http://www.lavoce.info/articoli/pagina1000750.html«Gli studenti e le loro famiglie sono indotti a pensare che in qualunque università investano le loro risorse, le possibilità di impiego successivo sono le medesime. Ciò è (artificialmente) vero solo per la Pa, ma è falso per il settore privato, che mediante canali informali o ranking internazionali, conosce il valore delle diverse università. Nel privato, nazionale o straniero, chi ottiene il titolo di studio dell’università sbagliata ha possibilità di lavoro molto basse o nulle.»
L'articolo parla del valore delle diverse università ma è, più o meno, anche applicabile al valore delle diverse facoltà.
Poi, visto che a sentire una campana sola si giudica male:
Una storia semplice (Leonardo Sciascia)
Il magistrato si era intanto alzato ad accogliere il suo vecchio professore. «Con quale piacere la rivedo, dopo tanti anni!».
«Tanti: e mi pesano» convenne il professore.
«Ma che ne dice? Lei non è mutato per nulla, nell'aspetto».
«Lei sì» disse il professore con la solita franchezza.
«Questo maledetto lavoro… Ma perché mi dà del lei?».
«Come allora» disse il professore.
«Ma ormai…».
«No».
«Ma si ricorda di me?».
«Certo che mi ricordo».
«Posso permettermi di farle una domanda?… Poi gliene farò altre, di altre natura… Nei componimenti di italiano lei mi assegnava sempre un tre, perché copiavo. Ma una volta mi ha dato un cinque: perché?».
«Perché aveva copiato da un autore più intelligente».
Il magistrato scoppiò a ridere. «L'italiano: ero piuttosto debole in italiano. Ma, come vede, non è poi stato un gran guaio: sono qui, procuratore della Repubblica…».
«L'italiano non è l'italiano: è il ragionare» disse il professore. «Con meno italiano, lei sarebbe forse ancora più in alto».
La battuta era feroce. Il magistrato impallidì. E passo a un duro interrogatorio. (pagg. 43-44)