Helmut ha scritto:
Dimentichi che l'Irlanda era, ancora nel 1996, uno dei Paesi a più bassa crescita d'Europa...la ricchezza accumulata dagli irlandesi in 15 anni vale nulla, secondo te...???
Tu vorresti lo sviluppo economico senza squilibri, la rivoluzione con il consenso dell'autorità costituita, il peccato con il perdono incluso...
Appunto, un po di riassuntino per rinfrescarci le idee.
"In poco più di una generazione, l’Irlanda è passata dall’essere uno dei paesi più poveri dell’Europa occidentale ad esserne uno dei più prosperosi, invertendo la storica situazione di terra d’emigrazione, e raggiungendo una reputazione invidiabile in quanto a sviluppo. Come risultato di un impegno costante durato molti anni si è lasciata alle spalle il suo passato caratterizzato da una popolazione in declino, un basso tenore di vita, perenne stagnazione economica e disoccupazione cronica. L’Irlanda aveva allora, e fino al 2009, come detto, il secondo più alto prodotto interno lordo (PIL) pro capite nell’Unione europea (dopo il Lussemburgo), superiore di un terzo rispetto alla media UE-25. "
Ecco le cause della crisi:
"Mettendo insieme i tasselli, possiamo concludere che le cause che portarono allo scoppio della bolla speculativa furono essenzialmente: il sopravvalutato valore immobiliare delle abitazioni, il lento declino della crescita demografica dopo il 2000 (quindi in prospettiva il conseguente declino della domanda), ed infine la troppo ottimistica visione circa le prospettive di continua crescita dell’economia irlandese. Da queste condizioni, unite alla forte partecipazione alla speculazione degli istituti bancari irlandesi, e ad evidenti errori e ritardi nella gestione politica – disinteressata rispetto al mercato immobiliare, a giudicare dai rari ed inefficaci tentativi di raffreddarlo – è esplosa nel 2007 la bolla speculativa, in parallelo all’analoga bolla statunitense.
Dopo il tonfo dei prezzi, la crisi è andata ad intaccare il settore bancario e finanziario, quando nel 2008 è iniziata la crisi finanziaria globale.
Interessante è notare che in Irlanda nonostante la presenza di numerosi istituti finanziari d’investimento internazionali, attivi con il finanziamento di numerose operazioni d’investimento, quei complessi strumenti finanziari che durante i primi giorni della crisi del 2008 sono diventati i cosiddetti "junk bonds", ovvero titoli spazzatura, non erano molto diffusi e non hanno quasi preso parte alla crisi bancaria dell’isola: la crisi delle banche irlandesi è stata per lo più un fenomeno legato alla mancanza di controllo e regolamentazione interna sulle concessioni di credito da parte delle banche.
Nel caso irlandese, la scarsa attenzione riguarda soprattutto la mancata applicazione delle raccomandazioni contenute nel protocollo di Basilea II circa la vigilanza sulle banche in relazione alla concentrazione di rischio di credito.
Prestando a interessi minimi e senza reali garanzie, negli anni del boom le banche hanno ingozzato l’economia e gli irlandesi di mutui e di debiti; al sopraggiungere della crisi e della flessione del prezzo delle case, migliaia di debitori si sono scoperti insolventi: è qui che sfocia della crisi bancaria. Così il governo di Dublino dopo alcuni tentennamenti, annunciò una ricapitalizzazione da 10 miliardi di euro delle maggiori banche; a fine settembre l’Irlanda è stata uno dei primi paesi a intervenire per arginare la crisi finanziaria annunciando che il Governo avrebbe garantito tutti i depositi bancari per due anni, per una cifra potenziale di 440 miliardi di euro. La notizia ha inizialmente fatto volare i titoli delle banche irlandesi dopo forti ribassi, ma le critiche degli analisti sulla mancanza di dettagli del piano hanno poi frenato i rialzi. La principale azione in tal senso è stata la nazionalizzazione della Anglo Irish Bank, il terzo istituto di credito in Irlanda, e quello maggiormente esposto nel Irish property bubble, nazionalizzata dal governo all’inizio del 2009."