti sembrano o sono piu' grandi di quanto tu possa sopportare.
Ripeto: i medici illustri di questo forum sapranno spiegare meglio quello che sto balbettando
- CanellaBruneri
- Storico dell'impulso
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- Iscritto il: 13/04/2007, 18:10
- Località: tra la Via Emilia e il West
Sostanzialmente corretto: in realtà gli aspetti biochimici e quelli psicologici tendono poi a confondersi fra di loro.hellover ha scritto:ho ricevuto una telefonata e ho schiacciato invio...
Stavo dicendo: depresso per ragioni fisico chimiche per cui ti alzi al mattino sei apatico e hai tutti i sintomi della depressione ma un vero motivo non c'è. Non hai particolari problemi sul lavoro, in famiglia ma ti senti cosi'...
Poi c'è la depressione dovuta all'accumularsi di problemi che non riesci a gestire, poi arriva l'effetto valanga per cui ti sembra che da qualunque parti di giri ricevi colpi.
Mel secondo caso sei perfettamente in te, cominci a somatizzare i problemi, ti rendi conto che non mangi piu' o mangi male, che dormi poco, che sei sempre sullo scazzato. Non bisogna per forza essere inconsapevoli per essere depressi. E' che i problemi ti sembrano o sono piu' grandi di quanto tu possa sopportare.
Ripeto: i medici illustri di questo forum sapranno spiegare meglio quello che sto balbettando
Un'altra cosa è giusta: le depressioni, tutte, sono sempre consapevoli (possono essere travisate, ma c'e' sempre laconsapevolezza di un disagio)
"This machine kills fascists" scritto su tutte le chitarre di Woody Guthrie
Ehi, campione, che cosa è il pugilato?..." la boxe...uhm....la boxe è quella cosa che tutti gli sport cercano di imitare" (S. Liston)
"Gli fuma gli fuma, va come gli fuma l'angelomario va, gli fuma , gli fuma, altroche'" (cit. ziggy7)
"Ho un'età elegante" (cit. Lilith, Miss Spring)
Ehi, campione, che cosa è il pugilato?..." la boxe...uhm....la boxe è quella cosa che tutti gli sport cercano di imitare" (S. Liston)
"Gli fuma gli fuma, va come gli fuma l'angelomario va, gli fuma , gli fuma, altroche'" (cit. ziggy7)
"Ho un'età elegante" (cit. Lilith, Miss Spring)
- Parakarro
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- Iscritto il: 04/02/2008, 11:27
- Località: Mi sono perso da anni
Hellover mi dispiace di averti frainteso...davvero!
Personalmente non credo dia ver mai provato una cosa del genere...certo, ho passato dei bruttissimi momenti in cui non m'importava proprio di nulla ma fortunatamente sono riuscito a superarli...Ho sviluppato delle libido che mi hanno portato a trarre gioia dalla mia vita...
Devo ammettre che la gioia nel lavoro è la cosa che mi aiuta di più! Certo ho la fortuna di non essere un dipendente ma questo non vuol certo dire che io non dipenda da nessuno...Il mantenimento delle passioni e il godimento nell'esercitarle mi da incredibile forza!
Personalmente non credo dia ver mai provato una cosa del genere...certo, ho passato dei bruttissimi momenti in cui non m'importava proprio di nulla ma fortunatamente sono riuscito a superarli...Ho sviluppato delle libido che mi hanno portato a trarre gioia dalla mia vita...
Devo ammettre che la gioia nel lavoro è la cosa che mi aiuta di più! Certo ho la fortuna di non essere un dipendente ma questo non vuol certo dire che io non dipenda da nessuno...Il mantenimento delle passioni e il godimento nell'esercitarle mi da incredibile forza!
Altri motti in tema:WARDOG ha scritto:Parafraso un mio grande e compianto maestro.
"chi vola vale, chi non vola e' un vile"
Per omnia asperrima
Nec descendere nec morari
Ad excelsa tendo
Ubi nos, ibi victoria
WARDOG, se tu fossi stato il mio sergente ti avrei seguito dappertutto, sicuro di uscirne vivo...!!!




"Innalzare templi alla virtù e scavare oscure e profonde prigioni al vizio."
- Drogato_ di_porno
- Storico dell'impulso
- Messaggi: 77485
- Iscritto il: 20/06/2002, 2:00
Invece io soffro e voglio infliggere a tutti gli altri la mia sofferenza. Voglio che nessuno le sfugga. Helmut più di tutti. Non spero in un mondo migliore per nessuno. Voglio che gli altri condividano il mio dolore. Io ho sofferto. Adesso tocca a voi. Odio il mondo intero. Helmut più di ogni altra cosa. Voglio sprofondare il mondo all' inferno dove poter inneggiare alla mia deformità . Voglio trasformare tutto in un deserto di materia inerte e silenziosa.
"Non devo essere io ad insegnarvi che avete nemici ed in gran numero, che non sanno perché lo siano, ma che come cani bastardi di villaggio, si mettono ad abbaiare quando i loro simili lo fanno" (Shakespeare, Enrico VIII)
Non ce la farai mai nel tuo obbiettivo.Drogato_ di_porno ha scritto:(..) Helmut più di tutti. Non spero in un mondo migliore per nessuno (...) Odio il mondo intero. Helmut più di ogni altra cosa (...)

E' questione di rapporti di forza.
Ci vuole ben altro per buttare giù uno come me.

"Innalzare templi alla virtù e scavare oscure e profonde prigioni al vizio."
Le esistenze rovesciate degli "hikikomori", un male sociale non più solo giapponese
I giovani che si autorecludono:
il mondo esterno è solo sul computer
Gli psichiatri: ragazzi isolati per anni, come a Tokio. I racconti: «Niente scuola e Internet, ci basta Internet»
MILANO " Alex ha messo un chiavistello alla porta della sua stanza e per oltre sei mesi ha chiuso il mondo fuori. Andrea da nove passa le sue notti su Internet perchè la vita vera, dice, è lì. Anna esce dalla camera solo di notte per assaltare il frigorifero. Luca risponde esclusivamente a chi lo chiama con il «nick» perchè il suo nome gli suona vuoto come la sua esistenza. Confondono il giorno con la notte, parlano con gli sconosciuti e sono sconosciuti in casa loro. Sono le esistenze rovesciate degli "hikikomori", i giovani autoreclusi, non più solo giapponesi.
Per conoscere le loro storie devi parlare con le sentinelle impotenti del loro ritiro. Genitori, fratelli, amici: «Mio figlio per oltre sei mesi mi ha parlato solo attraverso la porta e solo per urlarmi "lasciami in pace"»; «Mia sorella esce quando tutti dormono: mi ruba le sigarette dallo zaino e torna a rinchiudersi ». Ma per incontrarli non puoi che andarli a cercare nel loro regno: Internet. Ecco Chaoszilla, dà un nome agli autoreclusi come lui: «Io sono un hikikomori »; Pavèly spiega cos'è, un hikikomori: «àˆ una parola giapponese. Indica il comportamento di quei ragazzi che per anni vivono in casa, senza affrontare la vita e l'amore. Solo Internet e fumetti. Cosa importante: io sono uno di loro»; Miki s'identifica, quindi quantifica il fenomeno: «Ve lo dico: hikikomori è un traguardo, è la frontiera. In Giappone sono circa un milione. In Italia siamo mostruosamente indietro ma la necessità di isolarsi dall'orribile mondo esterno vedo che si diffonde sempre di più».
Su una cosa Miki e il mondo fuori dalla sua stanza sono d'accordo: gli hikikomori, anche in Italia, sono sempre di più. Non esistono statistiche sulla «lost generation » nostrana. Solo le testimonianze di psicologi: oltre 50 i casi che abbiamo registrato. E le storie (nascoste dietro nomi di fantasia) di Alex: 16 anni e una vita in 20 mq scandita dal rombo degli aerei di Malpensa; Andrea: un anno in più di Alex e una «cella » alle porte di Brescia; Valentina: rinchiusa in un appartamento sull'Adriatico; Luca: solo di recente uscito dal suo «guscio» in Gallura. Più maschi che femmine. Quasi sempre «under 18», almeno in Italia. Molto intelligenti, creativi, ma introversi. Letteralmente giovani «in ritiro», ragazzi che senza un apparente motivo si chiudono nella loro stanza. Chi (come Oblomov di Goncarov) per incapacità di affrontare il mondo, chi (è il caso di Miki) per esprimere la sua rabbia. E ancora: chi per mesi, chi per anni. Il record nostrano: tre-quattro anni. Quello nipponico: 15 e più. Per alcuni la clausura è totale, per altri parziale: qualcuno esce dalla propria stanza per cenare con i genitori, per andare in vacanza, chi vive solo è obbligato a farlo per comprare del cibo nel supermercato più vicino.
In Giappone gli hikikomori sono un fenomeno culturale e sociale: sono oltre un milione, l'1% della popolazione, il 2% degli adolescenti. Alcuni ricercatori, tra cui Michael Zielenziger (suo il saggio Non voglio più vivere alla luce del sole), hanno avanzato l'ipotesi che anche la principessa Masako Owada, ne sia affetta. La colpa della loro autoreclusione è stata data alle pressioni sociali, alla severità del sistema scolastico, alla spinta verso l'omologazione, alle madri oppressive, ai padri assenti, al bullismo. Tamaki Saito è stato il primo psicoterapeuta a studiare quello che viene definito un disturbo («non una patologia»). Ma è stato anche il primo a evidenziare alcuni punti di contatto tra i ragazzi giapponesi e i «mammoni italiani». A ricordarlo è Carla Ricci, antropologa con una vita a Tokyo e autrice del libro Hikikomori: adolescenti in volontaria reclusione.
«Il fenomeno è tipicamente giapponese. Ma da lì si sta allargando in Corea, Usa, Nord Europa, Italia». La prima analogia: «Lo stretto rapporto con la madre. Proprio il suo essere iperprotettiva, spesso entrambi i genitori lo sono, puó rendere il figlio narcisista e fragile. E alla prima difficoltà si ritira». Inizia col passare sempre più ore nella sua camera, col disertare le cene in famiglia, niente amici, sport, cinema. «Finchè un mattino dice di non voler più andare a scuola perchè ha bisogno di riposarsi».
Nell'ultimo anno all'Istituto «Minotauro» di Milano, dove lavorano Gustavo Pietropolli Charmet e Antonio Piotti, si sono rivolti i genitori di oltre 20 ragazzi. Le loro storie sono coperte dal più stretto riserbo. «Cinque i più gravi: vivono chiusi nelle loro stanze da ormai tre anni». Spiega Pietropolli Charmet: «In ogni momento storico e in ogni Paese i giovani hanno dato sfogo al loro malessere: le isteriche di Freud, i tossicodipendenti anni '60-'70, le nostre anoressiche. Gli hikikomori sono figli della cultura giapponese, ma i nostri "autoreclusi" condividono con loro più di un aspetto». Continua Piotti: «Innanzitutto la vergogna narcisistica. Lo scarto tra il loro desiderato e il reale è troppo forte. Colpa anche delle eccessive aspettative dei genitori ». All'origine c'è poi spesso una fobia scolastica. «Ma mentre i ragazzi giapponesi fuggono da regole troppo severe, i nostri scappano dall'incapacità di gestire relazioni di gruppo». Identico il risultato: «Si chiudono in una stanza. Sostituiscono la vita reale con quella virtuale. Ma Internet e i giochi di ruolo sono solo una conseguenza, non una causa», afferma Giuseppe Lavenia, del Centro Nostos di Senigallia, una decina di casi trattati. Spesso, come le anoressiche, negano il proprio corpo. Ultimo passo: l'inversione del ritmo circadiano, vivono di notte e dormono di giorno.
Più il ragazzo vive nel suo guscio, e per questo soffre, più è difficile farlo uscire. «Il problema è entrare in contatto con loro», dice Giovanna Montinari, psicoterapeuta della cooperativa romana «Rifornimento in volo», altri due casi allo studio. Non resta che parlare con i genitori, con gli amici. «Ma a volte il contatto arriva solo grazie a quello che chiamiamo "compagno o fratello maggiore", un giovane psicoterapeuta». àˆ il caso di Alex: la prima persona a cui ha aperto la porta, dopo oltre sei mesi di autoreclusione, è stata la «sorella maggiore» che ha bussato alla sua chat.
credo sia in topic
I giovani che si autorecludono:
il mondo esterno è solo sul computer
Gli psichiatri: ragazzi isolati per anni, come a Tokio. I racconti: «Niente scuola e Internet, ci basta Internet»
MILANO " Alex ha messo un chiavistello alla porta della sua stanza e per oltre sei mesi ha chiuso il mondo fuori. Andrea da nove passa le sue notti su Internet perchè la vita vera, dice, è lì. Anna esce dalla camera solo di notte per assaltare il frigorifero. Luca risponde esclusivamente a chi lo chiama con il «nick» perchè il suo nome gli suona vuoto come la sua esistenza. Confondono il giorno con la notte, parlano con gli sconosciuti e sono sconosciuti in casa loro. Sono le esistenze rovesciate degli "hikikomori", i giovani autoreclusi, non più solo giapponesi.
Per conoscere le loro storie devi parlare con le sentinelle impotenti del loro ritiro. Genitori, fratelli, amici: «Mio figlio per oltre sei mesi mi ha parlato solo attraverso la porta e solo per urlarmi "lasciami in pace"»; «Mia sorella esce quando tutti dormono: mi ruba le sigarette dallo zaino e torna a rinchiudersi ». Ma per incontrarli non puoi che andarli a cercare nel loro regno: Internet. Ecco Chaoszilla, dà un nome agli autoreclusi come lui: «Io sono un hikikomori »; Pavèly spiega cos'è, un hikikomori: «àˆ una parola giapponese. Indica il comportamento di quei ragazzi che per anni vivono in casa, senza affrontare la vita e l'amore. Solo Internet e fumetti. Cosa importante: io sono uno di loro»; Miki s'identifica, quindi quantifica il fenomeno: «Ve lo dico: hikikomori è un traguardo, è la frontiera. In Giappone sono circa un milione. In Italia siamo mostruosamente indietro ma la necessità di isolarsi dall'orribile mondo esterno vedo che si diffonde sempre di più».
Su una cosa Miki e il mondo fuori dalla sua stanza sono d'accordo: gli hikikomori, anche in Italia, sono sempre di più. Non esistono statistiche sulla «lost generation » nostrana. Solo le testimonianze di psicologi: oltre 50 i casi che abbiamo registrato. E le storie (nascoste dietro nomi di fantasia) di Alex: 16 anni e una vita in 20 mq scandita dal rombo degli aerei di Malpensa; Andrea: un anno in più di Alex e una «cella » alle porte di Brescia; Valentina: rinchiusa in un appartamento sull'Adriatico; Luca: solo di recente uscito dal suo «guscio» in Gallura. Più maschi che femmine. Quasi sempre «under 18», almeno in Italia. Molto intelligenti, creativi, ma introversi. Letteralmente giovani «in ritiro», ragazzi che senza un apparente motivo si chiudono nella loro stanza. Chi (come Oblomov di Goncarov) per incapacità di affrontare il mondo, chi (è il caso di Miki) per esprimere la sua rabbia. E ancora: chi per mesi, chi per anni. Il record nostrano: tre-quattro anni. Quello nipponico: 15 e più. Per alcuni la clausura è totale, per altri parziale: qualcuno esce dalla propria stanza per cenare con i genitori, per andare in vacanza, chi vive solo è obbligato a farlo per comprare del cibo nel supermercato più vicino.
In Giappone gli hikikomori sono un fenomeno culturale e sociale: sono oltre un milione, l'1% della popolazione, il 2% degli adolescenti. Alcuni ricercatori, tra cui Michael Zielenziger (suo il saggio Non voglio più vivere alla luce del sole), hanno avanzato l'ipotesi che anche la principessa Masako Owada, ne sia affetta. La colpa della loro autoreclusione è stata data alle pressioni sociali, alla severità del sistema scolastico, alla spinta verso l'omologazione, alle madri oppressive, ai padri assenti, al bullismo. Tamaki Saito è stato il primo psicoterapeuta a studiare quello che viene definito un disturbo («non una patologia»). Ma è stato anche il primo a evidenziare alcuni punti di contatto tra i ragazzi giapponesi e i «mammoni italiani». A ricordarlo è Carla Ricci, antropologa con una vita a Tokyo e autrice del libro Hikikomori: adolescenti in volontaria reclusione.
«Il fenomeno è tipicamente giapponese. Ma da lì si sta allargando in Corea, Usa, Nord Europa, Italia». La prima analogia: «Lo stretto rapporto con la madre. Proprio il suo essere iperprotettiva, spesso entrambi i genitori lo sono, puó rendere il figlio narcisista e fragile. E alla prima difficoltà si ritira». Inizia col passare sempre più ore nella sua camera, col disertare le cene in famiglia, niente amici, sport, cinema. «Finchè un mattino dice di non voler più andare a scuola perchè ha bisogno di riposarsi».
Nell'ultimo anno all'Istituto «Minotauro» di Milano, dove lavorano Gustavo Pietropolli Charmet e Antonio Piotti, si sono rivolti i genitori di oltre 20 ragazzi. Le loro storie sono coperte dal più stretto riserbo. «Cinque i più gravi: vivono chiusi nelle loro stanze da ormai tre anni». Spiega Pietropolli Charmet: «In ogni momento storico e in ogni Paese i giovani hanno dato sfogo al loro malessere: le isteriche di Freud, i tossicodipendenti anni '60-'70, le nostre anoressiche. Gli hikikomori sono figli della cultura giapponese, ma i nostri "autoreclusi" condividono con loro più di un aspetto». Continua Piotti: «Innanzitutto la vergogna narcisistica. Lo scarto tra il loro desiderato e il reale è troppo forte. Colpa anche delle eccessive aspettative dei genitori ». All'origine c'è poi spesso una fobia scolastica. «Ma mentre i ragazzi giapponesi fuggono da regole troppo severe, i nostri scappano dall'incapacità di gestire relazioni di gruppo». Identico il risultato: «Si chiudono in una stanza. Sostituiscono la vita reale con quella virtuale. Ma Internet e i giochi di ruolo sono solo una conseguenza, non una causa», afferma Giuseppe Lavenia, del Centro Nostos di Senigallia, una decina di casi trattati. Spesso, come le anoressiche, negano il proprio corpo. Ultimo passo: l'inversione del ritmo circadiano, vivono di notte e dormono di giorno.
Più il ragazzo vive nel suo guscio, e per questo soffre, più è difficile farlo uscire. «Il problema è entrare in contatto con loro», dice Giovanna Montinari, psicoterapeuta della cooperativa romana «Rifornimento in volo», altri due casi allo studio. Non resta che parlare con i genitori, con gli amici. «Ma a volte il contatto arriva solo grazie a quello che chiamiamo "compagno o fratello maggiore", un giovane psicoterapeuta». àˆ il caso di Alex: la prima persona a cui ha aperto la porta, dopo oltre sei mesi di autoreclusione, è stata la «sorella maggiore» che ha bussato alla sua chat.
credo sia in topic
E' la vecchia guardia e i suoi interventi sul darkside sono imprescindibili, affronta il lato oscuro del sesso estremo con l'approccio dostojeschiano dell'uomo che soffre, mitizza e somatizza.UN DEMONE
Now I lay me down to sleep,Pray the lord my soul to keep.And if I die before I wake pray the lord my soul to take.
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- Drogato_ di_porno
- Storico dell'impulso
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- Iscritto il: 20/06/2002, 2:00
eccellente contributo nick, io sono sulla buona strada. faccio sport e vedo ancora gente (sempre meno) ma gli assalti al frigo e la vita on-line sono a buon punto. devo impegnarmi di più. mi hanno ne impressionato le frasi:
"la necessità di isolarsi dall'orribile mondo esterno vedo che si diffonde sempre di più"
"Lo stretto rapporto con la madre. Proprio il suo essere iperprotettiva, spesso entrambi i genitori lo sono, puó rendere il figlio narcisista e fragile. E alla prima difficoltà si ritira" (questo sono io sputato)
la vergogna narcisistica. Lo scarto tra il loro desiderato e il reale è troppo forte
"la necessità di isolarsi dall'orribile mondo esterno vedo che si diffonde sempre di più"
"Lo stretto rapporto con la madre. Proprio il suo essere iperprotettiva, spesso entrambi i genitori lo sono, puó rendere il figlio narcisista e fragile. E alla prima difficoltà si ritira" (questo sono io sputato)
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- norrin2007
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- Località: terronia
...stavolta mi sei piaciuto. ma non credi che la capacità di autoanalisi sia già un buon punto di inizio?Drogato_ di_porno ha scritto:eccellente contributo nick, io sono sulla buona strada. faccio sport e vedo ancora gente (sempre meno) ma gli assalti al frigo e la vita on-line sono a buon punto. devo impegnarmi di più. mi hanno ne impressionato le frasi:
"la necessità di isolarsi dall'orribile mondo esterno vedo che si diffonde sempre di più"
"Lo stretto rapporto con la madre. Proprio il suo essere iperprotettiva, spesso entrambi i genitori lo sono, puó rendere il figlio narcisista e fragile. E alla prima difficoltà si ritira" (questo sono io sputato)
la vergogna narcisistica. Lo scarto tra il loro desiderato e il reale è troppo forte
"Nessun uomo è mai tanto grande come quando è in ginocchio davanti a Dio." (B. Pascal)
"Vi è una sola cosa peggiore dell'ingiustizia: la giustizia senza la spada in mano. Quando il diritto non è la forza è male." (O. Wilde)
"io so' 'n gueriero che sta riposanno dopo che ha rivortato mezzo monno. ma ormai c'ho er doppio petto e la cravatta, 'ndo voi che vada..." (F. Califano)
"sta diventando morale tutto ciò che ci conviene. praticamente, un affare." G. Gaber
"Vi è una sola cosa peggiore dell'ingiustizia: la giustizia senza la spada in mano. Quando il diritto non è la forza è male." (O. Wilde)
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- balkan wolf
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"la necessità di isolarsi dall'orribile mondo esterno vedo che si diffonde sempre di più"
"Lo stretto rapporto con la madre. Proprio il suo essere iperprotettiva, spesso entrambi i genitori lo sono, puó rendere il figlio narcisista e fragile. E alla prima difficoltà si ritira" (questo sono io sputato)
le ho le ho!!!
ho vinto qualchecosa
a proposito e totalmente IT
noi depressi reali cosa possiamo ottenere in termini materiali dallo stato
na assistente rumena??
du lire ar mese??
sconti di pena per crimini violenti??
ci regalano le benze infinite??
domanda ai medici in sala quando una depressione diventa patologica e riconosciuta dallo stato??
x hell
non ricordo di dove sei e quanti anni hai?
abbiamo già perso il papero cristo ... mo me leggo il tuo caso e ti do il consulto del DoKtor BW
- PSICANALISTI + NICHILISTI
"Lo stretto rapporto con la madre. Proprio il suo essere iperprotettiva, spesso entrambi i genitori lo sono, puó rendere il figlio narcisista e fragile. E alla prima difficoltà si ritira" (questo sono io sputato)
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a proposito e totalmente IT
noi depressi reali cosa possiamo ottenere in termini materiali dallo stato
na assistente rumena??
du lire ar mese??
sconti di pena per crimini violenti??
ci regalano le benze infinite??
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ma sai che ci stavo pensando pure io...ecchecavolo..Lord Zork ha scritto:nik978 ha scritto:Le esistenze rovesciate degli "hikikomori"
e se il paparino
molto semplicemente
smettese di pagare il canone ADSL?...









E' la vecchia guardia e i suoi interventi sul darkside sono imprescindibili, affronta il lato oscuro del sesso estremo con l'approccio dostojeschiano dell'uomo che soffre, mitizza e somatizza.UN DEMONE
Now I lay me down to sleep,Pray the lord my soul to keep.And if I die before I wake pray the lord my soul to take.
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- balkan wolf
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Le cause sono diverse, non mi dilungo. Ultimamente pero' una persona mi ha accusato di essere falso e opportunista. Io a questa persona ci tengo molto.
Adesso questa persona ha detto delle cose che mi hanno ferito. E non mi da' neanche l'opportunità di spiegarmi. Ha chiuso tutte le vie di comunicazione. Sa che ci sono stato male ma non gliene importa. E io sto peggio.
hell domandati la reale capacità di giudizio della persona? massima onestà e se la sua GDG non è più che alta rielabora tutto il tuo stato emozionale
non puoi mica deprimerti pre le stronzate di un qualche incosciente no?
secundis e fondamentale
bello o ti levi la depressione o impari a relativizzare l'altro... così non funziona
terzis che funge sempre
se hai ancora uno straccio di energia sparalo subito a caso su un qualche cosa... dalla figa al videogame al progetto lavorativo allo studio di una cosa che ti interessa
Adesso questa persona ha detto delle cose che mi hanno ferito. E non mi da' neanche l'opportunità di spiegarmi. Ha chiuso tutte le vie di comunicazione. Sa che ci sono stato male ma non gliene importa. E io sto peggio.
hell domandati la reale capacità di giudizio della persona? massima onestà e se la sua GDG non è più che alta rielabora tutto il tuo stato emozionale
non puoi mica deprimerti pre le stronzate di un qualche incosciente no?
secundis e fondamentale
bello o ti levi la depressione o impari a relativizzare l'altro... così non funziona
terzis che funge sempre
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“Quando il treno dei tuoi pensieri sferraglia verso il passato e le urla si fanno insopportabili, ricorda che c’è sempre la follia. La follia è l’uscita d’emergenza!”
Alan Moore the killing joke
Alan Moore the killing joke
ho pensato potesse riallacciarsi al topic questo fenomeno descritto nell'articolo....
http://www.corriere.it/cronache/09_febb ... aabc.shtml
http://www.corriere.it/cronache/09_febb ... aabc.shtml
"Tra me e Fazio c'è una differenza fondamentale: io e la mia generazione siamo diventati di sinistra perchè avevamo i professori di destra. Lui è diventato di sinistra perchè aveva professori di sinistra" - Antonio Ricci
"La sola cosa che fa andare avanti il mondo è il denaro. I soldi sono la ragione di tutto. A volte mi accusano di essere cinico. Certo che lo sono. Il mondo è forse meno cinico con me o con chiunque altro?" - Frank Zappa
« Non si puó governare la Chiesa con le Ave Maria » Paul Marcinkus
"La sola cosa che fa andare avanti il mondo è il denaro. I soldi sono la ragione di tutto. A volte mi accusano di essere cinico. Certo che lo sono. Il mondo è forse meno cinico con me o con chiunque altro?" - Frank Zappa
« Non si puó governare la Chiesa con le Ave Maria » Paul Marcinkus