[O.T.] Governo Draghi: governo, governicchio o governo del cacchio?

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dostum
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Re: [O.T.] Governo Draghi: governo, governicchio o governo del cacchio?

#211 Messaggio da dostum »

Serpe velenosa
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a scelta di appoggiare il nuovo Governo guidato da Mario Draghi non fa perdere consensi alla Lega, anzi. Il partito guidato da Matteo Salvini, riferisce il sito dire.it che riporta un sondaggio realizzato con Tecné, sale di uno 0,1% rispetto ad inizio febbraio, attestandosi al 23,7%, un risultato che permettere di mantenere ampiamente la vetta della classifica dei consensi a partiti italiani. Al secondo posto c’è il Partito Democratico, che scende al 18,3%, perdendo lo 0,7. Nessuna variazione per Fratelli d’Italia, terzo in graduatoria, mentre sale il Movimento 5 Stelle, che vede aumentare dello 0,9%, toccando quota 14,1% i propri consensi. Più o meno stabili gli altri partiti: Forza Italia al 10,5% (-0,1%), Azione al 3,6% (+0,2%), La Sinistra al 3% (-0,2%), Italia Viva al 2,6% (-0,1), +Europa al 2,2% (+0,1%) e Verdi all’1,5% (-0,1). Da segnalare un 44,6% di astenuti/incerti.
primeggiare nella classifica dei leader è sempre Mario Draghi, che si guadagna il 61,4% (+0,6%). Sul secondo gradino del podio Giorgia Meloni al 39,9% (+0,1%), mentre al terzo posto c’è Giuseppe Conte al 35% (+0,1%). Nel borsino crescono anche i giudizi positivi per Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, rispettivamente al 33,2% (+0,2%) e al 27,3% (+0,3%). Scendono invece i numeri dei leader del centrosinistra, con il solo Carlo Calenda che vede incrementare il gradimento di uno 0,5%, attestandosi al 18%.
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Drogato_ di_porno
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Re: [O.T.] Governo Draghi: governo, governicchio o governo del cacchio?

#212 Messaggio da Drogato_ di_porno »

dostum ha scritto:
09/03/2021, 2:29
Il partito guidato da Matteo Salvini, riferisce il sito dire.it che riporta un sondaggio realizzato con Tecné, sale di uno 0,1% rispetto ad inizio febbraio, attestandosi al 23,7%, un risultato che permettere di mantenere ampiamente la vetta della classifica dei consensi a partiti italiani

sale il Movimento 5 Stelle, che vede aumentare dello 0,9%, toccando quota 14,1% i propri consensi.
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dboon
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Re: [O.T.] Governo Draghi: governo, governicchio o governo del cacchio?

#213 Messaggio da dboon »

apache ha scritto:
25/02/2021, 12:01
Un nuovo gruppo rock. Draghi e i nuovi mostri
gia' impegnato

https://group30.org/members
"Gli italiani corrono sempre in aiuto del vincitore." Ennio Flaiano
“Cercava la rivoluzione e trovò l'agiatezza.” Leo Longanesi

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apache
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Re: [O.T.] Governo Draghi: governo, governicchio o governo del cacchio?

#214 Messaggio da apache »

Anche lotteria dei scontrini un flop colossale
le donnre amarle tutte, ma non sposarne nessuna

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Trez
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Re: [O.T.] Governo Draghi: governo, governicchio o governo del cacchio?

#215 Messaggio da Trez »

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La nostra Clara è troppo avanti, del tipo se uno fa una scoreggia lei l'ha già annusata prima che esca dal buco del culo. (Trez 2015)

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Gargarozzo
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Re: [O.T.] Governo Draghi: governo, governicchio o governo del cacchio?

#216 Messaggio da Gargarozzo »

"Come gli spin doctors consigliarono a Monti di andare in TV col cagnolino per sembrare umano (anche se non lo era), così hanno consigliato a Draghi di lamentarsi dell'eccesso di termini in inglese, per sembrare uno pronto a difendere l'interesse nazionale (anche se non lo è)." (citaz.)

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Drogato_ di_porno
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Re: [O.T.] Governo Draghi: governo, governicchio o governo del cacchio?

#217 Messaggio da Drogato_ di_porno »

Lo spin doctor della cagnolina Empy (Empatia) di Monti era l'americano Axelrod, probabilmente per copiare Dudù
Nel 2013 Mario Monti, tecnico prestato alla politica, affronta per la prima volta una campagna elettorale alla guida di una formazione costituita ad hoc, Scelta civica. Il presidente del Consiglio uscente sceglie di puntare su David Axelrod, l’artefice delle vittorie di Barak Obama nel 2008 e nel 2012. Il guru americano cercò di rendere la più informale possibile la figura di Monti, ritenuto troppo ingessato. Di qui alcune scelte che hanno destato scalpore, come quella di mettere nelle braccia del premier un cagnolino (famosa la partecipazione al trasmissione tv di Daria Bignardi). Anche in questo caso, tuttavia, il superconsulente non portò fortuna.

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Anche Renzi usò un americano (Jim Messina) ex spin doctor di Cameron e Obama. Nel 2006 Berlusconi usò l'americano Karl Rove (spin doctor di Bush jr.). Bonaccini sta usando l'inglese Daniel Fishman.

Secondo me usare gli anglosassoni in Italia è fallimentare, da noi sono più adatti Caslino o Morisi.
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dostum
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Re: [O.T.] Governo Draghi: governo, governicchio o governo del cacchio?

#218 Messaggio da dostum »

GOTICO ITALIANO
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cicciuzzo
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Re: [O.T.] Governo Draghi: governo, governicchio o governo del cacchio?

#219 Messaggio da cicciuzzo »

Non sempre gli articoli di De Angelis, ma questo mi trova concorde al 100%

https://www.huffingtonpost.it/entry/il- ... CHn_IQNGBs
Il sentimento più sincero rimane sempre l'erezione

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Drogato_ di_porno
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Re: [O.T.] Governo Draghi: governo, governicchio o governo del cacchio?

#220 Messaggio da Drogato_ di_porno »

dos il tuo ex idolo
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marziano
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Re: [O.T.] Governo Draghi: governo, governicchio o governo del cacchio?

#221 Messaggio da marziano »

madoska un altro thread di delirio sfogo di dostum?
ma basta!
La verginità è un ottima cosa perché capisci meglio cosa è vero e cosa invece è falso.

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Salieri D'Amato
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Re: [O.T.] Governo Draghi: governo, governicchio o governo del cacchio?

#222 Messaggio da Salieri D'Amato »

marziano ha scritto:
17/03/2021, 19:29
madoska un altro thread di delirio sfogo di dostum?
ma basta!
Considerato l'amore viscerale che dostum ha per Draghi, entrando nel topic che ne porta il nome, che pensavi di trovare? :DDD
La via più breve tra due cuori è il pene

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dostum
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Re: [O.T.] Governo Draghi: governo, governicchio o governo del cacchio?

#223 Messaggio da dostum »

Salieri D'Amato ha scritto:
18/03/2021, 0:43
marziano ha scritto:
17/03/2021, 19:29
madoska un altro thread di delirio sfogo di dostum?
ma basta!
Considerato l'amore viscerale che dostum ha per Draghi, entrando nel topic che ne porta il nome, che pensavi di trovare? :DDD
Draghi, il Principe all’inizio degli anni ’20

di Rodolfo Ricci

principe niccolo machiavelliLe élites, non sono necessariamente di destra o di sinistra. L’importante è che stiano sopra. Stando in alto possono mediamente osservare con imparzialità ideologica da che parte conviene pendere. La funzione delle élites è quella di riprodurre se stesse, cioè di riconfermare la dimensione sintetica dell’Alto e quella del Basso. E di proiettarla in avanti nel tempo con strumenti di diversa natura, nonché variabili rispetto ai mutevoli contesti; per questa proiezione sono preferibili strumenti egemonici, fondati su qualità riconosciute o riconoscibili, per esempio sull’autorevolezza, piuttosto che quelli quantitativi (forza, denaro, ecc.) o normativi o prescrittivi, che costituiscono sempre possibilità di ultima istanza.

L’ egemonia della scolastica capitalistica è stata fondamentalmente il denaro e il suo gioco infinito di accumulazione inteso come grazia che designa i suoi possessori e interpreti; non è detto che esso debba continuare ad essere il mezzo preferibile in un contesto oscillante e declinante di sistema. Alla fine, ciò che le élites debbono preservare è la dimensione di potere e di dominio, non lo strumento che ad esse serve per raggiungerlo.

Un concetto più interessante, da questo punto di vista, perché ancora più neutro e naturale, è quello della “competenza”, che rimanda all’antica qualità sciamanica di intercettare le forze superiori. Nella sua versione laica, legata alla scienza e alla sua manipolazione, si tratta di un concetto scalabile, a prima vista, non legato per forza alla finanza, né all’appartenenza a uno specifico settore sociale o confraternita, quindi non appare attaccabile, se non in seconda istanza, come “di parte”.

Per la quarta volta in 30 anni, in Italia, è questo concetto che viene recuperato e rinverdito alla pubblica opinione come quello decisivo: Ciampi, Dini, Monti, Draghi. Ma anche le due parentesi di centrosinistra, con Prodi hanno avuto a che fare con questa narrazione.

Oltre alle specifiche debolezze italiane che l’hanno prodotta, queste insorgenze ripetute di un medesimo esito, indicano forse un difetto generale delle democrazie parlamentari nella loro velocità di risposta alle mutevoli e sempre più rapide sollecitazioni di un sistema in crisi: le democrazie presidenziali sembrano avere maggiori chances. In esse è più facile e immediato sintonizzarsi sulla narrazione del “comandante in capo”, qualcosa che somiglia alla neutra figura del manager in ambito privato: colui che essenzialmente “gestisce”, prova a mettere perennemente in riequilibrio le diverse variabili; la sua invenzione costituì una delle innovazioni decisive della trasformazione dell’impresa in compagnia di investitori accomunati dall’esigenza di far fruttare al meglio i reciproci investimenti o almeno di salvaguardarne il valore nel mare tempestoso del mercato. Ma essa si è trasferita successivamente ad altre entità giuridiche: generalmente il manager è qualcuno che dirige un sistema organizzato in una situazione che non prevede cambiamenti sostanziali. E’ la figura che amministra al meglio l’esistente e non si pone altri problemi.

Tornando alla dimensione politica, questa figura si traduce essenzialmente in “principe”, nel senso che gli attribuì Machiavelli; dotato di qualsivoglia appellativo tecnico in grado di tenere insieme gli interessi contrapposti e mirando alla salvaguardia del sistema così com’esso è, almeno nei suoi caratteri basilari ed essenziali.

E’ chiaro che questa funzione, così intesa, non prevede alcun cambiamento di struttura, per intenderci, perché altrimenti si tratterebbe di pensare un altro sistema e per esso non ci vorrebbe un manager, ma un innovatore, un creatore, non un amministratore. Ci vorrebbe un nuovo principe.

Ma tutto il resto delle possibilità di azione di questa figura è possibile; e non è poco. E’ in questo abbondante “resto” che si situa, ad esempio, la questione della transizione ecologica e della sua guida.

Il “ministero della transizione” è il luogo istituzionale in cui dovrebbe avvenire questa sperimentazione semantica che prevede una moderazione di tutti gli input che arrivano dalle puntuazioni di interesse istituzionale, privato e sociale, con le nuove variabili imposte dalla catastrofe climatica ed ecologica per giungere ad una ri-, e co-progettazione del nuovo.

In questo frangente, la dinamica politica è sussunta a questo scenario, cioè non è più centrale; il dominus (che introietta allo stesso tempo l’obiettivo da raggiungere e il suo interprete) è predefinito e sta a monte. Però la politica resta essenziale come elemento di emersione e di validazione delle variabili da controllare e da gestire, le quali sono indispensabili per approdare alla ri-progettazione. Si tratta di una politica utilitaristica, che deve restare entro limiti definiti: deve cioè assumere una qualità “amministrativa”, non creativa.

La conformazione di governo di unità nazionale a cui si è approdati con la salutare giustificazione pandemica, è il modo per avvicinarsi ad un obiettivo che è destinato a permanere anche oltre la pandemia.

Il contesto pandemico, e quello climatico, entrambi evidenti e indiscutibili, consentono questa sperimentazione ad un livello diverso rispetto agli altri governi fondati sulla “competenza” che lo hanno preceduto: non si tratta solo di emergenza nazionale, in questo caso, ma di emergenza globale, duratura, con annesso passaggio epocale, non solo di fase.

Quindi si tratta, almeno nelle intenzioni, di una sperimentazione di lunga durata, al di là della contingente residua legislatura, e che pur subendo in futuro delle necessarie alternanze con lo schema classico di maggioranze e minoranze, tende ad avvicinarsi al suo definitivo superamento, man mano che la crisi sistemica procede verso stati sempre più parossistici in cui convergono, oltre alle questioni accennate, quelle determinate dall’innovazione tecnologica, la quale non procede con continuità algebrica, ma con una accelerazione che porta al superamento di ennesime soglie qualitative, analogamente al riscaldamento climatico.

In questa molteplice emergenza risulterà sempre più insignificante il conflitto politico tra maggioranze ed opposizione, perché come mostrano le modalità di contrasto del virus, esse si pongono su un piano di pura oggettività statistica e sono misurabili (nella propaganda che le accompagna) solo oggettivamente, non più soggettivamente. Il regno dell’inter-pretazione appare scalzato.

Lo scenario prevede quindi la fine della politica non perché uno degli attori ha prevalso su un altro (come nella variante di Fukuyama), ma perché la politica, nella prospettiva di riprogettazione non è più così indispensabile, o lo è molto meno di altri sistemi di emersione di interessi, quali il tracciamento parcellizzato dei soggetti, i sistemi di indagine e rilevamento di opinione e di fabbisogni, ecc.

Questi strumenti, nati nell’ambito dell’impresa per ottimizzare le strategie organizzative e di orientamento al mercato, di modificazione della domanda alle condizioni dell’offerta, ecc., possono così transitare ad un livello di programmazione e pianificazione sistemica, dopo la stagione che ha connotato la crisi della politica degli anni ‘90 che le ha utilizzate come strumento statistico per ridefinire la propria offerta e, nell’ultima fase (Cambridge Analitica), come strumento di manipolazione della domanda a fini ideologici (sovranismo, ecc.).

Riprendere in mano questa variegata cassetta degli attrezzi e finalizzarla ad nuova pianificazione è una necessità delle élites. Mantenere, accanto ad essi uno scenario formalmente apprezzabile di rappresentanza politica, varia, ma relativamente concorde verso obiettivi strategici epocali, è tuttavia, almeno in una fase transitoria, altrettanto necessario.

Via via che la parcellizzazione di interessi – monitorata scientificamente, resa visibile e posta in progressivo contrasto con la semplificazione settoriale e di classe – si afferma nel senso comune, si affievolisce in proporzione la necessità di questa mediazione, poiché parallelamente crescono e risultano più che sufficienti le presunte – o programmate – evidenze della necessità di pianificazione fondata oggettivamente sulla continuità e permanenza della crisi.

La forma partito, come elemento centrale del confronto democratico tende dunque a scomparire, poiché la sintesi che è in grado di operare risulta inferiore alle nuove disponibilità tecnologiche.

Tutto questo è in piena coerenza con il progetto elitario e il suo obiettivo di riequilibrio sistemico. Secondo questo progetto, il sistema va appunto riequilibrato, ma non cambiato. O meglio, va profondamente cambiato per farlo sopravvivere nella sua sostanzialità, come sistema. Va infine evitata ogni tentazione di approccio creativo al cambiamento in grado di minarne le fondamenta. Al centro del sistema vi è la separazione tra l’alto e il basso. All’alto spetta il compito di tenere stretto il banco. Poiché il banco statisticamente vince sempre e in certi momenti può anche permettersi di perdere; decisivo è che la perdita sia gestita, non subita.

Questa prospettiva implica anche una riduzione quantitativa della composizione del centro pianificante con l’espulsione di elementi di ridondanza e di disturbo della necessaria purezza sintetica e, insieme, con l’amplificazione dei suoi saperi tecnocratico-tecnologici. Ciò significa una concentrazione inedita dei poteri del centro pianificante, mentre la varietà confabulante della politica viene spostata su terreni periferici che le consentano di riprodurre la propria – utile – apparenza.

Questa prassi del centro elitario non contempla scelte fondate – o leggibili – con le ideologie che hanno caratterizzato la precedente fase e può alternare decisioni contraddittorie: l’assunzione della contraddizione già al proprio interno corrobora la narrativa della imparzialità competente, quindi ne rafforza la valenza di sintesi oggettiva.

Viste le contraddizioni e gli squilibri in atto, non è quindi detto che l’èlite utilizzi modalità operative in sintonia con la tradizione degli ultimi decenni e magari neanche di quella degli ultimi due secoli. Anzi, è più probabile che essa trasformi radicalmente i suoi approcci trasformandoli in qualcosa che può somigliare ad uno scenario di socialismo dall’alto, fondato e giustificato su base scientifico-tecnocratica e che tenti un’uscita dal “libero recinto” dell’accumulazione capitalistica.

Il governo Conte II aveva già iniziato a misurarsi con queste possibilità, a causa della pandemia: ma il suo deficit sul cammino era costituito dall’essere un governo formalmente e per certi versi, concretamente, di parte. Il governo Draghi supera questo deficit sulla linea indicata, rendendolo più accettabile alla parcellizzazione sociale definita dal quadro politico.

Questa linea di condotta implica che non vi sia un prevalente ideologico, ma piuttosto una prevalenza “narrativa” della competenza astratta.

Ma, per quanto sembri paradossale rispetto ai noti codici comunicativi e di propaganda, la funzione di competenza asintotale diventa, in realtà, la funzione prometeica, creatrice e libera da vincoli, cioè eminentemente politica. E può farlo solo distruggendo la dimensione politica che abbiamo conosciuto.

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Re: [O.T.] Governo Draghi: governo, governicchio o governo del cacchio?

#224 Messaggio da dostum »

Dl Sostegni approvato, Draghi: «È il momento di dare soldi».
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Re: [O.T.] Governo Draghi: governo, governicchio o governo del cacchio?

#225 Messaggio da GeishaBalls »

apache ha scritto:
12/03/2021, 18:53
Anche lotteria dei scontrini un flop colossale
OT, siamo nel topic sbagliato, trattasi di provvedimento del governo precedente

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